Euro: carestia monetaria per il popolo, abbuffata di denaro per l’élite finanziaria

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Di Megas Alexandros e Pepito Sbazzeguti, ComeDonChisciotte.org

Per chi ancora non comprende come è gestito l’euro e per identificare meglio coloro che sono interessati a conservarlo ad ogni costo, ecco una breve lettura che ne descrive le disfunzionalità. Raccontiamo come la Banca Centrale Europea, acquistando titoli di debito, non solo non risolve i problemi economici dei Paesi appartenenti all’Eurozona bensì agevola la concentrazione della ricchezza reale a favore di pochi, senza rimuovere i problemi dell’economia reale legati alla scarsità di moneta realmente circolante.

Con la politica monetaria seguita dalla BCE dopo la crisi dell’Eurozona del 2012, abbiamo visto il costo del denaro scendere a zero in area euro e avviare il Quantitative Easing (QE), composto da vari programmi. Più avanti parleremo in particolare di due di essi: il Corporate Sector Purchase Programme (CSPP) ed il Public Sector Purchase Programme (PSPP).

Euro: carestia monetaria per il popolo, abbuffata di denaro per l’élite finanziariaL’obiettivo dichiarato del QE, tuttora in essere nella forma ancora più estrema dell’originale – ossia quella del Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP) avviato dopo l’emergenza Covid-19 – era il raggiungimento dell’obiettivo statutario della BCE di portare l’inflazione a valori prossimi, ma di poco inferiori, al 2%. Ciò nella presunzione che tassi bassi renderebbero possibile un maggiore indebitamento, incrementando così il livello di spesa del settore privato. La BCE in realtà ha sempre fallito il raggiungimento degli obiettivi di inflazione.Euro: carestia monetaria per il popolo, abbuffata di denaro per l’élite finanziariaD’altra parte, chi non segue l’ideologica ordoliberista tedesca (che guida da sempre le politiche fiscali dell’Unione Europea) sa bene che in presenza di deflazione salariale e disoccupazione è  impossibile che nel mercato interno si ottenga inflazione. La stessa Commissione UE, del resto, ammette apertamente di obbligare gli stati membri a misure sempre più depressive per il mercato interno. Sorge dunque una domanda: dove sono finiti i circa 8 trilioni di euro di passività presenti nel bilancio della BCE, che corrispondono a circa il 56% del PIL dell’eurozona?Euro: carestia monetaria per il popolo, abbuffata di denaro per l’élite finanziariaCon il bilancio della BCE, che somma il 56% del PIL dell’eurozona, svanisce il concetto di “mercato”.

Il Prof. Tremonti, intervistato a settembre 2020 da La Verità, ha così sintetizzato i princìpi guida seguiti dalla BCE nella sua azione ed i relativi effetti potenzialmente catastrofici:

La Bce crea moneta dal nulla e lo fa su scala esponenziale, passando dai miliardi ai trilioni. A cosa serve? Lo scettro del potere è così passato dai governi alla BCE e da questa al mercato monetario. Esclusa l’ipotesi che arrivino un’inflazione salvifica o una ripresa economica, è fortemente probabile che si accumulino i presupposti per una drammatica crisi finanziaria.

Mentre l’area euro nel suo complesso è tecnicamente in deflazione, in Germania ci sono segni di una possibile “bolla” immobiliare.

Euro: carestia monetaria per il popolo, abbuffata di denaro per l’élite finanziaria

Analizziamo ora qualche informazione riguardante più da vicino l’Italia. Il denaro stampato digitalmente dalla BCE tramite il QE è servito e serve per pagare le obbligazioni acquistate dai venditori delle obbligazioni stesse. Si tratta tuttavia di soggetti che sono già risparmiatori (costoro possiedono di sicuro denaro in eccesso, visto che possono investirlo). Di certo il denaro creato per il QE non è finito nelle tasche dei comuni cittadini italiani e infatti il reddito disponibile per il cittadino italiano medio è sostanzialmente fermo dal 2008.

