La terza rinascita

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Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org

Abbiamo già visto come ogni essere umano nasce prematuro, rispetto agli altri mammiferi. In ogni modo si nasce, si viene “gettati nel mondo”, si spera tra le braccia di una madre amorevole e premurosa, che ne attutisca l’urto.

L’adolescenza, che prelude al passaggio alla vita adulta, rappresenta una prima rinascita, che più o meno tutti superano non senza fatica, per usare un eufemismo.

Dall’inserimento nel sistema da adulto non tutti riescono poi a maturare una critica radicale al sistema stesso, neppure quando questo diventa praticamente invivibile a meno di prostituirsi l’anima, come certamente sta accadendo oggi in tutto l’occidente atlantista.

Per i fortunati che invece superano anche questa fase, comunque vadano poi a parare di conseguenza, parliamo di “presa di coscienza”, o di “crescita esistenziale”, o di “rinascita spirituale”. In ogni caso possiamo individuare in questa transizione una seconda rinascita. E’ questa una forma di rinascita alla consapevolezza autentica di sé e del mondo, che restituisce la dignità di essere umani.

Ovvero non “cogito ergo sum”, quanto piuttosto un “io sono” elevato anche a livello di coscienza pura, oltre che in senso strettamente biologico. Il che è ben altra cosa dalla semplice conseguenza di pensare e riflettere, dal momento che “la mente che mente” è una caratteristica intrinseca del nostro cervello (vedi l’omonimo libro di Osho edito da Feltrinelli).

A questo punto però nasce un problema: se i rinati di secondo livello, detti anche risvegliati dal sonno ipnotico del conformismo, pur essendo in tanti costituiscono una minoranza, oltretutto non rappresentata nella illusoria e quindi falsa democrazia, nella quale vivono tranquillamente i conformati al sistema, dove possono collocarsi nell’ambito di quello stesso sistema da cui provengono, che in ogni caso ancora li circonda rimanendo ferocemente ostile al loro desiderio di cambiamento? Per questo nascono continui tentativi di costruire forze antisistema, tra le mille difficoltà di nuotare controcorrente e pure in ordine sparso, o peggio in compagnia di gatekeepers, che a loro volta possono essere in buona fede oppure dolosamente consapevoli del loro ruolo effettivo di guardiani a difesa del sistema vigente.

Da questa apparente impossibilità di cambiare il sistema dall’interno delle sue regole formali, che in teoria sono democratiche, cioè consentirebbero il cambiamento, ma in pratica sono totalitarie, cioè lo impediscono con la forza del potere usurpato dall’oligarchia del denaro, nasce l’ossimoro della “astensione costruttiva”, sia dal voto che dalla vita civile, come se ci fossero alternative più realistiche. Questi “astensionisti alternativi”, in cattiva compagnia degli astensionisti qualunquisti e menefreghisti di sempre, s’illudono pure di una immediata e gratificante vittoria morale, insita nel messaggio implicito “non in mio nome”. Messaggio del quale il sistema se ne infischia allegramente, anzi se ne giova per meglio consolidarsi e autolegittimarsi “democraticamente” nel proprio degrado. Chiusa polemica, vediamo invece la possibilità concreta di una terza rinascita, cioè di un passaggio dalla condizione d’indignato cronico a quella di vero progressista nella visione del mondo, da non confondersi con la fede cieca nel progresso tecnologico, che invece rema il più delle volte in direzione opposta.

Questa terza possibile rinascita, come le precedenti, è principalmente un fatto interiore, e come le precedenti rappresenta un salto quantico nello sviluppo della persona umana, rendendola degna e soprattutto compatibile con la nuova era tecnologica che possiamo chiaramente osservare nel suo stato nascente.

Si tratta di una ulteriore evoluzione spirituale verso la saggezza esistenziale, cioè verso un punto di vista alto che contempla tutti i passaggi inferiori, valutandoli per quello che sono, passaggi obbligati, meravigliosi e necessari ma non sufficienti all’adattamento alla sempre nuova realtà umana, la cui crescente complessità tende a travolgere chi non riesce a dominarla, rimanendo vittima di se stesso, della divisione tra mente e spirito che continuamente incombe e travolge i più deboli, vittime di propaganda, di soprusi, di cattiverie, di egoismi altrui, ma soprattutto della tentazione di contrastare tutti questi mali con le loro stesse armi, nella logica ancestrale dell’occhio per occhio, dente per dente. Logica assolutamente perdente, come ampiamente dimostrato da innumerevoli fatti già accaduti, storicizzati.

Questo non significa rinunciare alla battaglia, al contrario significa non rinunciarci mai, al limite utilizzando anche, in parte, le stesse armi del nemico, per estrema difesa, senza pretendere di vincere la guerra con tali mezzi. Il che significherebbe solo sostituire al sistema così vinto un suo gemello probabilmente peggiorato.

Le armi preferenziali restano piuttosto quelle di matrice amorosa, costruttiva di nuova vita spirituale. Le armi dell’autoconvincimento nell’esercizio della libertà, della continua ricerca del bene, della compassione, della condivisione, della collaborazione reciproca nel segno del rispetto.

Sono ormai tutte ovvietà, parte del vocabolario utopico, ma non per questo meno vere. Il punto è di riuscire a vederle con gli occhi dell’anima, che sono i nostri occhi, sottratti alla visione demoniaca che è sempre in agguato nel mondo reale, anche se sempre destinata a perdere l’eterna guerra che ci vede protagonisti durante tutta l’esperienza terrena. Non si tratta solo dell’ottimismo della volontà, ma anche della stessa ragione, quell’arma ambivalente che può illuminare od oscurare la nostra visione corretta del mondo. Dipende essenzialmente dall’ottemperare al lascito morale di un mio giovane conterraneo, Vittorio Arrigoni, che ripeteva dall’esperienza vissuta nella martoriata Palestina il monito: “restiamo umani”.

Per chi ama la fantascienza è ipotizzabile che la storia non finisca qui, che alla terza rinascita dell’umanità ne segua una quarta, e poi chissà cosa potrà riservarci la vita nell’universo.

Al momento è però di vitale importanza impegnarci nel qui ed ora, nel rinascere nello spirito per questa benedetta terza volta, altrimenti non se ne esce proprio da questa orribile situazione autodistruttiva.

Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org

18/09/2022

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