L’ultima crociata – Parte I

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Dmitry Orlov
cluborlov.wordpress.com

C’è una marcata divergenza di opinioni su come caratterizzare l’azione militare attualmente in corso in ciò che rimane dell’ex Repubblica Socialista Sovietica Ucraina: si tratta di un’operazione militare speciale russa per smilitarizzare e denazificare l’ex Ucraina, o è un’invasione russa non provocata che porterà alla Terza Guerra Mondiale, a uno scambio nucleare e alla fine del mondo come lo conosciamo (the end of the world as we know it TEOTWAKI in breve)? Forse è un po’ di tutto questo, o forse niente di tutto questo…

E la Russia sta vincendo o l’Ucraina sta perdendo? Da un lato, la Russia ha appena ampliato ufficialmente il suo territorio sovrano di un centinaio di migliaia di chilometri quadrati e di alcuni milioni di cittadini e si è lanciata in una massiccia attività edilizia, sistemando i suoi nuovi territori, leggermente degradati dopo decenni di abbandono tardo-sovietico e post-sovietico seguiti da nove anni di bombardamenti ucraini. Questo indicherebbe che la Russia sta vincendo.

D’altra parte, gli Stati Uniti hanno appena promesso di dare agli Ucraini alcune batterie di difesa aerea Patriot (i dettagli variano). Si tratta delle stesse batterie Patriot che hanno fallito in modo così imbarazzante nei cieli dell’Arabia Saudita, quando non erano riuscite ad abbattere gli antichi missili sovietici SCUD lanciati dagli Yemeniti? E si tratta delle stesse batterie Patriot i cui operatori, in Polonia, non erano riusciti di recente a vedere i missili ucraini in arrivo (anch’essi di venerabile provenienza sovietica) e che lo avevano saputo solo dai notiziari? Non importa! Costano 1 miliardo di dollari per lanciatore e 3 milioni di dollari per razzo, quindi devono essere buoni per Raytheon, e ciò che è buono per Raytheon è buono per l’America, o qualcosa del genere. E allora, che importa se non hanno alcuna possibilità di contrastare le armi russe all’avanguardia? Non siate negativi!

Mentre le argomentazioni si sprecano, Henry Kissinger, il veterano della geopolitica occidentale, spunta con la testa dall’uovo di dinosauro in cui si era nascosto negli ultimi 70 milioni di anni e dice che il conflitto ucraino deve essere risolto al tavolo dei negoziati. Non importa che tutto ciò che ha proposto sia un’idiozia e un fallimento; ciò che conta è che, per poter esprimere questa opinione in questo particolare momento, i suoi peli del naso delicatamente e geopoliticamente frementi devono avergli detto che gli Stati Uniti non prevarranno in questo conflitto, a prescindere da tutto, e che è quindi giunto il momento di smettere di combattere e iniziare a parlamentare. È chiaro che a nessuno, tantomeno al regime ucraino, importa se l’Ucraina abbia vinto o perso – era destinata a fallire, almeno dalla Rivoluzione Arancione del 2004 o, piuttosto, ad essere sacrificata sull’altare dell’egemonia statunitense e gettata nelle fauci della Russia.

Se ignoriamo tutto ciò che dovrebbe essere ignorato nelle parole di infinita saggezza di Kissinger, quello che rimane è che il conflitto ucraino “deve essere concluso” e che deve essere concluso “al tavolo dei negoziati.” Ma si scopre che anche queste due perle di saggezza sono molto discutibili. In primo luogo, perché la Russia dovrebbe affrettarsi a concludere il conflitto? Ha una serie di aspettative favorevoli e un dominio dell’escalation su ogni possibile parametro: militare, economico, politico e culturale. In secondo luogo, con chi potrebbe negoziare la Russia? Con le stesse persone che avevano promesso che la NATO non si sarebbe espansa di un centimetro verso est se la Russia avesse permesso la riunificazione tedesca? Beh, prima fatelo e poi ne parliamo!

