L’Armageddon energetico dell’Europa parte da Berlino e da Bruxelles, non da Mosca

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F. William Engdahl
journal-neo.org

Il 22 agosto il prezzo di mercato del gas naturale negoziato in borsa nell’hub tedesco THE (Trading Hub Europe) era arrivato ad oltre il 1000% rispetto ad un anno fa. Il regime di Scholz dice alla maggior parte dei cittadini che la colpa è di Putin e dell’invasione russa dell’Ucraina. La verità è un’altra. I politici dell’UE e i grandi interessi finanziari stanno usando la Russia per coprire quella che è una crisi energetica Made in Germany e in Bruxelles. Le conseguenze non sono accidentali.

Non perché politici come Scholz o il ministro tedesco dell’Economia verde, Robert Habeck, o il vicepresidente della Commissione europea per l’Energia verde, Frans Timmermans, siano stupidi o sprovveduti. Corrotti e disonesti, forse sì. Sanno esattamente cosa stanno facendo. Stanno leggendo un copione. Fa tutto parte del piano dell’UE per deindustrializzare una delle concentrazioni industriali più efficienti del pianeta. Si tratta dell’Agenda Verde 2030 delle Nazioni Unite, altrimenti nota come il Grande Reset di Klaus Schwab.

La deregolamentazione del mercato europeo del gas

Ciò che la Commissione europea e i ministri del governo tedesco e di tutta l’UE stanno accuratamente nascondendo è la trasformazione che hanno creato nel modo in cui oggi viene determinato il prezzo del gas naturale. Quasi due decenni fa, la Commissione UE, sostenuta da mega banche come JP MorganChase o dai grandi hedge fund speculativi, aveva iniziato a gettare le basi per quella che oggi è una completa deregolamentazione del mercato del gas naturale. Era stata promossa come la “liberalizzazione” del mercato del gas naturale dell’Unione Europea. Ciò che ora consente è una negoziazione sul libero mercato non regolamentata e in tempo reale per fissare i prezzi spot, piuttosto che contratti a lungo termine.

A partire dal 2010, l’Unione Europea aveva iniziato a spingere per un cambiamento radicale delle regole per la determinazione dei prezzi del gas naturale. Prima di allora, la maggior parte dei prezzi del gas era stabilita con contratti fissi a lungo termine con consegna tramite gasdotto. Il principale fornitore, la russa Gazprom, forniva gas all’UE, soprattutto alla Germania, con contratti a lungo termine ancorati al prezzo del petrolio. Fino agli ultimi anni, praticamente nessun quantitativo di gas veniva importato con navi metaniere.

Con la modifica delle leggi statunitensi per consentire l’esportazione del GNL derivante dall’enorme produzione di gas di scisto, nel 2016 i produttori di gas statunitensi avevano iniziato ad accelerare la costruzione dei terminali per l’esportazione del GNL. La costruzione dei terminali richiede in media dai 3 ai 5 anni. Allo stesso tempo, Polonia, Olanda e altri Paesi dell’UE avevano iniziato a costruire terminali di importazione per ricevere il GNL dall’estero.

Usciti dalla Seconda Guerra Mondiale come primo fornitore mondiale di petrolio, i colossi petroliferi anglo-americani, allora chiamati le Sette Sorelle, avevano creato un monopolio globale dei prezzi del petrolio. Come aveva osservato Henry Kissinger durante gli shock petroliferi degli anni ’70, “controllando il petrolio si controllano intere nazioni.” A partire dagli anni ’80 le banche di Wall Street, guidate da Goldman Sachs, avevano creato un nuovo mercato, quello del “petrolio di carta,” ovvero il commercio di futures e derivati su barili di petrolio ancora da estrarre. Si era creato un enorme casinò di profitti speculativi controllato da una manciata di banche giganti di New York e della City di Londra.

Questi stessi potenti interessi finanziari stanno lavorando da anni per creare un analogo mercato globalizzato del “gas di carta” in futures che possano controllare. La Commissione Europea, con il suo programma di Green Deal per “decarbonizzare” l’economia entro il 2050, eliminando petrolio, gas e carbone, ha fornito la trappola ideale che, a partire dal 2021, ha portato all’esplosione dei prezzi del gas nell’UE. Nell’interesse del mercato “unico,” l’UE ha subito pressioni da parte dei globalisti per imporre a Gazprom draconiani, e di fatto illegali, cambiamenti di regole per costringere il proprietario russo delle reti di gasdotti di distribuzione nell’UE ad aprirle al gas della concorrenza.

Le grandi banche e gli interessi energetici che controllano la politica dell’UE a Bruxelles avevano così creato un nuovo sistema di prezzi indipendente, alternativo ai prezzi stabili e a lungo termine del gas proveniente dai gasdotti russi, fuori però dal loro controllo.

