Quattro funerali

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DI TONGUESSY

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La fortunata trasmissione “4 Ristoranti” condotta dal simpatico Alessandro Borghese (giunta ormai alla quinta edizione) ha dato il via alle serie televisive 4x. Borghese mette a confronto 4 ristoratori che cercano di conquistarsi il premio per avere totalizzato il migliore punteggio relativamente a servizio, menù, location e conto.
Tutta la vicenda si inserisce nel filone teleculinario che da qualche anno a questa parte ha visto montare progressivamente l’interesse mediatico e quindi popolare al punto che secondo i dati del MIUR “per la prima volta il numero di iscrizioni all’alberghiero (48 mila) ha superato (anzi doppiato) quello degli istituti tecnici (20 mila), collocando gli Ipsar, Istituti professionali servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera, al secondo posto dopo lo scientifico, la scuola superstar con 126 mila iscritti.”[1]
Potenza del mezzo televisivo: il procedimento di imbottire i palinsesti con programmi specifici riesce evidentemente a catalizzare l’attenzione popolare lì dove si desidera. In ambito sportivo questo meccanismo ha permesso di azzerare praticamente l’interesse verso il pugilato (una volta popolarissimo e capace di radunare imponenti masse agli incontri quando veniva regolarmente trasmesso dalla RAI) e di far schizzare alle stelle l’interesse per la pallavolo al punto di chiedersi se per caso non stia soppiantando lo sport nazionale italiota, il calcio. [2]

A metà strada tra Reality e documentario, 4 Ristoranti offre un interessante spaccato sul rutilante mondo degli chef sezionati da sé stessi con improbabile cura. Si riscoprono antichi peccati evergreen quali l’invidia che genera insolenza, acredine che porta all’arroganza e la solita sicumera che sfocia nell’imprescindibile intolleranza. Insomma nelle poche puntate che ho casualmente seguito non ho notato molta differenza tra quei proprietari/chef e appartenenti ad altre categorie meno blasonate quali idraulici, trasportatori e impiegati. Mi hanno decisamente incuriosito le dinamiche interpersonali dei candidati che spaziavano dal bonario al paranoico con tutte le sfumature del caso. Mentre i media vogliono dipingere gli chef come dei personaggi da imitare, nella realtà dei fornelli stellati non ci sono solo personalità adamantine, ma campioni di umanità varia o avariata a seconda del caso. Alla fine il messaggio che passa sembra essere più l’invito ad imporsi ad ogni costo, fedeli alle proprie manie, piuttosto che una educazione a quell’accoglienza che dovrebbe essere alla base di ogni impresa che abbia a cuore la propria clientela e chi è preposto a soddisfarla. “Il sapore del successo”, film del 2015, mette a nudo queste verità condendola con droghe, alcool e l’immancabile protervia dello chef di turno.
Ad ogni modo ciò che rende 4 Ristoranti appetibile (e mai aggettivo fu più appropriato) è il fatto che chiunque può deliziare il proprio palato nei ristoranti della serie televisiva per verificare di persona se le valutazioni espresse corrispondono a verità: eccellente bonus democratico che, dati i tempi, non è da sottovalutare.