Euro: carestia monetaria per il popolo, abbuffata di denaro per l’élite finanziariaIn effetti lo Stato italiano, applicando il trattato di Maastricht, ha realizzato per 23 anni sugli ultimi 25 un surplus fiscale primario, ossia ha drenato soldi dal settore privato spendendo sempre meno denaro rispetto a quanto incassato attraverso il gettito fiscale, prima del pagamento degli interessi sul debito pubblico. In altri termini, negli ultimi 25 anni il settore pubblico non ha agito per favorire l’incremento del reddito dei cittadini come avrebbe potuto fare se, ad esempio, fosse stato attuato da esso un taglio delle tasse e delle imposte a carico delle piccole e medie imprese e delle persone fisiche.

Vediamo qualche informazione sugli aggregati monetari in riferimento all’Italia, ricordando che per la BCE sono così definiti:

  • M1 come l’insieme delle monete e banconote in circolazione più i depositi a vista, compresi i depositi overnight;
  • M2 come M1 più i depositi con scadenza fissa fino a due anni e i depositi rimborsabili con preavviso fino a 3 mesi;
  • M3 come M2 più i pronti contro termine, le obbligazioni con scadenza fino a due anni, le quote di fondi di investimento monetario ed i titoli di debito con scadenza fino a due anni.

Sebbene l’aggregato M3 continui a crescere in termini assoluti, i prestiti alle imprese  ed alle famiglie continuano a scendere.

Euro: carestia monetaria per il popolo, abbuffata di denaro per l’élite finanziariaQuesto è coerente con il quadro di depressione economica che scaturisce dalle politiche fiscali oppressive per le imprese e le famiglie, imposte dall’Unione Europea.

Euro: carestia monetaria per il popolo, abbuffata di denaro per l’élite finanziaria
L’ex Premier Mario Monti, intervistato dalla tv americana CNN (2013)

I soggetti dell’economia reale, in assenza di fatturato non investono denaro in attività ed asset reali, oppure se investono ottengono perdite, che per le banche diverranno Non Performing Loans. Pertanto, le banche commerciali non prestano all’economia reale.

Che con il QE (programma PSPP) la BCE crei denaro ed acquisti massicciamente i titoli del debito pubblico dell’eurozona è cosa nota, è interessante però vedere che cosa succede con gli acquisti di titoli nel programma CSPP. Esaminando gli acquisti di titoli nel programma CSPP si vede come la BCE abbia acquistato titoli da tutte le principali banche, grandi imprese, multinazionali, holding ed assicurazioni dell’Unione Europea. Ci limitiamo a presentare la lista dei beneficiari italiani:

• Autostrade per L’Italia S.p.A.
• 2i Rete Gas S.p.A.
• A2A S.p.A.
• ACEA S.p.A.
• Aeroporti di Roma S.p.A.
• Assicurazioni Generali S.p.A.
• Atlantia S.p.A.
• Buzzi Unicem S.p.A., Casale Monferrato
• Covivio S.p.A.
• ENEL Finance Intl N.V.
• ENEL S.p.A.
• ENI S.p.A.
• ERG S.p.A
• Esselunga S.p.A.
• EssilorLuxottica S.A.
• EXOR N.V.
• Ferrovie dello Stato SpA
• Hera S.p.A.
• Infrastrutture Wireless Italiane S.p.A
• Iren S.p.A.
• Italgas S.P.A.
• Leonardo S.p.A.
• RAI – RADIOTELEVISIONE ITALIANA SPA
• Snam S.p.A.
• Telecom Italia S.p.A.
• Terna Rete Elettrica Nazionale.SpA

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Dopo il 1999 con l’euro addio ai bot people. Quota del debito pubblico detenuta direttamente dai cittadini italiani. Fonte: Banca d’Italia.

