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La Redazione

 

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La discesa nella débâcle: Vittorie di Pirro, bugie ed errori strategici

Cina e Russia si stanno alleando militarmente. Questo porterà ad un cambiamento di paradigma strategico che potrebbe costringere gli Stati Uniti a riconsiderare la strada da seguire.
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A cura di Markus
Il 11 Maggio 2023
17407 Views

Alastair Crooke
strategic-culture.org

La sensazione che le cose vadano male, e che stiano peggiorando, è palpabile. C’è un’innegabile sfumatura escatologica nello zeitgeist odierno. I fattori geopolitici in vertiginosa ascesa parlano di una futura, estrema turbolenza.

Biden e i Democratici scoprono, con grande sorpresa, di essere in una situazione di “stallo”: dopo aver pensato di candidarsi nel 2024 sulla base del “record economico di Biden”, il team  Biden scopre che le prospettive si stanno dissolvendo di fronte all’accelerazione degli eventi.

E per l’Ucraina – che, di per sé, doveva essere il precursore del rovesciamento della Russia – sembra più probabile una discesa nella débâcle. Con la sconfitta su due fronti (la “guerra” finanziaria e quella diplomatica) già consolidata, e con l’entità ucraina che, su un altro fronte, ora si sta progressivamente atrofizzando a causa del logoramento militare attuato dai Russi, Washington si interroga sull’opportunità o meno di spingere l’Ucraina a condurre un’offensiva, temendo che possa suggellare una catastrofe ucraina.

Kiev sente l’incertezza di Washington sul probabile esito della propria offensiva; Kiev capisce anche che questo potrebbe significare “il calo del sipario” sul “progetto” Zelensky – se Biden decidesse che è giunto il momento di tracciare una linea di demarcazione e di completare il pivot verso la Cina. Significherebbe letteralmente “la fine” per la maggior parte della leadership di Kiev.

Il cambiamento di strategia è già evidente: John Kirby (portavoce di Sullivan) ha sbandierato perdite russe molto esagerate a Bakhmut/Artyomovsk. Allo stesso tempo suggerisce che, sebbene la Russia possa in qualche modo sembrare “vincente”, in realtà è stata sconfitta. Il giorno successivo, Blinken ha rincarato la dose con “la Russia ha fallito nel suo obiettivo di cancellare l’Ucraina”, e quindi ha “perso” – non avendo raggiunto i suoi obiettivi.

Chiaramente, il Team Biden sta ripiegando su una “narrativa” di vittoria di Pirro per la Russia, con la sopravvivenza dell’Ucraina come “missione compiuta”.

La conseguenza di ciò era prevedibile: con un'”uscita” degli Stati Uniti apparentemente incombente, c’era da aspettarsi qualche provocazione importante (ad esempio l’attacco con i droni al Cremlino). ‘Qualcuno’ è chiaramente desideroso di scatenare una reazione eccessiva della Russia che, a sua volta, costringerebbe l’Occidente a passare alla guerra totale contro di lei.

Al momento in cui scriviamo, non si conoscono i dettagli di chi potrebbe essere responsabile dell’attacco al Cremlino. Tuttavia, in Russia c’è una rabbia profonda e sentita. Il Cremlino deve riconoscere questo sentimento pubblico. E ci sarà una risposta, ma, allo stesso tempo, Mosca non vorrà assecondare l’agenda dei provocatori. (Il 9 maggio segna la vittoria russa nella guerra contro la Germania nazista. Non vorranno che la giornata venga turbata).

Di fronte alla prospettiva dell’Ucraina, all’inflazione in aumento, alla recessione incombente, al crollo del sistema bancario e ai bassi indici di gradimento, il “Team Biden” sembra avere un piano. Quello di trasformare Biden in un “Presidente di guerra”, mobilitando l’America per sconfiggere la Cina, e questo finché l’establishment ritiene che l’America possa ancora avere un vantaggio (militare convenzionale). Secondo quanto riferito, il “war-gaming” del Pentagono implica che gli Stati Uniti potrebbero [ancora] avere una possibilità prima che la Cina sia completamente pronta per la guerra.

Sembra strano? Beh, gli altri “fronti” (inflazione, bolla finanziaria, recessione, assistenza sanitaria e istruzione non accessibili) semplicemente non hanno soluzione. Sono problemi strutturali profondi. L’America di oggi è un luogo in cui la maggior parte della gente riconosce i problemi, ma dove il potere di veto, gli interessi radicati e il dominio del “partito unico” al Congresso impediscono qualsiasi tentativo di riforma. Trump aveva cercato di rompere questa situazione di stallo, ma aveva fallito. Anche Biden fallirebbe, se ci provasse. Quindi, se risolvere i problemi dell’America è “il problema”, allora diventare un “Presidente di guerra” potrebbe essere visto come la “soluzione”.

Naturalmente, poiché oggi le società occidentali non sono in grado di guardare in faccia la verità, l’Occidente deve emergere come “vittima” degli eventi e non come artefice della propria condizione, rendendo così possibile la giustificazione per la guerra. E, per garantire che questa narrazione rimanga di dominio pubblico, sono stati sparati colpi di avvertimento preparatori verso i mass media affinché “rimangano in squadra”.

“La rivalità tra grandi potenze e la competizione per le risorse sempre più scarse non sono altro che vecchie realtà rinate”, avverte Robert Kaplan. “Il loro ritorno è la rivincita della storia, che ora definisce un presente di crescente pericolo e incertezza”.

“La situazione mondiale è simile a quella del 1914. Le nuove tecnologie non hanno spento la rivalità per le scarse risorse naturali, ma ne hanno solo spostato l’attenzione”, scrive il filosofo John Gray.

È in atto una nuova versione del Grande Gioco di fine Ottocento. Le due guerre mondiali erano state in parte motivate dal bisogno di petrolio. La convinzione delle società occidentali che le opzioni possano sempre essere ampliate dall’azione umana è stata una caratteristica centrale del progetto politico occidentale – e anche del liberalismo progressista, scrive la professoressa Helen Thompson.

La professoressa continua dicendo che “… non si tiene conto del fatto che la tecnologia non può creare energia [almeno del tipo di cui la società moderna ha bisogno]. Questa convinzione dell’elemento umano si è dimostrata a lungo eccessivamente ottimistica. Coloro che presumono che il mondo politico possa essere ricostruito dagli sforzi della volontà umana, non hanno mai dovuto scommettere così pesantemente sulla tecnologia rispetto all’energia [fossile] – come motore del nostro progresso materiale”.

Ecco, la professoressa lascia trapelare la verità. Questa rischiosissima “scommessa di guerra” – cioè che le nostre società complesse possano essere sempre più gestite con la tecnologia verde, piuttosto che con le risorse naturali del 19° secolo – è un azzardo, provocato, suggerisce Thompson, “da uno stato d’animo di paura esistenziale, dal sospetto assillante che la nostra civiltà possa distruggersi, come tante altre hanno fatto in passato”. (Da qui l’impulso a riaffermare il dominio, anche al prezzo di accelerare un possibile autosuicidio da parte dell’Occidente).

Il suo punto di vista è che lo Zeitgeist culturale generale si sta orientando verso la disperazione e il nichilismo. Sì, ma chi è responsabile del fatto che l’Occidente abbia dovuto scommettere per il suo futuro sulla tecnologia piuttosto che sull’energia? L’Europa aveva una fornitura di energia affidabile e a basso costo, finché non si è arresa ai piani dei neoconservatori statunitensi ed europei.

L'”età dell’oro” occidentale era legata a tassi di interesse e inflazione pari a zero. Ci sono stati decenni di inflazione prossima allo zero proprio grazie ai prodotti manifatturieri a basso costo provenienti dalla Cina e all’energia a basso costo proveniente dalla Russia. Ora l’Occidente si trova ad affrontare il demone dell’inflazione e dei tassi di interesse in crescita che devastano il suo sistema finanziario. È stata una sua scelta.

Oh sì; la “narrativa”, come spiega Robert Kaplan, è che “il destino è in ultima analisi nelle mani dell’agire umano. Ma l’azione umana non deve necessariamente avere esiti positivi. Individui come Putin e Xi sono agenti umani, che hanno causato una vasta e sanguinosa guerra in Ucraina – e stanno spingendo l’Asia verso un conflitto militare ad alta intensità per Taiwan”. Oh – quindi l’Ucraina e Taiwan non hanno nulla a che fare con il progetto neoconservatore di estendere l’egemonia statunitense in una nuova era?

Incapace di affrontare onestamente le questioni, questo collettivo di intellettuali occidentali basa la giustificazione di una futura guerra con la Cina sulla premessa che Putin, senza una giusta causa, avesse semplicemente scelto di invadere l’Ucraina il 24 febbraio 2022, e che Xi sia colpevole dell’intenzione di invadere Taiwan – per la quale l’Occidente deve rispondere adeguatamente accumulando “quanto più possibile” armi sull’isola.

