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La Redazione

 

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Ormai è troppo tardi per l’America

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A cura di Markus
Il 18 Novembre 2020
8926 Views

Andrei Martyanov
smoothiex12.blogspot.com

So che può sembrare nauseante e arrogante, da parte mia ovviamente, ma devo sottolineare una conclusione a cui ero arrivato molto tempo fa e che oggi posto qui in versione più completa. Si tratta dell’introduzione del mio primo libro [Losing Military Supremacy – La perdita della supremazia militare] scritto nel 2016-2017 e si intitola America’s Dangerous Narcissism [Il pericoloso narcisismo dell’America].

Questo declino riflette l’incapacità americana ad identificarsi come vera nazione, un processo che, per quanto paradossale possa sembrare, era stato impedito, nel 20° secolo, da una sequenza di eventi storici che avevano ribaltato il corso delle fortune americane. Per quanto strano possa sembrare, è stato il fatto di non aver mai sperimentato sul proprio territorio un tipo di guerra continentale paragonabile alla Seconda Guerra Mondiale e la mancata esperienza di un’invasione da parte di una potenza straniera paritetica, che hanno privato gli Stati Uniti di quel collante storico responsabile, in larga misura, della formazione delle nazioni moderne. Questo potrebbe aver giocato a favore della grandezza dell’America nel secondo dopoguerra, ma conteneva anche i semi della distruzione del mito americano. Quei prodromi, trascurati nei secoli 20° e 21° da una classe politica e intellettuale americana non inquisitiva, sono stati fondamentali nel rafforzamento di stereotipi e cliché che altrimenti sarebbero stati rifiutati, perché privi di solide basi nella vita reale.

Naturalmente, gli avvertimenti e gli allarmi risuonavano già da molto tempo, specialmente questo: le nazioni (e la loro iterazione politica più generale, lo stato-nazione) sono i soggetti principali della storia fin dal 1648. Gli Stati Uniti NON sono una nazione. Non sono mai riusciti a fondersi in una, ed ora si ritrovano con tutti i percorsi verso una vera nazionalità bloccati o sabotati dalle istituzioni politico-mediatiche. Gli Stati Uniti sono un paese, uno stato, ma non una nazione.

Domanda: l’Americanismo, come caratteristica nazionale, è, in qualche modo, definito in qualcuno dei documenti vincolanti dell’America? Riescono gli Stati Uniti a comprendere l’enorme differenza esistente tra nazionalità, intesa come cittadinanza, e nazione, intesa come razza, sangue, etnia, fenotipo, cultura? No. La rappresentante degli Stati Uniti, Ilhan Omar, sarà anche una congressista americana ma non è americana, nonostante sia cittadina statunitense. Etnicamente è di origini somale e yemenite, è musulmana e, anche se alcune delle sue politiche possono ispirare simpatia, la maggior parte di esse sono tipiche della cosiddetta “sinistra” estrema che, con scelte come quella di tagliare i fondi alla polizia o di favorire un’immigrazione incontrollata, difficilmente può essere considerata un movimento devoluto agli interessi nazionali; ma, allora, cos’è la nazione americana?

Lo dichiaro pubblicamente: rimuovete dall’America la maggior parte della popolazione bianca e cristiana di origine europea e gli Stati Uniti cesseranno di essere un unico paese. Andranno incontro ad una balcanizzazione e, alla fine, si trasformeranno in una accozzaglia di territori, alcuni dei quali in guerra tra loro. Questo è precisamente ciò che sta accadendo ora negli Stati Uniti. Rimuovete dagli Stati Uniti il cuore culturale dell’Europa Occidentale e cesseranno di essere tali. Come esempio, numerosi collegi elettorali del Partito Democratico hanno espressamente chiesto ai propri rappresentanti di “cancellare il passato occidentale” degli Stati Uniti. Il motivo per cui lo fanno non è solo perché odiano l’Occidente nel suo insieme (e lo odiano, magari a ragione, per tutti i suoi reali difetti), ma sopratutto perché la loro visione dell’America non è storicamente americana. Certo, sanno cos’è l’America, come funziona, ma a loro non piace e si identificano come “altri” Americani. Proprio come i distretti scolastici nello Stato di Washington, che definiscono la matematica razzista e la vedono come uno strumento dell’oppressione bianca. Solo come esempio, i Russi, sia del Movimento Bianco che i Rossi (Bolscevichi), avranno anche avuto punti di vista enormemente differenti sul sistema politico della Russia, ma tutti sapevano che Dmitri Ivanovich Mendeelev, il grande chimico e padre della tavola periodica degli elementi, era etnicamente russo (che significa razza: slavo bianco, etnia di sangue russa, culturalmente russo e di religione russa ortodossa) e, nonostante tutto l’odio che posso avere per la chimica, io, che sono russo, non ho mai pensato che Mendeleev volesse opprimermi, o usare la chimica organica e inorganica come strumenti di questa oppressione.

