Nel DEF del governo si punta tutto sui migranti per ridurre il debito pubblico!

Nel documento di Economia e Finanza (DEF) a firma Meloni e Giorgetti, colpisce come questo governo, per il futuro del nostro paese, giochi tutte le sue carte sul massiccio afflusso di migranti per ridurre il rapporto debito/PIL e sostenere l'intero nostro sistema economico a partire dal sistema pensionistico. Dopo oltre 200 anni di storia moderna, si torna alla schiavitù. Ecco a voi una delle più grandi conquiste dell'Euro!

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di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

Per carità non ditelo assolutamente a Matteo Salvini, che l’attuale governo ed il suo compare di partito – il Ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti – per risolvere gli annosi problemi economici e finanziari del nostro paese, ripongono tutte le loro speranze sul massiccio afflusso di forza lavoro dai paesi africani.

Questo quanto risultata dai contenuti nel Def approvato questa settimana:

“Data la struttura demografica degli immigrati che entrano in Italia, l’effetto sulla popolazione residente in età lavorativa è significativo” [1]

L’Italia potrebbe ridurre più velocemente il proprio debito pubblico se continuasse ad accogliere un gran numero di immigrati, come mostrano i dati contenuti nel Def pubblicato nei giorni scorsi dal ministero dell’Economia.

Via XX settembre stima che un aumento del 33% degli immigrati registrati in Italia porterebbe a una riduzione del debito pubblico nel 2070 di oltre 30 punti percentuali in più rispetto a uno scenario di crescita senza migranti.

L’ipotesi alla base delle previsioni del ministero, ampiamente accettata dagli economisti main-stream (quelli alla Krugman per intendersi), è che un aumento del numero di migranti si traduca in una forza lavoro più numerosa, che a sua volta contribuisce a stimolare l’attività economica.

Questi sono i risultati, contenuti nel Def approvato questa settimana che vede anche la firma del premier Giorgia Meloni, mentre dall’altra sponda il suo stesso governo sta faticando a contenere l’aumento degli arrivi di migranti dal Nord Africa.

Parrebbe una comica se nel mezzo non ci fossero le vite degli italiani, di quei disperati che sfidano la morte per attraversare il mare con imbarcazioni di fortuna ed il cocktail mortale di incompetenza e pura delinquenza che anima economisti e politici che si annidano nelle stanze del potere, i quali arrivano a partorire tali idee nefaste per l’intera umanità.

Se ripercorriamo brevemente la storia del mondo, partendo dal presupposto che l’equilibrio di qualsiasi sistema economico è sempre stato necessario per la sopravvivenza del mondo stesso, fino al XIX secolo tale equilibrio si è sempre trovato attraverso un unico strumento: gli schiavi!

Ovvero, affinché pochi potessero stare comodamente seduti – certi che oltre nutrirsi a sufficienza fossero per di più esauditi tutti i loro desideri – era necessario che qualcun altro facesse per loro quanto richiesto.

Il tutto naturalmente veniva gestito (da chi stava seduto), attraverso il pieno controllo di un esercito ed una palla di ferro attaccata con una catena, al piede di chi non conosceva quel fenomeno tanto in voga ai giorni nostri, chiamato comunemente disoccupazione.

Come potete ben comprendere, in tale sistema economico, gli schiavi rappresentavano l’odierno petrolio degli arabi oppure il gas di Putin, tanto per rendere chiara l’idea. Ecco che quindi ebbe alla luce quel drammatico e disumano fenomeno che prese il nome de la tratta degli schiavi. Un vero e proprio commercio di essere umani che dall’Africa attraverso l’Oceano Atlantico gli schiavi venivano venduti dagli Stati africani ai mercanti dell’Europa occidentale e deportati da questi ultimi soprattutto nel Continente americano, dove erano particolarmente impiegati nelle piantagioni di prodotti destinati al mercato europeo. In Europa invece venivano impiegati soprattutto come servi domestici e braccianti agricoli.

La pratica di deportare schiavi africani verso le Americhe fu un passaggio fondamentale della nascita e dello sviluppo delle colonie europee del Sud e Centro America prima e del Nord America poi.