Questa giustificazione è mendace come quella della guerra in Iraq.

I preparativi per questa guerra sono in crescendo: più armi a Taiwan; forze speciali statunitensi che conducono esercitazioni per infiltrarsi a Taiwan dopo una un’eventuale presa di potere cinese (presumibilmente per scatenare una guerriglia). Come riferisce Andrew Korybko, gli Stati Uniti stanno mettendo in riga gli alleati nell’Asia-Pacifico: la Corea del Sud ha autorizzato l’attracco nei suoi porti di sottomarini statunitensi armati di armi nucleari; l’AUKUS è stata rafforzata; il Giappone è ufficiosamente a bordo; l’Indonesia e le Filippine sono sotto pressione da parte degli Stati Uniti per fare la loro parte.

In controtendenza rispetto al consueto schema di rastrellare gli alleati in vista di un possibile conflitto, l’Alto rappresentante dell’UE, Josep Borrell, propone che le Marine Militari del blocco UE pattuglino lo Stretto di Taiwan. Questo avveniva solo alcune settimane dopo la dichiarazione del Segretario Generale della NATO Stoltenberg, secondo cui “stiamo ora intensificando la nostra cooperazione con i nostri partner nell’Indo-Pacifico: Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda e Australia”.

“La tendenza indiscutibile è che i partner europei degli Stati Uniti sono pronti a svolgere un ruolo militare più ampio nella regione, anche provocatorio, se finiranno per pattugliare lo Stretto di Taiwan”, scrive Korybko.

Anche la Von der Leyen e l’UE sono coinvolte: il suo nome è stato citato tre volte nel discorso di Jake Sullivan sul “Nuovo consenso di Washington“, in cui si prevede di invertire l’intera tendenza della politica, dagli anni di Reagan, dal ritorno al protezionismo all’intervento del governo centrale a sostegno della politica industriale, fino ad un audace investimento nello sviluppo di competenze, nella “resilienza” e nella riappropriazione delle catene di approvvigionamento interne.

Tuttavia, non si tratta di un vero e proprio progetto di riforma dell’economia statunitense, anche se viene presentato come tale. Una vera riforma richiederebbe enormi cambiamenti strutturali. Si tratta di riorientare l’economia in vista di una possibile guerra convenzionale con la Cina. (Una lezione del conflitto in Ucraina è che la capacità industriale è importante). Probabilmente è anche un pretesto per aumentare la spesa fiscale (stampa di denaro) in vista delle elezioni del 2024.

Inevitabilmente, coloro che nell’UE sono alleati con i “Verdi” tedeschi e con la Von der Leyen sono in estasi. I funzionari di Bruxelles hanno parlato di un “ticket Biden-Von der Leyen” (come se si fosse candidata alla vicepresidenza degli Stati Uniti sul “ticket” dei Democratici!), e hanno parlato di un’alleanza di potere tra Stati Uniti e Unione Europea che si estenderà fino al 2028!

Cosa pensare di questi cambiamenti? Ripeto: Biden è in difficoltà e la sua squadra sta annaspando. È estremamente prematuro per la Casa Bianca definire l’Ucraina una “missione compiuta” – ma cos’altro può fare? La guerra con la Cina non sarà solo con la Cina, ma probabilmente anche con la Russia. Questo è stato sicuramente il significato della visita di quattro giorni del Ministro della Difesa cinese a Mosca (compresa una sessione personale con Putin). Il messaggio è stato abbastanza chiaro: Cina e Russia si stanno “unendo militarmente”. Questo porterà ad un cambiamento di paradigma strategico che potrebbe costringere gli Stati Uniti a riconsiderare la strada da seguire – oppure no.

Alastair Crooke

Fonte: strategic-culture.org
Link: https://strategic-culture.org/news/2023/05/08/decent-into-debacle-pyrrhic-victories-lies-and-strategic-miscalculations/
08.05.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchiscitte.org

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Alastair Crooke CMG, ex diplomatico britannico, è fondatore e direttore del Conflicts Forum di Beirut, un’organizzazione che sostiene l’impegno tra l’Islam politico e l’Occidente. In precedenza è stato una figura di spicco dell’intelligence britannica (MI6) e della diplomazia dell’Unione Europea.

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