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La Redazione

 

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La realtà del capitalismo: la GM realizza profitti per 11.8 miliardi di dollari mentre elimina 14.000 posti di lavoro

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A cura di Markus
Il 8 Febbraio 2019
379 Views

 

JERRY WHITE
wsws.org

La General Motors, secondo una nota rilasciata ieri dall’azienda, ha realizzato nel 2018 profitti per 11,8 miliardi di dollari. Questi comprendono i 10,8 miliardi di utili nel Nord America dello scorso anno più un margine di profitto del 9,5% nell’ultimo trimestre. Questi enormi profitti sono stati annunciati mentre GM accelera i suoi progetti per la chiusura di cinque stabilimenti negli Stati Uniti e in Canada, con la conseguente perdita di più di 14.000 posti di lavoro.

Il consiglio di amministrazione di GM ha dato inizio al massacro dei posti di lavoro due giorni prima della pubblicazione del rapporto sui ricavi, che mostrava un calo dell’otto per cento rispetto ai profitti dello scorso anno. L’obbiettivo è rassicurare Wall Street che GM non si piegherà alla rabbia popolare per la chiusura degli impianti e i licenziamenti collettivi.

Lunedì, il primo dei 4.000 ingegneri, tecnici, dirigenti ed altre categorie di impiegati, compresi 1.300 lavoratori del GM Tech Center, nel quartiere Warren di Detroit, è stato licenziato e scortato fuori dal suo posto di lavoro. L’impianto di assemblaggio di Lordstown, Ohio, vecchio di mezzo secolo, dovrebbe essere chiuso il mese prossimo. Il 1° giugno toccherà all’impianto di assemblaggio di Detroit-Hamtramck e l’impianto di Oshawa, Ontario, subirà la stessa sorte entro il quarto trimestre del 2019. La società prevede inoltre di chiudere gli impianti per la produzione di cambi automatici di Baltimora e Warren, rispettivamente, dal 1° aprile e dal 1° agosto.

Nel 1979, durante la prima bancarotta della Chrysler, le multinazionali e il sindacato della United Auto Workers (UAW) avevano dichiarato che erano necessari alti salari e cospicui benefit per “salvare” l’industria automobilistica. Dopo trent’anni di continue battute d’arresto, la UAW aveva fatto le stesse affermazioni mentre collaborava con l’amministrazione Obama per ridurre i salari durante la ristrutturazione del 2009 di GM e Chrysler.

Ora, anche se le compagnie automobilistiche sono a corto di denaro, le multinazionali chiedono sempre più sacrifici ai lavoratori e portano miliardi a Wall Street.

Dal 2015, GM ha sperperato 10,6 miliardi di dollari in riacquisti azionari per aumentare propria la quotazione borsistica, più del doppio dei 4,5 miliardi di dollari che GM prevede di risparmiare l’anno prossimo con il taglio dei posti di lavoro.

Ancora più  miliardi sono stati spesi nel pagamento dei dividendi agli azionisti facoltosi. Questo significa maggiori fortune personali per i grossi investitori di GM, come Warren Buffett, il terzo uomo più ricco del mondo (patrimonio netto 84,4 miliardi), che, con la sua Berkshire Hathaway, detiene 52,4 milioni di azioni GM e Paul Schwarzman (patrimonio netto 12,4 miliardi) che, attraverso la società di investimenti BlackRock, controlla 79 milioni di azioni GM.

Durante una conferenza tenutasi mercoledì scorso, l’amministratore delegato della GM, Mary Barra, ha riferito ai rappresentanti di Goldman Sachs, Morgan Stanley, Citibank, Barclays, Deutsche Bank ed altre società di investimento che “noi, come dirigenti della compagnia, continueremo a rispettare gli impegni che avevamo preso con voi, con i nostri proprietari,  per creare valore a breve e lungo termine per i nostri azionisti.”

I lavoratori negli Stati Uniti, in Canada, in Corea e in Brasile vengono messi in mezzo ad una strada, le loro comunità sono  distrutte e i profitti che hanno generato vengono trasferiti all’aristocrazia finanziaria che governa la società.

Ai lavoratori viene data una dimostrazione pratica sulla natura del capitalismo. Mentre la classe operaia produce tutta la ricchezza della società, il prodotto del suo lavoro è di proprietà della classe dominante, che incanala enormi somme di denaro verso una minoranza super-ricca e i lavoratori sono condannati alla povertà, alla schiavitù e alla miseria sociale.

Com’era prevedibile, nessuno nell’elenco degli investitori aveva sollevato obiezioni sulla devastazione derivante dalla chiusura degli impianti e dai licenziamenti in massa. Un analista della banca svizzera UBS si era comunque detto preoccupato per “l’enorme reazione” nei confronti della chiusura degli impianti. Aveva chiesto alla Barra: “Che percentuale dei 4,5 miliardi di risparmio è a rischio se i sindacati non acconsentono alla chiusura o [non accettano] le concessioni?”

