Il terrore dei gasdotti è l’11 settembre dei furiosi anni venti

Non c'è dubbio che i futuri e imparziali storici classificheranno il discorso del Presidente russo Vladimir Putin sul ritorno a casa dei piccoli orsi, Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, come uno degli eventi fondamentali degli anni venti

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Pepe Escobar
presstv.ir

L’onestà e la chiarezza di fondo del suo discorso ricordano quello tenuto alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco del 2007, ma questa volta andando ampiamente oltre gli orpelli del Nuovo Grande Gioco geopolitico.

Si è trattato di un discorso rivolto al Sud globale collettivo. In un passaggio chiave, Putin ha sottolineato come “il mondo sia entrato in un periodo di trasformazioni rivoluzionarie, che sono di natura fondamentale. Si stanno formando nuovi centri di sviluppo che rappresentano la maggioranza della popolazione.

Facendo un collegamento diretto tra multipolarismo e rafforzamento della sovranità, ha portato il discorso fino all’emergere di un nuovo movimento anticoloniale, una versione potenziata del Movimento dei Non Allineati degli anni Sessanta:

“In tutto il mondo ci sono molte persone che la pensano come noi, anche in Europa e negli Stati Uniti, e sentiamo e vediamo il loro sostegno. Un movimento liberatorio e anticoloniale contro l’egemonia unipolare si sta già sviluppando in diversi Paesi e società. La sua soggettività non potrà che crescere. È questa la forza che determinerà la futura realtà geopolitica.”

Ma la chiusura del discorso è tutta incentrata sulla trascendenza, con un tono quasi spirituale. L’ultimo paragrafo completo inizia con “Dietro queste parole c’è una gloriosa scelta spirituale.

Il post-post-modernismo inizia con questo discorso. Deve essere letto con la massima attenzione per coglierne la miriade di implicazioni. E questo è esattamente ciò che la pacchianeria occidentale e una valanga di termini dispregiativi non permetteranno mai.

Il discorso è una mappa concisa di come siamo arrivati a questo incandescente crocevia storico – dove, per andare oltre Gramsci, il vecchio ordine si rifiuta di riconoscere la sua morte mentre il nuovo sta inesorabilmente nascendo.

Non si può tornare indietro. La conseguenza principale di un fatto ampiamente documentato – “una guerra ibrida viene condotta contro la Russia perché ostacola l’ordine mondiale neocoloniale” – è che la Russia si sta preparando ad una collisione totale con l’Impero della Menzogna.

Insieme alle massime potenze eurasiatiche, Cina e Iran. I vassalli imperiali, in questo caso, sono al massimo dei danni collaterali.

Inoltre, è significativo che il discorso di Putin sia venuto dopo quello del Ministro degli Affari Esteri indiano, S. Jaishankar, che, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, aveva sottolineato il “saccheggio dell’India da parte della potenza coloniale.”

Il discorso di Putin e la determinazione della Russia a combattere una guerra – ibrida e non – contro l’Occidente collettivo, hanno delineato il quadro macroscopico.

Quello microscopico riguarda l’altalena dei campi di battaglia in Ucraina, e persino l’esplosione dei gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2: una mossa disperata, a pochi giorni dall’esito dei referendum e dal loro riconoscimento ufficiale il 30 settembre.

Dov’è Osama quando c’è bisogno di lui?

Mentre si affollano le ipotesi su come sia stato compiuto l’atto, alcuni fatti sono abbastanza chiari.

La Russia non aveva alcun motivo per distruggere miliardi di dollari di infrastrutture energetiche di Gazprom: poteva sempre usarle come leva; e poteva semplicemente disattivarle – come aveva già fatto, a causa della demenza delle sanzioni – e reindirizzare il gas verso i clienti asiatici.

Una Casa Bianca “guidata” da un lettore di teleprompter rimbambito, impantanata in un nero vuoto politico-economico, non ne era di certo al corrente.

Il primo sospetto è una fazione canaglia della Sicurezza Nazionale/Dipartimento di Stato – una parte di quello che nella Beltway è noto come The Blob. Chiamateli Straussiani o fanatici neo-con, questi sono gli attori che stanno conducendo una “politica” estera statunitense la cui premessa centrale è la distruzione della Russia – con gli “alleati” europei come danno collaterale.