Nel 2019 la serie di direttive burocratiche sull’energia della Commissione UE di Bruxelles aveva permesso al mercato del gas, completamente deregolamentato, di fissare de facto i prezzi del gas naturale nell’UE, nonostante la Russia fosse ancora di gran lunga la principale fonte di importazione di gas. Una serie di “hub” di negoziazione virtuali erano stati istituiti per negoziare contratti a termine sul gas in diversi Paesi dell’UE. Nel 2020 il TTF (Title Transfer Facility) olandese era diventato il centro di negoziazione dominante per il gas dell’UE, il cosiddetto benchmark del gas dell’UE. In pratica, il TTF è una piattaforma virtuale di scambi “over-the-counter” di contratti futures sul gas tra banche e altri investitori finanziari. Ciò significa che, di fatto, non è regolamentato, è al di fuori di qualsiasi borsa regolamentata. Questo è fondamentale per capire il gioco che si sta svolgendo oggi nell’UE.

Nel 2021 solo il 20% di tutte le importazioni di gas naturale nell’UE era costituito da gas GNL, i cui prezzi erano in gran parte determinati dalle contrattazioni a termine nell’hub TTF, il punto di riferimento de facto per il gas nell’UE, di proprietà del governo olandese, lo stesso governo che sta distruggendo le proprie aziende agricole con il pretesto fraudolento delle emissioni di azoto. La quota maggiore di importazioni di gas europeo proveniva dalla russa Gazprom, che, nel 2021, aveva coperto oltre il 40% delle importazioni dell’UE. Il gas veniva fornito, con consegna via gasdotto, tramite contratti a lungo termine, il cui prezzo era molto più basso dell’attuale prezzo di speculazione TTF.

Nel 2021 gli Stati dell’UE avevano pagato più di circa 30 miliardi di dollari per il GNL importato, rispetto al prezzo di Gazprom indicizzato al petrolio. Le banche lo avevano apprezzato. L’industria e i consumatori no. Solo distruggendo il mercato del gas russo nell’UE gli interessi finanziari e i sostenitori del Green Deal hanno potuto imporre il loro controllo sul mercato del GNL.

La chiusura dei gasdotti europei

Con il pieno sostegno dell’UE al nuovo mercato all’ingrosso del gas, Bruxelles, la Germania e la NATO hanno iniziato a chiudere sistematicamente i gasdotti verso l’UE.
Nell’agosto del 2021, dopo aver rotto le relazioni diplomatiche con il Marocco a causa di territori contesi, l’Algeria aveva annunciato che il gasdotto Maghreb-Europa (MGE), avviato nel 1996, avrebbe cessato di funzionare il 31 ottobre 2021, alla scadenza del relativo accordo.

Nel settembre 2021 Gazprom aveva completato il suo gasdotto sottomarino multimiliardario Nord Stream 2 dalla Russia attraverso il Mar Baltico fino alla Germania settentrionale. Il gasdotto avrebbe raddoppiato la capacità del Nord Stream 1, portandola a 110 miliardi di metri cubi all’anno, consentendo così a Gazprom di non subire interferenze con le forniture di gas attraverso il suo gasdotto Soyuz, che attraversa l’Ucraina. La Commissione UE, sostenuta dall’amministrazione Biden, aveva bloccato l’apertura del gasdotto con un sabotaggio burocratico e, infine, il 22 febbraio, il Cancelliere tedesco Scholz aveva sottoposto a sanzioni il gasdotto a causa del riconoscimento russo della Repubblica Popolare di Donetsk e della Repubblica Popolare di Luhansk. Da allora, di fronte alla crescente crisi del gas, il governo tedesco si è rifiutato di aprire il Nord Stream 2, nonostante fosse stato completato.

Poi, il 12 maggio 2022, nonostante le forniture di Gazprom del gasdotto Soyuz attraverso l’Ucraina avessero continuato regolarmente per quasi tre mesi di conflitto, anche durante le operazioni militari della Russia in Ucraina, il regime di Zelenskyy di Kiev, controllato dalla NATO, aveva chiuso una importante sezione del gasdotto russo che attraversa Lugansk e che rifornisce di gas russo sia l’Ucraina che gli Stati dell’UE, dichiarando che il tratto sarebbe rimasto chiuso fino a quando Kiev non avesse ottenuto il pieno controllo dei gasdotti che attraversano le due repubbliche del Donbass. L’interruzione di questa sezione ucraina del gasdotto Soyuz ha tagliato un terzo del gas destinato all’UE. Di certo non ha aiutato l’economia dell’UE, in un momento in cui Kiev stava implorando più armi da quegli stessi Paesi della NATO. Il gasdotto Soyuz era stato inaugurato nel 1980, all’epoca dell’Unione Sovietica, con il gas proveniente dal giacimento di Orenburg.