Finalmente verso la fine del XIX secolo con iniziative sia nazionali che sovranazionali, attraverso leggi che hanno vietato il commercio degli schiavi, ma non la schiavitù in sé, la tratta degli schiavi fu abilita.

A questo risultato sappiamo bene, ha contribuito in modo decisivo la nascita degli stati democratici moderni e soprattutto un uso della moneta non più esclusivo del e per il Signore, ma sostanzialmente anche in favore dei popoli e della loro crescita economica.

Questo non ha fatto si che di colpo tutti potessimo restare seduti in attesa che il pranzo ci fosse servito, ma quanto meno – attraverso il meccanismo di accettazione di una moneta creata dal nulla dagli stati democratici in regime di monopolio – i lavoratori non fossero più costretti a lavorare con la palla al piede, ma in condizioni nettamente migliori rispetto allo status di schiavitù precedente. Soprattutto con una speranza di un futuro per loro stessi e la necessaria tranquillità economica per crearsi una famiglia e contribuire con positività al futuro dell’umanità.

Certo, la scoperta delle fonti di energia e la conseguente nascita della meccanizzazione ha fatto in modo che quelli a lavorare duramente in miniera fossero sempre meno rispetto alla crescita numerica di coloro che invece svolgevano la loro attività, stando comodamente seduti in un ufficio.

Questo processo, ha dato luogo ad un notevole, e grazie alla scienza progressivo miglioramento della qualità di vita generalizzato, facendo in modo che, in poco più di 100 anni, la popolazione mondiale passasse da 2 mld agli attuali 9 mld circa.

Non solo, quello che era un sistema economico, basato per lo più sul settore di prima necessità in relazione ai bisogni dell’uomo – ossia quello agricolo – il quale occupava la maggior parte delle persone; oggi, grazie alla meccanizzazione, è possibile sfamare il mondo intero utilizzando solo una piccolissima percentuale di lavoratori e poter dedicare le restanti risorse umane ad altri settori ugualmente fondamentali per il benessere comune.

Se abbiamo ben compreso il ragionamento fatto fin qua, “marzullamente” parlando, la domanda nasce spontanea: perché abbiamo bisogno dei migranti?

Ebbene sì cari Amici! come quando al gioco del Monopoli, si pesca la famosa carta “torna direttamente al via”, noi dobbiamo tornare sempre allo stesso punto, rappresentato dal dogma che ci ripetono continuamente: dobbiamo ridurre il debito!

O meglio, non dobbiamo ridurre il debito in termini numerici nel suo totale, ma dobbiamo ridurlo in rapporto con il famoso prodotto interno lordo (PIL).

E’ chiaro che, la frode di ridurre il debito totale non reggeva più nemmeno negli asili, visto che i debiti pubblici di tutti i paesi del mondo aumentano ininterrottamente da 200 anni, senza che nessuna nazione sia stata invasa dalle cavallette. Ed allora, agli albori dell’euro, fu costruito questo rapporto che ancora oggi vieta ai governi, in modo folle e senza nessuna ragione scientifica, di superare la soglia del 60%.

La Verità rispetto a questa ennesima frode dottrinale, anch’essa oggi, non solo ha raggiunto gli asili, ma persino le stanze della Ragioneria di Stato; notizia più che sorprendente della quale ve ne ho dato conto in un articolo dell’Agosto scorso. [2]

Nonostante questo, per tornare a dare risposte alla domanda che ci siamo posti, i ragionieri di stato continuano a cercare ed inseguire soluzioni per poter rispettare questo folle parametro –  stretto nella morsa di un numeratore (debito pubblico) ed un denominatore (Pil) che si auto-determinano a vicenda – all’interno di una apparente decrescita demografica che, secondo loro, metterebbe a rischio il pagamento delle pensioni di un paese come il nostro che possiede una delle popolazioni più anziane al mondo.

In poche parole, quello che assilla i ragionieri di Giorgetti, è il fatto che l’Italia non ha abbastanza lavoratori che possano sostenere un esercito crescente di pensionati, molti dei quali hanno lasciato il lavoro quando il sistema consentiva di andare in pensione molto prima di adesso, facendo lievitare la spesa pensionistica.

La spesa pensionistica, la più alta tra i paesi Ocse, dovrebbe raggiungere un picco del 17,4% del Pil nel 2036, dall’attuale 16%, prima di scendere e stabilizzarsi sotto il 14% del Pil intorno al 2060-2070 – secondo il Def.

Il ministero ha anche affermato che gli afflussi di migranti possono compensare l’impatto negativo sul debito pubblico di una popolazione in calo. Le nascite in Italia sono scese a un nuovo minimo storico sotto le 400.000 unità nel 2022, secondo quanto affermato la scorsa settimana dall’ufficio statistico nazionale ISTAT.

Ma questi signori si interrogano sul perché gli italiani oggi non fanno figli?

Basterebbero i numeri di uno studio effettuato da Moneyfarm, società di investimento digitale, che mostra il costo necessario per la formazione di un figlio fino all’inserimento nel mondo del lavoro e compararlo con i redditi della maggioranza delle famiglie italiane, per capire che oggi gli italiani i figli non li fanno perché non li vogliono, ma semplicemente perché sono pianamente coscienti di non poterli mantenere ed assicurare loro un futuro dignitoso.

L’istruzione di un figlio o una figlia dalla prima infanzia alla laurea può costare ai genitori da 53mila per una formazione base fino a 700mila euro per una formazione “extra lusso”. [3]

Di fronte a questi numeri, ditemi voi come si possa pensare di fare un figlio in un paese in perenne deflazione salariale continua come il nostro, dove siamo arrivati addirittura a pagare i lavoratori 3,96 euro all’ora. [4]

E poi Giorgia Meloni ed Alberto Bagnai ci raccontano che in un paese come il nostro dove la contrattazione collettiva (assistita da quella che ormai è la Casta dei sindacati), rappresenta un “must” di cui andare fieri, introdurre un salario minimo rispettoso del lavoratore, svantaggerebbe il lavoratore stesso e lo porterebbe addirittura ad ottenere un salario più basso.

Più basso di 3,96 euro l’ora!

Come NO…. è qua dove si vuole arrivare! questo è il reale obbiettivo descritto nel Def.

Perché in questa eterna corsa dei salari verso l’inferno – indispensabile per chi esporta nel sistema dei cambi fissi dell’euro (utile per mantenere intonsi i risparmi della nostra élite), dove non è consentita la svalutazione del moneta – scendere sotto i 3,96 euro l’ora, vuol dire andare diretti verso la schiavitù ed il ritorno alla tratta degli schiavi, oggi rappresentata dai migranti sui barconi e ritenuta indispensabile da chi ha provveduto a scrivere il Def stesso.

Ed in questo scenario, per le logiche del dio mercato, se vorranno mangiare, si dovranno adagiare gioco forza anche i nostri figli ed i nipoti di Bagnai (che ben gli sta! così impara a prostituirsi intellettualmente sul salario minimo!).

Tutta questa sofferenza, sempre solo e soltanto perché ci rifiutiamo di creare dal nulla la quantità necessaria di quei numeri elettronici denominati in euro, che servono a scambiarci la totalità dei beni e servizi che produciamo, in modo che tutti possano avere un lavoro ed uno stipendio dignitoso che consenta loro di far crescere e prosperare le loro famiglie.

O meglio i numeri si creano (come dimostrato dai debiti pubblici dei vari stati che aumentano ininterrottamente!), ma si preferisce crearli per metterli in quello che si crede essere la rappresentazione moderna del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci di Cristo, ovvero il Grande Casinò della finanza; oppure si creano per correre ad inviare armi a più non posso nei luoghi dove si uccidono persone vere in carne ed ossa. Quelle stesse persone che poi si afferma essere indispensabili per pagare le pensioni!

Una contraddizione dietro l’altra, solo per tenere in piedi la frode che è l’humus di cui il potere si serve per continuare a tenere in piedi questo sistema che si fonda sul saccheggio continuo di popoli e nazioni.

