di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Non è assolutamente mia intenzione illudere i lettori ed il popolo italiano su un qualcosa che la maggioranza di noi, da tempo spera avvenga, ma che poi mai accade.
Del resto fare previsioni su quella che è una decisione umana, strettamente dipendente dalla politica e dalle sue logiche di fratellanza ed appartenenza che rispondono sempre agli interessi del “Potere”, sarebbe come prevedere l’epicentro di un evento sismico con due anni di anticipo.
Questo però non ci esime dall’analizzare quello che sta succedendo in ogni suo dettaglio, in riferimento all’importanza dei molti eventi che ci accompagnano in questi mesi.
Che il sistema-euro sia costruito su una montagna di falsità di argilla, credo ormai sia ben noto a tutti e più volte ne ho spiegate le ragioni nei miei articoli.
Quando si parla di un “crollo”– che sia di un ponte, di un palazzo o di qualsiasi altra cosa – il fenomeno dell’escalation che mette in moto l’effetto domino, è indubbiamente determinante. E guardando bene, tale fenomeno, pare proprio essere in atto sulla struttura dell’euro.
Mi riferisco agli eventi geopolitici che si sono succeduti subito dopo l’inizio del conflitto in Ucraina; dove al colpo delle sanzioni, inferito dal blocco dei paesi occidentali, ha fatto seguito la pronta reazione (quasi fosse già programmata) del governo russo; che unitosi in una stretta partnership con i paesi che formano i cosiddetti BRICS, hanno iniziato insieme un percorso verso un nuovo tipo di mondo multipolare che ha fatto perdere immediatamente al dollaro e all’euro quello “status” fittizio di valute di riserva, su cui per anni Stati Uniti ed Unione Europea, hanno contato così tanto, per tenere sotto scacco finanziario il resto del mondo.
Altro elemento che concorre ad accelerare l’escalation, è certamente l’aggravarsi del fenomeno inflattivo in corso. Seppur tale fenomeno, come più volte dimostrato, non è strettamente legato alla guerra sul fronte ucraino, ma bensì a precise e coordinate azioni speculative nei settori strategici, è ugualmente da considerarsi tra gli eventi geopolitici che qualcuno ha interesse a mettere in atto, per destabilizzare la già precaria impalcatura dell’euro.
E’ chiaro ed evidente che in un sistema deflattivo programmato unicamente per colonizzare i popoli – dove la leva della politica fiscale è ingabbiata all’interno di regole ferree – un aumento incontrollato dei prezzi può condurre velocemente una economia stagnante (o in recessione) alla stagflazione; con la conseguente rottura di quel sistema sociale che i poteri profondi europei, da anni si affannano a tenere in equilibrio tra una moderna schiavitù e la morte.
Se a questo aggiungiamo che la bilancia commerciale congiunta dei paesi membri dell’unione, da un anno viaggia in terreno costantemente negativo, può essere veramente giunta l’ora che a Bruxelles debbano seriamente cominciare a preoccuparsi.
Ricordo che per sua natura e folle struttura, all’interno dell’eurozona, non c’è vita al di fuori di una politica strettamente mercantilista. Ovvero nei paesi come l’Italia dove si segue in modo religioso l’assurdo principio del pareggio di bilancio, una eventuale crescita può avvenire solo e soltanto attraverso i flussi di denaro derivanti dalle esportazioni, le quali dovrebbero essere sistematicamente superiori alle importazioni. Cosa impossibile da garantire per l’intero pianeta, poiché se un paese intende essere esportatore a vita, per logiche ragioni fisiche e contabili, occorre che almeno un altro paese sia importatore a vita in ugual misura.
Tutte queste considerazioni, ci fanno capire la delicatezza del momento – e seppur confortati dalla dottrina economica sul fatto che continuando così prima o poi accadrà – le stesse, non ci danno, al momento nessuna garanzia su “quanto” possiamo essere veramente vicini alla rottura dell’euro.
Altra considerazione invece potremmo farla – dal momento che uscire dall’euro trattasi di esclusiva decisione politica – se di contro potessimo misurare il grado di paura che i “poteri” ed i loro paladini hanno in questo momento di poter perdere la loro creatura.
Ecco che una riflessione attenta viene d’obbligo farla, proprio sulla fretta che il nostro governo guidato da Mario Draghi, ha di modificare in maniera radicale i famosi vincoli del Patto di Stabilità e Crescita (PSC).
Il documento illustrato nel mio articolo precedente, redatto dai “fedelissimi” funzionari della Ragioneria dello Stato, chiaramente su ordine di Draghi [ Legislatura 18ª – Dossier n. 30 (senato.it) ] – per la sua totale e dir poco clamorosa retromarcia su trenta anni di frodi dottrinali in materia economico-monetaria – sulle quali, come ben sappiamo, è stato costruito il più grande trasferimento di ricchezza, mai avvenuto prima, dal popolo all’élite – non può essere altro che la testimonianza che il “Potere” ha veramente paura di perdere la sua principale arma, attraverso la quale gestisce la vita e le menti della gente.
