Whitney Webb
thelastamericanvagabond.com
Mentre il conflitto tra Ucraina e Russia continua ad aggravarsi e a dominare l’attenzione del mondo, ha ricevuto molta poca attenzione, in considerazione delle sue possibili conseguenze, la crescente evidenza che la Central Intelligence Agency (CIA) degli Stati Uniti sta lavorando per creare e armare un’insurrezione in Ucraina. Questo è particolarmente vero, visto che ex funzionari della CIA e un ex Segretario di Stato stanno ora dicendo apertamente che la CIA sta seguendo i “modelli” delle passate insurrezioni da essa stessa sostenute in Afghanistan e Siria per i suoi piani in Ucraina. Dato che, come risultato diretto di quelle insurrezioni, quei Paesi erano stati devastati dalla guerra, questo non è affatto di buon auspicio per l’Ucraina.
Tuttavia, questa insurrezione potrebbe avere conseguenze che vanno ben oltre l’Ucraina. È evidente che la CIA considera l’insurrezione che sta creando ben più di un’opportunità per portare la guerra ibrida contro la Russia sempre più vicino ai suoi confini. Come mostrerà questo rapporto, sembra che la CIA sia determinata a trasformare in realtà una profezia da lei stessa divulgata negli ultimi due anni. Questa predizione di ex e attuali funzionari dell’intelligence risale almeno all’inizio del 2020 e sostiene che una “rete transnazionale di suprematisti bianchi,” con presunti legami con il conflitto ucraino, sarà la prossima catastrofe globale a colpire il mondo, mentre la minaccia della Covid-19 si allontana.
Secondo queste “previsioni,” questa rete globale di suprematisti bianchi – presumibilmente imperniata su un gruppo legato al conflitto nella regione del Donbass, in Ucraina – diventerà la nuova minaccia in stile Stato Islamico e sarà sicuramente usata come pretesto per attivare l’infrastruttura ancora dormiente, creata l’anno scorso dal governo degli Stati Uniti sotto il presidente Biden, per una orwelliana “Guerra al Terrorismo Interno.”
Dato che questo sforzo della CIA per dar vita ad un movimento insurrezionale in Ucraina era già iniziato nel 2015 e che i gruppi che aveva addestrato (e continua ad addestrare) comprendono formazioni con evidenti connessioni neonaziste, sembra che questa “incombente insurrezione ucraina,” com’è stata recentemente definita, sia già all’opera. In questo contesto, rimane l’inquietante possibilità che quest’ultima escalation del conflitto Russia-Ucraina sia solo l’atto di apertura di questa nuova reiterazione dell’infinita “Guerra al Terrorismo.”
Le insurrezioni aumentano
Poco dopo l’inizio delle operazioni militari in Ucraina da parte della Russia, Foreign Affairs – il braccio mediatico del Council on Foreign Relations (CFR) – ha pubblicato un articolo intitolato “The Coming Ukrainian Insurgency.” Il pezzo è stato scritto da Douglas London, che si autodefinisce un “ufficiale operativo della CIA di lingua russa in pensione che ha servito in Asia centrale e gestito le operazioni di controinsurrezione dell’agenzia.” Nell’articolo egli afferma che “Putin dovrà affrontare una lunga e sanguinosa insurrezione, che attraverserà numerosi confini” e potrà creare “disordini crescenti e potenzialmente destabilizzanti per altri Paesi nell’orbita russa.”
Le altre dichiarazioni degne di nota di London includono la sua affermazione che “gli Stati Uniti saranno invariabilmente una fonte importante ed essenziale di sostegno per un’insurrezione ucraina.” Seguita da “gli Stati Uniti hanno imparato in Vietnam e in Afghanistan che un’insurrezione con linee di rifornimento affidabili, ampie riserve di combattenti e rifugi oltre il confine può sostenersi indefinitamente, indebolire la volontà di combattere di un esercito di occupazione ed esaurire in patria il sostegno politico per l’occupazione.” London prende esplicitamente a modello per questa apparentemente prossima insurrezione ucraina la guerriglia in Afghanistan, sostenute dalla CIA negli anni ’80, e i “ribelli moderati” in Siria, dal 2011 ad oggi.