Militarmente, la Russia ha stabilito confini difendibili nell’ex Ucraina e sta lentamente consolidando quello che ora considera il proprio territorio sovrano. Ha stabilito canali di rifornimento per uomini e armi che possono sostenere simultaneamente e quasi all’infinito diversi conflitti delle dimensioni di quello in Ucraina. Può infliggere danni mirati all’approvvigionamento energetico e alle altre infrastrutture dell’Ucraina a piacimento e senza rischi per se stessa, riducendo gradualmente la capacità dell’Ucraina di sostenere qualsiasi tipo di campagna militare, portandola infine alla completa smilitarizzazione (nessuna industria – nessun potenziale bellico) e alla denazificazione (tutti i nazisti morti o espatriati in Europa o in America).

Nel frattempo, la capacità e la volontà dell’Occidente di continuare a fornire armi all’esercito ucraino (due terzi delle quali scompaiono a causa della corruzione) sta diminuendo. E poi ci sono i nuovi giocattoli della Russia: le sue armi strategiche di ultima generazione, contro le quali gli Stati Uniti non hanno contromisure, cominciano ad essere dispiegate, e, anche se la dottrina nucleare russa del no-first-strike rimane in vigore, si capisce che potrebbe essere rivista se la situazione lo richiedesse: “Bambini, comportatevi bene!”

Dal punto di vista economico, nel 2022 l’economia russa ha subito un rallentamento del 2,5%, ma la maggior parte di questa perdita si è verificata nei primi due trimestri, seguita da una ripresa costante. Con molti dei suoi concorrenti internazionali in crisi a causa delle sanzioni, l’industria nazionale russa, in particolare il settore automobilistico, quello aerospaziale e la cantieristica, è destinata a prosperare. Le esportazioni di energia, molto importanti per rimpinguare le casse federali, sono state reindirizzate dalle nazioni ostili dell’UE e del G7 verso le nazioni amiche del Sud-Est asiatico e altrove. I volumi delle esportazioni sono rimasti stabili, ma le entrate sono aumentate grazie all’aumento dei prezzi, consentendo alla Russia di mantenere un rapporto debito/PIL molto basso e un sano avanzo commerciale, nonché di investire pesantemente in progetti infrastrutturali, e senza contrarre debiti. Mentre il mondo si avvia verso la prossima era glaciale (è troppo presto per dire se si tratterà di una mini-era glaciale della durata di un secolo o di una vera e propria glaciazione di centomila anni), la Russia dovrebbe trarre grandi benefici dalle sue enormi riserve di idrocarburi e dalla sua sana industria nucleare.

Dal punto di vista politico, la Russia è finalmente in grado di scrollarsi di dosso i postumi della stanchezza tardo-sovietica, della dissipazione e della corruzione degli anni Novanta e dell’abbandono consumistico degli anni Duemila, per tornare al suo normale comunitarismo di uno per tutti e tutti per uno. Sta rapidamente riscoprendo la sua storia millenaria di eroica difesa della patria sul campo di battaglia. I demoni dell’emasculazione e del femminismo vengono esorcizzati; gli uomini tornano ad essere guerrieri e le donne guardiane del desco familiare. Per gli uomini ci sono due opzioni onorevoli – la vittoria e la morte, entrambe eroiche – e diverse disonorevoli: la codardia, il tradimento… Il carattere nazionale della Russia è determinato dalla natura della Russia: il paesaggio vasto e inospitale, la frontiera immensa e vulnerabile, la moltitudine di tribù, distinte ma frattalmente combinate – ma ciò che la mantiene in vita sono i periodici attacchi bellici. Normalmente, un aspirante egemone mondiale, che sia Papa Urbano II, Gengis Khan, Hitler, Napoleone o (non ridete!) Joe Biden, combatte la Russia, a volte come ultima risorsa.

