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La Redazione

 

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Il Canada e i banderisti

Di Thierry Meyssan, Voltairenet.org
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A cura di Redazione CDC
Il 21 Maggio 2022
14137 Views

Nei precedenti articoli Thierry Meyssan ha mostrato in che modo i banderisti, collaboratori dei peggiori soprusi dei nazisti in Ucraina e Polonia, sono arrivati al potere a Kiev, nella giovane nazione indipendente. Ora Meyssan mostra come, in ottant’anni, immigrati banderisti si sono affermati nel Partito Liberale canadese, al punto che oggi occupano la seconda carica del governo di Justin Trudeau.

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Il primo ministro canadese Justin Trudeau è andato in parlamento per presentare il discorso dell’omologo ucraino, Volodymyr Zelensky. Dei 39 milioni di cittadini canadesi, 1,4 milioni sarebbero di origine ucraina e rappresenterebbero il 3-4% degli elettori. Questa comunità è molto inquadrata dalle organizzazioni banderiste che vi inculcano la propria ideologia razzista.

I primi combattenti stranieri arrivati in Ucraina a febbraio 2022 erano canadesi. Il primo ufficiale straniero arrestato il 3 maggio dalle forze russe è un generale canadese. Evidentemente il Canada, nonostante disti oltre seimila chilometri dall’Ucraina, è segretamente implicato nel conflitto.

In questo articolo mostrerò come tutti i governi liberali canadesi abbiano sostenuto i banderisti sin dall’inizio della seconda guerra mondiale, quando, giocando su due tavoli, hanno combattuto i nazisti e sostenuto i banderisti. La situazione oggi è addirittura peggiorata: il governo canadese presieduto dal liberale Justin Trudeau è affiancato da una vice-primoministro banderista, Chrystia Freeland.

Le connessioni tra CIA e nazisti, proprie della guerra fredda, sono state rivelate solo nel 1975, con le Commissioni del Congresso Pike, Church e Rockefeller, e terminate solo con il presidente Jimmy Carter. Invece il sodalizio del Partito Liberale canadese con i banderisti continua tuttora. Il Canada è l’unico Paese al mondo, oltre l’Ucraina, ad avere una ministra banderista, che per di più è il numero due del governo.

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Il primo ministro canadese William King al termine del colloquio a Berlino con il cancelliere Adolf Hitler il 29 giugno 1937.

Nel 1940, quando in guerra c’era il Regno Unito, ma non gli Stati Uniti, il governo liberale canadese di William King creò l’Ukrainian Canadian Congress (UCC) per sostenere gli immigrati antibolscevichi contro i filosovietici (Association of United Ukrainian Canadians – AUCC) e gli ebrei (Canadian Jewish Congress – CJC). Furono vietate biblioteche filosovietiche e sinagoghe.

Il Partito Liberale del regno canadese non è stato creato per promuovere l’individualismo contro le idee conservatrici, ma contro l’idea repubblicana [1].

Durante la seconda guerra mondiale il primo ministro canadese William King, in patria molto apprezzato, in Europa fu fischiato dai soldati canadesi che stava passando in rassegna. Il Partito Liberale ha sempre assunto posizioni antirusse, presentandole fino al 1991 come antisovietiche, e ha costantemente interpretato il cristianesimo in contrapposizione al giudaismo.

Alla fine della seconda guerra mondiale il Canada fu così il principale rifugio dei banderisti (35 mila immigrati) e dei nazisti baltici. Fra loro Volodymyr Kubijovyč e Michael Chomiak, il cui vero nome era Mykhailo Khomiak, editori del più importante giornale nazista dell’Europa centrale, Krakivs’ki Visti.

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Michael Chomiak con dignitari nazisti.

Chomiak, che lavorava sotto il diretto controllo del ministro della Propaganda nazista, Joseph Goebbels, non rinnegò mai il proprio passato collaborazionista. Anzi, ha sempre militato per l’OUN(B). E con questo spirito ha educato la nipote, Chrystia Freeland, attuale vice-primoministro del Canada. Lungi dal condannare i crimini banderisti, Freeland ha iniziato la carriera di giornalista a 18 anni lavorando per l’Encyclopedia of Ukraine di Kubijovyč (oggi consultabile in Internet). Poi per The Ukrainian News, il giornale dei banderisti canadesi, infine per The Ukrainian Weekly, giornale dei banderisti statunitensi collegati all’ABN e alla CIA. Freeland era in Unione Sovietica nel periodo precedente il crollo. Le autorità sovietiche interpellarono il governo canadese sul suo sostegno ai banderisti e le vietarono di ritornare in URSS. Ciononostante, dopo la dissoluzione dell’URSS, Freeland assunse la direzione della sede del Financial Times di Mosca. In seguito fu vicecaporedattrice del Globe and Mail, nonché caporedattrice del Thomson Reuters Digital.

