di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
L’aumento dei tassi in economie tenute in stato recessivo da anni di politiche austere, oggi colpite da una inflazione esogena a carattere esclusivamente speculativo, rappresenta la benzina sul fuoco che i banchieri centrali stanno gettando per portare a termine un chiaro disegno di demolizione dell’Europa.
Per chi stanno lavorando? Questa è la domanda che tutti noi dovremmo porci, cercando una risposta attraverso i vari segnali che ci vengono dalla realtà che stiamo vivendo. Li stessi segnali, alcuni dei quali, parrebbero apparire al momento addirittura in contrasto con la normale operatività del potere.
In poche parole, la chiara ed evidente azione volta a demolire l’attuale struttura predatoria europea, come la conosciamo da tre decadi a questa parte, è il proseguo del piano elitario del Grande Reset oppure è il primo vero atto di uno scontro tra le massonerie globali, volto a riscrivere l’idea di un mondo a tinte più umane, proprio da una parte di coloro che lo comandano?
Per noi umani e non appartenenti al ristrettissimo mondo di chi lo disegna, dare una risposta certa e definitiva, all’interno della mente diabolica che caratterizza certi poteri, è esercizio pressoché impossibile. Ma questo non ci esime dall’analizzare i fatti, utilizzando come principio l’onestà intellettuale del nostro pensiero, di cui ancora oggi, senza sapere per quanto ancora, ci è permesso esserne dotati.
Intanto partiamo da quello che è un dato di fatto sotto gli occhi di tutti: le banche centrali occidentali, con Bce e Fed in primo piano, hanno deciso di fermare l’inflazione a colpi di recessione.
Anzi, per la precisione, se guardiamo ai numeri ed alle diverse condizioni dei sistemi economici di Stati Uniti ed Europa, da questa equazione dovremmo togliere la Fed.
Casomai, e questo fa parte dei segnali contrastanti a cui mi riferivo sopra, parrebbe proprio sia l’azione stessa della Fed a spingere la BCE verso il baratro, fino a costringerla a perdere quella stessa moneta euro, che insieme hanno costruito e sostenuto per anni attraverso le loro politiche monetarie in combinata, funzionali ai disegni predatori delle loro élite di comando.
Su cosa avesse prodotto la politica selvaggia di aumento dei tassi da parte della BCE e su cosa non avesse prodotto, ossia il controllo dell’inflazione, chi vi scrive aveva già dato ripetuto avviso. Questo anche quando tutto il mondo economico e la stampa di regime, richiedevano a gran forza l’intervento sui tassi, quale medicina imprescindibile da assumere per curare il fenomeno inflattivo in corso.
Oggi, di fronte all’aggravarsi della malattia, anche gli stessi soggetti, che fino a qualche giorno fa si dolevano del fatto che a Francoforte non fossero stati così celeri nel somministrare la medicina, cominciano a chiedersi se davvero le intenzioni della BCE siano quelle di combattere un fenomeno inflattivo strettamente esogeno, a colpi di recessione infinita che spaccherebbe anche le loro ossa.
Questo è quello che allarmati si stanno chiedendo analisti, politici, esperti in economia e finanza, con i mercati che sempre più spesso stanno andando in “tilt”, scossi da uno scenario di previsioni di decrescita e prezzi elevati ancora per molto.
Verrebbe da dire: buongiorno, noi ve lo avevamo detto!
Ma, aumentare la dose di narcisismo al nostro ego, non è il nostro obiettivo. Noi vogliamo, insieme a voi, cercare risposte all’interno della verità, per capire cosa ci aspetta e che mondo lasceremo ai nostri figli.
Il contesto in cui viviamo è apparentemente complesso solo per coloro che non vogliono o non sono capaci di vedere la realtà con i propri occhi, ma si lasciano influenzare dal potere mediatico di chi ha tutto l’interesse a fargliela percepire a suo uso e consumo.
Le incognite sull’approvvigionamento di gas, i prezzi energetici che continuano a salire e le molte aziende che si stanno fermando perché le materie prime costano troppo, sono tutte conseguenze di un disegno appositamente programmato e messo in atto nei minimi dettagli.
Il costo del denaro così elevato deve scoraggiare investimenti e richieste di prestiti, ovvero la domanda, per freddare le aspettative di inflazione: questo è il messaggio di Lagarde che abbiamo visto essere falso nel suo proposito finale. Nel frattempo, però, con prezzi elevati guidati da fattori esterni di matrice speculativa, in Europa si stanno materializzando i veri segnali di quello che invece rappresenta il vero obiettivo delle politiche intraprese a Francoforte: mutui più onerosi, crediti a rischio per le banche, potere di acquisto in caduta libera, crescita economica degli Stati bloccata.
Sul fatto che la recessione sia l’obiettivo principale della BCE, non ha dubbi neanche l’economista premio Nobel, David Card – famoso per i suoi studi sul salario minimo e gli effetti positivi, in termini di crescita, che questa misura porta in un sistema economico – studi che gli hanno consentito di conseguire il piu’ alto riconoscimento scientifico.
Intervistato da La Stampa e riportato anche da Money.it – il suo è un ragionamento lucido ed allarmante allo stesso tempo: la strada tracciata dalle banche centrali ci sta portando diritti verso la recessione. E l’Italia vedrà un peggioramento delle condizioni di lavoro.
“Le banche centrali vogliono recessione e perdita di potere d’acquisto. Fed e Bce sono convinte che sia l’unico modo per tenere l’inflazione sotto controllo. D’altra parte si muovono solo sulla base di aspettative future, e nonostante ripetano di voler evitare una recessione, fanno di tutto per portarci in una recessione profonda. Non sarà forse dura come quella del 1980, ma non sarà semplice” [1]
I tassi di interesse aumenteranno ancora a detta dell’esperto, “fino a quando salari e prezzi saliranno meno del 2,5%.”
Tutto questo si ripercuoterà innanzitutto sul mondo del lavoro e, quindi, sui redditi delle famiglie. Nonostante il potere di acquisto delle persone sia già sotto assedio in Europa, con le catene di approvvigionamento non ancora ristabilite, bollette energetiche sempre più care e un euro debole sul dollaro, l’obiettivo della Bce è rallentare ancora la domanda di consumi per frenare i prezzi.
Tuttavia, questa strategia di costo del denaro alto e salari fermi, ha sottolineato Card, avrà effetti negativi, con prestiti e mutui più costosi per le famiglie. I settori dipendenti dal credito, come l’automotive, subiranno il colpo. “E con più disoccupati, tanti debiti diventeranno meno sostenibili”, ha ricordato l’esperto.
Da studioso del salario minimo e dell’occupazione, Card si è anche soffermato su possibili stime sul mondo del lavoro in Italia. Con una Bce così aggressiva sui tassi di interesse, il nostro Paese potra’ arrivare a registrare anche una riduzione dei salari dal 2% al 5%. La disoccupazione, con un tasso fermo al 7,9% a settembre, può schizzare al 10%.
L’Italia, che vedrà una crescita più lenta nel 2023 allo 0,6% secondo l’aggiornamento Nadef – ma allo 0% per le stime di Moodys – rischia quindi mesi molto difficili mentre i tassi di interesse aumentano ancora.
Ecco questo è lo scenario descritto anche da economisti, che seppur bravi, non hanno certo la qualifica di “disturbatori” ufficiali del regime. E questo l’occhio esperto lo denota, quando dalla diagnosi del problema si passa alla sua cura, la quale, seppur orientata ad alleviare il dolore, non è mai quella precisa che la situazione richiederebbe, ma ci si limita alle stesse parole fumose che ascoltiamo ogni giorno dalla politica – sarà fondamentale che i Governi mantengano le reti di protezione adeguate per i redditi più bassi e per i lavoratori – sostiene l’economista, per poi aggiungere:
“i redditi universali devono essere modulati in modo da essere un incentivo e non un disincentivo al lavoro. Serve un’imposta negativa sui redditi per premiare chi lavora e punitiva per i comportamenti parassitari”
Quello che però interessa a chi scrive e, credo, anche a chi legge è provare a dare una risposta nei limiti del possibile a alla domanda che ci siamo posti all’inizio.
La distruzione della UE e dell’Euro, chiaramente in esecuzione, come abbiamo visto anche negli articoli precedenti, è fortemente contrasta dai poteri profondi di casa nostra, questo è un dato di fatto innegabile. Ed il fatto stesso che un quotidiano di estremo regime – affine da sempre alla famiglia Agnelli, come lo è La Stampa di Torino – si scomodi ad intervistare un economista che metta tutti in estremo allarme sulla situazione attuale e sulle deleterie misure intraprese dalla BCE, è una delle ulteriori conferme della paura che ormai serpeggia da tempo fra i poteri profondi del Belpaese: ovvero che la stessa BCE possa operare deliberatamente per far deflagrare la sua moneta.
Se consideriamo che Mario Draghi, da sempre difensore dell’euro per conto di chi lo ha partorito, oggi si preoccupa della sua fine, questo lascia pensare – e soprattutto sperare – che potrebbero essere scese in campo, forze contrarie al desiderio ultimo del nostro premier-ombra.
La mia non è certo una affermazione, ma una valutazione dettata dai fatti e dalla logica.
Poi naturalmente, stiamo giocando nel campo del diavolo ed ogni interpretazione deve essere sempre valutata al netto di quella che è la vera specialità di Satana, ossia l’inganno che potrebbe addirittura essere rappresentato da un doppiogiochismo di certi personaggi.
Non ci sarebbe da meravigliarsi per niente, se la fine dell’euro corrispondesse invece, ad un “step” già programmato all’interno della trama del Grande Reset, e che Mario Draghi, in questa farsa, possa rappresentare colui che ha il compito di programmarne una finta difesa, tanto per buttare fumo negli occhi dei popoli ignari.
Detto questo, però non possiamo non tener conto del netto cambiamento avvenuto rispetto a due elementi che sono stati da sempre i pilastri portanti a sostegno delle moneta euro: sto parlando del fatto concreto che da oltreoceano Fed e governo USA, pare abbiano deciso di abbandonare al suo destino il continente europeo e la sua fragile struttura; e che a Francoforte, rispetto al passato, non possiamo certo dire stiano seguendo i dettami di Mario Draghi nell’attuazione della loro politica monetaria.
Cosa dire ancora, ben poco, oltre ad evidenziare e tenere d’occhio l’evolversi di questi apparenti ma importanti cambiamenti a livello di strategie geopolitiche messe in atto dal potere.
Stay Tuned!
di Magas Alexandros
Note:
[1] La recessione ci sarà perché la vogliono le banche centrali (money.it)