Dal punto di vista sociale, dalla Rivoluzione Russa del 1917 (e da molto prima, a San Pietroburgo, Mosca e in alcune grandi città di provincia), la Russia si era orientata verso l’Occidente. La Russia era stato il primo Paese ad introdurre la parità di diritti per le donne e le minoranze. Nel corso del XX secolo, la Russia aveva liberalizzato le leggi sul divorzio e sul nuovo matrimonio e  depenalizzato l’omosessualità e l’aborto. Andando avanti, la Russia ha poi adottato molte tendenze moderniste e postmoderne, a volte spingendosi troppo in là per poi ritirarsi con orrore.

Nel frattempo, in Occidente, la tendenza verso i diritti individuali era stata portata all’estremo, non solo tollerando ma approvando e celebrando l’omosessualità e altri tipi di comportamenti sessuali aberranti (non riproduttivi), ed ora insistendo sulla castrazione chimica e chirurgica dei bambini. Una tendenza transumanista separata ma collegata cerca di cancellare il confine tra uomo e macchina. L’Occidente si sta muovendo anche verso la legalizzazione della pedofilia; l’eutanasia è già legale in molti Paesi e in Canada è attivamente promossa come soluzione alla povertà degli anziani. Non resta che legalizzare il cannibalismo e i sacrifici umani. Ciò che si è perso tra tutti questi diritti individuali è il diritto delle comunità a far ragionare questi individui.

In un certo senso, legalizzare il cannibalismo farebbe una differenza di grado, non di tipo. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i nazisti avevano segregato i bambini russi nei campi di concentramento e li dissanguavano per fornire trasfusioni ai soldati tedeschi feriti. Ancora oggi, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, geriatri privilegiati vivono fino a un’età oscena grazie a trasfusioni segrete di sangue di bambini. E il flusso costante e abbondante di soldati ucraini feriti a morte fornisce un’abbondante risorsa di organi da donare alle cliniche in Europa e in Israele. Queste pratiche sono parte integrante dell’umanesimo occidentale.

Con l’estremizzazione di questi sviluppi, le richieste di accettazione universale di questi “valori occidentali” sono diventate più stridenti e schiaccianti – e sempre più offensive per l’85% della popolazione mondiale, socialmente conservatrice, sia all’interno che all’esterno dell’Occidente. In gran parte del mondo, il sesso prima o al di fuori del matrimonio è un crimine e i bambini nati fuori dal matrimonio sono ancora chiamati “bastardi,” il matrimonio è ancora “finché morte non vi separi,” il rispetto per i propri anziani è incondizionato e “la morte prima del disonore” è la legge non scritta. Questi sono tutti valori universali della cultura umana e qualsiasi deviazione da questi principi è temporanea e porta all’estinzione biologica. Questa lezione era stata formalizzata in Romani 6:32: “Perché il salario del peccato è la morte.” Ma la morte, a volte, tarda ad arrivare e le persone tendono a diventare impazienti nell’attesa dell’evento e decidono quindi di prendere in mano la situazione.

È qui che la Russia gioca un ruolo chiave: ha lanciato il guanto di sfida all’Occidente collettivo, dicendogli in sostanza che può diventare degenerato quanto vuole, ma che non ha il diritto di imporre a nessuno le sue nuove regole strane e contorte. In questo processo, la Russia è diventata il campione e il difensore mondiale della società e della cultura conservatrice. Altri Paesi, soprattutto quelli islamici, sono stati altrettanto inflessibili; ad esempio, l’Indonesia ha appena criminalizzato l’adulterio: non andate a Bali senza essere legalmente sposati con il vostro partner di sesso opposto o rischiate di essere rinchiusi! Ma l’approccio islamico manca di universalità, poiché si basa su ciò che all’interno dell’Islam viene definito “haram,” mentre la Russia rivendica la sovranità universale e la libertà dall’oppressione culturale occidentale.

