DI ISRAEL SHAMIR
unz.com
Uomini e donne fanno pipì in modo diverso, tanto per cominciare. Non è stato un problema negli ultimi seimila anni di storia registrata, ma ora, per l’Occidente illuminato, è diventata una priorità. Questa differenza è sconvolgente per le femministe, che vogliono fare tutto quel che fanno gli uomini. Negli anni ’70, i primi manifesti di Women Lib presentavano con orgoglio una ragazza che faceva pipì in un orinatoio, con grande stupore ed invidia di alcuni spettatori adeguatamente diversificati. Da allora, le femministe hanno deciso che sarebbe stato più divertente costringere gli uomini ad usare le strutture femminili e distruggere quelle maschili.
La nuova portaerei americana USS Gerald R. Ford non ha orinatoi. È gender-neutral, quindi alcune signore che servono a bordo della nave potranno andare a fare pipì dove vogliono. Le nuove toilette occupano molto più spazio, non sono particolarmente pulite, perché gli uomini spesso non centrano il buco, e richiedono molto più tempo. La sottomissione del maschio e l’esorcismo dello spirito patriarcale compensano però questa piccola carenza.
Anche Germania e Svezia hanno eliminato gli orinatoi. I loro bagni sono adatti per uomini e donne, sono gender-neutral, ma molto specifici dal punto di vista del pagamento. Per far pipì in un bagno pubblico in Svezia bisogna usare uno smartphone ed una carta di credito: i loro servizi igienici non solo sono cari, ma non accettano neanche monete e banconote.
In Germania, il paese della Terra più colpito dai sensi di colpa, un uomo che usa un orinatoio è bollato come un nazista. Un tedesco non nazista dovrebbe far pipì seduto come una donna. Idem in Svezia. Non sorprende che tedeschi e svedesi approvino più di tutti in Europa (oltre l’80%) l’arrivo di migranti dal Medio Oriente devastato dalla guerra. Le donne tedesche e svedesi sono tutte per l’importazione di virili pashtun e curdi; i propri uomini son diventati troppo morbidi, cercando di adattarsi all’agenda femminista. I nativi vanno dietro a quel che decidono le proprie donne ed hanno troppa paura di dissentire; le donne, d’altra parte, sono notoriamente volubili e cambiano spesso idea sulle proprie scelte.
Beh, alcuni uomini hanno trovato un modo. I berlinesi vanno a far pipì tra le stele del memoriale dell’Olocausto. Ci sono circa tremila lastre di cemento, il posto è piuttosto buio, e l’odore non lascia dubbio che gli uomini locali abbiano trovato una soluzione alla mancanza di orinatoi. Non tutte le città hanno però a disposizione un memoriale così grazioso ed utile.
Le scuole americane sono diventate un’arena della lunga guerra dei bagni, con alcuni bambini confusi sul proprio genere. Se Jack si sente Jill, può andare a far pipì nel bagno delle donne? Non esiste una risposta accettabile a questa domanda, a meno che non si elimini del tutto i servizi igienici.
A Parigi nel XIX secolo, era stato inventato un grosso pezzo di arredo urbano chiamato pissoir, che facilitava la vita in città. Gli uomini potevano entrare e fare pipì gratis e senza fastidio. Le femministe però vi si opposero, e lo spirito del capitalismo li sostenne. Una struttura gratuita è già un inizio dell’odiato socialismo. Il numero di orinatoi stradali scese rapidamente da 1.200 ad uno. Vennero invece create cabine a pagamento adatte per uomini e donne, strutture che richiedono denaro e tempo e che sono complicate da usare. Le femministe erano felici, i discendenti di Vespasiano (l’imperatore che diceva “i soldi non puzzano” e che introdusse un’imposta sui servizi igienici) che ci speculavano sopra erano molto felici, ma gli uomini non erano così lieti di pagare per qualcosa che avevano sempre avuto gratuitamente. Hanno quindi preferito far pipì all’aperto. E Parigi puzzò fino al cielo.
Stretto tra strade maleodoranti e furia femminista, il municipio di Parigi creò un nuovo tipo di orinatoio: uno a cielo aperto, zero privacy, solo pipì e via. Non un gran lusso, niente per le donne di cui essere invidiose. Ed infatti non lo erano, erano furiose. Aggredirono gli odiati simboli del patriarcato maschile, versando cemento nello scarico, così bloccandoli rapidamente e rendendoli inutilizzabili. Parigi comunque ora puzza di nuovo, e le femministe hanno anche questa scusa per odiare gli uomini.
Ed ora questa guerra dei gabinetti è finita nello spazio. C’è stato uno strano incidente recentemente sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). La pressione nella stazione era diminuita. Alla ricerca di una possibile perdita, si è poi scoperto che un piccolo foro (2 mm) era stato praticato in un muro della navicella spaziale russa Soyuz ormeggiata alla stazione. Il buco si trovava vicino al bagno ed era coperto da un tessuto decorativo.