Poi era toccato al gasdotto russo Jamal, che attraversa la Bielorussia e la Polonia per arrivare in Germania. Nel dicembre 2021, due mesi prima del conflitto in Ucraina, il governo polacco aveva chiuso la sezione polacca del gasdotto, interrompendo la fornitura di gas di Gazprom a prezzi bassi sia alla Germania che alla Polonia. Le società di gas polacche avevano invece acquistato il gas russo proveniente dagli stoccaggi delle società di gas tedesche, ad un prezzo più alto, invertendo il flusso nella sezione polacco-tedesca del gasdotto Jamal. Le compagnie del gas tedesche acquistavano così il gas russo con contratti a lungo termine e ad un prezzo molto basso e lo rivendevano alla Polonia, con enormi profitti. Questa follia è stata deliberatamente minimizzata dal Ministro dell’Economia verde Habeck, dal Cancelliere Scholz e dai media tedeschi, anche se ha fatto salire ulteriormente i prezzi del gas tedesco e ha aggravato la crisi del gas in Germania. Il governo polacco si è rifiutato di rinnovare con la Russia il contratto per la fornitura di gas, acquistando invece il gas sul mercato libero a prezzi molto più alti. Di conseguenza, il gas russo non arriva più in Germania attraverso lo Jamal.

Infine, la fornitura di gas attraverso il gasdotto sottomarino Nord Stream 1 è stata interrotta a causa della necessità di riparare una turbina a gas prodotta da Siemens. La turbina era stata inviata ad una struttura speciale della Siemens in Canada, dove il regime antirusso di Trudeau l’aveva trattenuta per mesi prima di rilasciarla su richiesta del governo tedesco. Tuttavia, si erano deliberatamente rifiutati di consegnarla al proprietario russo, recapitandola invece alla Siemens tedesca, dove si trova attualmente, poiché i governi tedesco e canadese si rifiutano di concedere un’esenzione dalle sanzioni legalmente vincolante per il trasferimento in Russia. In questo modo anche il gas di Gazprom attraverso il Nord Stream 1 si è drasticamente ridotto al 20% del normale.

Nel gennaio 2020, Gazprom aveva iniziato ad inviare gas in Bulgaria e l’Ungheria tramite il gasdotto TurkStream, attraverso la Turchia. Nel marzo 2022 la Bulgaria, con l’appoggio della NATO, ha tagliato unilateralmente le sue forniture di gas dal TurkStream. L’Ungheria di Viktor Orban, invece, si è assicurata con la Russia la continuazione delle forniture di gas dal TurkStream. Di conseguenza, oggi l’Ungheria non ha crisi energetiche e importa il gas dal gasdotto russo a prezzi contrattuali fissi molto bassi.

Sanzionando o bloccando sistematicamente le forniture a lungo termine verso l’UE di gas a basso costo proveniente dai gasdotti, gli speculatori del gas, tramite il TTP olandese, sono stati in grado di sfruttare ogni intoppo o shock energetico nel mondo, una siccità record in Cina, il conflitto in Ucraina o le restrizioni alle esportazioni negli Stati Uniti, per far salire oltre ogni limite prezzi del gas all’ingrosso nell’UE. A metà agosto il prezzo dei futures al TTP era superiore del 1.000% rispetto a un anno fa e aumentava ogni giorno.

La follia tedesca dei prezzi maggiorati

Il sabotaggio deliberato dei prezzi dell’energia e dell’elettricità diventa ancora più assurdo. Il 28 agosto, il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, l’unico membro del gabinetto del Partito Liberale (FDP), ha rivelato che, in base ai termini opachi delle complesse misure di riforma del mercato dell’energia elettrica dell’UE, i produttori di energia elettrica da fonte solare o eolica, quando vendono l’energia elettrica “rinnovabile” alle aziende elettriche, ottengono automaticamente lo stesso prezzo di quella prodotta al costo più alto, cioè con il gas naturale!

Lindner ha chiesto una modifica “urgente” della legge tedesca sull’energia per disaccoppiare i diversi mercati. Il fanatico ministro dell’Economia verde, Robert Habeck, ha subito risposto che “stiamo lavorando duramente per trovare un nuovo modello di mercato,” ma ha avvertito che il governo deve stare attento a non intervenire troppo: “Abbiamo bisogno di mercati funzionanti e, allo stesso tempo, dobbiamo stabilire le regole giuste per non abusare delle posizioni sul mercato.”

Habeck, infatti, sta facendo tutto il possibile per costruire l’Agenda Verde ed eliminare gas, petrolio e nucleare, le uniche fonti energetiche affidabili al momento. Si rifiuta di prendere in considerazione la riapertura di tre centrali nucleari chiuse un anno fa o di riconsiderare la chiusura delle altre tre, prevista a dicembre. In un’intervista a Bloomberg ha dichiarato: “Non affronterò la questione in modo ideologico,” ma subito dopo ha affermato: “L’energia nucleare non è la soluzione, è il problema.” Habeck e la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen hanno ripetutamente dichiarato che maggiori investimenti nell’inaffidabile energia eolica e solare sono la risposta alla crisi dei prezzi del gas che le loro politiche hanno deliberatamente creato. Sotto ogni aspetto, la crisi energetica suicida in corso in Europa è tutta “Made in Germany,” non in Russia.

F. William Engdahl

Fonte: journal-neo.org
Link: https://journal-neo.org/2022/08/31/europe-s-energy-armageddon-from-berlin-and-brussels-not-moscow/
31.08.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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