London non è il solo a prendere queste insurrezioni del passato sostenute dalla CIA come modello per gli aiuti “occulti” degli Stati Uniti all’Ucraina. L’ex Segretario di Stato Hillary Clinton, il cui Dipartimento di Stato aveva contribuito a creare l’insurrezione dei “ribelli moderati” in Siria e supervisionato la distruzione della Libia (anch’essa sostenuta da USA e NATO), è apparsa su MSNBC il 28 febbraio per dire essenzialmente la stessa cosa. Nella sua intervista, la Clinton ha citato l’insurrezione sostenuta dalla CIA in Afghanistan come “il modello a cui la gente [nel governo degli Stati Uniti] sta ora guardando” nel contesto della situazione in Ucraina. Nella stessa intervista [la Clinton] fa anche riferimento in modo simile all’insurrezione in Siria. Vale la pena notare che Jake Sullivan, l’ex vice capo dello staff della Clinton (all’epoca in cui Hillary era Segretario di stato) è ora il consigliere di Biden per la sicurezza nazionale.
L’insurrezione in Afghanistan, inizialmente sostenuta dagli Stati Uniti e dalla CIA a partire dalla fine degli anni ’70 sotto il nome di Operazione Cyclone, aveva poi segnato la nascita dei presunti nemici mortali dell’impero statunitense – i Talebani e Al Qaeda – che avrebbero alimentato la “guerra al terrore” del dopo 11 settembre. La campagna degli Stati Uniti contro i discendenti dell’insurrezione (che un tempo avevano appoggiato) aveva causato in Afghanistan orribili distruzioni, una serie infinita di morti e di crimini di guerra, arrivando ad essere la più lunga (e più costosa) guerra di occupazione nella storia militare americana.
Aveva anche portato ai bombardamenti e alla distruzione di diversi altri Paesi, insieme alla riduzione delle libertà civili all’interno degli Stati Uniti stessi. Parimenti, in Siria, il sostegno degli Stati Uniti e della CIA ai “ribelli moderati” era, e rimane, incredibilmente distruttivo per un Paese che si suppone voglia semplicemente “liberarsi” dal dominio di Bashar al-Assad. L’esercito statunitense continua ad occupare aree critiche del Paese [e a rubare petrolio n.d.t.].
Se questi sono i tanto propagandati “modelli” per la “prossima insurrezione in Ucraina,” cosa ne sarà allora dell’Ucraina? Se la storia delle insurrezioni sostenute dalla CIA è un indicatore, possiamo prevedere per il suo popolo molta più distruzione e sofferenza di quanta ne stia arrecando l’attuale campagna militare russa. L’Ucraina diventerà uno stato fallito e un campo di morte. Quelli che in Occidente, in particolare negli USA, fanno il tifo affinchè i loro governi diano sostegno allo schieramento ucraino farebbero bene a rendersi conto di questa possibilità, perché porterà solo ad un’escalation in un’altra mortale guerra per procura [voluta dagli Stati Uniti].
Tuttavia, oltre a quanto sopra, dobbiamo anche considerare il fatto, assai inquietante, che questa insurrezione ucraina aveva iniziato ad essere preparata dalla CIA mesi, se non anni, prima della campagna militare della Russia attualmente in corso. Nel mese di gennaio, Yahoo! News aveva riferito che, fin dal 2015, la CIA stava supervisionando un programma di addestramento segreto per gli agenti dell’intelligence e delle forze speciali ucraine. Il rapporto citava esplicitamente un ex funzionario della CIA a conoscenza del programma, secondo cui l’Agenzia aveva in corso “un programma di addestramento all’insurrezione” e conduceva questo addestramento in una base militare statunitense non rivelata. Questo addestramento di “insorti” ucraini era stato sostenuto dalle amministrazioni Obama, Trump e ora Biden, e le ultime due ne avevano ulteriormente ampliato l’operatività. Anche se la CIA aveva negato le affermazioni di Yahoo!, un rapporto del New York Times, pubblicato anch’esso a gennaio, affermava che gli Stati Uniti stavano considerando la possibilità di sostenere un’insurrezione in Ucraina in caso di invasione russa.