Una conseguenza inevitabile – certamente imprevista – è che, in questa nuova svolta della guerra dei corridoi economici, tutte le scommesse sono aperte: nessun gasdotto o cavo sottomarino, in nessuna parte del mondo, è ora al sicuro e può diventare un legittimo bersaglio in caso di ritorsione.

L’esplosione dei due gasdotti gemelli – NS e NS2 – potremmo considerarla l’11 settembre dei gasdotti. Senza un Islamista con un kalashnikov nascosto in una grotta afghana a prendersi la colpa.

Le perdite finanziarie coinvolgeranno diversi attori di peso. Gli azionisti di Nord Stream AG sono Gazprom (51%); Wintershall Dea AG (15,5%); PEG Infrastruktur AG, una controllata di E.ON Beteiligungen (15,5%); N.V. Nederlandse Gasunie (9%) ed Engie (9%).

Si tratta quindi di un attacco non solo contro la Russia e la Germania, ma anche contro le principali compagnie energetiche europee.

L’NS2 è una meraviglia ingegneristica: oltre 200.000 segmenti di tubo rivestiti da 15 cm. di cemento, ognuno dei quali pesa 22 tonnellate, posati sul fondo del Mar Baltico.

E proprio quando sembrava che tutto fosse perduto, beh, non è proprio così. Il tema della meraviglia ingegneristica è riemerso: i tubi sono così resistenti che non si sono rotti, ma solo bucati. Gazprom ha rivelato che esiste una condotta intatta di NS2 che potrebbe essere “potenzialmente” utilizzata.

La conclusione è che la ricostruzione è possibile, come ha sottolineato il vice primo ministro russo Aleksandr Novak: “Ci sono possibilità tecniche per ripristinare l’infrastruttura, ma la cosa richiede tempo e fondi adeguati. Sono sicuro che si troveranno le opportunità adeguate.”

Ma prima la Russia vuole identificare i responsabili in maniera definitiva.

Henry Kissinger, uno che non sa perdere

L’oracolo dell’establishment statunitense e noto criminale di guerra, Henry Kissinger, non ha potuto fare a meno di recitare il suo caratteristico pezzo da “ritorno del morto vivente,” affermando che la Russia ha “già perso la guerra” perché la sua capacità di minacciare l’Europa con attacchi convenzionali, di cui aveva goduto per decenni o addirittura per secoli, “ora è stata chiaramente superata.”

Mosca non stava “minacciando” l’Europa con qualcosa di convenzionale o di altro tipo; stava cercando di fare affari, e gli Americani, per vendicarsi, l’hanno bloccata, ricorrendo persino al terrore dei gasdotti.

Questa vittoria tattica americana è stata ottenuta in soli sette mesi e non è costata quasi nulla. I risultati possono sembrare impressionanti: l’egemonia statunitense sull’intero spettro dell’UE è ora indiscussa, mentre la Russia ha perso la sua influenza economica. Ma questo non farà che rafforzare la determinazione di Mosca – come sottolineato dal discorso di Putin – a portare fino in fondo la lotta contro l’Impero e i suoi vassalli.

Sui campi di battaglia dell’Ucraina ciò significa far sedere i vassalli al tavolo dei negoziati alle condizioni della Russia. E poi costringerli ad accettare un nuovo accordo europeo di “indivisibilità della sicurezza.”

E pensare che tutto questo si sarebbe potuto realizzare con una semplice telefonata alla fine del 2021, quando Mosca aveva inviato lettere a Washington proponendo una discussione seria.

In realtà, sono gli Stati Uniti ad aver “già perso la guerra”: almeno l’87% del mondo – compreso praticamente tutto il Sud globale – ha già concluso che si tratta di un impero canaglia e senza nessuno al timone.

