Lula propone una moneta comune tra Brasile e Argentina: appena arrivato tenta di spaccare i BRICS?

Il Presidente brasiliano fresco di elezione con tanto di assalto al Palazzo Presidenziale sul modello Capitol-Hill, propone subito per il suo paese la classica ricetta delle élite globaliste mondiali per saccheggiare i popoli, lanciando l'unione monetaria tra Brasile ed Argentina.

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di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

Una volta individuato come agisce il “Potere”, leggerne le mosse successive è molto semplice; proprio perché sono tutte caratterizzate da una costante ripetizione all’infinito delle stesse ricette.

Una di queste è la sempre pronta proposta di unire i popoli attraverso le unioni monetarie, lastricando loro di marmo le strade, per un approdo sicuro all’inferno.

E se qualcuno avesse ancora dei dubbi sul fatto che l’elezione del presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, fosse il “remake” del film già visto con la salita di Biden alla Casa Bianca, non deve certo averne riguardo a quali poteri costui risponda, dopo che appena eletto si è precipitato in Argentina a forzare la mano per l’immediata costruzione di una valuta comune tra i due principali paesi dell’America Latina.

Lunedì scorso il presidente brasiliano dopo aver lanciato la proposta insieme al suo omologo argentino Alberto Fernandez, di fronte ai giornalisti, ha affermato che una valuta comune ridurrebbe una dannosa dipendenza dal dollaro USA – aggiungendo: “Penso che questo accadrà con il tempo, ed è necessario perché ci sono paesi che a volte hanno difficoltà ad acquisire dollari”. [1]

Eccole le strade lastricate di marmo: si prospetta alla gente il paradiso facendole credere che attraverso una unione monetaria sia possibile collocarsi quanto di più lontano da quello che per anni è stato per loro l’inferno della dipendenza dal dollaro.

Niente più timori quindi, di non potersi procurare i dollari attraverso una cambio che non smette mai di salire, con la nuova valuta comune per i brasiliani e gli argentini “sarà come lavorare un giorno di meno, guadagnando come se lavorassero un giorno di più”.

Parole a noi familiari, che rimbombano nelle nostre teste ogni qualvolta dobbiamo affrontare la dura realtà dell’euro, maledicendo colui che le pronunciò a suo tempo. Magari Lula, per convincere il popolo della bontà del suo progetto, potrebbe avere già in fase di montaggio, un video promozionale, con Romano Prodi vestito da ballerino di samba, che pronuncia la famosa frase in portoghese con accento romagnolo. Con lo scherzo cerchiamo di esorcizzare una realtà sempre più cruda.

La storia del mondo ci insegna che di unioni monetarie non ne è sopravvissuta nemmeno una e noi italiani sappiamo bene il perché, anche se l’euro, evidentemente sorretto da forze inaudite, pare proprio che non debba morire mai…. purtroppo per noi!

Su quanto sia infernale la gabbia delle unioni monetarie, dipende dalla quantità di frodi dottrinali sulle quali sono costruite e quindi, ad oggi, in base a quanto emerso dal “pourparler” tra Lula e Fernandez, non siamo certo in grado di quantificare e misurarne l’intensità, delle sofferenze che i loro popoli dovranno affrontare.

Quello che è sicuro, non sarà certo fatta per il bene della gente ma per gli interessi di saccheggio delle élite locali ed internazionali. Ma vi è di più!

Nel caos totale del mondo attuale, dove i progetti globalisti quali il Grande Reset si scontrano con la chiara azione dei BRICS, con a capo Russia e Cina, volta ad abbattere il mondo dollaro-centrico, per ricrearne uno di tipo multipolare; pare abbastanza chiaro che la mossa di Lula, sia del tutto funzionale, per non dire dettata da quei poteri che vogliono contrastare tale azione. E perché no! Magari fino al punto di rompere il fronte dei BRICS stessi, facendo uscire il Brasile.