Al contrario, appena si parla di lavoro, istruzione, costruire strade, ospedali, pensioni dignitose e di cure per il popolo (eccetto che per il business dei vaccini per il Covid….. che serviva a ben altri disegni), questi numeri elettronici diventano scarsi e non più facilmente creabili.

Ed è proprio lo stesso Def, dopo che Giorgia Meloni, nei giorni scorsi, ha indicato il taglio del cuneo fiscale come la medicina giusta per far tornare ad essere ricchi i lavoratori, a certificare che da giugno gli italiani titolari di busta paga avranno un aumento del loro salario, che si aggirerà tra i 20 ed i 40 euro mensili.

Tre miliardi messi sul Def per ridurre il cuneo fiscale sono la risposta che il governo Meloni ha dato alle famiglie italiane, che solo nel 2022 sono state colpite ed affondate da un aumento del carrello della spesa di oltre 60 miliardi. [5]

La vogliamo fare una breve analisi macroeconomica in prospettiva futuro prossimo,  sulla follia di quanto espresso nel Def, in merito alla necessità dei migranti per abbattere il rapporto debito/Pil?

Fermo restando che per pura credenza dogmatica non possiamo fare deficit per non aumentare il debito pubblico, siamo costretti ad aumentare il Pil, per veder ridurre il rapporto. Ma, non per ironia della sorte, ma per puro evento contabile, il deficit e quindi la spesa pubblica che lo rappresenta, è la voce più importante che compone il Pil stesso.

Quindi siamo costretti ad andare a trovare tale deficit da altre parti. E siccome ancora da Marte non ci inviano soldi, siamo costretti a sperare che qualche altro paese del pianeta Terra, spenda in deficit per venire a comprare i nostri prodotti, nella speranza appunto di incrementare il Pil.

Perché è bene tenerlo presente e magari spiegarlo anche ai ragionieri di Giorgetti, i migranti quelli che nella traversata riescono a raggiungere le nostre terre, nei loro marsupi non portano con sé ne Pil ne soldi.

Certo, portano con sé la fame e la disperazione che li farà accettare di lavorare per un salario sempre più basso, in quella che sarà una gara fino all’ultima goccia di sangue dell’ultimo lavoratore, per essere competitivi nelle esportazioni che come abbiamo visto sono l’unico modo per far crescere il Pil, dentro il dogma del pareggio di bilancio, quand’unque surplus.

Ora vi chiedo: se tutti i paesi del mondo volessero applicare la stessa strategia presente nel documento appena approvato dal nostro governo ed oggetto di questo articolo, che fine farà il mondo da qui al 2070, anno oggetto della previsione del Def?

Stante il fatto che contabilmente parlando è impossibile avere una bilancia commerciale attiva (saldo tra import/export), per ogni paese al mondo contemporaneamente (presupposto necessario per aumentare il Pil in assenza di deficit governativi) – il risultato che ci troveremo davanti ai nostri occhi, sarà un domino letale che vedrà cadere uno dietro l’altro, in una crisi economica irreversibile, tutti i paesi del mondo in ordine inversamente proporzionale alla loro capacità di raccogliere schiavi in giro per il mondo.

Fermo restando che assisteremo alla completa de-popolazione del continente africano ed alla trasformazione del nostro paese in un dormitorio.

Sono stato forse eccessivo?

Ma neppure lontanamente rispetto a quanto sono “pazzi” coloro che hanno scritto questo capitolo del Def!

di Megas Alexandros

Fonte: Nel DEF si punta tutto sui migranti per ridurre il debito pubblico! – Megas Alexandros

Note:

[1] DEF-2023-Programma-di-Stabilita.pdf

[2] Improvvisamente torna la luce dentro le stanze del MEF – Megas Alexandros

[3] Quanto costa la formazione di un figlio: tutte le spese dall’infanzia alla laurea (money.it)

[4] Padova, 3,96 euro l’ora è anticostituzionale: azienda condannata | Sky TG24

[5] “Aumento più ampio dal 1985”: la stangata sul carrello della spesa – ilGiornale.it

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