La guerra al cibo – Chi è il colpevole?

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John Elmer & Nikolai Storozhenko
johnhelmer.net

Questa settimana il Presidente Joseph Biden si è fermato in una fattoria dell’Illinois per dire che aiuterà l’Ucraina destinando all’esportazione 20 milioni di tonnellate di grano e mais contenuti nei silos di stoccaggio, alleviando così la carenza di cereali sui mercati internazionali e abbassando i prezzi del pane in tutto il mondo.  Biden stava cercando di giocare una mano con le carte già truccate. Da Biden.

Il primo piano di guerra di Washington-Kiev per l’Ucraina orientale ha già fatto perdere [all’Ucraina] circa il 40% dei campi di grano, il 50% dell’orzo e tutti i porti per l’esportazione dei cereali. Il loro secondo piano di guerra, volto a mantenere le linee di difesa della regione occidentale con blindati mobili, carri armati e artiglieria, rischia ora di far perdere il raccolto di mais e di colza, nonché la via di esportazione su strada verso la Romania e la Moldavia. Ciò che [del seminato] si salverà nell’Ucraina occidentale non sarà in grado di crescere a sufficienza per sfamare la popolazione. Saranno costretti ad importare grano statunitense, così come armi statunitensi e il denaro per pagare entrambi.

Biden ha detto agli astanti, che facevano parte suo collegio elettorale senatoriale, che nelle fattorie del Delaware “ci sono più polli che Americani.”  Dare la colpa ai Russi è l’altra carta giocata da Biden.

Cinque mappe pubblicate dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) mostrano la localizzazione delle principali colture ucraine di cereali e semi oleosi – grano, mais, orzo, girasole, colza – per il periodo dal 2016 al 2020. Viene anche mostrata la percentuale del raccolto totale realtiva a ciascuna regione come media quinquennale.  Nel 2020, le principali esportazioni ucraine erano gli oli di girasole e di colza (5,32 miliardi di dollari), il mais (4,89 miliardi di dollari) e il grano (4,61 miliardi di dollari), seguiti dal minerale ferroso (4,27 miliardi di dollari) e dal ferro semilavorato (3,03 miliardi di dollari). Questi ultimi due erano interamente concentrati nella parte orientale – Dniepropetrovsk, Zaporozhye e il Donbass.

 

Produzione di frumento
Produzione di mais

 

Produzione di orzo
Produzione di semi di girasole
Produzione di colza

Fonte: https://ipad.fas.usda.gov

Per capire quanto la regione occidentale dell’Ucraina sia già isolata e dipendente dalle importazioni, ecco le mappe delle principali fonti di energia e di carburante del Paese:

PETROLIO, GAS E CARBONE IN UCRAINA

Fonte: https://geoawesomeness.com/

Per i dati relativi a ciascuna fonte energetica, si veda la sintesi della US Energy Information Administration: https://www.eia.gov/

I SITI NUCLEARI DELL’UCRAINA

Fonte: https://www.nsenergybusiness.com/

Un reportage appena pubblicato su Vzglyad, la migliore delle analisi giornalistiche moscovite in pubblicazione, illustra il punto di vista russo sugli effetti della guerra e delle sanzioni statunitensi sulla posizione dell’Ucraina nei mercati cerealicoli. Il giornalista è Nikolai Storozhenko; leggete l’originale qui. Quella che segue è una traduzione testuale; per ampliare il testo russo sono state aggiunte illustrazioni, didascalie, link e fonti.

“COME GLI USA HANNO CREATO LA CRISI ALIMENTARE GLOBALE
Il grano è attualmente il principale prodotto d’esportazione dell’Ucraina

Di Nikolai Storozhenko

 

Decine di milioni di tonnellate di grano ucraino sono la condizione più importante per ridurre i prezzi dei prodotti alimentari a livello mondiale – almeno così assicura il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Inoltre, Biden incolpa la Russia per l’aumento dei prezzi.

C’è effettivamente dell’agitazione sul mercato mondiale del grano, ma di chi è davvero la colpa?

