In Kazakistan il tentato golpe orchestrato dagli USA potrà rafforzare la Russia

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Moon of Alabama

La rivolta diretta dagli Stati Uniti in Kazakistan potrebbe rafforzare la Russia. All’inizio del 2019, il think tank RAND finanziato dal Pentagono aveva pubblicato un elaborato piano per attacchi soft alla Russia.

Esporre la Russia: competere da un terreno vantaggioso. Il rapporto di 350 pagine raccomandava alcune misure che gli Stati Uniti avrebbero dovuto adottare per contenere la Russia. Come dice il suo riassunto:

Riconoscendo che un certo livello di concorrenza con la Russia è inevitabile, questo rapporto cerca di definire le aree in cui gli Stati Uniti possono competere vantaggiosamente. Passeremo in rassegna una serie di misure non violente che potrebbero sfruttare le reali vulnerabilità e i punti deboli della Russia al fine di mettere sotto pressione l’esercito e l’economia della Russia, nonchè la sua posizione politica in patria e all’estero. I passaggi che esamineremo non avrebbero come scopo principale nè la difesa nè la deterrenza, sebbene possano contribuire ad entrambe. Piuttosto, questi passaggi sono concepiti come elementi di una campagna progettata per sbilanciare l’avversario, portando la Russia a competere in domini o regioni in cui gli Stati Uniti hanno un vantaggio competitivo, facendo sì che la Russia si sovraesponga militarmente o economicamente o facendo perdere al regime prestigio e influenza interna e/o internazionale.

RAND elenca le misure di natura economica, geopolitica, ideologica, nonchè quelle di carattere informativo e militare che gli Stati Uniti dovrebbero adottare per indebolire la Russia.

Da quando è uscito il rapporto, sono state attuate le prime quattro delle sei “misure geopolitiche” elencate nel capitolo 4 del rapporto.

Gli Stati Uniti hanno consegnato armi letali all’Ucraina, aumentato il loro sostegno ai “ribelli” in Siria. Hanno tentato un cambio di regime in Bielorussia e istigato una guerra tra Azerbaigian e Armenia. Gli Stati Uniti stanno ora attuando la misura 5 che mira a “ridurre l’influenza della Russia in Asia centrale”.

Il Kazakistan, Paese confinante al sud della Russia, faceva parte dell’Unione Sovietica. È un paese ricco di minerali e senza sbocchi al mare, tre volte più grande del Texas (e nove volte più dell’Italia, n.d.t.) ma con meno di 20 milioni di abitanti. Una parte significativa della sua popolazione è russa e la lingua russa è di uso comune. Il paese è un collegamento importante nella strategica Belt and Road Initiative tra Cina ed Europa.

Dal crollo dell’Unione Sovietica il paese è stato governato da clan familiari oligarchici, in primis da quello dei Nazarbayev. Come osserva il “Libro dei fatti del mondo” della CIA:

Ramo esecutivo, capo di stato:

presidente Kasym-Zhomart TOKAYEV (dal 20 marzo 2019); nota – Nursultan NAZARBAYEV, presidente dal 24 aprile 1990 (e al potere dal 22 giugno 1989 durante il periodo sovietico), si è dimesso il 20 marzo 2019; NAZARBAYEV ha mantenuto il titolo e i poteri di “Primo Presidente”; TOKAYEV ha completato il mandato di NAZARBAYEV, che è stato abbreviato a causa delle elezioni anticipate del 9 giugno 2019, e poi ha continuato come presidente dopo la sua vittoria elettorale.

Nell’ultimo decennio ci sono state diverse rivolte in Kazakistan (2011, 2016 e 2019). Queste sono state causate principalmente dalla iniqua distribuzione della ricchezza derivante dalle sue risorse minerarie, incluso petrolio e gas. Gli oligarchi nella capitale Astana/Nur-Sultan fanno la bella vita, mentre le province dove si estraggono le materie prime, come la Mangistauskaya nel sud-ovest, sono scarsamente sviluppate.

