Pepe Escobar – Strategic Culture Foundation – 16 febbraio 2022
La camarilla Dem che controlla a distanza il senile presidente degli Stati Uniti tramite auricolare/teleprompter non è mai stata accusata di essere la lampadina più brillante nella stanza – qualsiasi stanza.
Questo spiega perché uno di loro, Nancy Pelosi, su ABC News, ha dato svelato l’arcano della pretesa “invasione” russa due – o tre – giorni, a seconda dei loro calcoli, prima del non-evento “cancellato”.
Prima ha detto: “Se non avessimo minacciato le sanzioni e il resto, era garantito che Putin avrebbe invaso“. E poi il punto cruciale:
“Se la Russia non invade, non è che non abbia mai avuto intenzione di farlo. È solo che le sanzioni hanno funzionato“.
Ecco, completamente svelata, l’intera “strategia” Dem: una “vittoria” di politica estera di dubbia efficacia che si scioglierà mesi prima dell’inevitabile debacle alle elezioni di metà mandato USA.
Maria Zakharova, la controparte femminile slava di Hermes, il messaggero degli dei nell’antica Grecia, si è avvicinata alla verità mentre inquadrava le psyops: “Il 15 febbraio 2022 passerà alla storia come il giorno in cui la propaganda di guerra occidentale ha fallito. Umiliati e distrutti senza un solo colpo sparato“.
Aggiungiamoci il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, distaccato, sul “terrorismo dell’informazione”: “Dobbiamo imparare dai trucchi [dei nostri colleghi occidentali]“.
Putin, ancora una volta, ha applicato Sun Tzu per vincere senza battaglia: “vincere” come nel raggiungere gli obiettivi fissati per questo round.
Ma le cose si complicano. La Duma, con il 78%, ha votato per chiedere al presidente di riconoscere le Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk come stati “separati, sovrani e indipendenti”.
La decisione finale spetta a Putin, che ha già accennato a ciò che accadrà dopo. Anche se ha qualificato “ciò che sta accadendo ora nel Donbass” come “un genocidio” – prendendo in considerazione gli otto anni precedenti – ha sottolineato come “dobbiamo fare tutto per risolvere i problemi del Donbass, ma prima di tutto, sulla base (…) dell’attuazione degli accordi di Minsk”.
Ciò significa che Putin darà a Kiev un’altra – ultima? – possibilità di attuare Minsk: l’accordo – sancito come legge dell’ONU – che gli americani stanno di fatto sabotando dal 2015.
Il Consiglio di Sicurezza della Russia non si lascia ingannare, caratterizzando come “l’Occidente sta conducendo un’operazione informativa attentamente pianificata contro la Russia, basata sul concetto di ‘guerra ibrida’”. Il Consiglio di Sicurezza ribadisce anche che “i paesi europei saranno responsabili di provocazioni molto probabili contro le repubbliche popolari Donetsk (DPR e di Luhansk (LPR) da parte di Kiev”. Questo è Patrushev che parla, non un Jake Sullivan colto alla sprovvista.
Neo-nazisti in parata
La visita del cancelliere tedesco Scholz a Mosca non è stata esattamente una Porsche che prova al Nurburgring. Uno non se la cava mai sputando luoghi comuni di fronte a Putin. Scholz: “Per la nostra generazione, la guerra in Europa è inimmaginabile“. Putin: “Una è già stata scatenata dalla NATO contro Belgrado“.
Dopo settimane di isteria americana non-stop e febbre di guerra, si potrebbe essere tentati di considerare che Macron e Scholz potrebbero essere sulla stessa lunghezza d’onda di Putin, chiedendo che Kiev si sieda allo stesso tavolo con Donetsk e Luhansk e lavori sulle modifiche costituzionali necessarie per concedere loro l’autonomia. Questo sarebbe l’unico percorso verso una possibile soluzione. Ma non c’è nessuna garanzia che venga presa, a causa dell’inamovibile veto americano.
Valentina Matvienko, la speaker del Consiglio della Federazione Russa, ha sottolineato ancora una volta l’unico modo possibile in cui la Russia “interverrebbe”: nel “caso di un’invasione delle Forze Armate dell’Ucraina in DPR e LPR, la risposta della Russia sarebbe proporzionata alla portata dell’aggressione”.
Persino Scholz, timidamente, ha in qualche modo accettato che, come la NATO in Jugoslavia, la Russia in questo caso avrebbe il diritto di invocare la Responsabilità di Proteggere (R2P) per salvare milioni di possessori di passaporto russo dalle truppe d’urto oligarchiche banderastane/neo-naziste di quello che Andrei Martyanov ha memorabilmente descritto come Paese 404.
Queste includono il battaglione Azov – che recluta neo-nazisti da tutta Europa – con le toppe Wolfsangel al braccio direttamente dalle SS, ed è ora incorporato nella Guardia Nazionale Ucraina. Le vaste reti di permanenza “rivitalizzate” dalla CIA/MI6. E naturalmente lo schema in corso, da 10 miliardi di dollari, di Eric Prince (Blackwater/Academi) per creare un esercito mercenario privato attraverso una partnership tra la società Lancaster 6 e l’intelligence ucraina controllata dalla CIA.
