DI MARCELLO MUSTO

Per trent’anni, le politiche e l’ideologia neoliberista sono rimaste quasi padrone incontrastate in tutto il mondo. Ciononostante la crisi economica del 2008, le profonde disuguaglianze che esistono nella nostra società – in particolare tra Nord e Sud del mondo – e le drammatiche questioni ambientali del nostro tempo hanno spinto diversi studiosi, analisti economici e politici a riaprire un dibattito sul futuro del capitalismo e sulla necessità di una alternativa. È in questo contesto che oggi, in quasi tutto il mondo, in occasione del bicentenario della nascita di Marx, c’è un “revival di Marx”; un ritorno a un autore che, in passato è stato erroneamente associato al dogmatismo marxista-leninista e, poi, sbrigativamente dimenticato dopo la caduta del muro di Berlino.

Il ritorno a Marx non è essenziale solo per comprendere la logica e la dinamica del capitalismo, ma è anche uno strumento molto utile che procedere ad un esame rigoroso capace di spiegare il perché siano falliti gli esperimenti socio-economici del passato che hanno tentato di sostituire il capitalismo con un altro sistema produttivo. Spiegarci questi fallimenti è condizione fondamentale per ricercare, oggi, una alternativa al capitalismo.

Immanuel Wallerstein (www.iwallerstein.com), Senior Research Scholar alla Yale University, New Haven – USA, è uno dei più grandi sociologi viventi e uno degli studiosi più preparati per discutere sull’importanza di Marx oggi. Ha insegnato Marx per molti anni e tutto il suo lavoro è stato influenzato dalle teorie del rivoluzionario, nato a Treviri, il 5 maggio 1818. Wallerstein ha scritto più di 30 libri – tradotti in diverse lingue – tra cui il famoso The Modern World-System, pubblicato in quattro volumi tra il 1974 e il 2011.

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Marcello Musto: Professor Wallerstein, a 30 anni dalla fine del cosiddetto “socialismo reale”, continuano ad esserci pubblicazioni, dibattiti e conferenze in tutto il mondo sulla attualità di Karl Marx per spiegarci i fatti di oggi. È una cosa che la sorprende? O lei crede che le idee di Marx continueranno ad essere importanti per chi è alla ricerca di un’alternativa al capitalismo?

Immanuel Wallerstein: C’è una vecchia storia su Marx: pare che se si prova a buttarlo fuori dalla porta principale, lui rientra dalla finestra di dietro. Questo è quanto che è successo un’altra volta. Marx è importante perché noi dobbiamo confrontarci con delle questioni su cui c’è ancora molto da dire e perché quello che disse Marx è diverso da quello che altri autori hanno sostenuto sul capitalismo. Molti giornalisti e studiosi – non solo io – trovano Marx estremamente utile e oggi, vive una nuova fase di popolarità, malgrado quando si era previsto nel 1989.

Marcello Musto:  La caduta del muro di Berlino ha liberato Marx dalle catene di un’ideologia che aveva poco a che vedere con la sua concezione della società. Il panorama politico che seguì l’implosione dell’Unione Sovietica ha contribuito a liberare Marx dal ruolo di prestanome  di un apparato statale. Cosa c’è nell’interpretazione del mondo di Marx che continua a raccogliere la nostra attenzione?

Immanuel Wallerstein: Credo che quando si pensa all’interpretazione del mondo di Marx ci si limiti al concetto di “lotta di classe”. Quando rileggo Marx alla luce dei problemi attuali, per me lotta di classe significa “lotta necessaria di una Sinistra Globale (che credo possa rappresentare, come reddito,  l’80% della popolazione mondiale) contro una Destra Globale” (che rappresenta forse l’1% della popolazione). La lotta quindi è sul restante 19% per attirarli da una parte o dall’altra.

Viviamo in un’era di crisi strutturale del sistema mondiale. L’attuale sistema capitalista non può sopravvivere, ma nessuno può sapere con certezza che cosa lo sostituirà. Sono convinto che ci siano due possibilità: una è quella che io chiamo “Spirit of Davos”. L’obiettivo del World Economic Forum di Davos, che è trovare un sistema che mantenga  vive le peggiori caratteristiche del capitalismo: gerarchia sociale, sfruttamento e, soprattutto, polarizzazione della ricchezza. L’altra è un sistema che dovrà essere più democratico e più egualitario. La lotta di classe è il tentativo fondamentale per influenzare il futuro di ciò che sostituirà il capitalismo.