Datemi il controllo della moneta di una nazione e non mi importa di chi farà le sue leggi
Pare essere una frase attribuita a Mayer Amschel Rothschild, banchiere tedesco e componente di una delle più note e potenti famiglie massoniche, che si vocifera abbia a sua completa disposizione tutti i mezzi ed il potere necessario per decidere da secoli le sorti del mondo intero.
Dunque, usando la logica, parrebbe proprio che la piena consapevolezza di essere vicinissimi a perdere il controllo della moneta euro, sia riuscita a far sì che Draghi conferisse addorittura mandato ai funzionari della Ragioneria dello Stato di prodigarsi celermente nei confronti di Bruxelles per cambiare tutte quelle regole che per tre decadi si faceva peccato al solo pensiero di volerle cambiare.
Del resto, se ci riflettiamo, l’uomo del Britannia non è nuovo ad interventi immediati ed a gamba tesa per salvare l’euro. Fu sempre lui che, in barba ai trattati – quando la crisi creata ad arte dello spread non serviva più – a trasformare, nel giro di due parole, la Banca Centrale Europea in una vera e propria banca centrale, dotandola come per magia, della sua essenziale funzione di prestatrice di ultima istanza.
Fu sempre lui, all’indomani dello scoppio della pandemia, a riprendere per i capelli Madame Lagarde (rea di dichiarazioni avventate ed inopportune), per poi costringerla a quella politica monetaria ultra espansiva che tutti noi conosciamo. Ed in aggiunta, sempre in spregio ai trattati, a farle finanziare direttamente ogni tipo di deficit governativo necessario per far fronte alle mancate entrate fiscali in conseguenza dei lockdown per il Covid.
Quindi, ogni volta che l’euro è in pericolo ed i poteri profondi stanno per perderlo, la storia ci insegna che Mario Draghi è sempre stato il primo a correre al suo capezzale con interventi decisi e risolutivi, come solo ad un “uomo di potere vero” è permesso fare.
E non possiamo non evidenziare come l’urgenza degli interventi vada sempre di pari passo con l’intensità del pericolo avvertito dall’élite e la conseguente necessità degli interventi stessi, di essere in palese contraddittorietà rispetto alle falsità dogmatiche fino a quel momento propinate.
Insomma pur di salvare l’euro e mantenere fede a certi giuramenti, per Draghi e chi lo adora, non ha più nessun valore nemmeno la propria faccia e lo sguardo dei propri figli.
Ma l’euro è come un malato di tumore e più che la metastasi avanza, sempre più difficile sarà salvarlo attraverso ripetute cure invasive di chemioterapia che hanno solo il risultato di minarne le forze interne e renderlo sempre più debole.
La debolezza dell’euro che avanza, risiede proprio nella sua perdita progressiva di credibilità agli occhi della gente. E giravolte a trecentosessanta gradi come quelle confezionate dentro il dossier redatto dai ragionieri di Draghi, credetemi Amici, hanno un effetto deflagrante per la credibilità di chi ha deciso di sposare la causa e “morire per l’euro e Maastricht”.
Non è un caso quindi che tale documento volto a cancellare integralmente il PSC, sia stato partorito a Roma piuttosto che a Parigi o come tutti si aspetterebbero a Berlino.
Draghi oggi rappresenta la piena garanzia per i poteri, la cui sede legale non è più scontato sia fuori dal bel paese. La rappresenta molto di più di un Macron ormai in minoranza in terra francese e di uno Scholz, il quale potrebbe ben presto essere spinto dalla forza popolare e dalla mancanza di gas, nelle braccia di Putin.
Per questo bisogna far presto e l’anticipare le elezioni di quasi un anno conferma che la paura di non fare in tempo a stabilizzare la situazione per salvare l’euro, è tanta nelle menti del potere.
Per noi comuni mortali e spettatori paganti è una corsa contro il tempo, proprio perché solo il tempo quantificherà l’ammontare della devastazione materiale e morale che i “delinquenti” a vario titolo, che ci hanno governato in questo trentennio, lasceranno in dote ai loro ed ai nostri figli.
Il tempo della fine, non sarà certo scandito dall’orologio della città di Cesare, dove ormai la corruzione morale ed intellettuale ha raggiunto l’inferno più profondo, ma da quello che avverrà e se avverrà oltreoceano, a meno che, un Vladimir Putin volutamente provocato, non decida di risolvere la questione-Italia a modo suo.
di Megas Alexandros
Fonte: Qualcosa ci dice che l’Euro è veramente in pericolo!!! – Megas Alexandros