I due sviluppi cruciali
L’offensiva seriale americana di fake news/pysops/venti di guerra è riuscita ad oscurare i due sviluppi veramente cruciali di questi ultimi giorni.
- L’invasione de facto delle acque territoriali russe da parte di un sottomarino statunitense della classe Virginia, descritto come una “attività completamente irragionevole e incomprensibile” dal ministro della difesa russo Sergei Shoigu.
- Il recente volo di un “ Kinzhal” a Kaliningrad a bordo di un MIG-31K “Foxhound” capace di Mach 3. Nel caso in cui i clown della NATOstan continuino a intrattenere idee divertenti, potrebbero fare una chiamata Mr. Khinzal. Lui risponderà alla chiamata con velocità ipersonica. Letteralmente.
Prima che la programmata “invasione” non invasione russa fosse annullata, Martyanov aveva piacevolmente sottolineato come “l’ambivalenza strategica della Russia è terrificante per gli Stati Uniti ora, perché gli Stati Uniti non sanno cosa seguirà dopo il “false flag”, se questo “false flag”, riesce a ingannare i barboncini europei nella sottomissione totale“.
Sì, non è finita finché il grasso transgender canta. Uno o più “false flag”, rimangono sul radar – considerando le tonnellate di armi sparse nel paese 404; oltre 150.000 truppe ammassate proprio di fronte alla linea di contatto, equipaggiate con razzi Grad da 120 mm. assolutamente letali, con testate che quando esplodono rilasciano migliaia di frammenti metallici taglienti; e le migliaia di mercenari addestrati da istruttori polacchi, inglesi e da Blackwater/Academi.
Ciò che è realmente accaduto nelle isole Curili, tra Hokkaido e Kamchatka, descritto diplomaticamente da Shoigu, alla fine è approdato sui media russi. La prima spiegazione è stata che una nave russa potrebbe aver lanciato siluri di avvertimento contro il sottomarino americano.
Quello che è successo è che il classe Virginia è stato individuato da un SSK o SSN russo, c’è stata una perlustrazione, e poi la fregata Marshal Shaposhnikov ha usato un sonar per intimare all’ospite non invitato di andarsene. Questo è stato piuttosto educato. In qualsiasi altra circostanza il classe Virginia sarebbe stato affondato.
Naturalmente questo deve essere interpretato per quello che è: un’ulteriore rappresentazione grafica che la “nazione indispensabile” ha perso la sua invulnerabilità marittima. Certamente con la Russia. E più presto che tardi, anche con la Cina.
E questo è una conseguenza diretta dello stato terribile dell’industria della difesa statunitense, l’area chiave di studio di Martyanov, ed esemplificata dall’ultimo rapporto della National Defense Industrial Association (NDIA).
Il rapporto completo è qui. Date un’occhiata, per esempio, a questa tabella che traccia l’enfasi sulla ricerca nelle tecnologie emergenti.
Aree chiave come lo spazio, l’ipersonica e il cyber sono in calo. In parallelo, c’è un “aumento” in tre aree interconnesse: AI, C3 completamente in rete e microelettronica. Questo suggerirebbe la stessa vecchia ossessione americana, da Rumsfeld in poi, di schierarsi in un “campo di battaglia intelligente”.
Il punto chiave potrebbe essere l’aumento delle biotecnologie. Perché questo indicherebbe un Impero disperato – già surclassato dalla Russia e presto neutralizzato dalla Cina – che ricorre alla guerra biologica. Non c’è da meravigliarsi che la storica dichiarazione congiunta Russia-Cina del 4 febbraio si riferisca esplicitamente al pericolo dei laboratori di armi biologiche degli Stati Uniti.
Nella pattumiera, Batman!
Mosca non ha deviato per un momento dal suo approccio alla Sun Tzu – mentre dettaglia tutte le richieste e tutte le linee rosse molte volte. Washington e Bruxelles sono stati avvertiti senza mezzi termini che se invogliano i loro scagnozzi/mercenari ad attaccare il Donbass, il paese 404 sarà fatto a pezzi. E questa è solo la parte facilmente liquidabile del pacchetto: se ne andranno anche tutti i sistemi di sicurezza del NATOstan.
La Russia sta aspettando – come un esercito di monaci taoisti. Dopo l'”invasione” annullata, può anche permettersi di godere di un po’ di sollievo comico. Le risposte “tecniche e militari” sono pronte – e ancora una volta: è la loro ambiguità strategica che sta facendo impazzire gli americani. Stanno arrivando a capire che devono negoziare l’indivisibilità della sicurezza e dei missili nell’Europa dell’Est, perché nessuno nell’impero ucrainizzato sa cosa Putin, Shoigu e Gerasimov potrebbero fare dopo.
E poi, ci sono i polli senza testa. All’indomani dell'”invasione” che non si è presentata come previsto, i ministri degli esteri del G-7 avranno una riunione “d’emergenza” questa la settimana in Germania per grattarsi le loro teste collettive sul perché l’invasione non si è presentata come previsto.
Così com’è, nella calma prima della prossima tempesta, sediamoci, rilassiamoci e ricordiamoci del 16 febbraio 2022: il giorno in cui l’ultima, concertata e completa psyop delle fake news ha finito per scagliare la “credibilità” della NATOstan in un viaggio di sola andata nella pattumiera della Storia.
Traduzione di Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte