DI SAVINO BALZANO
lintellettualedissidente.it
Il risultato elettorale del Movimento 5 Stelle è disastroso: una Caporetto senza precedenti che permette ad un Salvini blindatissimo di prendere in mano le redini del governo. Chi sbaglia paga, quindi Di Maio deve lasciare subito il comando per permettere al Movimento di riassorbire la botta e continuare a crescere. La strada che si prospetta è una sola: scegliere un nuovo leader e diventare un grande partito populista di sinistra.
Che poi, alla fine, comunque vadano sono davvero una bella cosa: le elezioni sono proprio belle da vedere. Ti svegli la mattina e sei di buonumore al pensiero di dover uscire per andare a votare, anche se piove e l’estate stenta ad arrivare. E ti piace osservare tutta quella gente che si riversa in direzione del seggio: le persone si sorridono tra loro quando vanno a votare, hanno voglia di chiacchierare, di stringersi la mano. Le elezioni sono un momento che sa di antico, rappresentano una strana cerimonia, quasi un memoriale: le elezioni, nel loro piccolo, rappresentano una sorta di liberazione, una liberazione collettiva, e riescono a farti percepire quella goduriosa sensazione di contare.
È bello osservare gli anziani che vanno a votare, alcuni dolcemente testardi lo fanno in stampelle, accompagnati dai figli e col santino tutto stropicciato nella tasca: è tenero come il giovane furbo ripeta nell’orecchio dell’anziano le istruzioni, quasi con diffidenza, e torna alla memoria, e commuove, il ricordo di quel signore barbuto che si raccomanda con l’anziana mamma: “l’albero, la quercia, devi mettere la croce sulla quercia” e la signora che faceva “ho capito, per i comunisti devo mettere la croce sulla quercia”. Si, per i comunisti, lasciamo perdere. Che poi la mamma non si sa mai per chi vota, non lo dice mai perché tanto quando al governo ci stavano quegli altri era uguale, sono tutti uguali.
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