Gli astronauti americani hanno chiesto che la propria missione venisse abortita e di poter tornare sulla Terra; i cosmonauti russi hanno invece coperto il buco con un po’ di resina epossidica, ed il volo è andato avanti.
È stato sùbito stabilito che non si trattava di un colpo da un meteorite; il buco era stato proprio praticato da qualcuno. Dmitry Rogozin, capo di Roscosm, ha detto che probabilmente era stato fatto da un astronauta che aveva nostalgia di casa. Versione considerata bizzarra, respinta da tutti quanti come ennesima prova della goffaggine russa. La versione più accreditata diceva che il buco era stato perforato da un operaio russo sul terreno, immediatamente prima del decollo, come ci si aspetterebbe dagli inetti russi.
È tuttavia possibile che Rogozin avesse ragione. Ho sentito da persone a Korolyev (la Houston russa) una storia molto insolita, che ben si adatta al resto della confusione gender dei bagni americani. La situazione è questa. L’ISS ha un comparto americano, uno russo ed uno comune, separati ma interconnessi (il segmento russo è il veicolo spaziale ancorato). Ci sono quattro astronauti nel settore occidentale e due cosmonauti nel settore russo. Tra gli occidentali, c’è una signora.
Sebbene gli astronauti siano attentamente controllati, nello spazio le cose potrebbero comunque andare a finire in un territorio inesplorato. La storia di Korolyev dice che la signora si è detta contraria ai propri servizi igienici, ritenuti umiliante per lei come donna, ed ha cercato di riadattare l’attrezzatura per soddisfare le sue esigenze. Gli uomini hanno fatto i propri ritocchi e si sono lamentati della femminista. In breve tempo, i delicati servizi igienici del settore occidentale erano stati irreparabilmente rotti, perché nulla è semplice nello spazio, nemmeno il gabinetto.
Dei grandi uomini maturi, ex comandanti della Marina Militare ed ex Air Force, erano stati ridotti ad usare pannolini ogni giorno. Non solo sono spiacevoli da usare, ma l’ISS non ha spazio per una tale massa di pannolini usati e puzzolenti. Il settore occidentale ha cominciato a puzzare come le strade di Parigi, se non peggio.
A quel punto, gli astronauti si sono spazientiti con la femminista e si sono lamentati: “Houston, abbiamo un problema! Per favore, portatela a casa!”. Houston, cioè la NASA, non ha esaudito il loro desiderio, adducendo due obiezioni. Una, la diversità e l’eguaglianza femminile dovevano essere mantenute a tutti i costi. La seconda riguardava il costo.
Ora solo i russi hanno i mezzi per portare gli astronauti alla stazione e tornare a casa. Sebbene gli Stati Uniti abbiano fatto atterrare un uomo sulla Luna molti anni fa, non hanno ancora nessuno shuttle operativo per far volare gli uomini verso l’ISS. Gli inetti russi hanno ancora il proprio veicolo spaziale, anche se il loro miglior shuttle Buran e la loro miglior stazione spaziale Mir sono stati scaricati durante la fase filo-occidentale russa, sotto insistenza americana. Gli USA devono pagare una somma considerevole ai russi per ogni volo, e l’evacuazione della megera creerebbe un buco nel bilancio della NASA. Ecco perché Houston ha risposto allegramente: “È un vostro problema, ragazzi! Cercate d’andar d’accordo con lei!”.
Il bagno e la doccia russi funzionavano bene, e quindi gli americani dapprima hanno cercato di usarli. Dopo una lite (e, ahimè, gente costretta a vivere in ambienti stretti è incline al litigio), i russi hanno però vietato agli astronauti occidentali di entrare nella loro Soyuz. La salute mentale della signora si è deteriorata, ed il puzzo e gli escrementi galleggianti la rendevano ancor più nevrotica; alla fine, i suoi compagni si sono inventati un piano brillante. Quando i due russi sono usciti nello spazio per il lavoro programmato, gli americani si sono diretti verso il modulo russo (non ci sono serrature nell’ISS) ed hanno praticato un foro, per poi sigillarlo e coprirlo con un tessuto decorativo.
Il sigillante ha resistito per un po’ e non è scoppiato immediatamente. La pressione nella stazione è piuttosto bassa, solo una atmosfera; il buco non ha quindi rappresentato un pericolo mortale per la squadra. Se e quando la perdita fosse stata trovata, sarebbe stato possibile insistere sull’evacuazione di emergenza dell’equipaggio, liberandosi così della fastidiosa strega e districandosi dall’inferno puzzolente, accusando gli inetti russi del fallimento. E la parte migliore è che il buco si trova nella sezione della capsula Soyuz che viene scaricata durante il suo ritorno sulla Terra: si sarebbero così eliminate tutte le prove.