Recentemente il prezzo del gas di petrolio liquefatto (GPL), utilizzato in Kazakistan come carburante per autotrazione, è salito dopo che il governo ha liberalizzato il mercato. Ciò ha causato un’altra ondata di proteste a livello nazionale:

La serie di manifestazioni che ha scosso il Kazakistan dal 2 gennaio è iniziata nella città petrolifera occidentale di Zhanaozen, apparentemente innescata dalla potesta per un improvviso aumento del prezzo del carburante per auto. Simili raduni improvvisati si sono poi rapidamente estesi ai villaggi vicini nella regione di Mangystau e poi in molte altre località dell’ovest, in città come Aktau, Atyrau e Aktobe. Già il 4 gennaio, molte persone erano scese in strada in località a molte centinaia di chilometri di distanza, nelle città meridionali di Taraz, Shymkent e Kyzyl-Orda, a nord, nelle città di Uralsk e Kostanai, nonchè in Almaty e Nur-Sultan, la capitale.

Pochi, però, hanno assistito a scene infuocate come quelle di Almaty.

Gli scontri ad Almaty sono continuati per tutta la notte fino al 5 gennaio. Dopo essere stata dispersa dalla polizia in Piazza della Repubblica, parte della folla si è riconcentrata a due chilometri di distanza, in un altro luogo storico della città, Piazza Astana, dove in epoca sovietica si trovava la sede del governo.

Sebbene non sia possibile valutare in modo preciso l’entità delle manifestazioni, una combinazione di reportage sul campo e di riprese video sembra indicare che queste proteste potrebbero essere state più intense di quelle che, nel 2016, avevano quasi portato il Paese allo stallo.

Anche se le lamentele che hanno scatenato le prime manifestazioni a Zhanaozen avevano a che fare con i prezzi del carburante, le dimostrazioni, a volte turbolente, che sono seguite sembrano essere di natura più generale. In molte delle manifestazioni si è sentito cantare “shal ket!” (“Via il vecchio!”), con riferimento all’ex presidente Nursultan Nazarbayev, che continua a esercitare un’influenza significativa da dietro le quinte.

Le proteste si sono presto intensificate, con bande di manifestanti armati che hanno occupato alcuni edifici governativi e li hanno dati alle fiamme. Ci sono stati anche tentativi di prendere il controllo delle stazioni radio e TV, nonchè dell’aeroporto. La polizia, che in genere è intervenuta molto poco, è stata accolta a colpi di arma da fuoco.

Le azioni ad Almaty, la città più grande ed ex capitale del Paese, non sono certo reazioni spontanee di una folla di lavoratori poveri, ma azioni controllate da gruppi ben addestrati di ‘ribelli’ armati.

Peter Leonard @Peter__Leonard – 9:18 UTC · 6 gennaio 2022

Kazakistan: dettagli molto importanti e intriganti con forti sfumature del Kirghizistan 2020. Persone pacifiche che danno rogine alle manifestazioni, ma individui loschi e violenti che si presentano a seminare problemi, e non è mai neanche lontanamente chiaro chi siano o da dove provengano /1 https://t.co/qYSlUUrMVx

Da un resoconto che ho sentito, una dinamica simile si è verificata ad Almaty mercoledi mattina. Un raduno relativamente piccolo e mite si è formato in Piazza della Repubblica, di fronte al municipio. All’improvviso si sono presentati centinaia di uomini estremamente aggressivi, minacciando tutto il #Kazakistan /2

Hanno minacciato e aggredito i giornalisti nelle vicinanze, ordinando a chiunque scattasse fotografie di cancellare le immagini. Questo gruppo era chiaramente responsabile di gran parte della distruzione. Ed è un mistero (per me) chi fossero /3

Avevamo visto formazioni simili durante le rivolte istigate dagli Stati Uniti in Libia, Siria, Ucraina e Bielorussia.