L’Ucraina ha 20 milioni di tonnellate di grano nei suoi magazzini. Stiamo studiando modi per restituire questo grano al mercato mondiale e abbassare così i prezzi,” è la semplice strategia di Joe Biden per frenare l’inflazione. Inoltre, si basa su una tecnica ancora più fallimentare nota come “dare la colpa alla Russia“: “Abbiamo notato che i prezzi del carburante sono aumentati a marzo, è colpa di Putin. A causa sua, anche i prezzi dei generi alimentari sono aumentati nel nostro Paese.”

Putin non è stato risparmiato

Tuttavia, correggeremo il signor Biden: in primo luogo, [l’aumento dei prezzi] non è “qui,” negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo, ad eccezione dei Paesi e delle regioni che hanno prontamente imposto restrizioni alle esportazioni di cereali.  In secondo luogo, gli Stati Uniti e la loro campagna di colpevolizzazione della Russia hanno lasciato il tempo agli Stati Uniti di commerciare il proprio grano. Nella campagna 2021/22, gli Stati Uniti hanno esportato 18,9 milioni di tonnellate di grano (dati a fine marzo). Da un lato, si tratta della cifra più bassa degli ultimi vent’anni. D’altra parte, se gli Americani continuano a commerciare, significa che non va tutto così male come sostengono.

Un’altra cosa è interessante. Uno dei picchi dei prezzi mondiali dei cereali si era verificato all’inizio degli anni Settanta. Allora l’URSS aveva iniziato ad acquistare grandi quantità di grano negli Stati Uniti e in Canada, gonfiando così i prezzi globali. Da allora e fino a poco tempo fa, gli Stati Uniti sono rimasti il principale attore nel mercato globale delle esportazioni di cereali (95 milioni di tonnellate nel 2021/22).

Se consideriamo il grano separatamente, anche nel 2014 gli Stati Uniti erano al primo posto (25,6 milioni di tonnellate). Ma le esportazioni di grano della Russia non erano così rosee: 1,6 milioni di tonnellate nel 2001, un salto a 10 milioni nel 2002, di nuovo giù, di nuovo su. In generale, avevamo raggiunto volumi stabili solo alla fine del 2010 e, nel 2014, paragonabili alle esportazioni degli Stati Uniti (22,1 milioni di tonnellate, terzo posto). Se si conoscono questi dati, è difficile credere che per diversi anni di fila non gli Stati Uniti, ma la Russia sia stata al primo posto nel mondo per le esportazioni di grano (39,5 milioni di tonnellate nel 2020/2021).

PRODUZIONE GLOBALE DI GRANO, 2010-2022

Fonte: International Grain Council (IGC) data reported by the European Commission. Si noti che l’offerta è stata inferiore al consumo per tre volte: nel 2012, nel 2018 e quest’anno. Come mostra il seguente grafico del prezzo del grano, quando ciò accade il prezzo del grano aumenta bruscamente.

TRAIETTORIA DEL PREZZO GLOBALE DEL GRANO, 2000-2021

Prezzi medi di chiusura, in $000 – fonte: https://www.macrotrends.net/

Quindi, per certi versi, Biden ha ragione: è chiaro che il problema non si sarebbe potuto concretizzare senza Putin. Ma come è successo che gli Stati Uniti sono passati dal primo posto al mondo nelle esportazioni di grano al quarto? E perché ora gli Americani cercano di sbloccare le esportazioni dall’Ucraina per ridurre i prezzi dei prodotti alimentari negli Stati Uniti?

Per cominciare, Biden dovrebbe incolpare il suo predecessore [Donald Trump], che, nel 2015, aveva lanciato una guerra commerciale su larga scala contro la Cina. Una delle ragioni della guerra era l’annoso problema della bilancia commerciale: gli Stati Uniti acquistavano e continuano ad acquistare dalla Cina più di quanto vendano alla Cina. E non solo un po’ di più. Nel 2021, questo “un po’ di più” ammontava ad una cifra gigantesca: quasi 400 miliardi di dollari. Anche in questo caso la pandemia ha giocato un ruolo importante. Ma resta il fatto che la guerra dei dazi di Trump non ha corretto la situazione della bilancia commerciale americana.

Per gli agricoltori americani le conseguenze di questa guerra sono state molto tristi. La Cina ha dimostrato di saper combattere e ha aumentato i dazi sulle importazioni di grano americano. Di conseguenza, già nel 2018, il Wall Street Journal notava con disappunto che la Russia non solo aveva riconquistato il primato nel mercato mondiale dei cereali per la prima volta in cento anni, ma stava anche competendo con successo con il grano americano nei mercati tradizionalmente americani.

Fonte: https://www.wsj.com/

Controllo globale

In ogni caso, gli Stati Uniti sono stati per lungo tempo protagonisti di scommesse globali più grandi del grano. Per il Wall Street Journal e gli agricoltori statunitensi, ovviamente, questo è un peccato e il prestigio americano ne risente. Ma perché riempire il mondo e il proprio mercato di grano, se si possono utilizzare produttori satelliti? Il controllo del mercato alimentare nel suo complesso è molto più importante per gli Stati Uniti delle entrate derivanti dalle esportazioni di cereali.

Inoltre, il tutto è stato accuratamente calcolato. Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti [USDA] pubblica le previsioni dei raccolti Paese per Paese all’inizio dell’anno solare (tra l’altro, sono piuttosto accurate). E l’USDA pubblica anche previsioni sull’evoluzione futura di questo mercato mondiale del grano. Conoscendo il raccolto previsto e il volume di scambi previsto (e quindi i prezzi approssimativi), è possibile gestire il costo delle materie prime e l’inflazione dei prezzi dei prodotti alimentari sul mercato interno e rendere più efficiente l’uso delle superfici coltivate in America. Perché quindi coltivare milioni di tonnellate di mais o di grano alimentare [in America] se è possibile seminarlo e coltivarlo in Ucraina?

Fonte: Sowell, Andrew R., Bryn Swearingen, and Claire Hutchins. Wheat Outlook: April 2022, WHS-22d, U.S. Department of Agriculture, Economic Research Service, April 12, 2022.

Differenze tra le esportazioni cerealicole di Ucraina e Russia

Il ruolo dell’Ucraina è davvero difficile da sopravvalutare. Oggi, nelle pubblicazioni sulla crisi alimentare globale, l’Ucraina e la Russia sono costantemente affiancate. Si parla di grandi produttori con un’ampia quota di mercato nelle esportazioni di grano, mais, oli vegetali, ecc. Sì, sia l’Ucraina che la Russia vendono molti prodotti alimentari sul mercato estero. Eppure presentano modelli di agricoltura e di esportazione agricola fondamentalmente diversi.

Se prendiamo i cereali, la Russia vende principalmente grano, destinando all’esportazione circa la metà del raccolto. Nel 2021, l’Ucraina ha prodotto quasi 20 milioni di tonnellate di grano alimentare, di cui solo 4-5 milioni di tonnellate necessarie per il consumo interno. Dei 13,2 milioni di tonnellate di grano da foraggio, è stata prevista l’esportazione di quasi 10 milioni di tonnellate. Per quanto riguarda il mais, il principale cereale da esportazione, la situazione nel 2020 è indicativa: con un raccolto di 30 milioni di tonnellate, ne sono state esportate 28 milioni.

Nel 2021, l’Ucraina ha avuto un buon raccolto: 85-86 milioni di tonnellate, di cui 30 milioni di tonnellate di grano alimentare e da foraggio, 40 milioni di tonnellate di mais, 10 milioni di tonnellate di orzo. Secondo i dati doganali, al 1° marzo 2022, il volume delle esportazioni ammontava a 43 milioni di tonnellate (calcolato fino all’inizio della nuova campagna di commercializzazione – 1° luglio). Cioè, al momento dell’inizio dell’operazione militare, in Ucraina avrebbero dovuto esserci circa 37 milioni di tonnellate di grano, orzo e mais; 5-6 milioni di tonnellate sono necessarie per la semina, in più bisogna tener conto del fabbisogno interno, maggiorato nelle condizioni attuali, quindi il governo formerà sicuramente una sorta di riserva. Probabilmente, anche più dei 20 milioni di tonnellate che, secondo Joe Biden, sono bloccati nei magazzini ucraini.

PROFILO DI PRODUZIONE CEREALICOLA DELL’UCRAINA, 2010-2020

Fonte: USDA, Foreign Agricultural Service, annual report April 2020.