Dato che la CIA, a quel tempo e fino all’inizio delle ostilità, aveva continuato a mettere in guardia su un’imminente invasione russa dell’Ucraina, vale la pena chiedersi se il governo degli Stati Uniti e la CIA non abbiano essi stessi contribuito a “premere il grilletto” violando intenzionalmente le “linee rosse” della Russia per quanto riguarda l’ingresso della NATO in Ucraina e il suo progetto di acquisizione di armi nucleari (quando era diventato chiaro che le ripetute previsioni della CIA di una “imminente” invasione russa non si sarebbero avverate). Le linee rosse della Russia riguardanti l’Ucraina erano state chiaramente definite – e ripetutamente violate dagli Stati Uniti – ormai da anni. In particolare, gli sforzi degli Stati Uniti per fornire aiuti letali all’Ucraina avevano coinciso con la riduzione del sostegno bellico ai “ribelli” siriani, e questo suggerisce che l’apparato militare e dell’intelligence statunitense stava già da tempo considerando l’Ucraina come la “prossimo” nella sua lista delle guerre per procura.
Tuttavia, più di recente, gli avvertimenti della CIA su un’imminente invasione dell’Ucraina erano stati sottovalutati, non solo da molti analisti americani, ma, apparentemente, anche dagli stessi governi russo e ucraino. Si presume che il cambiamento sia avvenuto, almeno da parte russa, dopo che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva affermato alla conferenza sulla sicurezza di Monaco che il suo governo avrebbe cercato di rendere l’Ucraina una potenza nucleare, in violazione del memorandum di Budapest del 1994. Sicuramente, Zelensky e i suoi sostenitori a Washington DC e Langley, Virginia, erano al corrente che un’affermazione così estrema da parte di Zelensky avrebbe suscitato una risposta [altrettanto forte] da parte della Russia. Basti considerare il clamore che esplode a livello mondiale ogni volta che un qualsiasi Paese annuncia la sua intenzione di diventare una potenza nucleare. Infatti, la leadership russa ha affermato di essersi sentita costretta ad agire militarmente dopo che l’Ucraina (che da anni bombarda regolarmente i separatisti lungo la linea di contatto tramite unità paramilitari intenzionate a sterminare le etnie russe che vivono in quelle regioni) aveva annunciato un progetto per l’acquisizione di armi nucleari.
Inoltre, visti i crescenti legami dell’Ucraina con la NATO e il suo desiderio di integrarsi nell’Alleanza, queste teoriche armi nucleari sarebbero state controllate dalla NATO, proprio al confine con la Russia. Zelensky, gli Stati Uniti e i loro alleati sapevano sicuramente che questo progetto, in particolare la sua diffusione al pubblico, avrebbe contribuito ad escalare una situazione già tesa. Questa dichiarazione di Zelensky era venuta dopo il massiccio trasferimento aereo di armi (coordinato dagli Stati Uniti) all’Ucraina verificatosi all’inizio del mese scorso, poche settimane prima dell’attuale campagna militare russa. Nel 2017, la fornitura di armi letali americane all’Ucraina era già stata descritta dai membri del Ministero della Difesa russo come equivalente ad una “dichiarazione di guerra” alla Russia da parte degli Stati Uniti.
Vale la pena considerare che queste linee rosse e la possibilità di superarle erano state già discusse da Zelensky e dai rappresentanti dei servizi segreti ucraini quando, a gennaio, avevano incontrato il capo della CIA, William Burns. La CIA, a quel tempo, stava già sostenendo che era imminente un’invasione russa dell’Ucraina. Dati gli eventi sopra descritti, non è possibile che la CIA volesse arrivare all’insurrezione per la quale si stava preparando fin dal 2015? Potrebbe averlo fatto spingendo i suoi alleati nel governo ucraino a porre in atto le condizioni necessarie per iniziare l’insurrezione, violando le “linee rosse” della Russia e costringendola ad attaccare? La cosa avebbe certamente dato alla CIA il pretesto per lanciare un’insurrezione già pre-pianificata. Visto che la CIA aveva addestrato gli agenti dell’intelligence ucraina per quasi sette anni, questa possibilità è certamente da prendere in considerazione.
Se, per come l’abbiamo descritta, questa teoria è più che plausibile e vicina alla verità, rimangono però altre domande, una soprattutto: perché la CIA dovrebbe cercare di lanciare questa insurrezione in Ucraina e perché proprio ora?
L’eventuale risposta potrebbe sorprendervi.
Fabbricare la narrativa e la minaccia
Nel maggio 2020, Politico aveva pubblicato un articolo intitolato “Gli esperti sapevano che stava arrivando una pandemia. Ecco qual’è la loro prossima preoccupazione.” L’articolo era stato scritto da Garrett Graff, ex redattore di Politico, docente di giornalismo e relazioni pubbliche alla Georgetown e direttore delle iniziative informatiche presso l’Aspen Institute – un think tank “non partigiano” finanziato in gran parte dal Rockefeller Brothers Fund, la Carnegie Corporation e la Bill & Melinda Gates Foundation.