Evidentemente attratta dallo share di 4 Ristoranti, un’altra rete televisiva si è decisa di mettere in onda 4 Matrimoni. L’idea è di mettere a confronto 4 matrimoni per assicurare al migliore “un favoloso viaggio di nozze in una meta da sogno”.[3]
Qui sorge un piccolo problema: il matrimonio migliore è quello che tiene negli anni, e non subisce il trend attuale che vede il divorzio come il suo esito naturale dopo neanche 17 anni (fonte ISTAT). Quindi il premio andrebbe semmai consegnato dopo 20 anni, ma saremmo definitivamente fuori dai tempi televisivi imposti. Quindi ci si concentra sui soliti parametri: location, abito, cibo ed evento generale. Questo l’ho letto su wiki. Perchè su wiki? Beh, semplice: incappato per caso in quella trasmissione a seguito di zapping famigliare ho dovuto imporre l’istantaneo spegnimento dell’elettrodomestico. Quindi non ne so davvero molto. Però quei pochi secondi visionati mi hanno fatto capire un’infinità di cose. La prima è che è stata inventata specificatamente per persone con seri problemi relazionali quindi neuronali. E io mi picco di non averne (non ancora, ma mai dire mai…). La seconda, strettamente collegata alla prima, è che è ridicolo (per usare un blando eufemismo) mettere a confronto qualcosa di così intimo come un matrimonio con un avvenimento apparentemente identico. L’idea è che bisogna standardizzare tutto, e chi maggiormente si avvicina all’idea standard vince. Agghiacciante. Al mio matrimonio, giusto per restare in tema di standardizzazione, il prezzo standard di quell’agriturismo fu raddoppiato. Mi spiego meglio: mangiare come bufali in quella location (dio, ma perché? Perchè, mi chiedo, bisogna sempre riempirsi la bocca con queste parole?) aveva un costo abbastanza contenuto che raddoppiava se si trattava di matrimonio. Cioè stesse portate, prezzo doppio. Alla faccia della domanda/offerta che vuole un abbattimento dei costi in presenza di ordini consistenti. Il fatto è che lo standard matrimoniale è precisissimo. Cioè costa tutto come minimo il doppio. Alla mia richiesta di chiarirmi il motivo del raddoppio, il proprietario non seppe dare spiegazioni. Quindi avere ben preciso in mente cos’è lo standard matrimoniale in fatto di location, abito, cibo ed evento generale è un must per chiunque si avvicini al passo fenomenale che, ripete l’ISTAT, di media non si protrae oltre i 17 anni.

Se in 4 Ristoranti c’era una varietà galattica su tutto, qui temo (ma, ripeto, non ne ho visto che pochi secondi e non è mia intenzione approfondire oltre) che la gara si basi sullo standard percepito dai concorrenti. Che non devono necessariamente essere laureati al DAMS con master in bonton. Nello spezzone che disgraziatamente ho dovuto sorbirmi entrando nel sito, una concorrente si lamentava di quanto poco fosse vestita una sua antagonista che in realtà era una ballerina provetta che voleva dare dimostrazione delle proprie abilità proprio durante il matrimonio. Ammettiamo per un secondo che la prima donna fosse neocatecumenale o affetta da qualsiasi altro morbo che impedisca di fare balli acrobatici ma non ostacoli lo sposalizio: secondo voi vince la prima o la seconda? Domanda improbabile. L’alternativa sta nel decidere che è da deficienti dare la vittoria di un matrimonio a una neocatecumenale piuttosto che ad un’amante del rock acrobatico perché le due categorie sono incompatibili e non c’entrano granché con il matrimonio in sé che rimane una faccenda squisitamente privata. Anzi intima. Voglio dire che si sposano belli e brutti, sani e meno sani, credenti e atei, giovani e meno giovani e tutti hanno il diritto di farlo indipendentemente dal loro status estetico, di salute, di età, di credo religioso, sportivo etc…proprio in virtù del fatto che stanno creando un momento unico ed irripetibile che non può essere messo a confronto con null’altro. Chi lo fa sta semplicemente standardizzando l’unicità di un momento e per questo si merita la patente di ignorante.

Ma c’è di più. La stagione dei quiz sta per tramontare e si cercano nuove situazioni per attizzare lo share con programmi ugualmente idioti. Le dinamiche devono rimanere le stesse: pochi concorrenti in un duello all’ultimo sangue dove vince chi sa maggiormente essere in sintonia con le necessità dello sceneggiatore. Nei quiz era di scena il nozionismo (portato al suo parossismo da un geniale Fantozzi a cui veniva chiesto nome e cognome di ognuno dei tifosi di una partita di calcio) mentre nei semi-reality di nuova generazione fanno punti le capacità di “stare al passo con i tempi” ovvero di riuscire a stare sempre sopra le righe senza far mai capire di barare. Il matrimonio che maggiormente si dimostra di stare al passo con i tempi (ISTAT mon amour!) si aggiudica il premio.
Il trionfo dell’idiozia che circonda questa fase televisiva post-quiz mi lascia sgomento: pazienza passare al setaccio l’umanesimo per sottrargli le briciole meno significative (il nozionismo) ma saccheggiare la sfera privata per metterla in competizione con l’evidente scopo di premiare chi ha saputo interpretare al meglio la recita secondo canoni prestabiliti mi sembra un’operazione degna del peggiore Frankestein.

Il sistema mediatico ha messo in funzione il ciclopico e insolente occhio digitale che registra impassibile i dettagli che la Societé du Spectacle vuole produrre, conscia del fatto che siamo ormai assuefatti all’idea di essere perennemente telesorvegliati. “Non ho nulla da nascondere”, questo è il refrain piccolo borghese che anima l’indifferenza verso la progressiva spoliazione di ogni ambito privato: anche i più piccoli ed intimi anfratti dove ci si poteva rifugiare DEVONO essere resi pubblici, sennò si può pensare che sotto ci sia qualcosa di losco. Presunzione di innocenza e habeas corpus qui vengono ribaltati, e ognuno diventa reo di qualcosa se non partecipa almeno passivamente al saccheggio digitale. Non servono più le spycam per rubare le immagini dato che si da per scontato che, salvo i criminali, nessuno abbia qualcosa da nascondere. Quindi se non siete criminali e non avete nulla da nascondere non potete negare di esporvi e partecipare attivamente, questo l’assunto della sfacciataggine televisiva.
Dato che anche quest’ennesima infamia tivù sembra riscuotere un certo successo (è già la quarta stagione) senza che si riscontrino lanci di anatemi verso quelle reti televisive, sto pensando di sottoporre alla produzione la realizzazione di una nuova serie: 4 Funerali. Si tratta, molto brevemente, di mettere a confronto 4 funerali dove chi supera gli altri concorrenti si aggiudica una intercessione speciale.
Dando per scontato che la mission è tumulare il trapassato, lo scopo di ogni puntata è assegnare punteggi ai vari aspetti quali location, corteo funebre, addobbi funerari e tumulazione. Special bonus per prefiche.
Location particolarmente prestigiose con ospiti e maestranze altolocate saranno adeguatamente considerate.
Il corteo funebre deve attrarre quanta più attenzione possibile. E’ quindi preferibile farlo partire un lunedì mattina piovoso alle 8 e farlo proseguire molto lentamente, aspettando i semafori rossi anche quando sono verdi (potranno tornare utili le successive intercessioni speciali).
Gli addobbi funerari verranno attentamente valutati: rose appena avvizzite oppure dal gambo troppo corto porteranno l’irrisolvibile dubbio di essere state riciclate. Alle bare verrà dato un voto in base a lavorazione, tipo di legno e verniciatura.
Anche la tumulazione seguirà i rigidi standard degli altri aspetti: verranno valutati ampiezza del loculo oppure del sepolcro, tipo di granito impiegato e la lavorazione del medesimo nonché gli accessori di pertinenza quali il supporto per il lumino, la fioriera e le frasi di circostanza pronunciate dai parenti. Immancabile la presenza di un giornalista qualificato durante la cerimonia funebre che pone ad ognuno dei familiari la domanda rituale: “Cosa prova in questo momento?” Il cameraman indugia con primissimi piani di salma, parenti ed amici, soffermandosi sulle lacrime di questi ultimi che devono scorrere copiose. A tale proposito mentre sono poco interessanti i funerali di anziani morti magari dopo lunga malattia (rende il distacco più prevedibile quindi meno doloroso, poche le lacrime), diventano importanti per lo share i funerali di ragazzi e bambini, oppure di madri incinte a seguito di morti improvvise (incidente stradale o sul lavoro) o per malattia fulminante.

Che la fiera del Macabro abbia quindi inizio; quella dell’Indecente sta già riscuotendo il previsto successo.

Tonguessy

Fonte: www.comedonchisciotte.org

12.11.2018

 

NOTE

[1]http://espresso.repubblica.it/visioni/societa/2015/02/20/news/tutti-vogliono-essere-cracco-il-boom-di-iscrizioni-agli-istituti-alberghieri-1.200414?refresh_ce
[2]https://www.wired.it/lifestyle/sport/2018/09/19/pallavolo-sport-nazionale/
[3]https://www.foxlife.it/quattro-matrimoni-in-italia/

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