Tra l’altro, nonostante la chiusura dei porti attraverso i quali l’Ucraina faceva transitare 5-5,5 milioni di tonnellate di grano ogni mese, le esportazioni non si sono fermate. Secondo le statistiche, a marzo-aprile l’Ucraina è stata in grado di inviare 2,7 milioni di tonnellate di grano sul mercato estero (principalmente attraverso la Moldavia e la Romania). Ma non c’è stata alcuna destinazione commerciale in grado di compensare gli oltre 8 milioni di tonnellate non commercializzate durante questo periodo.

Non solo Ucraina

Aggiungiamo ora qualche altro dato. Le esportazioni di grano dalla Russia nell’attuale campagna di commercializzazione (1 luglio 2021 – 10 marzo 2022) sono state pari a 28,1 milioni di tonnellate, ovvero il 30% in meno rispetto all’anno scorso. Da metà marzo le esportazioni di cereali e zucchero dalla Federazione Russa sono state limitate fino al 30 giugno (consentite solo con licenze entro la quota).  In generale, dall’inizio dell’operazione militare speciale, 20 Paesi del mondo hanno imposto alcune restrizioni alle esportazioni di prodotti alimentari. Un altro potrebbe essere l’India, dove si sta discutendo di un divieto di esportazione del grano. Nonostante a metà marzo l’India intendesse approfittare della situazione per attirare clienti dalla Russia e dall’Ucraina.

La pubblicazione di Kommersant rileva che anche i singoli importatori stanno aumentando il panico sul mercato mondiale del grano. Alcuni di loro si rifiutano direttamente di collaborare con i fornitori russi; altri stanno incontrando difficoltà a causa delle sanzioni. Di conseguenza, tutti cercano un’alternativa che però nelle condizioni attualinon esiste – e questo accelera ulteriormente i prezzi.

CHIAVE: a sinistra in rosso= i principali Paesi importatori di prodotti alimentari russi in milioni di dollari nel 2021; a destra in grigio=l’Ucraina. 469=fornitura in milioni di tonnellate di grano al mercato mondiale (stima FAO); 820=milioni di persone a corto di cibo (stima FAO). Fonte: https://www.kommersant.ru/

Infine, non dimentichiamo l’aumento dei costi di tutte le fasi di produzione del grano. L’aumento del costo del carburante – dal trattore alla mietitrebbia fino alla nave per il trasporto via mare del grano sfuso – insieme al balzo dei prezzi dei fertilizzanti, dovuto al notevole aumento del prezzo del gas naturale utilizzato nella loro produzione.

Fonte: https://blogs.worldbank.org/

Quindi, per riassumere:  Putin come causa dell’inflazione alimentare negli Stati Uniti e nel mondo – almeno ai fini delle dichiarazioni ufficiali dello Stato, chiaramente non basta. In realtà, la causa principale di questa crisi sono stati gli stessi Stati Uniti: le loro sanzioni, il loro desiderio di ridurre i proventi delle esportazioni russe di energia. E tutto questo era iniziato molto prima  degli eventi caldi in Ucraina.  Prendiamo il ben noto caso del Nord Stream-2: se il suo lancio non fosse stato silurato con la partecipazione attiva degli Stati Uniti, oggi i prezzi del gas in Europa e nel mondo sarebbero più bassi e i fertilizzanti più economici.

Sarebbero ancora più economici se le navi russe potessero trasportare questi fertilizzanti senza subire il divieto di entrare nei porti dell’UE. Per non parlare del fatto che l’operazione militare speciale non sarebbe neanche iniziata se l’amministrazione Biden non avesse fornito all’Ucraina armi e sostegno politico.

Secondo Biden e la sua amministrazione, la chiave per ridurre l’inflazione alimentare è nei  20 milioni di tonnellate di grano ucraino. Non è così. La chiave è rendersi conto di un fatto semplice: l’economia globale non funziona bene con le sanzioni e l’esclusione di singoli Paesi da questa economia.

John Elmer & Nikolai Storozhenko

Fonte: johnhelmer.net
Link: http://johnhelmer.net/the-war-against-food-who-is-to-blame/#more-48057
12.05.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

 

 

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