Mariupol diventerà un centro chiave dell’integrazione eurasiatica

Mariupol era stata colpita dal battaglione di destra Azov ben prima che Mosca lanciasse la sua operazione militare

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Pepe Escobar
thecradle.co

Mariupol, il porto strategico ucraino sul Mar d’Azov, rimane nell’occhio del ciclone.

La NATO sostiene che Azovstal – uno dei più grandi stabilimenti siderurgici d’Europa – è stato quasi distrutto dall’esercito russo e dalle forze alleate di Donetsk che “assediano” Mariupol.

La vera storia è che il battaglione neonazista Azov sta usando centinaia di civili di Mariupol come scudi umani fin dall’inizio dell’operazione militare russa in Ucraina, e si è ritirato ad Azovstal per l’ultima resistenza. Dopo un ultimatum fatto pervenire la settimana scorsa, [i nazisti] ora sono sul punto di essere completamente sterminati dalle forze russe, da quelle di Donetsk e dagli spetsnaz ceceni.

Azovstal, un complesso del gruppo Metinvest controllato dall’oligarca più ricco dell’Ucraina, Rinat Akhmetov, è, in effetti, uno dei più grandi impianti metallurgici d’Europa, autodefinito come una “impresa metallurgica integrata ad alte prestazioni che produce coke e prodotti di sinterizzazione, acciaio e laminati di alta qualità, barre e profilati.”

In mezzo ad una raffica di testimonianze che descrivono gli orrori inflitti dai neonazisti di Azov alla popolazione civile di Mariupol, una storia invisibile e di buon auspicio fa ben sperare per il prossimo futuro.

La Russia è il quinto produttore mondiale di acciaio, oltre a possedere enormi depositi di ferro e carbone. Mariupol – una mecca dell’acciaio – si riforniva di carbone dal Donbass, ma sotto un vero e proprio dominio neonazista, dopo il Maidan del 2014, è stata trasformata in un importatore. Il minerale ferroso, per esempio, ha iniziato ad arrivare dalla regione del Krivbas, in Ucraina, ad oltre 200 chilometri di distanza.

Dopo che Donetsk si sarà consolidata come repubblica indipendente o, tramite referendum, avrà scelto di diventare parte della Federazione Russa, questa situazione è destinata a cambiare.

Azovstal produce tutta una serie di beni molto utili: acciaio strutturale, rotaie ferroviarie, acciaio temprato per catene, attrezzature minerarie, acciaio laminato per uso industriale, autocarri e vagoni ferroviari. Alcune parti del complesso industriale sono abbastanza moderne, mentre altre, vecchie di decenni, hanno bisogno di un aggiornamento, che l’industria russa può certamente fornire.

Strategicamente, si tratta di un enorme complesso, proprio sul Mare di Azov, che ora è, a tutti gli effetti, incorporato nella Repubblica Popolare di Donetsk e comunicante col Mar Nero. Questo comporta un breve viaggio verso il Mediterraneo orientale, compresi molti potenziali clienti in Asia occidentale. E, attraversando Suez e raggiungendo l’Oceano Indiano, ci sono clienti in tutto il sud e sud-est asiatico.

Così la Repubblica Popolare di Donetsk, forse parte della futura Novorossiya e anche della Russia, avrà il controllo di una notevole capacità produttiva di acciaio per l’Europa meridionale, l’Asia occidentale ed oltre.

Una delle inevitabili conseguenze sarà la spinta per un vero e proprio boom nella costruzione di ferrovie merci in Russia, Cina e negli “stan” dell’Asia centrale. Si dà il caso che la costruzione di ferrovie sia la connettività privilegiata per l’ambiziosa Belt and Road Initiative (BRI) di Pechino. E, soprattutto, del sempre più spinto Corridoio internazionale di trasporto nord-sud (INSTC).

Così, a medio termine, Mariupol potrebbe diventare uno degli snodi chiave in un fiorire di rotte nord-sud (INSTC) attraverso la Russia e collegate con i vari ‘stan’ – così come con i principali nuovi corridoi est-ovest della BRI e sub-BRI.

L’Eurasia interconnessa

I principali attori dell’INSTC sono la Russia, l’Iran e l’India – che ora, dopo le sanzioni della NATO, sono in modalità di interconnessione avanzata, completa di meccanismi per bypassare il dollaro USA per il commercio reciproco. L’Azerbaigian è un altro importante partner INSTC, ma più volatile perché privilegia i disegni di connettività della Turchia nel Caucaso.

La rete INSTC verrà anche progressivamente interconnessa con il Pakistan – e questo significa il Corridoio Economico Cina-Pakistan (CPEC), un hub chiave della BRI, che si sta lentamente ma sicuramente espandendo in Afghanistan. La visita improvvisata del ministro degli Esteri Wang Yi a Kabul, alla fine della scorsa settimana, era per accelerare l’ingresso dell’Afghanistan nelle Nuove Vie della Seta.

Tutto questo sta accadendo mentre Mosca – assai vicina a Nuova Delhi – sta, allo stesso tempo, espandendo proprie le relazioni commerciali con Islamabad. Tutti e tre, in modo cruciale, sono membri della Shanghai Cooperation Organization (SCO).

Così, il grande disegno Nord-Sud prevede una connettività fluida dalla terraferma russa al Caucaso (Azerbaijan), all’Asia occidentale (Iran) fino all’Asia meridionale (India e Pakistan). Nessuno di questi attori chiave ha demonizzato o sanzionato la Russia, nonostante le continue pressioni degli Stati Uniti.

Strategicamente, questo rappresenta in pratica il concetto multipolare russo di un Grande Partenariato Eurasiatico in termini di commercio e connettività – in parallelo e complementare con la BRI, perché l’India, desiderosa di installare un meccanismo rupia-rublo per gli acquisti di energia, in questo caso è un partner assolutamente cruciale per la Russia, che va in parallelo con l’accordo strategico da 400 miliardi di dollari tra Cina e Iran. In pratica, la Greater Eurasia Partnership faciliterà una connettività più fluida tra Russia, Iran, Pakistan e India.

L’universo della NATO, nel frattempo, è congenitamente incapace di riconoscere la complessità dell’allineamento, per non parlare di un’analisi delle sue implicazioni. Quello che abbiamo di fronte è, in pratica, l’intreccio di BRI, INTSC e della Greater Eurasia Partnership – tutte nozioni che sono considerate un anatema nella Beltway di Washington.

Tutto questo, naturalmente, è stato progettato in un momento geoeconomico in grado di cambiare le regole del gioco, poiché la Russia, a partire da questo giovedì, accetterà solo rubli per la vendite del suo gas alle nazioni “non amiche.”

Parallelamente alla Greater Eurasia Partnership, la BRI, da quando era stata lanciata nel 2013, sta anche progressivamente tessendo una complessa e integrata rete eurasiatica di partnership: finanziaria/economica, di connettività e per la costruzione di infrastrutture fisiche e corridoi economici/commerciali. È anche cruciale il ruolo della BRI come co-formante delle istituzioni di governance globale, comprese le basi normative, con grande disperazione dell’alleanza NATO.

Tempo di de-occidentalizzazione

Ora, il Sud globale, soprattutto, inizierà ad osservare l’intero spettro del gioco Cina-Russia attraverso la sfera eurasiatica. Mosca e Pechino sono profondamente coinvolte in un’azione congiunta per de-occidentalizzare la governance globalista, se non distruggerla del tutto.

La Russia d’ora in poi sarà ancora più meticolosa nella sua costruzione istituzionale, coalizzando l’Unione Economica dell’Eurasia (EAEU), la SCO e l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) – un’alleanza militare eurasiatica di stati post-sovietici selezionati – in un contesto geopolitico di irreversibile divisione istituzionale e normativa tra Russia e Occidente.

Allo stesso tempo, la Greater Eurasia Partnership consoliderà la Russia come l’ultimo ponte eurasiatico, creando uno spazio comune attraverso l’Eurasia che potrebbe anche ignorare un’Europa vassallizzata

Nel frattempo, nella vita reale, la BRI, così come l’INSTC, sarà sempre più collegata al Mar Nero (salve, Mariupol). E la stessa BRI potrebbe anche andare incontro ad un ripensamento della propria volontà di collegare la Cina occidentale alla base industriale (in calo) dell’Europa occidentale.

Non avrà senso privilegiare i corridoi settentrionali della BRI – Cina-Mongolia-Russia attraverso la Transiberiana, e il ponte di terra eurasiatico attraverso il Kazakistan – quando c’è un’Europa che scende nella demenza medievale.

La nuova motivazione della BRI sarà ottenere l’accesso a materie prime insostituibili – e questo significa la Russia – così come assicurare le forniture essenziali per la produzione cinese. Le nazioni ricche di materie prime, come il Kazakistan e molti attori in Africa, diventeranno i principali mercati futuri per la Cina.

Nell’era pre-Covid, attraverso tutta l’Asia centrale, si sapeva già che la Cina costruisce impianti e ferrovie ad alta velocità, mentre l’Europa, al massimo, scrive libri bianchi. Le cose però possono sempre peggiorare.

L’UE, come territorio americano occupato, sta precipitando velocemente da centro del potere globale allo status di giocatore periferico e insignificante, un semplice mercato in difficoltà all’estrema periferia della “comunità del destino condiviso” della Cina.

Pepe Escobar

Fonte: thecradle.co
Link: https://thecradle.co/Article/columns/8480
29.03.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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