Del resto, se questo non fosse l’intento nascosto dietro alla mossa di Lula, molto più logico sarebbe stato per il presidente brasiliano, dedicarsi alla promozione dell’entrata dell’Argentina nella compagine dei BRICS, visto che la patria di Diego Armando Maradona ha già compilato la richiesta di accesso nel giugno scorso, all’interno di un piano di espansione che prevede l’ingresso di 5 nuovi membri per il 2023 (Egitto, Arabia Saudita, Turchia, Iran ed appunto Argentina). [2]

Nonostante il profondo scetticismo dagli analisti, che affermano che nessuno dei due paesi è in grado di affrontare un’impresa così complicata o infondere fiducia nell’idea ai mercati globali – Lula, a quanto pare – improvvisamente impossessato dallo spirito di Jean Monnet (padre fondatore delle UE), vola alto. Fino a prospettare che la valuta comune, sarebbe inizialmente condivisa tra Argentina e Brasile per il commercio e le transazioni tra i due paesi, per poi, in una seconda fase del progetto, venir adottata anche dagli altri membri del blocco commerciale del Mercosur.

Del Mercosur, fanno parte, in qualità di Stati membri: Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela. Sono inoltre Stati associati la Bolivia e il Cile, il Perù, la Colombia e l’Ecuador.

In pratica Lula sogna già un progetto stile Unione Europa bello e buono! E le probabilità che sia stato posizionato con forza in quel posto, intenzionalmente per metterlo in atto, potrebbero essere abbastanza concrete.

Quando si parla di moneta i dettagli sono essenziali e sebbene Lula non ne abbia forniti, a chiarire che la proposta non comporterà l’adozione di una moneta unica per sostituire il real brasiliano e il peso argentino, c’ha pensato lunedì pomeriggio, a Buenos Aires, il ministro delle finanze brasiliano Fernando Haddad. Di fatto una marcia indietro rispetto alle intenzioni del suo presidente!

Sappiamo bene che per brasiliani ed argentini rimanere sovrani della propria moneta e controllori della propria banca centrale, sarebbe essenziale per non fare la fine di greci ed italiani, perennemente costretti ad elemosinarla sul “sagrato” della Banca centrale europea.

Evitare l’espandersi della povertà, controllare l’inflazione ed impedire una massiccia svalutazione della propria moneta sono sempre le classiche paure prospettate da chi ha tutto l’interesse ad infilare il paese nelle sabbie mobili della politica del cambio fisso.

L’Argentina, oggi una delle nazioni con più alta inflazione al mondo (95% nel 2022) è un paese dove quasi 4 persone su 10 vivono in condizioni di povertà. Se consideriamo che in Italia dal 2008 al 2020, nonostante l’euro, i poveri sono triplicati e che oggi, 6 famiglie su 10 che non arrivano a fine mese, sono soggetti che a breve andranno ad aumentare tale percentuale, possiamo ben capire che le unioni monetarie non servono certo a far star meglio i popoli.

La moneta è lo strumento, dopo di ché quello che conta è come lo strumento stesso viene usato e soprattutto da chi ne detiene il controllo. Deve essere chiaro che, unire le monete lasciando intonse le politiche fiscali dei governi, non moltiplica la moneta nelle nostre tasche ne tantomeno cambia il destino di imprese e famiglie.

Le unioni monetarie, soprattutto quelle che tolgono la sovranità nell’emissione della valuta agli stati che vi partecipano (caratteristica del sistema-euro), non solo segnano il destino dei popoli in fatto di povertà e sofferenze, ma mandano anche in confusione tutti coloro che cercando di risolverne le molteplici storture, causa dei gravissimi squilibri macroeconomici, direttamente attribuibili alle falsità dottrinali con cui si costruiscono le unioni monetarie stesse. Sto parlando di tutti quegli economisti, che ancora non hanno compreso appieno il funzionamento della moneta fiat e dei sistemi monetari moderni, ma che, ahinoi! avendo voce in capitolo, propongono soluzioni, che poi nella realtà sono ancora più devastanti della frode stessa già messa in atto, rappresentata appunto dall’uso comune di una valuta a cambio fisso emessa da un ente indipendente dai governi. Soluzioni che, in buona fede o meno, servono solo a depistare la gente da quella che è la Verità, e che “in cauda venenum” sono solo funzionali allo spregio di portare acqua al Mulino della frode.