Il piano non ha però funzionato. I russi hanno chiuso il foro con un miglior sigillante epossidico ed hanno rifiutato l’evacuazione. Continuate ad evacuare nei vostri pannolini, signori! Il comandante occidentale si è lanciato nel modulo russo, gridando: “Sono comandante, decido io cosa fare”, ed ha strappato il sigillante. I russi gli hanno risposto: “Sei il comandante della stazione, ma a bordo della Soyuz sei solo un ospite”, lo hanno buttato fuori a calci ed hanno sigillato di nuovo il buco.
I cosmonauti hanno riferito a Korolyev (il centro di controllo di volo russo), e quest’ultimo ha chiesto a Houston di mostrar loro le registrazioni video del modulo americano per verificare chi è andato con il trapano al modulo russo. Il blocco sanitario russo (ed è qui che il foro è stato perforato) non è monitorato per motivi di privacy. Houston ha rifiutato a titolo definitivo.
La situazione sulla ISS rimane tesa; i russi apparentemente hanno usato la forza per allontanare gli americani che cercavano di scavare ulteriori buchi. Questi sono frustrati perché devono trascorrere tutti i giorni con la fastidiosa donna, ed il loro bagno non funziona ancora. Ora sperano che gli Stati Uniti siano presto in grado di inviare una nuova navetta privata per rimuoverli. La NASA infatti non vuole pagare i russi per l’evacuazione, ed i russi non vogliono fare questo lavoro gratuitamente. Le ultime notizie parlano di “giallo nello spazio” e di cosmonauti russi che pianificano un esame più approfondito delle mura esterne.
La confusione gender indotta dalle femministe occidentali ha quindi quasi causato un disastro – se questa storia è realmente accaduta così.
Un altro disastro è il tentativo delle femministe di far deragliare la nomina del giudice Kavanagh. Può piacere o non piacere, uno può essere d’accordo o no con le sue opinioni, uno potrebbe desiderarlo dentro o fuori dalla Corte Suprema, ma fermarlo per presunto tentativo di andare a letto con una ragazza al liceo è completamente folle. #MeToo, Kavanagh, anch’io ho avuto relazioni con ragazze così tanti (se non più) anni fa!
Anche se tutto ciò fosse vero (e Kavanagh ha negato), lo troverei non colpevole e voterei per lui alla Corte Suprema. Tenete a mente, parliamo di eventi avvenuti (forse) anni fa. A quei tempi, ci si aspettava che le ragazze si arrendessero al minimo cenno di forza. “No significa no” era un’idea totalmente inaudita.
Lo paragonerei ad un salto col paracadute. È normale che l’istruttore dia una spinta ad un paracadutista esitante. Se un ragazzo è salito sull’aereo con un paracadute, ed ha proseguito fino alla porta, dovrebbe essere spinto giù se non ha il coraggio di buttarsi. “No significa no” non può essere applicato qui. Lo stesso con le giovani ragazze. Queste meravigliose creature avrebbero potuto forse prendere paura nel momento critico, mentre si erano già spogliate a letto con un ragazzo, e spesso dovevano essere più o meno gentilmente spinte. Questo era il gioco a cui ragazzi e ragazze giocavano tanti anni fa. Il crimine di stupro era noto allora, ma la sua definizione non era larga come lo è ora.
Parliamo sicuramente di applicazione di forza moderata e simbolica, come nel caso della querelante di Kavanagh. Se l’avesse veramente stuprata, la ragazza sarebbe corsa sùbito alla polizia. Se non l’ha fatto, è perché non lo era, è così semplice. Uomini e donne non hanno bisogno di molte interferenze statali nelle loro relazioni. Se la donna ha tenuto il fatto segreto per 35 anni, che lo tenga tale per altri 35. A nessun uomo dovrebbe essere preclusa alcuna posizione per una ragione così futile.
La saga Trump-donne è un altro esempio della miscela nociva di moralità puritana e femminismo anti-uomini. Se un uomo della sua età (che peraltro è anche la mia) ha abbastanza energia per moglie ed amanti, posso solo congratularmi con lui. Non esiste una legge che proibisca ad un uomo d’affari di New York o ad un politico di Washington di corteggiare prostitute. In alcuni paesi più avanzati (dal punto di vista femminista) è proibito. In Svezia, ogni cliente deve affrontare la reclusione, mentre lei può andarsene impunemente. Gli Stati Uniti non sono ancora a quel livello. E si spera che non ci finisca, a condizione che gli elettori nelle elezioni di medio termine prestino attenzione alla posizione dei propri candidati.
Kavanagh e Trump sono l’ultima possibilità per gli uomini americani di riguadagnare il rispetto di sé e salvare la virilità del paese. Le storie delle loro avventure con ragazze mi incoraggiano solo a sostenerli. Significa che hanno del sangue nelle vene. Gli uomini possono e dovrebbero recuperare il terreno che hanno perso.
Israel Shamir
Fonte: www.unz.com
Link: https://www.unz.com/ishamir/toilet-wars/
22.09.2018
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG