La ritirata di Kherson; mossa strategica o accordo sottobanco?

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Pepe Escobar
strategic-culture.org

L’annuncio del ritiro di Kherson potrebbe essere il segnale di uno dei giorni più cupi della Federazione Russa dal 1991.

Abbandonare la riva destra del Dnieper per creare una linea di difesa sulla riva sinistra potrebbe essere un’idea assolutamente sensata dal punto di vista militare. Lo stesso generale Armageddon, fin dal suo primo giorno al comando, aveva lasciato intendere che una cosa del genere sarebbe stata inevitabile.

Allo stato attuale delle cose, Kherson si trova dalla parte “sbagliata” del Dnieper. Tutti i residenti dell’Oblast di Kherson – 115.000 persone in totale – che volevano essere trasferiti in località più sicure sono stati evacuati dalla riva destra.

Il generale Armageddon sapeva che era inevitabile per diversi motivi: nessuna mobilitazione dopo che i piani iniziali della SMO si erano arenati; distruzione dei ponti strategici sul Dnieper – completa di tre mesi di metodico martellamento ucraino di ponti, traghetti, pontoni e moli; nessuna seconda testa di ponte a nord di Kherson o ad ovest (verso Odessa o Nikolaev) per condurre un’offensiva.

E poi, la ragione più importante: la massiccia dotazione di armi e la gestione di fatto della guerra da parte della NATO si sono tradotte in un’enorme superiorità occidentale nella ricognizione, nelle comunicazioni e nel comando/controllo.

Tutto sommato, quella di Kherson può essere una ritirata tattica relativamente minore. Tuttavia, dal punto di vista politico, è un disastro totale, un imbarazzo devastante.

Kherson è una città russa. I Russi hanno perso – anche se temporaneamente – la capitale di un territorio appena annesso alla Federazione. L’opinione pubblica russa avrà enormi problemi ad assorbire la notizia.

L’elenco degli aspetti negativi è considerevole. Le forze di Kiev hanno messo in sicurezza questa parte del fronte e potrebbero liberare forze da inviare contro il Donbass. Le forniture di armi da parte dell’Occidente collettivo riceveranno un notevole impulso. Gli HIMARS ora potrebbero colpire obiettivi in Crimea.

Le prospettive sono orrende. L’immagine della Russia nel Sud globale è gravemente compromessa; dopo tutto, questa mossa equivale ad abbandonare un territorio russo, mentre i continui crimini di guerra dell’Ucraina scompaiono immediatamente dalla “narrazione” principale.

Come minimo, già da tempo i Russi avrebbero dovuto rinforzare la testa di ponte sul lato occidentale del Dnieper, in modo che avesse potuto resistere – magari non ad un’inondazione causata dalla distruzione della diga di Kakhovka, cosa ampiamente prevista. Eppure i Russi hanno ignorato per mesi la minaccia di un bombardamento della diga. Questo dimostra una pessima pianificazione.

Ora le forze russe dovranno conquistare nuovamente Kherson. E, parallelamente, stabilizzare le linee del fronte, tracciare confini definitivi e poi cercare di “smilitarizzare” definitivamente le offensive ucraine, attraverso negoziati o bombardamenti a tappeto.

È piuttosto rivelatore il fatto che gli esperti di intelligence della NATO, dagli analisti ai generali in pensione, siano sospettosi della mossa del generale Armageddon: la vedono come una trappola elaborata o, come ha detto un esperto militare francese, “una massiccia operazione di inganno.” Un classico di Sun Tzu. Questo è stato debitamente incorporato nella narrazione ufficiale ucraina.

Quindi, per citare Twin Peaks, un classico della cultura sovversiva americana, “i gufi non sono quello che sembrano.” Se così fosse, il piano del generale Armageddon sarebbe quello di sovraestendere le linee di rifornimento ucraine, portarle allo scoperto e poi impegnarsi in un massiccio tiro al piccione.

Quindi o si tratta di Sun Tzu, o c’è un accordo dietro le quinte, in coincidenza con il G20 che si terrà la prossima settimana a Bali.

L’arte dell’accordo

Sembra che Jake Sullivan e Patrushev abbiano trovato un accordo.

Nessuno conosce veramente i dettagli, nemmeno coloro che hanno accesso agli estroversi informatori della Quinta Colonna a Kiev. Ma sì, l’accordo sembra includere Kherson. La Russia manterrebbe il Donbass ma non avanzerebbe verso Kharkov e Odessa. E l’espansione della NATO sarebbe definitivamente congelata. Un accordo minimalista.

Questo spiegherebbe perché Patrushev ha potuto imbarcarsi su un aereo per Teheran contemporaneamente all’annuncio del ritiro di Kherson e occuparsi, in tutta tranquillità, di importanti affari di partenariato strategico con Ali Shamkhani, Segretario del Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale iraniano.

L’accordo potrebbe anche essere stato il “segreto” insito nell’annuncio di Maria Zakharova, secondo cui “siamo pronti per i negoziati.”

I Russi lasceranno la riva del Dnieper con una ritirata militare gestita. Ciò non sarebbe possibile senza negoziati militari gestiti.

Queste trattative sono in corso da settimane. Il messaggero è l’Arabia Saudita. L’obiettivo degli Stati Uniti, nel breve termine, sarebbe quello di raggiungere una sorta di accordo di Minsk 3 – con Istanbul/Riyadh a fare da padrini.

Nessuno presta la minima attenzione al pagliaccio cocainomane Zelensky. Sullivan è andato a Kiev ad esporre un fatto compiuto.

Il Dnieper sarà – in teoria – la linea del fronte stabilita e negoziata.

Kiev dovrebbe accettare una linea di contatto congelata a Zaporizhye, Donetsk e Lugansk; Kiev dovrebbe ricevere energia elettrica da Zaporizhye e quindi cessare di bombardare le sue infrastrutture.

Gli Stati Uniti fornirebbero un prestito di 50 miliardi di dollari più una parte dei beni russi confiscati – cioè rubati – per “ricostruire” l’Ucraina. Kiev riceverebbe moderni sistemi di difesa aerea.

Non c’è dubbio che Mosca non accetterà nessuna di queste condizioni.

Si noti che tutto ciò coincide con l’esito delle elezioni statunitensi, in cui i Democratici non hanno esattamente perso.

Nel frattempo la Russia sta accumulando sempre più successi nella battaglia per Bakhmut.

A Mosca non si illudono affatto che questo cripto-Minsk 3 venga rispettato da un Impero “incapace di accordi.”

Jake Sullivan è un avvocato di 45 anni con un background strategico pari a zero e una “esperienza” limitata alla campagna elettorale per Hillary Clinton. Patrushev può mangiarselo a colazione, pranzo, cena e spuntino di mezzanotte – e, vagamente, “acconsentire” a qualsiasi cosa.

Allora, perché gli Americani sono alla disperata ricerca di un accordo? Perché forse intuiscono che la prossima mossa russa, con l’arrivo del Generale Inverno, potrebbe essere in grado di vincere definitivamente la guerra alle condizioni di Mosca. Questo includerebbe la chiusura del confine polacco con un’offensiva dalla Bielorussia verso sud. Una volta interrotte le linee di rifornimento delle armi, il destino di Kiev è segnato.

Accordo o no, Il generale Inverno sta per arrivare in città, pronto ad intrattenere il suo ospite d’onore Sun Tzu con tanti nuovi piatti a tavola.

Pepe Escobar

Fonte: strategic-culture.org
Link: https://strategic-culture.org/news/2022/11/10/sun-tzu-walks-into-a-kherson-bar/
10.11.2022

 

Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Pepe Escobar è un analista geopolitico e autore indipendente. Il suo ultimo libro è Raging Twenties. È stato politicamente cancellato da Facebook e Twitter. Seguitelo su Telegram.

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