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Bartali e l’Universo indeterministico

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A cura di Tonguessy
Il 18 Maggio 2018
97 Views

DI TONGUESSY

comedonchisciotte.org

Mi rendo sempre più conto che viviamo in un Universo indeterministico dove gli aspetti lineari con carattere di prevedibilità sono solo una risicata minoranza rispetto alla totalità degli eventi. Viviamo in un enorme frattale di cui possiamo cogliere solo aspetti spesso marginali. Il nostro destino è una specie di caos che riassume elementi prevedibili ed imprevedibili mischiati in proporzioni variabili e anch’esse mai esattamente quantificabili. Questo stato di cose porta a risultati erratici, spesso in antitesi con le prospettive lineari di partenza. Tralasciando volontariamente i casi in cui le aspettative vengono mantenute fino alla fine (percorso lineare delle intenzioni) mentre vorrei focalizzare su quegli aspetti che mettono in rilievo come sia facile diventare catalizzatori di processi a noi estranei che pure influiscono pesantemente nel destino non solo nostro ma anche altrui, facendoci diventare così quella farfalla che normalmente è ignorata per lo scarsissimo impatto ambientale ma che in condizioni particolari riesce a scatenare un autentico cataclisma. E’ l’effetto farfalla descritto da Edward Lorenz e ancor prima da Alan Turing secondo cui “lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l’uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza.”[1] Nella concatenazione di avvenimenti apparentemente irrilevanti azioni assolutamente normali diventano inopinatamente leve potentissime che spostano tutti i piani relazionali che contraddistinguono la Realtà. Il battito d’ali che voglio oggi mettere sotto la lente di ingrandimento appartiene a Bartali, il ciclista.

Nel Luglio 1948 l’Italia si era appena dotata di Costituzione e governo quando un fondamentalista anticomunista decise di avere una missione da compiere (i fondamentalisti hanno solo una visione lineare degli avvenimenti, sono incapaci di concepire Universi indeterministici): uccidere Togliatti per scongiurare l’avvicinamento di Roma a Mosca. Il 14 Luglio si avvicina al “Migliore” e gli spara 4 colpi di rivoltella, lasciandolo steso a terra in una pozza di sangue. Missione compiuta, pensa. Ma il lancio di quei dadi è l’inizio del processo inverso a quello sperato: invece di scongiurare il pericolo rosso, quella sparatoria lo mette pericolosamente in moto. Quel battito d’ali produce un cataclisma: le manifestazioni si accendono in molte piazze d’Italia, particolarmente a Genova dove Togliatti era nato. E girano armi. Era appena finita la guerra e molti le avevano conservate, pronte per essere usate in caso di necessità. C’era ancora la voglia di rivoluzione socialista nell’aria. Scelba vieta ogni manifestazione ma anche questo veto non farà che aumentare la tensione. Alla fine si conteranno 16 morti e 600 feriti. Il passaggio da Repubblica parlamentare a Stato socialista non avvenne perché nel momento più opportuno entra in scena un altro battito d’ali, quello di Bartali che, ricevuta la benedizione papale e lo sprone da De Gasperi, si impegna a vincere il Tour. L’Italia intera aveva le orecchie puntate verso l’altoparlante della radio: Togliatti si era salvato? Bartali vince? Togliatti si salvò e Bartali (“perfetto atleta cristiano” secondo il papa) vinse miracolosamente il Tour rimontando 22 minuti di ritardo e nonostante una foratura. Neanche se fosse stata studiata a tavolino da degli esperti si sarebbe potuto avere una cronologia più perfetta: il 14 l’attentato ed il 16 Bartali riconquista la maglia gialla mantenendola per il resto del Tour. Alla fine comunisti e democristiani si abbracciarono sportivamente e la tentata rivoluzione socialista, complice anche l’invito di Togliatti a fare un passo indietro, si squagliò come neve al sole. L’atto violento di un fondamentalista stava per generare risultati diametralmente opposti a quelli che si prefiggeva di raggiungere mentre un atto sportivo era diventato un potente atto politico in grado di disinnescare rilevanti processi di cambiamenti sociali.

In quell’occasione Antonio Pallante (questo il nome dell’attentatore) con la sua determinazione aveva dimostrato di non essere stato in grado di capire il funzionamento dell’Universo indeterministico, mentre Bartali aveva definitivamente messo in luce come l’oppio dei popoli non sia una prerogativa delle religioni.