L’introduzione di Graff al pezzo afferma quanto segue:
“Ogni anno, la comunità dell’intelligence rilascia il Worldwide Threat Assessment, un distillato di tendenze globali preoccupanti, rischi, punti problematici e pericoli emergenti. Quest’anno però, l’udienza pubblica sulla valutazione, che di solito si tiene a gennaio o febbraio, è stata annullata, evidentemente perché i leader dell’intelligence, che di solito testimoniano insieme in una rara udienza aperta, erano preoccupati che i loro commenti avrebbero potuto agggravare la posizione del presidente Donald Trump. E il governo non ha ancora rilasciato un rapporto pubblico sulle minacce del 2020.”
Quella del 2020, era stata la prima volta CIA non aveva diffuso una valutazione della minaccia “mondiale” da quando, decenni prima, aveva iniziato a scadenzarle annualmente. Secondo Graff, in mancanza della valutazione della minaccia mondiale da parte della CIA, questo articolo pubblicato su Politico avrebbe dovuto servire come una “valutazione della minaccia interna,” visto che riportava una “lista degli eventi più significativi che avrebbero potuto avere un impatto sugli Stati Uniti” a breve, medio e lungo termine. Graff aveva creato questo documento di valutazione dopo aver intervistato “più di una dozzina di leader di pensiero,” molti dei quali erano “attuali ed ex funzionari della sicurezza nazionale e dell’intelligence.” Pochi mesi dopo, nell’ottobre dello stesso anno, il Dipartimento di Sicurezza Nazionale (per la prima volta dalla sua creazione nel 2003) aveva pubblicato la propria valutazione della minaccia “interna.” Come avevo fatto notare all’epoca, questo episodio aveva segnalato un importante spostamento all’interno dell’apparato di sicurezza nazionale/intelligence degli Stati Uniti, dal “terrorismo estero,” il suo obiettivo palese dall’11 settembre in poi, al “terrorismo interno.”
Pochi mesi dopo la pubblicazione di questo Homeland Threat Assessment, sulla scia degli eventi del 6 gennaio (che a quanto pare erano già stati previsti dall’allora funzionario del DHS Elizabeth Neumann) era partita la guerra al terrorismo interno. Infatti, all’inizio del 2020, la Neumann aveva preveggentemente dichiarato: “Sembra di essere nell’imminenza di un altro 11 settembre – forse non un qualcosa di così catastrofico in termini visivi o di numeri – ma vediamo che si sta formando e non sappiamo come fermarlo.”
In effetti, il 6 gennaio, nessuno sforzo reale era stato fatto dalla polizia del Campidoglio o dagli altri funzionari delle forze dell’ordine presenti per fermare la cosiddetta “sommossa” e ci sono un sacco di filmati dell’evento che mostrano le forze dell’ordine che invitano i presunti “insorti” ad entrare nell’edificio del Campidoglio. Questo, tuttavia, non aveva impedito ai politici di alto livello e ai funzionari della sicurezza nazionale di etichettare il 6 gennaio come l'”altro 11 settembre,” apparentemente predetto dalla Neumann. In particolare, il primo Homeland Threat Assessment del DHS, l’avvertimento della Neumann e la successiva narrazione ufficiale degli eventi del 6 gennaio erano tutti pesantemente incentrati sulla minaccia di “attacchi terroristici da parte dei suprematisti bianchi” all’interno del territorio nazionale statunitense.
Tornando all’articolo di Politico del maggio 2020 – Graff notava che molti presunti “esperti” pandemici, che – per Graff – includevano Bill Gates e i funzionari dell’intelligence USA James Clapper e Dan Coats, avevano “previsto la diffusione di un nuovo virus e gli impatti economici dovuti alla pandemia, così come “i dettagli sulle sfide specifiche” che gli Stati Uniti avrebbero dovuto affrontare durante la fase iniziale della crisi Covid-19. Graff chiedeva poi: “Quali altre catastrofi stanno arrivando che non stiamo ancora pianificando? Secondo i “leader di pensiero” che aveva consultato per il pezzo (che comprendevano diversi attuali ed ex funzionari dell’intelligence) la più immediata “minaccia a breve termine” che avrebbe potuto sconvolgere la vita negli Stati Uniti dopo la pandemia Covid era “la globalizzazione della supremazia bianca.”
