9 Maggio 2023, lettera da Mosca: “Oggi il giorno della Vittoria, domani una pace senza fascisti”

L'analista geopolitico indipendente e blogger freelance Oleg Capovani scrive a CDC nel giorno in cui ricorre l'anniversario della vittoria nel secondo conflitto mondiale, mentre è in corso la guerra d'Ucraina: "Oggi la Russia si batte per la propria sovranità e per un assetto mondiale multipolare nel rispetto delle identità dei popoli".

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Di Oleg Capovani

Cari lettori,

vi saluto da Mosca. Oggi per i russi è un giorno molto speciale. Oggi, 9 maggio, è il giorno della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, o meglio nella “Grande Guerra Patriottica” (d’ora in poi la abbrevierò con GGP), come si dice qui. E non a caso, poiché in quella guerra la posta in palio era altissima: la liberazione dell’Europa dal nazismo e la sopravvivenza stessa dei popoli dell’Unione Sovietica. In ogni famiglia russa c’è un nonno morto nella GGP. Uno almeno. In ogni famiglia ucraina anche. La Repubblica Socialista Sovietica di Ucraina pagò un tributo altissimo nella guerra scatenata da Hitler: 10 milioni di morti. Il tema della GGP è tornato, per vari motivi, di grandissima attualità dai fatti del 2014. Qualsiasi persona di buon senso penserebbe che sia impossibile cancellarne l’eredità ed i ricordi, o ancora peggio che questa memoria diventi oggetto di scherno e di disprezzo.

Ciò invece è successo dal nuovo corso che è stato dato all’Ucraina da chi l’ha guidata dal colpo di stato di Maidan in poi. Come i media italiani non vi hanno mai mostrato, I nazionalisti ucraini venuti dall’ovest hanno iniziato prima tirando i pomodori ai veterani alle sfilate, poi sono passati a linciare chiunque osasse portare una coccarda di San Giorgio (l’effige antifascista arancio-nera), infine ad organizzare pogrom di civili ad Odessa, Mariupol e in altre città russofone. Il tutto con l’appoggio politico di Kiev, che anzi ha alimentato una vera e propria campagna di odio e la progressiva infiltrazione dei neofascisti ucraini nello stato. Ma veniamo ad oggi. La domanda alla quale cercherò di rispondere, e lo farò facendo le veci dei russi, è: perché è così importante il 9 maggio mentre infuria la guerra in Ucraina? Quali sono le similitudini tra quella battaglia e quella di oggi, se ve ne sono?

L’accanimento dei nazionalisti ucraini contro tutto ciò che è il passato condiviso, che sarebbe potuto essere un’amicizia fraterna oggi, è proseguito nel anni ’10 fino ad un punto di non ritorno. Chi conosce bene il pianeta Russia (che non finisce ai confini della Federazione si badi bene!), chi vive qui come il sottoscritto da anni, sa che ci sono alcune cose che qui non si possono toccare. Il 9 maggio, la pacifica convivenza tra i popoli sotto una casa comune, il rispetto delle confessioni, il pluralismo linguistico. Valori e principi che qui in Russia sono sempre stati rispettati e sono alla base dell’ordinamento della Federazione e della vita comune. Tutto questo è stato infranto in Ucraina per opera dei nazionalisti, di chi ha governato e delle lobby che hanno interesse a fare affari con l’occidente a discapito della comunità. Ebbene, in quella che in tempo era la nostra casa (parlo come se fossi un russo), oggi si vede il sorgere di un nuovo fascismo. Tutto questo nonostante i miei familiari morti nel ’41-’45 per combatterlo! Per questo motivo il 9 maggio oggi assume grande significato. Oltre a questo c’è una prospettiva meno “di cuore”, e più geopolitica. Nel 1989 la presenza di Mosca arrivava a Berlino, passando per la Mitteleuropa e finendo a Trieste.