Ma Bartali non fece solo questo battito d’ali che ancora oggi dimostra quanto spesso siano inconsistenti i tentativi di dare vesti di prevedibilità alle azioni umane. Tra il ‘43 ed il ‘44 salvò 800 ebrei trasportando nella sua bicicletta documenti falsi per farli espatriare. Non volle mai vantarsi di queste azioni ripetute perché “il bene si fa ma non si dice” amava ripetere. Gli ebrei all’epoca erano soggetti a pesanti persecuzioni dovute alle leggi razziali volute da Mussolini, e Bartali sicuramente fece ciò che la coscienza gli imponeva. Ma i tempi cambiano, e molto in fretta. Oggi gli ebrei hanno a disposizione parecchi enti a propria difesa quali l’Anti-Defamation League e da parecchi decenni se desiderano possono vivere in Israele, la terra assegnata loro sempre nel 1948. Sicuramente in Medio Oriente non sono minimamente soggetti a persecuzioni così come lo erano nell’Europa fascista e nazista degli anni ‘30 e ‘40. Semmai ci si potrebbe chiedere perché un popolo che ha subito così tanti torti nel giro di così poco tempo sia diventato esso stesso persecutore. Non solo gli individui ma anche i popoli si muovono in modalità indeterministica, pare. E così può essere successo che dei nipoti di qualcuno degli 800 ebrei salvati da Bartali si siano ritrovati, nel giorno dell’insediamento della nuova ambasciata americana a Gerusalemme, ad imbracciare il fucile dell’esercito israeliano e sparare contro i manifestanti palestinesi, causando la morte di almeno 50 persone ed il ferimento di altre 2000 mettendo in atto una tragica trasformazione del “bene” che attraverso vie imperscrutabili si realizza nel suo contrario. Forse il significato ultimo di destino manifesto è tutta qui. Senza più speranza di salvezza l’Uomo può solo portare a termine i compiti affidatigli, il che rende ancora più pregnante la cosmologia indeterministica: non ci è concesso conoscere Bene e Male, concetti su cui si fonda il materialismo che lega causa ed effetto a precise leggi.

La ineluttabile fatalità di salvare una persona in difficoltà che causa la morte di chissà quante a distanza di così poco tempo trova in questa improbabilistica nemesi il fondamento della propria impenetrabile esistenza. Nel frattempo il Giro d’Italia si è trasferito proprio lì dove (forse) gli 800 salvati da Bartali emigrarono e dove (sicuramente) a Bartali viene concessa la cittadinanza onoraria postuma in osservanza della “Legge sui Giusti”. Dice l’ambasciatore israeliano Ofer Sachs “Gino Bartali, in Israele come in Italia, è un eroe non solo per i suoi meriti sportivi ma perché usò lo sport come un ponte verso l’umanità” aggiungendo che “e’ il più grande evento sportivo che Israele ospita dalla nascita del suo Stato 70 anni fa.”[2]

“Il bene si fa ma non si dice”, ammoniva il ciclista umile dal “naso triste come una salita”. Pensiero encomiabile che una volta assorbito dall’Universo indeterministico perde di qualsiasi significato.

Il “bene” può diventare così un modo per giustificare lo sterminio palestinese dando lustro alla nazione che l’ha messo in atto ed il “non si dice” che lo circonda diventa circo mediatico che attira innumerevoli voci lì dove gli interessi sono maggiori e i megafoni urlano per concentrare l’attenzione lontano dai massacri.
Le antiche sicurezze che avvolgevano la modernità si stanno inesorabilmente dissolvendo mentre ci stiamo addentrando in territori dove tutto ed il suo contrario si scambiano vicendevolmente i favori. La linearità, il progressivo avvicinarsi ai risultati voluti sembrano far parte di una metodologia ormai trafitta da avvenimenti i cui significati travalicano anche il più fantasioso relativismo.

Sembra di vivere in un racconto surrealista dove “la guerra è pace e la libertà è schiavitù” in un incessante avvicendamento polisemico destinato a sfociare nell’indistinguibile Grande Sfracello dove i piani esistenziali di vittime e carnefici si intersecano al punto di diventare indistinguibili.

Forse lo scopo ultimo di tutto ciò è proprio intorbidire la percezione per evitare di identificare le cause e confonderle con gli effetti, posizionandoci in un Universo dove le meccaniche degli avvenimenti sono sostituite da visioni dove l’individuo persegue il Bene senza però conoscerne le conseguenze. Insomma prendere ordini senza tanto discutere, lasciando alla metafisica il compito di organizzare gli eventi.

 

Tonguessy

Fonte: www.comedonchisciotte.org

17.05.2018

 

NOTE

[1]https://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_farfalla
[2]http://www.ansa.it/toscana/notizie/2018/05/06/ambasciatore-in-israele-bartali-e-eroe_053485dd-de68-4ab6-82ee-ed065916f540.html

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