Uno di questi è l’economista tedesco Hans-Werner Sinn, famoso nel suo paese per aver intrapreso una serrata battaglia dottrinale, per veder ripagata la Germania dei saldi Target 2 – crediti effettivi, che il sistema-paese tedesco, a suo dire, deterrebbe presso la BCE tramite la Bundesbank.

Sull’argomento Target 2, sono stati spesi oceani di parole e chi vi scrive ha eseguito una puntale “autopsia” sull’argomento attraverso ben tre articoli pubblicati nel recente passato (per chi volesse rileggerli ed approfondire li riporto nuovamente nelle note in fondo all’articolo). [3][4][5]

Nonostante che sul tema il mondo accademico ed addirittura Draghi stesso, da governatore della BCE, abbiano fatto chiarezza sul fatto che tali saldi non rappresentino, nel modo più assoluto dei crediti reali di un paese verso un altro paese, ma bensì degli squilibri contabili all’interno dei bilanci dei soggetti creatori in regime di monopolio della moneta euro, c’è ancora chi si prodiga a reclamare tali crediti, prospettando soluzioni “liquidatorie” che addirittura vanno oltre il tempo che fu e che non è mai stato del “gold standard”!

Il tema è delicato, proprio perché riguarda la creazione della moneta e la falsa prospettazione che la stessa, abbia natura debitoria, ovvero, stiamo parlando della principale frode su cui si basa la sottomissione dei popoli da parte dei “poteri”.

Per procurarsi valuta estera non è necessario essere in una unione monetaria; tanto per fare un esempio, fino ad oggi i dollari se li è potuti procurare sia il petroliere europeo con gli euro che il petroliere burundese con il franco del Burundi.

Questo perché alla fine – a fronte di un pagamento effettuato per una fornitura di petrolio o di qualsiasi altro bene – c’è sempre una banca centrale che si prende la titolarità di un estratto conto, vuoi che esso sia denominato nella valuta comune dell’euro che in quella del franco del Burundi.

Solo attraverso l’esistenza di una banca centrale, che per sua stessa natura, è in grado di assumersi, senza incorrere in un default, ogni tipo di perdita e di passività può esistere la moneta fiat ed è per questo motivo, che anche nel posto più sperduto e povero del mondo possiamo permetterci di fare il pieno di benzina alla nostra auto.

Se non ci fosse una banca centrale che si accolla “il gobbo nero” rappresentato da un estratto conto in valuta fiatfinanche della valuta più svalutabile del mondonel paese dove si emette quella valuta, mai potremmo fare il pieno di benzina alla nostra auto.

Tutto questo per dirvi che le esportazioni di beni e servizi e le importazioni di capitali, sostanzialmente avvengono in cambio di un estratto conto nella valuta di quel paese che riceve i suddetti beni e servizi ed esporta i propri capitali. Estratto conto detenuto presso la banca centrale di quel paese.

Niente altro ottiene in cambio!!!

Cosi funziona la moneta fiat, quella che tutti noi abbiamo nei nostri portafogli e nei nostri conti…. così è se vi piaccia oppure no!

Comprendere questo, Vi aiuterà, a capire quanto le unioni monetarie non siano per niente necessarie al fine di garantire il benessere dei popoli, anzi diventano estremamente dannose a tal fine, quando, come già spiegato, si impone a chi vi partecipa di rinunciare alla propria sovranità monetaria.

di Megas Alexandros

Fonte: Lula appena arrivato tenta di spaccare i BRICS? – Megas Alexandros

Note:

[1] Proposed Brazil-Argentina common currency is met with doubts | Euronews

[2] BRICS Expansion: Five New Members in 2023? – Impakter

[3] TARGET 2: DEBITO O FLUSSI MONETARI!!! FACCIAMO UN PO’ DI CHIAREZZA – Megas Alexandros

[4] La creazione di moneta fiat ad opera delle banche centrali, non può mai essere considerata un debito: lo certifica anche il Target 2 – Megas Alexandros

[5] La confusione sul Target 2 serve solo a far continuare a credere che la moneta si crei a debito! – Megas Alexandros

 

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