È chiaro che non si tratta di un conflitto sull’Ucraina, che è solo l’ultima mossa di un gioco molto più ampio. Sicuramente questo conflitto era iniziato molto prima del 22 febbraio 2022, quando la Russia aveva annunciato l’inizio della sua operazione speciale per smilitarizzare e denazificare l’Ucraina. Non era nemmeno iniziato il 22 febbraio 2014, quando il presidente ucraino Yanukovych era stato costretto a fuggire dall’Ucraina verso la Russia a seguito di un colpo di Stato violento e illegale, fomentato e incoraggiato dal Dipartimento di Stato americano. All’epoca, come si era vantata Victoria Nuland, gli Stati Uniti avevano già speso 5 miliardi di dollari per destabilizzare politicamente l’Ucraina e trasformarla in un Paese anti-russo. È impossibile stabilire la data, ma il processo potrebbe essere iniziato già nel 1945, quando i nazisti ucraini, insieme a nazisti di altra provenienza, erano stati deportati e avevano trovato rifugio e sostegno negli Stati Uniti e in Canada.

Probabilmente, il conflitto tra Russia e Occidente va molto più indietro nella storia, con piccole interruzioni. C’era stato un breve periodo interbellico tra il Giorno della Vittoria, il 9 maggio 1945 e il discorso di Winston Churchill sulla “cortina di ferro” del 5 marzo 1946 – meno di un anno! Un altro periodo interbellico, più lungo, era esistito dopo la dissoluzione (illegale) dell’Unione Sovietica da parte di Eltsin e dei suoi scagnozzi a Belovezhskaya Pushcha l’8 dicembre 1991 (con il presidente George Bush senior che era stato il primo ad esserne informato da una telefonata di Eltsin) e l’inizio della guerra globale al terrore, che era partita con grande clamore l’11 settembre 2001 con la distruzione di tre grattacieli di New York, pesantemente sovra-assicurati, ottenuta per mezzo di due Boeing.

Inoltre, non è chiaro quanto si debba guardare al futuro per capire come potrebbe concludersi l’attuale fase del conflitto. Certamente il suggerimento di Kissinger che il conflitto possa essere semplicemente negoziato non è altro che un depistaggio, soprattutto dopo la rivelazione della ex Bundeskanzlerin Angela Merkel che gli accordi di Minsk tra Kiev e Donetsk/Lugansk erano solo uno stratagemma per dare a Kiev il tempo di riorganizzarsi e riarmarsi per essere meglio in grado di attaccare le Repubbliche di Donetsk e Lugansk. Perché ora la Russia dovrebbe voler negoziare se l’obiettivo dichiarato del [precedente] negoziato era stato solo una tattica dilatoria – per di più fallita? Del resto, i Russi avevano scoperto lo stratagemma e avevano usato gli otto anni per… riorganizzarsi e riarmarsi al fine di smilitarizzare e denazificare con più efficacia l’Ucraina al momento opportuno.

È chiaro che l’arco di tempo in questione si estenderà probabilmente ben oltre il momento in cui l’Ucraina orientale tornerà a far parte della Russia (beh, gran parte di essa lo è già!), mentre il resto sarà trasformato in un’innocua landa desolata, in gran parte spopolata, disseminata di cadaveri in decomposizione di mercenari polacchi e pattugliata da robot da combattimento russi. Sta succedendo qualcosa di più importante: gli Stati Uniti sono affamati e devono divorare subito qualcuno o il loro castello di carte finanziario crollerà.