Naturalmente ci sono delle eccezioni: ecco Igor Hirak:

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Aveva prestato servizio nell’esercito sovietico ed era uno di quelli che, dopo l’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl nel 1986, erano stati chiamati i “liquidatori.” È russo. Sì, è di colore, ma, culturalmente e nonostante tutte le sue idiosincrasie, Igor è russo, e non potrebbe essere più russo di così.

https://youtu.be/QlvJ20dv0Fw

Quindi, come potete vedere, quando è legata alla razza la questione della nazionalità diventa un po’ complicata, ma sia Igor che il più grande e venerato e amato poeta russo, Alexander Sergeevich Pushkin, anche lui di colore, sono entrambi russi. In effetti, sono sicuro che Pushkin si sarebbe infuriato se fosse stato chiamato Afro-Russo. Era russo, punto, ed è per questo che questo signore di colore è il padre della lingua russa moderna. Vedete, Igor e, sopratutto, Alexander Pushkin sono patrioti russi. Hanno fatto quello che hanno fatto perché si consideravano russi. È complicato, lo so, ma la Costituzione Russa è molto specifica su CHI e su cosa tiene insieme la Russia. Igor è prima di tutto russo e poi uomo di colore, così era Pushkin. Vedete come stanno le cose? Negli Stati Uniti, per le minoranze funziona esattamente al contrario. Ilhan Omar, è Somala-Americana, gli Afro-Americani sono una parte significativa della popolazione degli Stati Uniti, ma la maggior parte di loro si considera prima africana e poi americana. Lo stesso vale per molti Latini, che sono prima latini e poi americani. È quasi impossibile, in tali circostanze, affermare che il nucleo europeo della popolazione americana è ciò che ha reso l’America quello che è, o meglio era. Non c’è modo. Si verrebbe immediatamente accusati di essere dei suprematisti bianchi.

Tuttavia, l’America ha bisogno di una sorta di identità e di “idea nazionale.” Perciò, Seth Kaplan non perde tempo e afferma che l’America ha bisogno di nazionalismo. Va bene. Allora cos’è il nazionalismo americano?

Tuttavia, sia la Sinistra che la Destra, ora agiscono in modo da indebolire il collante che tiene insieme la nostra nazione. La loro feroce lotta per il potere mina sempre più il nostro senso di nazionalità comune, lacerando gli stessi legami sociali che ci uniscono. In effetti, sembrano assumere l’aspetto di due nazioni separate. Ciascun schieramento ha la propria bandiera: la Destra sventola quella a stelle e strisce, mentre la Sinistra agita il vessillo arcobaleno;  il proprio inno nazionale, con la NFL che, prima di alcune partite, suona l’inno nazionale americano o, in alternativa, quello dei Neri, le versioni della storia, i media, le fonti di autorità, gli eroi e il quadro morale, con la Sinistra più preoccupata per l’equità e l’offesa e la Destra tutta per la lealtà, l’autorità e la sacralità all’interno del gruppo. L’importanza della coesione nazionale si può riscontrare in ogni classifica globale dei diversi paesi. Quasi tutti quelli sviluppati, che si trovano principalmente in Europa, nel Nord America e nell’Asia Orientale, sono nazioni. Quei pochi che lottano con divisioni sociali interne basate sull’identità, in particolare Canada, Spagna, Regno Unito e Belgio, servono a sottolineare l’importanza della coesione nazionale per la stabilità e la soddisfazione dei desideri di una popolazione (che, naturalmente, vorrebbe che il proprio paese rispecchiasse la loro identità).