Marcello Musto: La sua riflessione sulla classe media mi ricorda tanto l’idea di egemonia di Antonio Gramsci, ma penso che il punto sia anche comprendere come motivare la massa – l’80% di cui parlava – a partecipare alla politica. Questo è particolarmente pressante nel cosiddetto Sud globale, dove si concentra la maggioranza della popolazione mondiale e dove, in passato, malgrado il drammatico aumento della disuguaglianza prodotta dal capitalismo, i movimenti  sono diventati molto più deboli di quanto fossero precedentemente. In queste regioni, l’opposizione alla globalizzazione neo-liberale è stata spesso sostenuta da fondamentalismi religiosi e da partiti xenofobi. Stiamo assistendo sempre più a questo fenomeno anche in Europa.

La domanda è: Marx ci può aiutare a comprendere questo nuovo scenario? Studi recentemente pubblicati hanno offerto nuove interpretazioni di Marx che potrebbero aiutarci ad aprire quelle “finestre di dietro”, per usare la sua espressione e rivelano un autore che ha spinto il suo esame sulle contraddizioni della società capitalista, ben oltre il conflitto tra capitale e lavoro, esplorando altri campi. In effetti, Marx dedicò molto del suo tempo allo studio delle società non europee e al ruolo distruttivo che ebbe il colonialismo alla periferia del capitalismo. Infatti, contrariamente alle interpretazioni che associano la concezione di Marx del socialismo allo sviluppo di forze produttive, le sue considerazioni sull’ecologia  figuravano in primo piano nel suo lavoro.

Inoltre, Marx si interessò a molti altri argomenti che gli studiosi tendono ad ignorare quando parlano di lui. Tra questi argomenti troviamo il potenziale della tecnologia, la critica del nazionalismo, la ricerca di forme collettive di proprietà non controllate dallo stato ed il bisogno di libertà individuale nella società contemporanea: tutte questioni fondamentali dei nostri tempi. Ma accanto a questi nuovi volti di Marx – che possono spiegare il rinnovato interesse intorno al suo pensiero, come fenomeno di questi ultimi anni – ci potrebbe indicare tre idee fondamentali di Marx che, secondo Lei,  oggi dovrebbero essere riconsiderate?

Immanuel Wallerstein:  Prima di tutto, Marx ci ha spiegato meglio di chiunque altro che il capitalismo non è il modo naturale di organizzare la società. In Miseria della filosofia, pubblicato quando aveva solo 29 anni, già sfidava gli economisti politici borghesi che sostenevano che le relazioni capitalistiche “sono leggi sono naturali, indipendenti dall’influenza del tempo”. Marx scrisse per questi economisti che “era passato del tempo da quando si viveva sotto il feudalesimo a quando si erano creati quei rapporti di produzione tanto diversi nella società borghese”  ma che quegli economisti non avevano tenuto conto della storia che era passata mentre pensavano al loro modulo produttivo. Economisti che rappresentano il capitalismo “come un sistema naturale ed eterno”. Nel mio libro Historical Capitalism, ho cercato di dimostrare che il capitalismo è solo quello che è accaduto storicamente, contrariamente a quell’idea vaga e poco chiara esposta da diversi economisti politici tradizionali. Ho sostenuto più volte che non esiste un capitalismo che non sia capitalismo storico. Mi sembra molto semplice e dobbiamo molto a Marx.

In secondo luogo, voglio sottolineare l’importanza del concetto di “accumulazione primitiva”, che significa “espropriazione della terra dei contadini”, concetto alla base del capitalismo. Marx comprese molto bene che quello era un processo chiave per la costituzione del dominio della borghesia. Era un concetto all’inizio del capitalismo ed è un concetto che esiste ancora oggi.

Infine, vorrei invitare ad una maggior riflessione sull’argomento “proprietà privata e comunismo”. Nel sistema introdotto in Unione Sovietica – in particolare sotto Stalin – lo stato possedeva la proprietà, ma questo non significava che la gente non continuasse ad essere sfruttata o oppressa. Lo restarono comunque. Quando Stalin parlava di socialismo, questo non serviva a farlo entrare nella testa della gente, Marx incluso. La proprietà pubblica dei mezzi di produzione è una possibilità, ma può esistere anche la proprietà cooperativa ed essenzialmente dobbiamo sapere chi è che sta producendo e chi sta beneficiando del plusvalore, se vogliamo arrivare ad una società migliore. E’ questo punto che deve essere completamente riorganizzato, rispetto al capitalismo. Per me, è questa la domanda chiave.

Marcello Musto:  Il 2018 nel bicentenario della nascita di Marx sono stati dedicati alla sua vita nuovi libri e nuovi film. C’è un periodo della sua biografia che trova più interessante?