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Nei suoi articoli e nei suoi libri, Vendita del secolo: la cavalcata selvaggia della Russia dal comunismo al capitalismo [2] e Plutocrati: l’ascesa dei nuovi super-ricchi mondiali e la caduta di tutti gli altri [3], Freeland sviluppa due tesi già care al nonno:
– Critica degli ultraricchi, scegliendo a esempi quasi esclusivamente ebrei.
– Denuncia a ogni piè sospinto prima dell’URSS, poi della Russia.

Non bisogna dimenticare che il fascismo fu la risposta alla crisi economica del ’29 attraverso un’alleanza nazionalista di classe per corporazioni. Nazisti e banderisti vi aggiunsero una feroce portata razzista. Prendendo di mira gli ultraricchi, Freeland affronta giustamente il principale problema contemporaneo. Oggi solo la finanza arricchisce, al contrario la produzione è in crisi. Tuttavia Freeland scivola pericolosamente verso un’interpretazione razzista, riscontrando che, fra i superricchi, gli ebrei rappresentano una percentuale superiore rispetto a quella rappresentata nella popolazione in generale, lasciando così intendere che si tratta di una correlazione significativa.

Nel 1991 il deputato liberale di origini polacco-ucraine Boris Wrzesnewskyj si adoperò affinché il Canada fosse il primo Paese al mondo a riconoscere l’indipendenza dell’Ucraina. Grazie al patrimonio di famiglia (le panetterie Future Bakery) creò un servizio per far arrivare a ogni membro del parlamento notizie sull’Ucraina. Finanziò l’archiviazione da parte di Volodymyr Kubijovyč e Michaek Chomiak di documenti della seconda guerra mondiale sui nazionalisti ucraini. Ne uscì l’Encyclopedia of Ukraine, un’opera non scientifica, bensì una riabilitazione dei banderisti e una falsificazione storica. Grazie agli agganci della famiglia, Wrzesnewskyj introdusse in Canada il futuro presidente ucraino Viktor Yushchenko.

Nel 1994 il primo ministro liberale Jean Chrétien negoziò il Trattato di amicizia e collaborazione con l’Ucraina, di cui chiese fin dal 1996 l’adesione alla Nato.

A gennaio 2004 il Canada, all’epoca guidato dal primo ministro liberale Paul Martin, partecipò alla preparazione da parte di Washington della Rivoluzione Arancione. L’ambasciatore canadese a Kiev, Andrew Robinson, organizzò incontri con i colleghi di 28 Paesi per portare al potere Viktor Yushchenko. Lo scopo era azzerare la politica del presidente Kuchma, che aveva optato per il gas russo invece di favorire le ricerche statunitensi di petrolio nel Mar Caspio [4].

Robinson finanziò il sondaggio del Centro ucraino di Studi Economici e Politici Oleksandr Razumkov, secondo cui le elezioni presidenziali erano state truccate; elargì inoltre 30 mila dollari all’associazione Pora! (È l’ora!) dello stratega della Nato, Gene Sharp [5].

Basandosi unicamente sul sondaggio Razumkov, Pora! organizzò manifestazioni popolari: il voto fu annullato e furono indette nuove elezioni. Il Canada spese tre milioni di dollari per inviare 500 osservatori. Il secondo voto portò al potere Yushchenko, che formò la propria squadra scegliendo Vladislav Kaskiv (dipendente di Soros e leader di Pora!) come consigliere speciale e Anatoli Gritsenko (militare formatosi negli Stati Uniti e presidente del Centro Razumkov) come ministro della Difesa.

Il deputato liberale canadese Wrzesnewskyj fu particolarmente attivo nella Rivoluzione Arancione; la sorella Ruslana era molto vicina alla moglie di Yushchenko, Katerina Chumachenko. Investì 250 mila dollari canadesi per sostenere il movimento e utilizzò il suo appartamento in centro a Kiev per coordinare le manifestazioni nell’intervallo tra i due scrutini. I manifestanti di Pora! scandivano «Ca-na-da!» e brandivano la bandiera con la foglia d’acero.

Chrystia Freeland iniziò la carriera politica nel 2013 nel Partito Liberale. Fu eletta deputata di Toronto. Nel 2014 sostenne la Rivoluzione della Dignità a Kiev (ossia il colpo di Stato banderista), di cui incontrò i principali protagonisti. Denunciò l’indipendenza della Crimea e incontrò Mustafa Dzhemilev, celebre spia degli Stati Uniti, nonché leader dei tatari. Alla fine il presidente Vladimir Putin le vietò l’ingresso in Russia.