La CEO della GM lo aveva rapidamente rassicurato, dicendo “Non vedo alcun rischio,” chiarendo che la UAW aveva già approvato la chiusura di quelli che, secondo lei, erano impianti sottoutilizzati. Mentre la condizione degli stabilimenti sarebbe stata definita durante i negoziati con la UAW sul nuovo accordo di lavoro che si terranno la prossima estate, [Mary Barra] aveva continuato dicendo che ” dobbiamo superare questo momento di transizione” e “trovare una soluzione ai problemi con la UAW.”

Lungi dal combattere la chiusura degli impianti, la UAW e il sindacato Unifor in Canada hanno attivamente sostenuto la decimazione dei posti di lavoro e degli standard di vita dei lavoratori dell’industria automobilistica. Una parte considerevole delle retribuzioni e dei benefit rubati ai lavoratori è stata dirottata nei conti bancari e nei portafogli azionari dei dirigenti sindacali stessi. Quando GM aveva annunciato a novembre la chiusura degli impianti, il valore delle azioni GM detenute dalla UAW era aumentato di oltre 200 milioni di dollari.

Di fronte alla crescente militanza dei lavoratori, i sindacati, screditati da decenni di tradimenti e corruzione, danno la colpa della chiusura degli impianti ai lavoratori messicani che starebbero rubando i posti di lavoro agli operai statunitensi e canadesi, associandosi così alle farneticazioni nazionalistiche dell’amministrazione Trump.

Questa menzogna è stata messa a nudo dalla coraggiosa lotta, ancora in corso, degli operai messicani delle fabbriche “maquiladora” di Matamoros. I lavoratori, dopo essersi ribellati contro i sindacati,  combattono ormai da tre settimane, dando vita a comitati di sciopero indipendenti e indicendo assemblee popolari per lottare per salari e condizioni di lavoro migliori.

Liberi dalla morsa dei sindacati, questi operai hanno marciato fino il confine con gli Stati Uniti a Brownsville, in Texas, e hanno fatto appello ai loro fratelli e sorelle americani affinché si uniscano alla lotta contro le multinazionali. Lo scontro si è ora esteso ai dipendenti dei supermercati, al pubblico impiego e ad altre categorie di lavoratori di Matamoros, mentre le riviste di economia e finanza mettono in guardia sul diffondersi del “contagio” della lotta di classe.

Il riemergere della lotta di classe e della radicalizzazione politica della classe operaia ha instillato la paura nel cuore della classe dominante. Terrorizzato dal fatto che la crescita della lotta della classe lavoratrice possa acquisire una prospettiva cosciente e anticapitalista, il presidente Trump ha dichiarato, martedi sera, nel suo Discorso sullo Stato dell’Unione: “Siamo allarmati dalle nuove richieste sull’avvento del socialismo nel nostro paese.” Il suo avvertimento ha ricevuto l’approvazione dei rappresentanti della classe dominante riuniti in assemblea, Democratici e Repubblicani, che speravano di poter fermare con i loro battimani l’ondata di rabbia della classe operaia che si sta diffondendo in tutto il paese e a livello internazionale.

La risposta al massacro dei posti di lavoro da parte di GM è la manifestazione di sabato 9 febbraio, convocata dal Comitato Direttivo della Coalizione dei Comitati di Base e dalla  WSWS Autoworker Newsletter, per mobilitare la classe lavoratrice contro la chiusura degli stabilimenti e i licenziamenti in massa di GM. La marcia si opporrà al presunto “diritto” di GM di chiudere questi impianti produttivi.

La manifestazione non è una richiesta a GM e ai suoi dirigenti aziendali legati a Wall Street, ma è un appello ai lavoratori affinché esprimano la loro forza unitaria e la loro voglia di combattere. Non è neanche un appello alla UAW, appaltatore di lavoro a basso costo e poliziotto dell’industria, ma piuttosto una richiesta ai lavoratori del settore autobilistico e a quelli degli altri comparti di formare comitati indipendenti di base per organizzare ed unificare le proprie lotte.

La manifestazione chiederà la messa in mora di tutte le chiusure di stabilimenti, l’abolizione del sistema salariale e previdenziale a due livelli, la trasformazione di tutti i lavoratori temporanei in lavoratori a tempo pieno e la riassunzione di tutti i lavoratori licenziati e perseguitati. In opposizione alla dittatura della dirigenza aziendale, ci si batterà per la democrazia industriale, per il controllo della produzione da parte dei lavoratori e per la trasformazione di GM, Ford e degli altri giganti dell’auto in imprese pubbliche, controllate democraticamente e di proprietà collettiva della classe operaia.

Questo programma è una parte fondamentale della trasformazione socialista dell’economia mondiale, per rendere l’esigenza sociale e l’uguaglianza, e non l’accumulo della ricchezza personale a livelli grotteschi, il principio guida della vita economica, politica e sociale.

Jerry White

Fonte: wsws.org
Link: https://www.wsws.org/en/articles/2019/02/07/pers-f07.html
07.02.2019
Tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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