Nel discutere questa minaccia incombente, Graff aveva scritto:
“‘Terrorismo’ oggi evoca immagini di combattenti dell’ISIS e attentatori suicidi. Ma, se chiedete ai funzionari della sicurezza nazionale quale sia sul loro radar la principale minaccia terroristica a breve termine, quasi tutti indicheranno il problema crescente della violenza nazionalista bianca e il modo insidioso in cui gruppi che prima esistevano solo a livello locale si sono uniti in una rete globale di suprematismo bianco. Nelle ultime settimane, il Dipartimento di Stato – per la prima volta – ha formalmente designato un’organizzazione suprematista bianca, il Movimento Imperiale Russo, come organizzazione terroristica, e questo perché sta cercando di formare e infiltrare aderenti in tutto il mondo, istigandoli a compiere attacchi terroristici …”
Graff aveva poi aggiunto che “dal governo degli Stati Uniti e da funzionari stranieri arrivano avvertimenti seri ed espliciti che riecheggiano in modo inquietante gli avvertimenti riguardanti al Qaeda prima dell’11 settembre.” Poi cita il direttore dell’FBI, Christopher Wray, secondo cui:
“[Il problema] non è solo la facilità e la velocità con cui possono verificarsi questi attacchi, ma la connettività che gli attacchi generano. Un attore instabile e disaffezionato, isolato nel seminterrato di sua madre in un angolo sperduto del Paese, viene ulteriormente incitato da persone simili che si trovano a mezzo mondo di distanza. Questo aumenta la complessità dei casi di terrorismo interno in modo veramente impegnativo.”
Questa citazione di Wray era stata pubblicata per la prima volta in un pezzo che Graff aveva scritto un mese prima di pubblicare il suo articolo su Politico. Il focus di quell’intervista era incentrato sul terrorismo all’interno degli stati Uniti, con ampie discussioni sull’attentato di Oklahoma City del 1995 e sul Movimento Imperiale Russo. In quell’articolo, pubblicato su Wired, il coordinatore del Dipartimento di Stato per il controterrorismo, Nathan Sales, aveva caratterizzato quel movimento come “un gruppo terroristico che fornisce addestramento in stile paramilitare ai neonazisti e ai suprematisti bianchi e che gioca un ruolo di primo piano nel cercare di cooptare gli Europei e gli Americani che la pensano allo stesso modo in un fronte comune contro i loro nemici percepiti.”
Questo Movimento Imperiale Russo, o RIM, sostiene il ristabilimento dell’impero russo precedente al 1917, che dovrebbe esercitare la propria influenza su tutti i territori abitati dall’etnia russa. La sua ideologia è descritta come suprematista bianca, monarchica, ultranazionalista, filorussa ortodossa e antisemita. Gli appartenenti non sono considerati neonazisti, anche se hanno cercato di intrecciare legami con altri gruppi di estrema destra collegati ai neonazisti.
Il RIM è stato presumibilmente responsabile dell’addestramento di un attentatore (fortunatamente non letale) attivo in Svezia nel periodo 2016-2017. Questo attentatore, Victor Melin (che non era un membro attivo del RIM, probabilmente stato solo addestrato dal RIM) aveva portato a termine due dei suoi tre attentati insieme ad un complice, anch’egli non affiliato al RIM. Melin, all’epoca, faceva parte del Movimento di Resistenza Nordica.
Qualche anno dopo, nell’aprile 2020, il RIM era diventato il primo gruppo “suprematista bianco” ad essere etichettato come Specially Designated Global Terrorist Entity (SDGT) dagli Stati Uniti, nonostante che dal 2017 in poi non fosse stato coinvolto in alcun atto terroristico e che gli attentati precedenti non avessero provocato morti. Gli atti di terrorismo, presi a pretesto dall’allora segretario di Stato Mike Pompeo, erano quelli perpetrati da Melin. Stranamente però, il Movimento di Resistenza Nordica, di cui Melin era un membro attivo al momento degli attentati, non ha mai ricevuto l’etichetta SDGT, anche se è significativamente più grande in termini di membri e portata rispetto al RIM. All’epoca, la decisione di etichettare il RIM come SDGT era stata considerata “senza precedenti.”