Il primo ministro liberale Justin Trudeau nel 2015 nominò Freeland ministra per il Commercio Estero; nel 2017 la nominò ministra degli Esteri e nel 2017 ministra degli Affari Intergovernativi, nonché vice-primoministro. Dal 2020 Freeland è ministra delle Finanze.

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John Baird porta al leader del partito neonazista Svoboda la solidarietà del Canada.

Nel 2014 il ministro conservatore degli Esteri canadese, John Baird, incontrò in piazza Maidan i principali leader della contestazione. La televisione canadese ritenne che il ministro avesse così offerto un’argomentazione a sostegno della tesi del presidente Putin, ossia che la rivoluzione fosse una manipolazione occidentale.

La portavoce dell’ambasciata canadese, Inna Tsarkova, era un responsabile del movimento AutoMaïdan. L’ambasciata, vicina a Piazza Maïdan, offrì rifugio ai protestatari, che vi rimasero accampati nella hall per una settimana. Il gruppo neonazista C14 [6] vi si rifugiò il 18 febbraio, durante il massacro.

Quando il 17 luglio 2014 il volo Malaysia Airlines 17 fu abbattuto sopra l’Ucraina, l’Organizzazione dell’Aviazione Civile Internazionale (OACI), con sede a Montreal, inviò sul luogo del disastro quattro ispettori. Ancor prima dell’avvio dell’inchiesta, Freeland diede inizio a una campagna internazionale di denuncia della Russia e approfittò della veste di ministro per buttare quanto più possibile benzina sul fuoco.

Dopo il rovesciamento di Viktor Yanukovich e l’irruzione al potere dei banderisti, il Canada architettò l’operazione UNIFIER (Canadian Armed Forces Joint Task Force-Ukraine) per istruire i militari ucraini e rafforzare la polizia militare ucraina. L’operazione, diretta da Londra e Washington, implicò l’invio in Ucraina di 200 istruttori e di materiale non-letale. È terminata il 13 febbraio 2022, appena prima dell’operazione russa, giusto in tempo per non mettere il Canada in stato di belligeranza.

In otto anni il Canada ha speso circa 900 milioni di dollari in aiuti all’Ucraina.

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Da sinistra a destra: l’ambasciatore ucraino in Canada, Andriy Schevchenko; il primo ministro canadese Justin Trudeau; il deputato ucraino-canadese Boris Wrzesnewskyj. In primo piano la mitica spia della CIA durante la guerra fredda, nonché leader dei tatari anti-russi, Mustafa Dzhemilev (giugno 2016).

Nel 2016 il primo ministro liberale Justin Trudeau ricevette con tutti gli onori Mustafa Dzhemilev, incontrato in precedenza anche dalla vice-primoministro Freeland. Ad agosto 2015 Dzhemilev divenne emiro di una Brigata Mussulmana Internazionale, cofinanziata da Ucraina e Turchia per riprendersi la Crimea [7].
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Chrystia Freeland e Stepan Kubiv firmano l’Accordo di Libero Scambio Canada-Ucraina, alla presenza del primo ministro Justin Trudeau e del presidente Petro Poroshenko.

Nello stesso periodo Freeland negozia l’accordo di Libero Scambio Canada-Ucraina.
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Chrystia Freeland manifesta con i banderisti dell’OUN(B) contro l’aggressione russa all’Ucraina. Lo striscione rosso e nero, i colori dei banderisti, riporta il loro slogan «Gloria all’Ucraina!».

Quando nel 2017 il sito Russia Insider rivelò il passato criminale del nonno di Freeland e i legami della stessa con i banderisti, lei negò i fatti e denunciò la «propaganda» russa. Tuttavia il 27 febbraio scorso si è esibita insieme a un gruppo di banderisti dell’OUN(B) durante una manifestazione contro l’aggressione russa. La foto, da lei stessa postata, è stata rapidamente rimossa dal suo account Twitter.
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Il primo ministro canadese Justin Trudeau, il presidente dei banderisti ucraini del Canada Paul Grod e Chrystia Freeland.