Con gli acquisti, che riguardano anche il mercato primario (diversamente dai titoli del settore pubblico, per il quale gli acquisti sono possibili solo sul mercato secondario secondo l’art. 123 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea), la BCE può fare due cose. Aa un lato sostenere il valore dei titoli del settore privato e comprimerne i rendimenti, rendendo più facile e meno costoso il finanziamento dei beneficiari degli acquisti. Dall’altro lato, sollevare i detentori di titoli a rischio di deprezzamento (un fatto altamente probabile in una deflazione da debiti come quella che stiamo vivendo).
Attenzione a questo passaggio in quanto la BCE, nel programma PEPP ormai acquista anche “commercial paper”, cioè titoli che in molti casi sono assimilabili a dei semplici “pagherò”, quindi non garantiti da asset (quali immobili, ad esempio) o da derivati.Tutti noi, compreso chi scrive, vorremmo vivere in un mondo dove qualcuno ti finanzia a tasso negativo e ti solleva dai rischi di mercato. Il tasso negativo viene sfruttato in particolare dalle banche di Paesi “euro-deboli” come Spagna ed Italia. Tali banche ottengono finanziamenti a lungo termine tramite le aste LTROs (Longer Term Refinancing Operations – mentre scriviamo sono in essere operazioni LTROs per circa 2,5 trilioni di Euro), con cui viene fornita liquidità attualmente a costo zero o negativo (si è pagati per ricevere il prestito).
Dopodiché, dove verrà investita tale liquidità? Ma in titoli di stato, ovviamente. Le banche commerciali, lucreranno poi sulla differenza tra il tasso offerto dalla BCE e quello pagato dallo Stato emittente i titoli di debito pubblico.In pratica, con le tasse i cittadini finanziano direttamente i profitti del sistema finanziario. Quest’ultimo, in particolare in Italia, non presta più al settore privato bensì detiene una quota molto importante del debito pubblico.

Di fatto, il sistema finanziario realizza così utili senza più alcun rischio d’impresa (resta solo il rischio di default dello Stato, un rischio che è in ultima analisi subordinato solo all’azione della stessa BCE). Quindi si tratta di ciò che potremmo definire senza possibilità di contestazione “reddito da divano”, incassato dalle banche commerciali (italiane e straniere) su quasi tutto il denaro speso dallo Stato italiano, una “cresta” corrispondente attualmente a circa 80 miliardi di euro all’anno.

Nel passaggio da lira a euro, oltre alla sciagurata conversione del debito pubblico in una valuta estera che l’Italia non emette, si è trasformato il debito pubblico (il quale non era assolutamente un problema essendo denominato in moneta sovrana), da strumento per il risparmio e la distribuzione di ricchezza verso i cittadini, a strumento per la speculazione finanziaria a basso rischio remunerata con le tasse dei cittadini stessi.
Infatti la quota di debito pubblico, detenuta da residenti in Italia che non siano istituzioni finanziarie (banche, assicurazioni, fondi), è crollata fino al 5% circa nell’ultimo ventennio.

Dopo il 1999 con l’euro addio ai bot people. Quota del debito pubblico detenuta direttamente dai cittadini italiani. Fonte: Banca d’Italia.

Dobbiamo poi parlare dell’establishment mercantilista, che in buona parte coincide con l’élite finanziaria e che ha imposto la svalutazione interna in qualità di surrogato della svalutazione della moneta. Anche in seguito a questa compressione artificiale del mercato interno, per l’Italia il saldo commerciale è sempre stato positivo dopo il 2011. Possiamo formulare qualche ipotesi sulla destinazione dei profitti realizzati dall’establishment pro euro, per il quale è assai probabile prediligere l’investimento dei profitti garantiti dall’export in attività finanziare all’estero (ricercando così rendimenti sulle principali piazze finanziarie) e l’acquisto in Italia di asset reali (immobiliari) o di quote di società che gestiscano – dopo le privatizzazioni – servizi d’interesse pubblico in condizioni di monopolio.

Euro: carestia monetaria per il popolo, abbuffata di denaro per l’élite finanziaria
Il surplus commerciale dell’Italia

Ricapitolando, la vita dei normali cittadini italiani – il cui reddito disponibile è ormai bloccato da oltre 10 anni – è ormai pervasa da depressione economica, disoccupazione, bassi salari ed elevata pressione fiscale. Nel contempo invece la finanza, le grandi imprese, il sistema bancario ed assicurativo, vivono in un mondo dove, grazie all’azione della banca centrale, il credito è facile come non mai. Sicché le banche e le assicurazioni non hanno letteralmente più bisogno dei correntisti e dei prestatori, potendo ricevere denaro in prestito dalla BCE a tassi negativi. Inoltre, questi agenti economico-finanziari (trasformatisi nei fatti in redditieri, ormai) ottengono così rendimenti sicuri dai titoli di pubblico, essendo infatti il rischio di default già prezzato nei rendimenti stessi, dunque pagando con facilità dividendi azionari e bonus per i ricchi vertici.