Era stato poi affermato che il gruppo contava “diverse migliaia” di affiliati in tutto il mondo, anche se esistono scarse prove a sostegno di questa tesi, che, tra l’altro, era apparsa solo un mese dopo la sua designazione a formazione terroristica da parte di un istituto con sede negli Stati Uniti. Non esistono neppure dati sul numero di individui che sarebbero stati addestrati dal braccio paramilitare del movimento, noto come Legione Imperiale.
Per il governo degli Stati Uniti, la portata di RIM è globale e si estende anche al territorio americano. Tuttavia, questi legami [del RIM] con gli Stati Uniti si basano sulle accuse dubbie di rapporti con la controparte russa della Divisione Atomwaffen e su una una “relazione personale” con l’organizzatore del raduno “Unite the Right,” tenutosi nell 2017, Matthew Heimbach. Quest’ultima asserzione si basa sull’accusa (non provata) che Heimbach avrebbe ricevuto fondi dal RIM. Il gruppo di Heimbach, il Partito dei Lavoratori Tradizionalisti, è inattivo dal 2018, due anni prima che il governo USA etichettasse il RIM come SDGT. Il RIM è inoltre accusato di aver addestrato esponenti di “Unite the Right,” anche se il RIM e i “suprematisti bianchi,” che presumibilmente avrebbero ricevuto questo addestramento, negano i rapporti. Non esistono prove che qualche cittadino statunitense abbia mai partecipato a corsi di addestramento paramilitare insieme al RIM. Questo contraddice l’affermazione di Nathan Sales dell’aprile 2020, secondo cui il RIM gioca “un ruolo di primo piano nel cercare di cooptare Europei e Americani che la pensano allo stesso modo in un fronte comune contro i loro nemici percepiti.” Nonostante la mancanza di prove, i think tank di sinistra, apartitici e di destra hanno continuato a strumentalizzare il RIM come prova di una “grande rete interconnessa e transnazionale” di suprematisti bianchi e violenti.
Sembra strano che un gruppo apparentemente piccolo, molto limitato in termini di presenza negli Stati Uniti e che non è responsabile di alcun attacco terroristico mortale, si guadagni l’onore di diventare la prima Entità (suprematista bianca) Terroristica Globale Specificamente Designata degli Stati Uniti. Ed è ancora più strano, visto gli atti citati come giustificazione per la designazione SDGT [del RIM] erano stati commessi da un membro di un gruppo diverso e più grande, un gruppo che però non ha mai ricevuto questa designazione, all’epoca o negli anni successivi. Tuttavia, nel contesto degli attuali eventi in Ucraina, la designazione [SDGT] del RIM, avvenuta nel 2020, comincia ad avere un senso, almeno dal punto di vista della sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Il RIM è accusato di sostenere dal 2014 i separatisti nelle regioni ucraine di Donetsk e Luhansk ed è stato descritto dagli Stati Uniti come “anti-ucraino.” Queste regioni sono al centro del conflitto e della recente escalation del mese scorso. Il governo degli Stati Uniti e i think tank filo-occidentali considerano il coinvolgimento del RIM nel conflitto in Ucraina orientale come il suo “primo attacco.” Secondo il Center for International Security and Cooperation (CISAC) della Stanford University, il numero di combattenti inviati o addestrati dal RIM in Ucraina orientale è sconosciuto, anche se un rapporto afferma che il RIM, nel 2014, aveva inviato “gruppi di cinque o sei combattenti” dalla Russia in Ucraina orientale. Il braccio paramilitare del RIM, la Legione Imperiale, non è attivo in Ucraina dal gennaio 2016. Tuttavia, alcuni rapporti affermano che “alcuni individui hanno scelto di rimanere e di continuare a combattere.” In anni più recenti si era anche ipotizzato che i membri del RIM avessero combattuto nel conflitto siriano e in Libia, al fianco del generale Haftar.
Dopo questo “primo attacco,” il CISAC di Stanford sostiene che, dal 2015 al 2020, [il RIM] ha “costruito una rete transnazionale,” anche se, come precedentemente notato, il suo successo in questo sforzo è descritto solo da rapporti di dubbia autenticità e/o significato, in particolare negli Stati Uniti. Tuttavia, il suo presunto ruolo a favore dei separatisti del Donbass è stato utilizzato dai think tank statunitensi per sostenere che il RIM porta avanti gli obiettivi politici di Mosca, che includerebbero “il cercare di alimentare l’estremismo suprematista bianco in Europa e negli Stati Uniti.”