Reagendo in sintonia con i partner della Nato all’operazione militare russa, il Canada ha modificato il bilancio e stanziato 500 milioni di dollari di aiuti alle forze armate ucraine, banderisti compresi. Ha già inviato mitragliatrici, pistole, carabine, 1,5 milioni di pallottole, fucili per tiratori scelti ed equipaggiamenti connessi (14 febbraio), visori notturni, caschi e giubbotti antiproiettile (27 febbraio), 100 cannoni senza rinculo Carl Gustav M2, 2.000 munizioni da 84 mm (28 febbraio), 390.000 razioni individuali da campo e circa 1.600 giubbotti paraschegge (1° marzo), 4.500 lanciarazzi M72 e 7.500 granate a mano, nonché un abbonamento a immagini satellitari commerciali per un milione di dollari (3 marzo), videocamere per droni di sorveglianza (9 marzo), obici M777 e relative munizioni, come pure munizioni supplementari per l’arma anti-blindati Carl Gustav M2 (22 aprile), otto veicoli blindati di modello commerciale e un contratto di servizio per la manutenzione e la riparazione di videocamere specializzate trasportate via drone (26 aprile). Inoltre ha iniziato ad addestrare i soldati ucraini all’uso degli obici M777. Il 2 marzo Justin Trudeau, che ha fede negli Stati Uniti, ha fatto firmare a una ventina di Paesi una dichiarazione per denunciare la disinformazione russa [8], ossia impedire la diffusione d’informazioni sui banderisti ucraini e canadesi.

Il 10 marzo il Canada è riuscito a far firmare a una trentina di Paesi una seconda dichiarazione, molto orwelliana, per compiacersi della censura occidentale, in nome della libertà di stampa, di Russia Today e dell’agenzia Sputnik, organi di stampa pubblici.

Da quando i banderisti hanno fatto irruzione al potere a Kiev, il Canada ha sanzionato oltre 900 personalità e società russe o dell’opposizione ucraina. Ha incluso nella lista persone vicine al presidente russo, nonché membri delle loro famiglie.

Nonostante le dichiarazioni di principio a favore dell’uguaglianza di ognuno davanti alla legge, il Canada sostiene senza riserve i banderisti, araldi della superiorità razziale degli ucraini sui russi.

Di Thierry Meyssan, Voltainenet.org

Questo articolo è il seguito di:
1. «La Russia vuole costringere gli USA a rispettare la Carta delle Nazioni Unite», 4 gennaio 2022.
2. «In Kazakistan Washington porta avanti il piano della RAND, poi toccherà alla Transnistria», 11 gennaio 2022.
3. «Washington rifiuta di ascoltare Russia e Cina», 18 gennaio 2022.
4. «Washington e Londra colpite da sordità», 1° febbraio 2022.
5. “Washington e Londra tentano di preservare il dominio sull’Europa”, 8 febbraio 2022.
6. “Due interpretazioni della vicenda ucraina”, 15 febbraio 2022.
7. “Washington suona la tromba di guerra, ma gli alleati desistono”, 23 febbraio 2022.
8. “È agli Straussiani che la Russia ha dichiarato guerra”, 7 marzo 2022.
9. «Una banda di drogati e neonazisti», 7 marzo 2022.
10. “Israele sbalordito dai neonazisti ucraini”, 8 marzo 2022.
11. «Ucraina: la grande manipolazione», 22 marzo 2022.
12. «Con il pretesto della guerra si prepara il Nuovo Ordine Mondiale», 29 marzo 2022
13. «La propaganda di guerra cambia forma», 5 aprile 2022.
14. «L’alleanza di CIA, MI6 e banderisti», 12 aprile 2022.
15. «La fine del dominio occidentale», 19 aprile 2022.
16. «Ucraina: la seconda guerra mondiale non è finita», 26 aprile 2022.
17. «Con la guerra in Ucraina Washington spera di riaffermare la propria superpotenza», 3 maggio 2022.

10.05.2022

Traduzione Rachele Marmetti

NOTE

[1] Canada’s Origins: Liberal, Tory, or Republican?, Janet Ajzenstat & Peter J. Smith, Mcgill Queens University Press (1995).

[2] Sale of the Century: Russia’s Wild Ride from Communism to Capitalism, Crown Business (2000).

[3] Plutocrats: The Rise of the New Global Super-Rich and the Fall of Everyone Else, Penguin Pres (2012).

[4] «Agent orange: Our secret role in Ukraine», Mark Mackinnon, Globe and Mail, April 14, 2007.

[5] L’Albert Einstein Institution: la versione CIA della nonviolenza”, di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 4 giugno 2007.

[6] « La loi raciale ukrainienne », Réseau Voltaire, 9 mars 2022.

[7] « L’Ukraine et la Turquie créent une Brigade internationale islamique contre la Russie », par Thierry Meyssan, Télévision nationale syrienne , Réseau Voltaire, 12 août 2015.

link fonte: https://www.voltairenet.org/article216720.html 

10.05.2022

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