Un’omelia di stagione: gratitudine e gioia!

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DMITRY ORLOV
cluborlov.blogspot.com

Buon Natale! Ma, se non gradite l’idea di celebrare il 2019° compleanno di un bambino nato da una casta unione fra una vergine e lo Spirito Santo, e che poi era morto per i vostri peccati e per salvarvi da un’eternità agli inferi, allora buon Anno Nuovo! Siate grati che la Terra, il nostro esclusivo ed unico pianeta, sia riuscita, ancora una volta, a fare un giro intorno al sole senza essere stata colpita da un meteorite gigante o sterilizzata da un’eruzione di radiazioni interstellari. Potreste essere ancora più grati se la vostra gratitudine fosse indirizzata verso quella/e divinità di vostra scelta che, secondo voi, vi hanno fatto dono di tali, benefici eventi. Ciò potrebbe aiutarvi a provare una certa qual misura di gioia. In caso contrario, potreste essere grati a me personalmente, per avervi dato qualcosa da leggere e da ascoltare, in modo da conservarvi sani di mente in mezzo ad un mondo sempre più folle. In questo caso, potreste cliccare qui e farmi un regalo. E allora potrei essere un po’ felice anch’io.

La gratitudine è importante. È normale che chi è riconoscente e soddisfatto prosperi mentre gli ingrati e gli insoddisfatti languiscono e periscono. Per quanto disperata possa essere la situazione, potete comunque essere grati per qualcosa. L’attitudine di ogni persona nei confronti della gratitudine è diversa, ma, se in questa fine d’anno spingiamo lo sguardo solo un po’ più in là, possiamo facilmente individuare una serie di cose per le quali tutti noi possiamo essere riconoscenti.

Innanzi tutto, dovremmo essere grati per aver potuto assistere agli ultimi spasimi di agonia del più malvagio imperialismo di tutti i tempi: l’imperialismo occidentale. La sua reincarnazione finale, gli Stati Uniti, stanno ritirandosi dalla Siria e stanno tentando di fare pace con i Talebani in Afghanistan. Probabilmente si ritireranno anche dall’Afghanistan, dopo non essere riusciti a sconfiggere i Talebani per tutti gli ultimi 17 anni. L’Iraq, antidemocratico come al solito, ma ora allineato con l’Iran, è il prossimo. Poi abbiamo l’inutile NATO, la cui schizofrenica leadership pensa, allo stesso tempo, che la Russia sia così debole da essere in procinto di collassare, ma così forte ed “aggressiva” da poter invadere l’Europa in qualsiasi momento, e che perciò si sta inefficacemente preparando ad attaccare la Russia con qualche ridicola missione suicida.

Inoltre, è molto importante che il Pentagono smantelli tutte le proprie basi militari all’estero e ne rimpatrii  le truppe prima che finiscano i soldi, cosa che succederà. I soldati saranno necessari per difendere i confini degli Stati Uniti e per tenere sotto controllo i movimenti separatisti. Nel periodo del loro massimo splendore, gli imperi sono in grado di controllare altri paesi e i confini di altri paesi, ma, una volta decaduti a causa di fallimenti e sconfitte, perdono la capacità di controllare anche i propri confini. Attualmente il governo imperiale di Washington è in modalità chiusura parziale per la sua incapacità di stanziare fondi per la costruzione della Grande Muraglia Americana lungo il confine meridionale. (A proposito, come aveva funzionato quella Grande Muraglia per i Cinesi? Risposta: Avevano finito per essere governati dai mongoli per 89 anni. ¿Hablan mongol, gringos?). Nel frattempo, i possedimenti d’oltreoceano dell’Impero, noti come Unione Europea, stanno affrontando una ribellione interna, dovuta all’incapacità [dell’UE] di controllare i propri confini. Forse anche Bruxelles ha bisogno di una chiusura … prima che i soldi finiscano.

La prossima cosa di cui possiamo essere grati è che il ridicolo schema piramidale che l’Impero aveva costruito dopo il crollo finanziario del 2008, e che aveva distrutto i mezzi di sostentamento e i fondi pensione di molte persone, arricchendo ulteriormente un piccolo gruppo di psicopatici ultra-ricchi, sta crollando davanti ai nostro occhi. La Federal Reserve degli Stati Uniti, che, come sapete dalla storia della finanza, è stata una pessima idea sin dal suo inizio, si trova ora con le spalle al muro. Le sono rimaste tre pessime opzioni: aumentare i tassi di interesse, abbassarli o mantenerli allo stesso livello. Questa deve essere una scelta frustrante, e Donald Trump, che si lascia facilmente frustrare, potrebbe licenziare il presidente della Federal Reserve e iniziare a stabilire lui stesso i tassi di interesse, via Twitter. Questa sarebbe una quarta, cattiva, opzione, significativamente peggiore delle altre tre, ma più divertente da guardare. Ricordatevi di ringraziare per lo spettacolo gratuito!