Gli Stati Uniti sono costituzionalmente incapaci di vivere solo con i propri mezzi, ma, dal momento che la pompa genera-ricchezza dei petrodollari non funziona più e che gran parte del resto del mondo è già stato dissanguato dal loro capitalismo vampiresco, cosa resta da divorare? L’Unione Europea, naturalmente! La base della prosperità europea era stata la fornitura costante di energia relativamente a buon mercato dalla Russia e, tagliandola, gli Stati Uniti hanno reso l’economia europea non funzionale e pronta a essere saccheggiata a piacimento. Ora, la Russia dovrebbe voler interferire con questo processo? Certo che no! Se l’Occidente collettivo vuole rosicchiare i suoi stessi membri, perché questo dovrebbe essere un problema per la Russia? “Non interrompere mai il tuo nemico quando sta commettendo un errore, sarebbe cattiva educazione,” aveva detto Napoleone durante la battaglia di Waterloo.

Se andiamo abbastanza indietro nel tempo, scopriamo che il primo Drang nach Osten era stato scatenato da Papa Urbano II il 27 novembre 1095, quando aveva aperto la strada alle Crociate e chiamato tutti i Cristiani d’Europa alla guerra contro i Musulmani per reclamare la Terra Santa, al grido di “Deus vult!” o “Dio lo vuole!” Questo era più o meno il suo pomposo modo di dire “Ho fame! Portatemi qualcosa da mangiare!” Naturalmente, nel 1147 i Tedeschi avevano attaccato gli Slavi, che erano piuttosto lontani dalla Terra Santa, ma che all’epoca dovevano sembrare gustosi, e avevano continuato ad attaccarli per oltre due secoli!

Avevano poi continuato gli Svedesi, fino a quando Pietro il Grande li aveva sconfitti a Poltava (oggi in Ucraina) il 27 giugno 1709. Negli ultimi tre secoli sono stati silenziosi come topi, ma ora stanno facendo baccano per entrare nella NATO (l’attuale alleanza dei Crociati) e potrebbe essere il momento di rispedirli al 1709 con qualche razzo, liberandoli da stravaganze come l’elettricità, il riscaldamento centralizzato, l’acqua corrente e i trasporti motorizzati. Al momento in cui scriviamo, gli Svedesi hanno ancora tempo per decidere. Lo stesso vale per i Finlandesi, che, nel corso dei secoli, sono stati condizionati a fare tutto ciò che gli Svedesi dicono loro di fare, ma lentamente.

Sono stati sei secoli di crociate, a fasi alterne! Ci sono monasteri in Russia che sono stati saccheggiati e rasi al suolo da questi “Cristiani” furiosi almeno quattro o cinque volte. E poi Napoleone aveva invaso cento anni dopo, e Hitler poco più di un secolo dopo… e ora questo… Ma non abbiamo bisogno di andare così indietro nel tempo per prevedere con ragionevole certezza che questo quasi millennio di crociate occidentali sta per finire. Per farlo, basta guardare all’11 settembre 2001 e al lancio della guerra globale al terrorismo. Ad oggi, tutti gli stratagemmi e le manovre che gli Stati Uniti hanno tentato in questa guerra sono falliti, e l’Ucraina è la loro ultima linea di difesa.

Questi fallimenti sono poco conosciuti o compresi in Occidente, dove i mass media sono esperti nel nascondere tutto ciò che non si adatta alla narrazione vincente.

Nella prossima puntata esamineremo gli sviluppi degli ultimi dieci anni. È solo un battito di ciglia nell’arco della storia, ma, a volte, il crollo avviene all’improvviso e dovremmo sentirci privilegiati nell’assistere ad una serie di eventi così importanti.

Dmitry Orlov

Fonte: cluborlov.wordpress.com

Link: https://cluborlov.wordpress.com/2022/12/21/the-last-crusade-part-i/
20.12.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Dmitry Orlov è nato a Leningrado, nell’URSS, da una famiglia di accademici ed è emigrato negli Stati Uniti a metà degli anni Settanta. Laureato in ingegneria informatica e linguistica, ha lavorato in diversi campi, tra cui la fisica delle alte energie, il commercio su Internet, la sicurezza delle reti e la pubblicità. È autore di numerosi libri, tra cui Reinventing Collapse e The Five Stages of Collapse.

 

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