Di Raffaele Varvara, per ComeDonChisciotte.org
“Le liste sono bloccate e le agende chiuse per tutto il 2024“, “Mi spiace, non c’è posto“: sono sempre più frequenti queste risposte dagli operatori dei Centri Unici di Prenotazione (CUP); l’interfaccia del Servizio Sanitario Nazionale che accoglie la domanda di salute dei cittadini e dovrebbe fornire una risposta certa, risponde invece che lo Stato non riesce a garantire il fondamentale diritto alla salute.
Un problema annoso con cui gli italiani fanno i conti da molto tempo, ma che adesso sta esplodendo in tutte le sue contraddizioni: proprio quel sistema che “per la nostra salute”, aveva prodotto quel propagandato vaccino-messia in pochi mesi e reso obbligatorio in meno di un batter d’occhio, oggi ti risponde che, invece, per una risonanza o una visita ortopedica devi aspettare anni perchè “le liste sono bloccate” e “le agende sono chiuse“; a meno che non paghi e l’esame o la visita la ricevi prontamente anche l’indomani.
Durante la cosiddetta emergenza sanitaria, interi reparti furono chiusi, sale operatorie dismesse con interventi rimandati e tutto il personale dirottato nei centri tampone, negli hub vaccinali o nelle terapie intensive da campo; tutto il SSN era concentrato nella cura del virus mentre si tralasciava il resto: oggi si sono accumulati oltre 400mila interventi chirurgici e altrettanti esami diagnostici e visite specialistiche. Con l’emorragia di personale sanitario che migra verso il privato o verso l’estero, le liste d’attesa ingolfate, il sistema sovraccaricato, lo Stato non riesce a garantire la sicurezza delle cure, parte integrante del diritto alla salute.
Fino a qualche anno fa, gli italiani attingevano ai risparmi privati per ovviare a queste deficienze ed accedere alle cure; l’aumento esponenziale della spesa sanitaria out of pocket ne è la dimostrazione: la spesa sanitaria a carico dei cittadini è passata dai 28,13 miliardi del 2016, ai 40,26 miliardi nel 2022 (1).
Dal 2023 ad oggi, l’impennata dell’inflazione e l’aumento del costo della vita, rappresentano un mix esplosivo del fenomeno della rinuncia alle cure: il 42% dei pazienti con redditi più bassi, fino a 15 mila euro, è stato costretto a procrastinare o a rinunciare alle cure sanitarie perché nell’impossibilità di accedere al Servizio sanitario nazionale e non potendo sostenere i costi della sanità a pagamento. La quota di chi è costretto a procrastinare o rinunciare alle cure scende al 32,6% dei redditi tra i 15 mila e i 30 mila euro, il 22,2% di quelli tra i 30 mila e i 50 mila euro e il 14,7% di quelli oltre i 50 mila euro. L’indagine punta i riflettori anche su un altro fenomeno allarmante: “l’effetto erosivo” sulla ricchezza che, ovviamente, impatta in modo difforme sulle classi di reddito. Il 36,9% degli italiani ha infatti rinunciato ad altre spese per sostenere quelle sanitarie: è il 50,4% tra i redditi bassi, il 40,5% tra quelli medio-bassi, il 27,7% tra quelli medio-alti e il 22,6% tra quelli alti (2).
Per questi motivi, nel 2024 si sono moltiplicate le associazioni, che rivendicano la salute come diritto universale garantito da uno stato sociale perequativo delle diseguaglianze, non un bene di consumo fruibile da chi dispone di ingenti capitali. Il grimaldello di questa rivendicazione è il D.lgs 124/1998 che stabilisce la certezza delle cure entro tempi prestabiliti. Facendo appello a questa legge, le liste d’attesa magicamente si sbloccano e le agende si riaprono, poichè, dice la legge, se non c’è disponibilità di un esame o di una visita nei tempi stabiliti dalla classe di priorità indicata in ricetta dal medico prescrittore nella propria ASL di appartenenza, si ha diritto ad accedere alle cure in regime di intramoenia (privato), alle stesse condizioni del pubblico (ovvero pagando solo il ticket, ove previsto).
Anche il comitato Di Sana e Robusta Costituzione, dopo la consolidata esperienza con l’operazione “Riapriamo le porte” per rimuovere ostacoli all’accesso alle cure come tamponi e mascherine, ha inaugurato l’operazione “Cure si-cure”, un percorso di garanzia delle cure in 3 semplici passi che chiunque può compiere in autonomia seguendo le indicazioni contenute in QUESTO MODULO o chiedendo il supporto al difensore clinico del comitato.
Il comitato si muove contemporaneamente su un piano individuale, prendendo in carico ogni singolo caso e su un piano collettivo con l’obiettivo di determinare gli equilibri politici del governo, sollecitando la corrente sovranista a ripristinare lo stato di salute del Paese tramite rifinanziamento del fondo sanitario nazionale con la tassazione degli extraprofitti dei colossi farmaceutici.
Per slegare la spesa sanitaria dai vincoli di bilancio, pensavamo di farcela tramite la presenza e la forza dei partiti antisistema nelle istituzioni ma la loro frammentazione e gli ostacoli sempre più insormontabili per accedere e concorrere alle elezioni, ci hanno fatto capire che non può essere questa l’unica strada.
Le rigide organizzazioni partitiche antisistema, scegliendo di concentrare le proprie energie esclusivamente nel momento elettorale, col crescente fenomeno della diserzione delle elezioni, non riescono a spostare uno spillo nello scacchiere dei rapporti di forza attualmente dispiegati.
Le dinamiche organizzazioni associative, riescono, invece, ad abbattere le liste d’attesa e garantire il diritto alla salute dei cittadini, predisponendo gruppi di cittadini organizzati a condividere una strategia comune, consapevoli che la strada delle elezioni è al momento impercorribile perchè il nemico si è blindato nella sua fortezza ed ha alzato il ponte levatoio.
Oggi assume forza politica non l’organizzazione statica che conta migliaia di tesserati o vanta decine di simboli, che realizza congressi autoreferenziali per autoproclamarsi soggetto federativo, ma un’organizzazione dinamica che mobilita gli slogan contenuti nei programmi (uscita da UE), in percorsi di azione capaci di incidere e determinare le scelte politiche locali, nazionali e sovranazionali.
In tanti preconizzano una maxi-diserzione delle prossime europee che verosimilmente segnerà il capolinea dei partiti convenzionali. L’alternativa si configura unicamente nel rilanciare la partecipazione democratica e l’esercizio della sovranità in forme inedite, creative e innovative.
Di Raffaele Varvara, per ComeDonChisciotte.org