“Perdere,” alla Kissinger, significa anche che in soli 7 mesi la Russia si è annessa 120.000 km2 – ovvero il 22% del territorio ucraino – che produce quasi il 90% del PIL nazionale e che conta oltre 5 milioni di abitanti. Strada facendo, le forze alleate hanno sostanzialmente distrutto l’esercito ucraino, cosa che continuano a fare 24 ore su 24, 7 giorni su 7; miliardi di dollari di equipaggiamento NATO; hanno accelerato il declino della maggior parte delle economie occidentali; e hanno fatto evaporare la nozione di egemonia americana.

Per quanto riguarda Stupidistan Unplugged, l’Oscar va al Segretario Blinken, che ha scoperto le carte dicendo che l’esplosione dei due gasdotti era una “tremenda opportunità strategica.”

Proprio come l’11 settembre era stato una “tremenda opportunità strategica” per l’invasione/bombardamento/uccisione/spopolamento indiscriminato delle terre dell’Islam.

Il ritorno dello Shock’n Awe

L’UE si avvia verso una sicura devastazione commerciale. D’ora in poi, qualsiasi possibilità di commercio energetico con la Russia dovrà essere una conseguenza del crollo sia della NATO che dell’UE. Questo potrebbe accadere, ma ci vorrà del tempo. E poi?

L’UE non può fare affidamento sull’Asia: è lontana e impossibile da raggiungere in termini di costi di liquefazione e rigassificazione del GNL. Qualsiasi gasdotto, ad esempio dal Kazakistan, attraverserebbe la Russia o arriverebbe dalla Cina attraverso la Russia. Dimenticatevi del Turkmenistan, che già spedisce il suo gas in Cina.

L’UE non può fare affidamento sull’Asia occidentale. Il Turk Stream è al completo. L’intera produzione del Golfo Persico è già stata acquistata. Se – ed è un “se” importante – ci fosse altro gas disponibile, sarebbe una piccola quantità dall’Azerbaigian (e la Russia potrebbe bloccarlo). L’Iran continua ad essere sanzionato dall’Impero – un favoloso autogol. L’Iraq e la Siria sono ancora saccheggiati dagli Stati Uniti.

Rimane l’Africa – dove, allo stato attuale, la Francia viene cacciata senza tanti complimenti, nazione dopo nazione. L’Italia potrebbe infine convogliare il gas verso l’industria tedesca dall’Algeria, dalla Libia e dai giacimenti di Cipro-Israele. Ci sarà una corsa sfrenata ai giacimenti di gas sahariani e a quelli dell’Africa centrale, dall’Uganda al Sud Sudan.

Il Baltico sarà anche un lago della NATO, ma la Russia potrebbe facilmente decidere di fare le cose in grande, ad esempio trasportando il GNL in chiatte verso i porti tedeschi attraverso Kaliningrad, che in inverno è libera dai ghiacci. Se la Lituania tentasse di bloccarlo, il signor Khinzal potrebbe risolvere la questione presentando il suo biglietto da visita. La Russia potrebbe anche utilizzare il Golfo di Finlandia, che non rappresenta un problema per le enormi navi rompighiaccio russe.

Ciò significa che la Russia potrebbe facilmente distruggere la concorrenza – come il costo assurdo del GNL proveniente dagli Stati Uniti. Dopo tutto, da San Pietroburgo ad Amburgo ci sono solo 800 miglia nautiche e da Kaliningrad solo 400 miglia nautiche.

L’intero scacchiere sta per essere radicalmente modificato prima ancora dell’arrivo del Generale Inverno. L’11 settembre aveva portato al bombardamento, all’invasione e all’occupazione dell’Afghanistan. L’11 settembre dei gasdotti sta portando ad uno Shock’n Awe sulla NATO, che avrà luogo in Ucraina. Il contraccolpo è arrivato – per vendicarsi.

Pepe Escobar

Fonte: presstv.ir
Link: https://www.presstv.ir/Detail/2022/10/04/690345/Pipeline-Terror-911-Raging-Twenties-Viewpoint-Pepe-Escobar
04.10.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Pepe Escobar è un analista geopolitico e autore indipendente. Il suo ultimo libro è Raging Twenties. È stato politicamente cancellato da Facebook e Twitter. Seguitelo su Telegram.

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