Alcuni think tank statunitensi, come Just Security, hanno usato il RIM per sostenere che il governo della Russia gioca un ruolo importante nella “supremazia bianca transnazionale” a causa di “una simpatia reciproca tra i suprematisti bianchi occidentali e il governo russo.” Essi sostengono che, dal momento che la Russia “tollera” la presenza del RIM al suo interno, “il Cremlino facilita la crescita dell’estremismo di destra in Europa e negli Stati Uniti, così da esacerbare le minacce alla stabilità dei governi democratici.”
Tuttavia, ciò che Just Security non menziona è che il RIM si è opposto e ha protestato contro la politica di Putin, è considerato un gruppo estremista dal governo russo e i suoi uffici sono stati perquisiti dalla polizia russa proprio a causa della sua opposizione alla leadership di Putin. Bisogna anche aggiungere che gli esperti di Just Security includevano l’ex vice direttore della CIA (ed uno dei partecipanti alla simulazione pandemica Event 201), Avril Haines, nonché l’ex vice capo dello staff di Hillary Clinton al Dipartimento di Stato, Jake Sullivan. Haines e Sullivan ora servono l’uno come direttore dell’intelligence nazionale di Biden (cioè il massimo funzionario dell’intelligence del paese) e l’altro come consigliere dello stesso Biden per la sicurezza nazionale.
L’alba del “terrorismo interno”
Come risultato dell’attuale escalation degli eventi in Ucraina, sembra inevitabile che sia destinato a riemergere lo sforzo di utilizzare il RIM per dipingere la Russia come forza trainante dietro il “suprematismo bianco transnazionale.” Uno degli obiettivi di questo tentativo sembra essere la minimizzazione del ruolo che i gruppi neonazisti, come il Battaglione Azov, l’unità paramilitare neonazista incorporata nella Guardia Nazionale ucraina, stanno avendo nelle ostilità attuali.
Nel gennaio di quest’anno, Jacobin aveva pubblicato un articolo sugli sforzi della CIA per fomentare un’insurrezione in Ucraina, notando che “tutto ciò che sappiamo indica la probabilità che [i gruppi addestrati dalla CIA] includano i neonazisti, il modello dei terroristi di estrema destra in tutto il mondo.” Citava un rapporto del 2020 di West Point secondo cui:
“Numerose personalità di spicco nei gruppi di estrema destra negli Stati Uniti e in Europa hanno attivamente cercato relazioni con i rappresentanti dell’estrema destra ucraina, in particolare con il Corpo Nazionale e la sua milizia associata, il Reggimento Azov.” Aggiungendo poi che “individui con sede negli Stati Uniti hanno parlato o scritto su come l’addestramento disponibile in Ucraina potrebbe essere utile a loro, e ad altri, per le attività paramilitari in patria.”
Anche l’FBI, che aveva espresso pubblicamente la sua preocupazione per il RIM, era stato costretto ad ammettere che i suprematisti bianchi statunitensi avevano coltivato legami con la destra ucraina, affermando in un atto d’accusa del 2018: “si ritiene che il gruppo Azov abbia partecipato all’addestramento e alla radicalizzazione delle organizzazioni di supremazia bianca con sede negli Stati Uniti.” C’è poi da ribadire che, a tutt’oggi, non esiste alcuna prova di legami concreti di un singolo cittadino statunitense con il RIM.
Mentre la CIA ora sostiene che un’insurrezione si “diffonderà attraversando diversi confini,” è significativo che le forze addestrate e armate dall’Agenzia come parte di questa “prossima insurrezione” includano il battaglione Azov. Sembra che la CIA sia determinata a far avverare un’altra delle sue profezie, allevando proprio quella rete di “supremazia bianca globale” che, secondo i funzionari dell’intelligence, sarà la “prossima” grande minaccia dopo la fine della crisi causata dalla Covid-19.
Dovrebbe preoccupare anche l’ingresso nella narrativa del gruppo RIM. Può essere infatti plausibile che (data la designazione terroristica ante-conflitto per il gruppo e i suoi presunti legami passati con gli insorti nel Donbass) un ribelle ucraino addestrato dalla CIA, proveniente magari da un gruppo come Azov o equivalente, potrebbe benissimo spacciarsi per un membro del RIM, in modo che questa formazione possa essere etichettata come la “nuova Al Qaeda,” con la base operativa convenientemente situata in Russia e la sua presenza “tollerata” da Mosca. Certamente farebbe gli interessi dell’attuale e assai pervasiva narrazione che, sulla scia della decisione della Russia di lanciare la sua campagna militare in Ucraina, equipara Putin ad Adolf Hitler. Servirebbe anche a lanciare seriamente l’organizazione per la guerra al terrorismo interno, fino ad ora in gran parte dormiente, la cui infrastruttura era stata già predisposta l’anno scorso dall’amministrazione Biden.
