Alcune osservazioni sulla dichiarazione congiunta russo-cinese

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Patrick Armstrong
patrickarmstrong.ca

“Dichiarazione congiunta della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese sulla nuova fase delle relazioni internazionali e lo sviluppo sostenibile globale” 4 febbraio 2022. (Inglese) (Russo).

Questo documento è il grande manifesto strategico di un nuovo ordine mondiale e ci sarebbe da dire al riguardo molto più di quanto segue. Credo che il 4 febbraio 2022 sarà ricordato come l’annuncio di una nuova disposizione del potere e delle relazioni internazionali.

È un vero e proprio nuovo ordine di cose, non il vecchio “nuovo ordine mondiale” che era basato sulla supremazia degli Stati Uniti. E non è certamente il cosiddetto Ordine Internazionale Basato su Regole, in cui una parte inventa le regole, le infrange quando vuole e ordina a tutti gli altri di obbedire. (Un perfetto esempio della mutevolezza delle “regole” è che [per gli Stati Uniti] i diritti degli omosessuali sono molto importanti in Russia ma non nel nuovo “maggiore alleato” di Washington, il Qatar. Il vecchio “nuovo ordine mondiale” era sempre quello che fossero gli altri a conformarsi a noi: “L’obiettivo principale della strategia degli Stati Uniti dovrebbe essere quello di indurre le élite al potere in Cina a concludere che è nel migliore interesse della Cina continuare ad operare all’interno dell’ordine internazionale liberale guidato dagli Stati Uniti…”

Il documento russo-cinese parla molto di “democrazia”, ma è una visione diversa da come comunemente la si intende in Occidente. L’Occidente oggi è concentrato sul processo di democrazia: il voto è stato conforme a standard accettabili? L’opposizione ha avuto buone opportunità? C’erano abbastanza candidati? La propaganda elettorale era stata equilibrata? Sono state utilizzate “risorse amministrative” per spostare il voto? E altre domande del genere. Non importa se l’Occidente è spesso ipocrita nella sua discussione: si analizza al microscopio il trattamento dei dissidenti in Russia ma gli arresti domiciliari e le accuse di tradimento contro le figure dell’opposizione in Ucraina vengono ignorate; queste sono le metriche utilizzate in Occidente per valutare se un Paese è “democratico” o meno. Ora, può darsi che cinquanta o sessant’anni fa fosse appropriato concentrarsi sul processo democratico, ma è molto discutibile se lo sia oggi.

Questo grafico, che mostra la relazione tra produttività e salari, indica che non tutto va bene. Fino alla fine degli anni ’70, le due curve erano rimaste sovrapposte: la “marea crescente” stava effettivamente sollevando tutte le barche. Da allora, e fino ad oggi, continuano a divergere e vediamo un notevole divario tra i due indici: “la produttività è cresciuta 3,5 volte più della retribuzione”. La marea ora fa galleggiare solo pochi mega yacht. Nel 1989 l’1% più ricco possedeva sei volte di più del 50% più povero, ora è 15 volte tanto. Nel 2014, uno studio dell’Università di Princeton aveva concluso che “quando la maggioranza dei cittadini non è d’accordo con le élite economiche o con gli interessi organizzati, generalmente perde”. Questi risultati suggeriscono che, per quanto buono possa essere il processo, il δεμος [demos, n.d.t.] non ha molto κρατος [kratos, n.d.t.].

Il documento russo-cinese parla dei risultati della democrazia.

“Le parti ritengono che la democrazia sia un mezzo di partecipazione dei cittadini al governo del proprio Paese al fine di migliorare il benessere della popolazione e attuare il principio del governo popolare.”

Da notare lo scopo: “migliorare il benessere della popolazione”. Qualunque cosa si possa dire sul processo di governo della Cina o della Russia, nessuno può dubitare che il benessere della popolazione sia notevolmente migliorato in entrambi i Paesi. Vedremo per il futuro come reggerà, ma il documento descrive un approccio diverso alla democrazia: non concentrarsi sul processo e presumere che i risultati seguiranno – cosa che non stanno facendo negli Stati Uniti in particolare e in Occidente in generale – ma, al contrario, lasciar perdere il processo e domandarsi se i risultati sono desiderabili. In tutto il documento – cinquanta volte – vediamo la parola “sviluppo” (“развитие” – razvitiye nella versione russa).

“Le parti ritengono che la pace, lo sviluppo e la cooperazione siano al centro del moderno sistema internazionale.”

Un mondo in cui tutti hanno la possibilità di arricchirsi. E chi può pensare che il governo di Pechino non sappia come farlo? Vedremo, nella prossima competizione mondiale di idee, quale approccio sarà più attraente e di successo.

Un secondo tema, ripetuto in tutto il documento, è che tutti i Paesi sono uguali e ognuno ha il proprio modo di fare le cose, è loro diritto farlo, nessuno può predicare loro e nessuno può interferire con loro.

“Le parti chiedono l’instaurazione di un nuovo tipo di relazione tra le potenze mondiali sulla base del rispetto reciproco, della coesistenza pacifica e di una cooperazione reciprocamente vantaggiosa.”

Questa è quella che potrebbe essere definita una visione descrittiva del mondo, piuttosto che una visione prescrittiva, più comune in Occidente. Per spiegare cosa intendo, consideriamo le relazioni sovietico-polacche. Sebbene sia molto fuori moda ammetterlo oggi, Varsavia, come primo Paese ad aver stretto un patto di non aggressione con la Germania di Hitler e con il suo rifiuto di consentire alle truppe sovietiche di entrare nel suo territorio per combattere la Germania, aveva avuto un ruolo significativo nell’inizio delle ostilità. La Polonia aveva sofferto terribilmente, perdendo il 20-25% della popolazione ed era stata liberata dall’esercito sovietico dopo immense distruzioni. Stalin aveva quindi progettato una Polonia che, per la prima volta nella sua lunga storia, comprendesse tutte le terre polacche storiche e nessuna minoranza irredentista. Aveva imposto la benedizione – o almeno così la considerava Mosca – del socialismo e trasformato la Polonia in un fedele alleato dell’URSS. Solo che, nel momento in cui era stato chiaro che i carri armati [sovietici] non sarebbero mai arrivati, la Polonia aveva lasciato l’alleanza, abbandonato il socialismo e si era rivolta alla NATO e all’UE. Tutta la retorica dell'”alleato fraterno e socialista” si era rivelata una vuota dichiarazione forzata. In altre parole, la lezione è che non puoi cambiare un Paese con la forza, se non temporaneamente; [lo puoi fare] molto lentamente in un lungo lasso di tempo. Mosca ha imparato questa lezione. Ecco perchè uso il termine “descrittivo,” le nazioni, semplicemente, sono quello che sono e gli estranei non possono cambiarle; quindi gli altri Paesi devono conviverci. È così semplice: la nozione prescrittiva, noi abbiamo la verità e tu devi seguirla (dobbiamo fare in modo che Pechino segua l'”ordine internazionale liberale guidato dagli Stati Uniti”), semplicemente, non può realizzarsi. Pertanto, l’enfasi presente in tutto il documento sul fatto che i Paesi sono come sono e devono essere trattati come uguali è saldamente basata sulla realtà. Non puoi far sì che un determinato Paese assecondi le tue nozioni di decoro, ma ci devi comunque interagire: trattalo così com’è. L’Occidente ha perso di vista da tempo questo concetto, nonostante i suoi numerosi errori di prescrizione; anche se le idee occidentali fossero effettivamente “migliori”, non si possono bombardare gli Afgani per fargliele accettare. Pertanto, questa affermazione nel documento è semplicemente realistica e pratica.

Ho già detto che la Russia, ai tempi del comunismo, era uno “Stato eccezionalista” e lo era anche la Cina di Mao. Consideravano il loro sistema un modello da imitare, uno schema che gli altri avrebbero dovuto seguire – e l’URSS aveva imposto quel modello a molti dei suoi vicini. Sia Pechino che Mosca hanno imparato che l’eccezionalismo è una strada verso il fallimento. Pertanto, quello che chiamo un approccio “descrittivo” alla diversità del mondo è il risultato del fallimento dei tentativi di approccio “prescrittivo”. Questo perciò non è un punto di vista adottato per indurre le persone all’acquiescenza, è un punto di vista basato su un’esperienza gelida e amara. È una lezione che Washington non ha ancora imparato: l’eccezionalismo è un vicolo cieco, come diceva Putin un quarto di secolo fa. È qualcosa che l’Occidente dovrebbe ricordare: il “westfalianesimo” è il principio del cuius regio, eius religio, adottato dopo che gli Europei si erano fatti a pezzi cercando di imporsi una religione a vicenda. Non uniformità, ma varietà. Il manifesto russo-cinese è radicato su una verità che tutta l’Europa, nel suo insieme, aveva dovuto imparare a proprie spese.

La relazione Cina-Russia è descritta come segue:

“Riaffermano che le nuove relazioni interstatali tra Russia e Cina sono superiori alle alleanze politiche e militari dell’era della Guerra Fredda. L’amicizia tra i due Stati non ha limiti, non ci sono aree di cooperazione “proibite”, il rafforzamento della cooperazione strategica bilaterale non è né mirato contro Paesi terzi né influenzato dale modifiche dell’ambiente internazionale e dai cambiamenti circostanziali nei Paesi terzi.”

Il tempo mostrerà esattamente cosa si intende con questo, ma è chiaro che si tratta di una relazione ampia e profonda. Una completa comunanza di interessi che non è uniformità di interessi. (Sarà divertente constatare che gli “esperti” occidentali non riusciranno a comprendere questa distinzione.) E non sarà una relazione che si possa estinguere facilmente, come pensano alcune persone ingenue a Washington. [Cina e Russia] si fidano l’uno dell’altro e nessuno dei due si fida di Washington.

Infine, il nuovo ordine mondiale da loro auspicato è così descritto:

“Le parti ribadiscono la necessità del consolidamento, non della divisione della comunità internazionale, la necessità della cooperazione, non del confronto. Le parti si oppongono al ritorno delle relazioni internazionali allo stato di confronto tra le grandi potenze, dove i deboli cadono preda dei forti. Le parti intendono resistere ai tentativi di sostituire formati e meccanismi universalmente riconosciuti e coerenti con il diritto internazionale con regole elaborate in privato da determinate nazioni o blocchi di nazioni…”

Un nuovo ordine mondiale per tutti, non solo per coloro che accettano “la via migliore”.

Mi aspetto, man mano che i dettagli verranno chiariti a livello “strategico” e “operativo”, che questa “grande visione strategica” si rivelerà molto attraente agli occhi del mondo. Washington e i suoi alleati, senza dubbio, si concentreranno sulle numerose criticità delle sue caratteristiche, ma il manifesto ha un tono positivo.

Le persone sono attratte dal successo e l’Occidente non lo proietta più.

Patrick Armstrong

Fonte: patrickarmstrong.ca
Link: https://patrickarmstrong.ca/2022/02/13/observations-on-the-russia-china-statement/
13.02.2022
Tradotto da Papaconscio per comedonchisciotte.org

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