NEXTA, la rete informativa basata in Polonia e finanziata dagli USA e che l’anno scorso aveva diretto il fallito tentativo di rivoluzione colorata in Bielorussia, ha annunciato le richieste degli Stati Uniti:

NEXTA @nexta_tv – 13:52 UTC · 5 gennaio 2022

Richieste dei manifestanti in #Kazakistan
1. Rilascio immediato di tutti i prigionieri politici
2. Dimissioni complete del presidente e del governo
3. Riforme politiche: creazione di un governo provvisorio di persone rispettabili e personalità pubbliche. Ritiro da tutti i trattati di alleanza con la #Russia

Una fonte più affidabile conferma quanto segue:

Maxim A. Suchkov @m_suchkov – 14:43 UST · 5 gennaio 2022

L’elenco delle richieste dei manifestanti in #Kazakistan che sta circolando è interessante, per usare un eufemismo. Mentre la maggior parte delle richieste si concentra sul rafforzamento del sostegno sociale ed economico e sul contrasto alla corruzione, i punti 1, 7, 10, 13, 16 espongono le radici della protesta e chi la guida Il punto 1 chiede che il #Kazakistan lasci l’Unione Economica Eurasiatica.

Il n. 7 chiede la legalizzazione della poligamia “per alcuni gruppi della popolazione” e il divieto di matrimonio con stranieri

Il n. 10 chiede l’indipendenza della regione di Mangystau e che i ricavi delle compagnie petrolifere rimangano a Mangystau

Avvertenza: questo elenco è circolato molto su Telegram – potrebbe essere falso o non rappresentativo di ciò che vogliono i manifestanti, sembra che i manifestanti siano un gruppo eterogeneo che include persone sinceramente scontente, manipolatori politici, “rivoluzionari di professione” (come quelli in Ukraina e Bielorussia), ecc.

Da allora il governo del Kazakistan ha abbassato i prezzi del GPL. Il 5 gennaio il presidente Tokayev ha richiamato alla vita politica il “Primo Presidente” Nazarbayev in qualità di presidente del Consiglio di Sicurezza e ha promesso di trattare in modo severo i manifestanti armati.

Il Kazakistan fa parte dell’Unione economica eurasiatica (EAEU) a guida russa e dell’Organizzazione del Trattato per la sicurezza collettiva (CSTO). La mattina del 5 gennaio Tokayev ha avuto una telefonata con i presidenti di Russia e Bielorussia. Ha mobilitato unità aviotrasportate delle forze armate del Kazakistan. La sera del 5 gennaio ha chiesto l’appoggio della CSTO contro i ‘terroristi diretti dall’estero’ che stanno combattendo le forze di sicurezza.

Russia, Bielorussia e altri membri della CSTO dispongono di forze dedicate di reazione rapida riservate a tali interventi. Queste saranno ora mobilitate per riprendere il controllo del governo in Kazakistan. Le forze russe della CSTO sono attualmente in viaggio verso il Kazakistan. Presto seguiranno truppe bielorusse e armene.

Stanno attraversando un periodo difficile:

Cᴀʟɪʙʀᴇ Oʙsᴄᴜʀᴀ ❄ @CalibreObscura – 19:50 UTC · 5 gennaio 2022

#Kazakistan: armi catturate dall’edificio del Comitato per la sicurezza nazionale (equivalente all’FSB russo) dai manifestanti ad #Almaty: almeno 2 granate PG-7V, forse una pistola Glock ancora nel suo contenitore & (possibilmente) altro materiale in numerose casse sparse, kit vari.
Capacità di difesa contro mezzi blindati in 48 ore…

Negli ultimi decenni gli Stati Uniti e i loro alleati sono stati relativamente accondiscendenti riguardo alla leadership dittatoriale in Kazakistan.

Mark Ames @MarkAmesExiled – 14:18 UTC · 5 gennaio 2022

La gang di adulatori della NATO degli “esperti” della FSU lavora alacremente per trasformare le rivolte in Kazakistan in un atto di accusa per Putin, ma nota quanto sia stato silenzioso il nostro complesso mediatico-ONG negli ultimi 20 anni sulle violazioni dei diritti umani, sulla corruzione e sull'”autoritarismo.”

