Alfio Antico è nato nel 1956 tra le montagne siciliane vicino a Siracusa, a Lentini, dove fin da piccolo ha appreso da sua nonna il mestiere del pastore, insieme all’arte del tamburo (che non è tamburello e non è tammorra).
Mia nonna me lo diceva “se anche, nipote, non lo sai suonare, dentro casa un tamburo ci deve essere: se arrivano gli spiriti, scappano!” […] Lei non suonava tutto a virtuosismo, a chi arriva prima, dove si va non si sa. Mia nonna suonava a cuore aperto. […] La chiamavano per benedire il frumento, tutto tamburo e coro. […] “Quando hai paura che ti scanti fai scruscio (suoni il tamburo) e ti fai coraggio” (1).
A 18 anni lascia la sua isola e si trasferisce a Firenze dove, suonando in Piazza della Signoria, lo nota Eugenio Bennato con il quale lavorerà a vari progetti musicali (tra i quali Musicanova). La musica di Alfio Antico è pastorale, ancestrale, carica di tradizione e a confronto costante con la vita attuale attraverso contaminazioni sonore di vario genere, la sua voce in alcuni pezzi è quella del cantastorie senza tempo, come la tradizione, in altri è un parlato narrante emotivo, incastrato ai ritmi assoluti e magici, in altri ancora è entrambe le cose come in “Nun n’aiu sonnu” (Trema La Terra, 2020)
Non vengo dal conservatorio, a tutte queste centinaia, migliaia, di ritmi o di figure che tutti i giorni invento, le frasi, non vengono dal conservatorio. Guardo, respiro e mi fa scuola la mia Terra. […] Ragiono così dentro il tamburo: non è il tamburo solo un fatto ritmico, ma soprattutto armonico. A volte guardo il frumento, quando fa le onde, e con la mano sinistra lo seguo, si crea una specie di contrappunto o di canone, ché non puoi mai andare a tempo quando il frumento si piega e tu pure ti pieghi, è impossibile, non può esistere. E questo non è né fuori tempo né fuori metriche e né stonato. E’ intonatissimo, musicalmente sarebbe il contrappunto. […] Il folclore siciliano per quanto l’ho sempre amato, penso non faccia parte della mia cultura siciliana, quello è un folk che nasce dopo la guerra per accontentare il folk-country americano.
E poi le collaborazioni con Tullio De Piscopo, Edoardo Bennato, Lucio Dalla, Fabrizio De André e molti altri artisti.
In un’intervista con Bommartini (2) dichiara:
De Andrè mi ha dato l’eleganza, il rispetto, la gentilezza del comunicare. […] Il piacere del suono delle parole. Quando mi sentì suonare parlò di amplificare ogni sportello del tamburo dove c’è il piattino che sbatte, perché ogni piattino ha un suono diverso! Nell’insieme della ritmica fa tutto un rumore…, e lui addirittura mi diceva di amplificare ogni sportello. Perché a lui lo colpì la delicatezza, la calma, la dolcezza di toccare un tamburo. […] E’ come una carezza, se tu passi coi polpastrelli sulla pelle. Come una carezza. Pelle e pelle non si sente, ti vengono i brividi di piacere dentro, ma nella pelle contro la pelle messa a tiro risponde un’armonia.
Verdiana Siddi
Note:
(1) https://www.youtube.com/watch?v=Qct-1Y3FC0s
(2) https://www.youtube.com/watch?v=9kcsFTz2bys