Oggi parte da Narva e finisce a Kharkov. Si parla di più di 1000 km di arretramento. Chi ha avanzato per 30 anni? La Nato. Chi ha indietreggiato senza colpo ferire? La Russia. Lo stesso identico progetto di controllo dello “spazio vitale” ad est di hitleriana memoria, messo in atto dall’Alleanza Atlantica. Un’alleanza teoricamente nata per “difendere” l’Europa dalla minaccia del comunismo. Minaccia che nel 2023 non esiste più da almeno una generazione, ma la Nato esiste e comanda tutt’ora l’UE, dettando ordini e imponendo la propria politica in modo arrogante. Portando avanti il suo piano di allargamento mi domando chi possa essere tacciato di imperialismo: la Russia che difende i suoi ex cittadini aggrediti in un paese che dovrebbe essere fratello, o gli anglo-americani che in virtù di argomenti pretestuosi ampliano il proprio piano di dominio economico e politico sull’Europa. Si riproduce lo stesso piano di accerchiamento della Russia, così come fece la Germania nazista. Aggiungo una nota di carattere storico: nel dibattito accademico sulle “reali alleanze” nel 1938-39, c’è una tesi che condivido, secondo la quale la politica indulgente di appeasement, praticata da Regno Unito e Francia verso la Germania nazista, non era altro che una tattica utilizzata nella speranza che i “nazi” presto o tardi attaccassero l’URSS ed estirpassero la minaccia rossa dall’Europa e distruggendo la Russia come paese sovrano.

Proprio come allora chi ha le redini del potere in Occidente utilizza i nazionalisti come strumento di offesa per i propri affari e l’allargamento della propria area di influenza, infischiandosene delle possibili conseguenze sulle vite delle persone ed anzi finanziando la guerra. Vorrei proporvi un parallelismo molto interessante sul patto Ribbentrop – Molotov del ’39 e gli Accordi di Minsk del 2014-15. Nell’estate del ’39 Stalin comprese la tattica di accerchiamento delle potenze capitaliste, e decise di firmare con Hitler un patto di non aggressione. Come ben sappiamo le reali intenzioni di quest’ultimo erano ben altre, e tenendo ferma l’Urss la Wermacht potè agire indisturbata, facendo manbassa dell’Europa. Due anni dopo iniziò l’operazione Barbarossa. A Minsk, nel 2014 e nel 2015, vennero firmati degli accordi di regolazione/risoluzione del conflitto in Donbass, alla presenza e garanzia di Francia e Germania. Putin firmò, decidendo quindi di non intervenire, fidandosi di coloro che considerava “partner” affidabili, e credendo alla loro buona fede. Purtroppo gli anni a seguire non videro l’applicazione dei patti da parte di Kiev.

Nel 2022 la verità è venuta a galla: gli accordi di Minsk, peraltro mai rispettati nei suoi punti sulle tutele della comunità russa, erano stati firmati per avere il tempo di armare, addestrare l’esercito di Kiev e finalizzare l’entrata della Nato in Ucraina. Sostanzialmente per prendere tempo e contemporaneamente orientare l’opinione pubblica ucraina con una campagna d’odio a tappeto orchestrata dal potere di Kiev e dai suoi media contro tutto ciò che potesse essere russo. Un ultimo paragone con i fatti del ’45, riguarda il ruolo che oggi solo la Russia riveste nel mondo come baluardo contro un mondo unipolare e contro il pensiero unico. Parto dal fondo del ragionamento: chiedetevi come mai tutti i paesi del mondo “povero”, dall’America Latina all’Africa, dal Medio Oriente al sud-est asiatico, siano con la Russia.

La verità è semplice: non credono più alle palle che l’Occidente racconta per giustificare le proprie azioni e interessi, e ci giudicano dei grandi ipocriti. “Un bambino morto iracheno, siriano, serbo, yemenita o russo del Donbass non ha la stessa dignità di uno ucraino, ha un valore diverso secondo l’Occidente civilizzato”, questo è quello che molti nel mondo “povero” hanno iniziato a pensare da un anno a questa parte. Oltre a questo, l’Occidente ha passato una soglia molto pericolosa, arrivando a giudicare e permettendosi di valutare in modo univoco chiunque non si allinei al suo pensiero mainstream (Cina, Cuba, Iran etc.), ponendosi su di un piedistallo solo per il fatto di considerarsi più civile, democratico e sviluppato. Come l’URSS allora nella GGP, oggi la Russia, pur con i suoi difetti, si contrappone ad un ordine mondiale unipolare, battendosi per la propria sovranità, per un assetto mondiale multipolare e per il rispetto delle identità dei popoli.

Vi saluto da Mosca con la speranza di poter celebrare il prossimo 9 maggio “sotto a un cielo azzurro di pace senza fascisti”.

Di Oleg Capovani

09.05.2023

Oleg Capovani, analista geopolitico indipendente e blogger freelance residente in Russia.

Oleg Capovani: “Cari italiani, ecco la guerra vista dall’altra parte della barricata”
Oleg Capovani, analista geopolitico indipendente e blogger freelance

Contributo selezionato e pubblicato dal gruppo di lavoro redazionale Geopolitica di ComeDonChisciotte.org

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