Mentre il 6 gennaio è stato usato per equiparare il sostegno all’ex presidente Donald Trump al neonazismo e al suprematismo bianco, questi articoli usciti dopo l’inizio della recente campagna militare della Russia contro l’Ucraina collegano deliberatamente la narrativa di “Putin uguale a Hitler” con i Repubblicani statunitensi. Negli ultimi anni, i conservatori statunitensi sono stati più volte accusati di essere terroristi interni (visto che, per inciso, rappresentano la maggioranza dei proprietari di armi).
Un editoriale di Robert Reich pubblicato sul Guardian il 1° marzo afferma che “il mondo è spaventosamente bloccato in una battaglia a morte tra democrazia e autoritarismo.” Reich prosegue affermando che l’incursione della Russia in Ucraina “è una nuova Guerra Fredda… La più grande differenza tra la vecchia Guerra Fredda e la nuova è che il neofascismo autoritario non è più solo una minaccia esterna all’America e all’Europa. Una sua versione sta crescendo anche all’interno dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti. Ha persino preso il controllo di uno dei principali partiti politici americani. Il Partito Repubblicano guidato da Trump non sostiene apertamente Putin, ma l’animus del Partito Repubblicano verso la democrazia si esprime in modi familiari a Putin e ad altri autocrati.” Ulteriori articoli con affermazioni simili sono apparsi sul New York Times e The Intercept, tra gli altri, proprio la scorsa settimana.
Il 2 marzo, Salon ha affiancato il pezzo di Reich con un editoriale simile intitolato “Come la supremazia bianca alimenta la storia d’amore tra i Repubblicani e Vladimir Putin,” che termina affermando che “il Partito Repubblicano odierno è la più grande organizzazione suprematista bianca e di identità bianca dell’America e del mondo” e “che qui in America il conservatorismo e il razzismo sono ora totalmente una cosa sola.”
Mentre questo intorbidamento delle acque riguardanti la relazione tra Putin, il Partito Repubblicano degli Stati Uniti e il suprematismo bianco si intensifica, abbiamo anche le agenzie di intelligence in Europa e negli Stati Uniti che collegano sempre più l’opposizione alle misure per la Covid (come i lockdown e gli obblighi di vaccinazione) al neonazismo, al suprematismo bianco e all’estrema destra, spesso con poche o nessuna prova. Questo si è verificato con il Freedom Convoy in Canada mentre, più di recente, le agenzie di sicurezza e i funzionari tedeschi hanno affermato che non faranno più distinzione tra i “radicali di estrema destra” e chi si oppone agli obblighi di vaccinazione e alle restrizioni Covid. Del resto, questi sforzi per collegare l’opposizione alle misure Covid con il “terrorismo interno” e con l’estrema destra risalgono addirittura al 2020.
Oltre a queste tendenze, sembra anche inevitabile che l’etichetta “disinformazione russa,” usata e abusata negli ultimi anni per designare qualsiasi narrativa dissenziente come di origine “russa,” probabilmente tornerà in auge in questo contesto e fornirà la giustificazione per una zelante campagna di censura online, in particolare sui social media, da cui questa “rete transnazionale di suprematismo bianco” dipenderebbe per il suo presunto successo.
L’imminente minaccia terroristica della “supremazia bianca globale,” se dobbiamo credere ai nostri funzionari dell’intelligence insolitamente preveggenti, sembra essere la “prossima cosa” che colpirà il mondo mentre la crisi Covid si allontana. Sembra anche che la CIA si sia incaricata di fare l’ostetrica e abbia scelto l’Ucraina come luogo di nascita di questa nuova “minaccia terroristica,” che creerà non solo la prossima guerra per procura tra l’impero statunitense e i suoi avversari, ma anche il pretesto per lanciare la “Guerra al Terrorismo Interno” in Nord America e in Europa.
Whitney Webb
Fonte: thelastamericanvagabond.com
Link: https://www.thelastamericanvagabond.com/ukraine-new-al-qaeda/
02.03.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org