In termini più pratici, nel caso dell’Italia un pugno di famiglie e di consorterie – composte perlopiù da esportatori  – gestisce e controlla l’economia contro l’interesse collettivo, riducendo tutti i redditi da lavoro (autonomo e dipendente) in nome del mercantilismo ordoliberista cristallizatosi attraverso meccanismi normativi resi ineluttabili dall’appartenenza all’euro.

Esaminando tutti i meccanismi descritti in combinazione, riteniamo di assistere a una ri-medievalizzazione dell’Europa, attraverso la ritrasformazione degli Stati aderenti all’Unione Europea (e in particolare all’eurozona) in senso neoaristocratico, o meglio ancora neofeudale. Se non siete ancora convinti, vi possiamo fornire la “prova regina” riguardante la circolazione dell’euro nell’economia reale. Come potete ricavare da queste due fonti decisamente non “mainstream”, una stima grossolana ma efficace della velocità di circolazione (money velocity) dell’euro si può effettuare nel seguente modo:

Offerta di moneta (M) * Money Velocity (V) = Livello dei prezzi (P) * Produzione economica reale (Q)

Il che significa:

Offerta di moneta * velocità del denaro = PIL nominale

Pertanto:

Money Velocity = PIL nominale / offerta di moneta

Ebbene, da quando l’euro esiste la velocità di circolazione della moneta nell’economia reale decresce. Non abbiamo ancora i dati relativi al 2020.  Sappiamo però che, per ogni euro circolante, non si arriva all’uso per una singola transazione all’anno. Fonti:

https://voxeu.org/article/what-price-pay-monetary-financing-budget-deficits-euro-area
https://thistimeitisdifferent.com/eurozone-money-velocity-august-2018

Euro: carestia monetaria per il popolo, abbuffata di denaro per l’élite finanziariaSe dopo la “crisi Covid-19” vedremo ancora diffondersi povertà e disperazione, con ulteriore distruzione delle piccole e medie imprese e con ulteriori anni di crisi e sofferenze per le famiglie, sarà solo ed esclusivamente per precise scelte politiche dei vertici politici dell’Unione Europea seguaci dell’ideologica ordoliberista e neomercantilista tedesca (con la piena complicità dell’élite italiana, ovviamente). In pratica le cosiddette disfunzionalità dell’euro si traducono in enormi sofferenze per la popolazione, mentre la BCE lavora nell’esclusivo interesse della finanza.

CCF: una possibile soluzione?

I Certificati di Compensazione Fiscale (CCF) / Buoni di Sconto Fiscale – di cui abbiamo parlato in un recente articolo – potrebbero rappresentare uno strumento utile per ovviare alle evidenti disfunzionalità dell’euro da noi qui estensivamente analizzate. Trattandosi di titoli utilizzabili per il pagamento delle tasse, sono a tutti gli effetti moneta fiat, anche se non a corso legale bensì ad accettazione volontaria, in quanto l’uso dei CCF (a differenza dell’euro) non può essere reso obbligatorio senza uscita dalla moneta unica. È facile rispondere alla domanda se la gente utilizzerebbe i CCF oppure non. Difatti la moneta “buona” è quella che circola, evidentemente. Come abbiamo visto, l’euro ha una velocità di circolazione estremamente bassa e non a caso anche strumenti di scambio nati per avere un uso più limitato e circoscritto – quali ad esempio il SARDEX – dispongono di una velocità di circolazione dieci volte superiore.

I CCF / Buoni di Sconto Fiscale consentirebbero allo Stato Italiano di riprendere in mano la politica fiscale, della quale l’Unione Europea si è surrettiziamente appropriata (sebbene formalmente ancora nelle mani dei Paesi membri) al fine di governare una moneta circolante solo “nelle tasche di pochi”. In un mondo dove l’economia si regge grazie ai consumi, la matematica vuole che “i molti” avranno sempre più esigenze di consumo dei “pochi”, visto che questi ultimi più di tanti beni e servizi non riusciranno ad acquistare.

Di Megas Alexandros e Pepito Sbazzeguti, ComeDonChisciotte.org

 

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