Immanuel Wallerstein: Marx ebbe una vita molto difficile, lottò contro una grave povertà personale e fu fortunato ad avere un compagno come Friedrich Engels che lo aiutò a sopravvivere. Marx non ebbe vita facile nemmeno a livello emotivo e la sua persistenza nel cercare di fare quello che credeva essere il lavoro della sua vita – la comprensione di come funziona il capitalismo – fu ammirevole. Questo è quello che era convinto di dover fare. Marx non voleva spiegare il passato e nemmeno definire come sarebbe stato il socialismo nel futuro. Non era questo il compito che si era dato, voleva solo comprendere il mondo capitalista in cui viveva.

Marcello Musto: Per tutta la sua vita, Marx non fu semplicemente uno studioso estraniato dal mondo, chiuso tra i libri del British Museum di Londra, ma fu sempre un militante rivoluzionario coinvolto nelle lotte della sua epoca. A causa del suo attivismo, in gioventù fu espulso da Francia, Belgio e Germania e fu anche costretto ad andare in esilio in Inghilterra quando furono sconfitte le rivoluzioni del 1848. Appoggiò giornali e riviste e sostenne sempre in tutti i modi possibili i movimenti sindacali. Successivamente, dal 1864 al 1872, divenne il capo della International Working Men’s Association, la prima organizzazione transnazionale della classe operaia e, nel 1871, difese la Comune di Parigi, il primo esperimento socialista della storia.

 Immanuel Wallerstein: Sì, è vero. È essenziale ricordare la militanza di Marx. Come lei ha sottolineato recentemente nel volume  Workers Unite!   svolse un ruolo straordinario nell’Internazionale, un’organizzazione di persone fisicamente distanti tra loro, in un momento in cui non esistevano meccanismi di facile comunicazione. L’attività politica di Marx si rivolse anche al giornalismo, attività che seguì per tutta la sua vita, come modo di comunicare ad un pubblico più ampio. Lavorò come giornalista per guadagnarsi uno stipendio, ma si impegnò nella attività politica. Per lui non aveva nessun senso essere neutrale. Fu sempre giornalista impegnato.

Marcello Musto: Nel 2017, in occasione del centenario della rivoluzione russa, alcuni studiosi sono tornati al contrasto tra Marx e alcuni dei suoi sedicenti seguaci che furono al potere durante il XX secolo. Quale fu la principale differenza tra Marx e loro?

 Immanuel Wallerstein: Gli scritti di Marx sono illuminanti e molto più sottili e variegati di alcune interpretazioni semplicistiche delle sue idee. È sempre bello ricordare la famosa boutade in cui Marx disse: “Se questo è il marxismo, è chiaro che io non sono marxista”. Marx fu sempre pronto ad affrontare la realtà del mondo, non come molti altri che imposero dogmaticamente le loro opinioni. Marx cambiò idea spesso. Era costantemente alla ricerca di soluzioni per i problemi che vedeva che si presentavano al mondo. Questo è il motivo per cui è ancora una guida utile e di grande ausilio.

Marcello Musto: Concludendo, cosa vorrebbe dire alle nuove generazioni che ancora non conoscono Marx?

Immanuel Wallerstein: La prima cosa che devo dire ai giovani è che devono leggerlo. Non leggere le storie che raccontano su di lui, ma leggere Marx. Sono poche le persone – in confronto con quanti ne parlano – che hanno veramente letto Marx, ma questo vale anche per Adam Smith. In generale, si legge solo quello che si scrive su questi classici. La gente impara a conoscerli con i riassunti fatti da altra gente. Si vuole risparmiare tempo, ma è una vera  perdita di tempo! Bisogna leggere autori interessanti e Marx è stato lo studioso più interessante del XIX e XX secolo. Non c’è dubbio su questo e nessuno lo eguaglia né in termini di quantità di cose scritte, né per la qualità della sua analisi. Quindi, il mio messaggio alla nuova generazione è che Marx è davvero degno di essere scoperto, ma bisogna leggerlo, bisogna leggere le sue parole. Leggere Karl Marx!

 

Marcello Musto  è Associate Professor di Sociological Theory at York University, Toronto – Canada. Ha scritto parecchi libri su Marx, tra cui  Karl Marx’s Grundrisse (Routledge, 2008)Marx for Today (Routledge, 2012); Workers Unite! (Bloomsbury, 2014) e l’ultimo Another Marx (Bloomsbury, 2018)www.marcellomusto.org

Fonte:  https://marx200.org

Link : https://marx200.org/en/blog/read-karl-marx-conversation-immanuel-wallerstein

10.04.2018

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org  e l’autore della traduzione Bosque Primario