Beh, tutto bello e meraviglioso, ma c’è il trucco, gli Spagnoli si erano massacrati a vicenda e in gran numero nel corso della loro Guerra Civile, ma, indipendentemente dal fatto che fossero repubblicani o sostenitori di Franco, a volte inconciliabili tra loro, era comunque impossibile confondere uno spagnolo con un russo o magari con un indiano. Semplice. Ma chi può definirsi americano? La balcanizzazione americana era stata prevista molto tempo fa. La coesione nasce da molte cose. Igor Hirak può essere di colore, ma in tutto il resto, nella sua affiliazione culturale, è russo, parla perfettamente la lingua e si presenta interamente come il ragazzo russo medio. E lo è, ma che dire dei milionari neri della NFL, che si identificano con qualsiasi cosa tranne che con l’America? Ecco come continua Kaplan:

Gli Stati Uniti derivano la loro coesione nazionale e il forte senso di nazionalità da una serie di fonti collaudate nel tempo: un patrimonio comune, istituzioni ampiamente accettate, istruzione, rituali e modelli d’élite. Questi elementi si sono combinati per forgiare la forte identità nazionale e la narrativa che ci uniscono. Ma molte di queste fonti sono sotto stress, anche oggetto di attacchi, spesso dall’interno delle stesse istituzioni politiche. Queste tensioni erano iniziate decenni fa, negli anni ’60 e ’70, ma avevano subito un’accelerazione significativa alla fine della Guerra Fredda e, in particolare, all’inizio del secolo.

Beh, a proposito di “buon senso,” il pezzo di Kaplan è tutto incentrato sull’essere a favore del bene e contro il male. Ma, per fermare la dissoluzione dell’America, dei mantra ben intenzionati non bastano a sostituire la mancanza di politiche realistiche e un’élite pusillanime. L’America non ha élites coraggiose. Quelle che ha sono elites corrotte, finanziariamente e intellettualmente, intossicate dalla brama di potere e per lo più codarde. Nelle scienze sociali, umanistiche e accademiche americane alberga una ridicola accozzaglia di divulgatori di dottrine, fabbricanti di slogan e lamentele, che sono un vero e proprio insulto all’indagine scientifica e al mondo accademico reale. Gli Stati Uniti sono in modalità distacco totale dalla realtà delle attività umane e statali già da un bel po’ di tempo. Kaplan ha scritto della forza delle “istituzioni” americane proprio il giorno prima che tutta la corruzione del sistema elettorale statunitense venisse smascherata. In questo caso, posso solo riportare un passo dal mio primo libro:

Ciò che deve essere compreso in questo momento storico è il fatto che gli Stati Uniti attuali non sono né un vero stato-nazione, né, nelle loro più importanti manifestazioni, possono continuare ad essere considerati occidentali. Mentre si può discutere sulla veridicità della definizione di Scruton di Civiltà Occidentale, non c’è dubbio che la dinamica culturale americana sia tutt’altro che occidentale. Il vettore è decisamente anti-occidentale e anti-europeo, almeno per quanto riguarda quella che era tradizionalmente considerata la civiltà europea. Nessuna nazione è mai esistita basandosi esclusivamente su un credo esclusivamente ideologico e politico, nemmeno l’Unione Sovietica. Il sangue, la razza, l’etnia e, di conseguenza, la cultura comune sono importanti; infatti, definiscono la nazione, indipendentemente dal fatto che essa abbia un sistema di governo repubblicano o fascista, sistemi che sono semplicemente dei derivati culturali. Evidentemente, la lezione del crollo sovietico non è servita a nulla negli Stati Uniti, o in Europa, dove i meriti del dogma liberale vengono erroneamente accettati come motivo principale della loro presunta “vittoria” nella Guerra Fredda. Le pericolose e manifeste divisioni negli Stati Uniti di oggi sono più che semplici differenze di opinione politica, sono un sintomo di una grave malattia. Gran parte di queste divisioni originano in un segmento non indifferente della popolazione americana che non vede alcun valore nelle libertà americane reali, non in quelle percepite.

O lo si capisce e si agisce di conseguenza o la dissoluzione della nazionalità americana, già viva per miracolo, continuerà. Su una cosa sono d’accordo con Kaplan: la nazione che si rifiuta di onorare George Washington non ha futuro, e neppure ne merita uno.

Andrei Martyanov

Fonte: smoothiex12.blogspot.com
Link: http://smoothiex12.blogspot.com/2020/11/waking-up-too-late.html
12.11.2020
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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