Il prossimo sulla lista delle cose per cui essere grati è il picco del petrolio: è tornato in auge e ci impedirà di ridurre in cenere l’intero pianeta. Il picco del petrolio convenzionale si era verificato nel 2005, ma poi il petrolio non convenzionale, sotto forma di petrolio da scisto americano e di qualche altra porcheria, ha preso il sopravvento e ha dato al mondo una tregua. Ma il petrolio da scisto si è rivelato un fallimento. I tre quarti delle aziende produttrici di energia che estraggono petrolio da scisto stanno perdendo soldi, alcune di loro non hanno mai realizzato guadagni, tutte sono fortemente indebitate e avrebbero bisogno di fare ancora più debiti per continuare le trivellazioni. E, a meno che non continuino a scavare, la loro produzione è destinata a diminuire, mese dopo mese, di oltre mezzo milione di barili al giorno, su un’estrazione totale di circa cinque milioni di barili giormalieri. Se le attuali turbolenze finanziarie dovessero rendere problematico un ulteriore indebitamento, al petrolio da scisto americano rimarrebbe probabilmente meno di un anno di vita. Dopo di che, gli Stati Uniti dovranno tornare ad importare gran parte del loro petrolio, il cui prezzo è destinato ad aumentare, o dovranno chiudere una grossa parte del loro comparto industriale. Il piano per rendere l’America nuovamente grande rimpatriando la produzione industriale dalla Cina e oltre dovrà essere accantonato, per sempre.

Gli altri due maggiori produttori di petrolio (e, a differenza degli Stati Uniti, esportatori netti di petrolio) sono la Russia e l’Arabia Saudita. Le loro situazioni non potrebbero essere più diverse. L’Arabia Saudita ha bisogno dei proventi delle esportazione di petrolio per poter esistere. Ha anche bisogno che il prezzo del petrolio sia alto, oltre gli 87 dollari al barile, per portare a pareggio il suo bilancio, ma oggi Brent è scambiato a 50,49 dollari al barile. L’Arabia Saudita esporta 7 milioni di barili al giorno e la differenza di prezzo si traduce in un deficit di bilancio di oltre 250 milioni di dollari al giorno, quasi 100 miliardi di dollari l’anno. Il suo budget totale per il 2019 è di 266,5 miliardi di dollari e un deficit di bilancio del 40% non può essere sostenuto per molto tempo. Infatti, secondo Nassim Nicholas Taleb, l’Arabia Saudita potrebbe già essere in bancarotta. Naturalmente, se riuscissero a resistere fino al crollo della produzione del petrolio da scisto degli Stati Uniti, cosa che potrebbe accadere anche nel corso del prossimo anno, allora potrebbero essere in grado di resistere ancora un po’.

La situazione della Russia è però drammaticamente diversa. La Russia è un grosso produttore ed esportatore di petrolio e di gas, ma ciò che preferisce fare è utilizzare l’energia stessa per la produzione e l’esportazione di prodotti ad alto valore aggiunto, piuttosto che [esportare] energia. In questo modo, i Russi guidano Mercedes e BMW, ma sono tutte prodotte direttamente in Russia. La Russia esporta anche molte altre cose oltre al gas e al petrolio: grano, sistemi d’arma e prodotti ad alta tecnologia, come motori a razzo, reattori nucleari, combustibile nucleare, auto e camion, ecc. Infatti, se la Russia cessasse completamente di esportare petrolio e gas, avrebbe comunque un surplus commerciale di circa 20 miliardi di dollari l’anno. Così, per la Russia, le esportazioni di energia sono un articolo civetta: impediscono ai partner commerciali della Russia di crollare economicamente per la mancanza di energia a basso costo, rendendo loro possibile il continuare ad importare quei prodotti che la Russia vuole davvero vendere, mentre [la Russia] importa tutte quelle cose che i Russi amano consumare: i profumi francesi, per esempio, o i vini italiani, le mutandine di pizzo, i mobili dell’IKEA … Se state pensando che questa situazione darà alla Russia una incredibile influenza internazionale, avete assolutamente ragione. E questo dà ad alcuni tizi all’interno della Beltway una certa sensazione di terrore chiamata “Russofobia”.