Chevron è il più grande produttore di petrolio del Kazakistan e l’ex primo ministro britannico Tony Blair ha già dato consigli all’ex presidente Nursultan Nazarbayev su come evitare i tumulti dovuti alla repressione delle proteste:

In una lettera a Nursultan Nazarbayev, giunta a The Telegraph, Blair ha detto al presidente kazako che la morte di 14 manifestanti “per quanto tragica, non dovrebbe oscurare gli enormi progressi” compiuti dal suo Paese.

Blair, che viene pagato milioni di sterline all’anno per dare consigli a Nazarbayev, continua suggerendo alcuni passaggi chiave da inserire in un discorso del presidente all’Università di Cambridge, per difenderne l’azione.

Tuttavia le cose ora sono cambiate poichè il Kazakistan ha continuato a rafforzare le sue relazioni con Russia e Cina.

La filiale della CIA National Endowment for Democracy sta finanziando circa 20 programmi di cambio di regime nei confronti della “società civile” in Kazakistan con circa 50.000 dollari all’anno ciascuno. Le organizzazioni coinvolte attualmente sembrano essere per lo più silenti, ma sono un segno sicuro che gli Stati Uniti stanno giocando un ruolo dietro le quinte. Il 16 dicembre i dettagli delle imminenti manifestazioni erano stati annunciati dall’ambasciata americana in Kazakistan.

È probabile che la sezione “Asia centrale” del programma “Sovraestendere la Russia” sia stata attuata prematuramente come risposta alle recenti dichiarazioni della Russia riguardo all’Ucraina e alla NATO. Il suo unico scopo è quello di sbilanciare la leadership russa a Mosca, obbligandola a concentrarsi sul confine sud.

Ritengo tuttavia che la Russia si sia preparata. Tali eventualità non influenzeranno i suoi piani e le sue richieste.

Ciò che è difficile da discernere, tuttavia, è cosa stia realmente accadendo dietro le quinte ad Astana/Nur-Sultan. Tokayev, che in precedenza era visto come un semplice burattino di Nazarbayev, lo ha davvero sostituito? Il suo controllo delle forze di sicurezza è alquanto dubbio:

Liveuamap @Liveuamap – 19:18 UTC · 5 gennaio 2022

Tokayev ha licenziato il capo della sua guardia di sicurezza Saken Isabekov. Inoltre, il presidente ha destituito dal suo incarico il vice capo del servizio di sicurezza dello Stato della Repubblica del Kazakistan

Ma l’esito dell’intero gioco è abbastanza prevedibile:

Mark Ames @MarkAmesExiled – 14:31 UTC · 5 gennaio 2022

La triste probabilità, date tutte le varie “rivoluzioni” nella FSU negli ultimi 20 anni, è che le proteste di strada del Kazakistan [saranno] strumentalizzate da un potente clan per sostituire l’oligarchia dominante con una nuova oligarchia.

Le truppe CSTO che stanno ora sbarcando ad Almaty impiegheranno alcuni giorni per porre fine alla ribellione. Sul risultato non ci sono dubbi. Mosca, non Washington DC, avrà voce in capitolo su chi salirà al vertice.

È del tutto possibile che i risultati dell’intera vicenda, come i falliti tentativi di cambio di regime degli Stati Uniti in Bielorussia, non indeboliranno ma, al contrario, rafforzeranno la Russia:

Dmitri Trenin @DmitriTrenin – 7:57 UTC · 6 gennaio 2022

Il #Kazakistan è un altro test, dopo la #Bielorussia, della capacità della Russia di aiutare a stabilizzare i suoi alleati formali senza alienare le loro popolazioni. Come prima azione della CSTO dalla sua fondazione nel 1999, questo è un importante test per il blocco. Le insidie sono molte, ma potrebbero trasformarsi in un grande vantaggio, se Mosca avrà successo.

Moon of Alabama

Fonte: www.moonofalabama.org
Link: https://www.moonofalabama.org/2022/01/the-us-directed-rebellion-in-kazakhstan-may-well-strengthen-russia.html
06.02.2022
Tradotto da Papaconscio per comedonchisciotte.org

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