La russofobia è un’altra cosa per cui dovremmo essere grati. Ora, le persone spesso mi scrivono per dirmi quanto siano stanche e nauseate di tutte le accuse ridicole ed ingiuste nei confronti della Russia, di tutte le stupide e controproducenti sanzioni, degli sforzi per incoraggiare gli Ucraini ad uno scontro suicida con la Russia, dell’idiozia della NATO, che si pavoneggia e si dà arie ai confini della Russia e così via. Io dico loro di non preoccuparsi della russofobia, perché è fondamentalmente una tassa sulla stupidità. È una tassa sui russofobi, che li fa pagare di più per l’energia: gli Ucraini russofobi ora acquistano il gas naturale russo dagli Europei a prezzi maggiorati; i Polacchi russofobi, nel tentativo di non comprare il gas russo, hanno appena firmato un accordo disastroso per acquistare il gas da scisto liquefatto, costoso e destinato a finire presto, dagli Stati Uniti (e, incredibilmente, per prenderlo in consegna negli Stati Uniti e trasportarlo fino in Polonia a proprie spese!). La russofobia fa anche sì che i russofobi paghino di più per la loro difesa: invece di acquistare economici ed efficaci sistemi d’arma fabbricati in Russia, finiscono per pagare molto di più per l’hardware americano, costoso e difettato. Ma tutto questo è solo giusto, chiamatelo la paga della stupidità. Non dobbiamo risolvere il problema della Russofobia, ci penserà Darwin.

La stupidità, in generale, è una delle altre cose per cui tutti dovremmo essere grati. Sono passati oltre 500 anni da quando Desiderius Erasmus aveva pubblicato il suo bestseller internazionale Stultitiæ Laus (L’elogio della follia). È un classico geniale, che merita un posto accanto all’Utopia di Moore (Erasmus e Moore erano grandi amici) e a Il Principe di Machiavelli. In un certo senso, tutti e tre i libri parlano di stupidità o di follia, di un tipo o di un altro. Per parafrasare Machiavelli, è meglio temere che amare la stupidità, ma dovremmo esserne ugualmente riconoscenti. La stupidità è preziosa, perché senza di essa, non saremmo in grado di separare il grano dal loglio, per così dire, e la più preziosa forma di stupidità è quella di tipo non auto-consapevole e auto-celebrativa. È facile per i non-stupidi individuarla, ed essi sanno che cosa fare a riguardo. I russofobi, che pensano che la Russia sia contemporaneamente sul punto di collassare e di conquistarli, sono solo un esempio. Ce ne sono anche molti altri.

Un prezioso tipo di follia si può osservare nei fondamentalisti del libero mercato, che pensano che tutto finirebbe con il prosperare se solo il governo smettesse di intromettersi nei libero mercato. Non si rendono conto che un libero mercato è un mercato regolamentato, regolamento da un governo, e che senza controlli governativi i liberi mercati degenererebbero automaticamente in monopoli locali controllati dalle mafie e dai signori della guerra. I fanatici dell’oro, che pensano che “una moneta solida” dovrebbe essere sostenuta dai metalli preziosi, si trovano in una situazione simile; sfugge loro il fatto che in un’economia industriale il denaro trae il proprio valore dalla sua capacità di controllare le risorse future, lavoro ed energia in particolare. I negazionisti del picco del petrolio, che non si erano accorti che il picco del petrolio convenzionale si era verificato nel 2005 e che traboccano sarcasmo ogni volta che il prezzo del greggio scende di qualche punto, ne sono un altro esempio.

I negazionisti del cambiamento climatico mostrano un altro tipo di follia che li rende facili da individuare: una sorta di diarrea verbale. Potete sempre individuare un negazionista perché utilizza una figura retorica chiamata “Il galoppo di Gish,” che comporta il vomitare bugie e mezze verità in una sequenza interminabile: “Il clima era già cambiato prima!“; “Sono le macchie solari, stupido!“; “Non c’è consenso scientifico!“; “I modelli climatici sono inaffidabili!“; “La raccolta dei dati di temperatura è inaffidabile!”; “Non si è riscaldato dal 1998!“; “In Antartide il ghiaccio aumenta!“; “Stiamo andando verso un’era glaciale!“; “Al Gore è un ipocrita che spreca combustibili fossili!“; “Baby fa freddo fuori!“; “L’innalzamento del livello del mare è esagerato!“; “La fusione del ghiaccio artico fa parte di un ciclo naturale!“; e, infine, “Gli scienziati del clima se ne occupano per le fantastiche somme di denaro che guadagnano frequentando le università come borsisti post-laurea!” Anche i russofobi ricorrono spesso al “galoppo di Gish” , ma sono i negazionisti del cambiamento climatico i più predisposti a farlo.

Questo tipo di stupidità non auto-consapevole e auto-celebrativa è preziosa, in quanto ci consente di suddividere efficacemente tutta l’umanità, determinando rapidamente e con facilità chi deve fare che cosa. Vedete, con alcune persone vale la pena intavolare una discussione, mentre ad altre bisogna dire solo che ora è (è l’ora di andarsene). Ci sono persone che devono tracciare la rotta e dirigere la nave, mentre altre devono pulire il ponte, svuotare e disinfettare i cessi e ripulire la chiglia dalle incrostazioni. La stupidità timida e riservata non serve a niente perché per scoprirla bisogna intervistare le persone e sottoporle a dei test, mentre la stupidità che salta sù come una donna nuda fuori da una torta è davvero una cosa lodevole, perché può essere immediatamente accompagnata alla porta, senza fare nessuna domanda. Dovremmo essere grati per una cosa del genere.

Se le dimostrazioni di follia individuale sono lodevoli perché ci risparmiano del lavoro, quelle di gruppo lo sono ancora di più. Manifestazioni di follia da parte di intere nazioni e gruppi etnici possono sembrare eccessive, ma forse è destino di alcuni paesi il servire come monito per altri. I Kurdi rappresenterebbero un interessante caso di studio sulla follia etnica, ma il paese che viene in mente prima di tutti gli altri, come manifestazione particolarmente estrema di pazzia, è l’Ucraina. Gli Ucraini dicono di volersi unire all’Europa, dove il fascismo è contro la legge, ma poi marciano con torce e insegne naziste, approvano leggi razziste, gridano slogan nazisti e trattano come celebrità quei collaborazionisti nazisti che si erano macchiati di atti di genocidio contro gli ebrei ucraini e i Polacchi, rinominando strade ed erigendo statue in loro nome. Gli Ucraini dicono di voler entrare nella NATO, ma poi provocano una aperta ribellione in alcune delle loro regioni e ne perdono il controllo, squalificandosi a tal punto da rendere impossibile la loro accettazione nella NATO. Dicono di essere in guerra con la Russia, ma poi firmano tranquillamente un accordo quinquennale con la TVEL, una consociata della Rosatom russa, per la fornitura di combustibile atomico alla maggior parte dei reattori nucleari rimasti all’Ucraina, che, a loro volta, producono più della metà dell’energia elettrica dell’Ucraina. Dicono di volere una loro esclusiva e indipendente Chiesa Ortodossa e poi si preparano a cederne il controllo al finto Patriarcato di Costantinopoli (Istanbul, cioè Costantinopoli ha cessato di esistere 565 anni fa). Hanno dato l’embargo alle loro stesse regioni produttrici di carbone e hanno tentato di importare carbone dagli Stati Uniti, ma non hanno potuto importarne abbastanza e ora stanno al freddo. Le grandi nazioni possono mettere in riga i piccoli paesi che si comportano in modo scorretto e far loro un discorsetto: non fate come l’Ucraina! Guardate che cosa vi potrebbe capitare!

Dovremmo essere particolarmente grati all’Ucraina per la sua volontà di fare un passo in avanti e apparire ridicola, perché molti piccoli paesi dal comportamento scorretto hanno bisogno di vedersela davanti agli occhi come esempio negativo. Diversi paesi democratici nell’Unione Europea si trovano di fronte ad un problema: la democrazia funziona molto bene quando c’è del bottino o delle spoglie da spartirsi, ma quando il bengodi finisce, brutte cose tendono a capitare alle democrazie. La gente non è più disposta a votare per l’unico partito imperialista o per l’altro partito imperialista, quando i vantaggi competitivi reciproci si possono trovare esclusivamente nei particolari insignificanti. In questo caso, la gente inizia a votare per i Nuovi Piromani, per il Partito Mangia il Ricco, per il Fronte di Liberazione Troglodita o per qualche altro gruppo con il quale i vecchi partiti imperialisti non possono trovare una causa in comune e formare una coalizione di governo. Il risultato è una impasse, e, man mano che le condizioni degenerano, le persone iniziano a chiedere a gran voce che l’ordine venga ripristinato, anche con mezzi autoritari, persino fascisti, se necessario. Ed è qui che l’Ucraina diventa inestimabile come oggetto di lezione sui fallimenti del fascismo moderno. Siamo grati a questo, e speriamo che il suo esempio negativo riesca a prevenire le manifestazioni di fascismo all’interno della fatiscente e decrepita Unione Europea.

Potrei continuare virtualmente all’infinito con l’elenco delle cose per cui essere grati, ma finirò qui per brevità. Siate grati per tutto questo e anche di più, provatene gioia e condividetela! E, se volete mostrarmi un po’di gratitudine per aver fatto tutto il possibile per mantenervi sani di mente in un mondo folle, non siate timidi e cliccate questo link. Grazie e buon anno!

Dmitry Orlov

Fonte: cluborlov.blogspot.com
Link: http://cluborlov.blogspot.com/2018/12/a-seasonal-homily-gratitude-and-joy.html#more
25.12.2018
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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