UNA NUOVA ARISTOCRAZIA GLOBALIZZATA STA EMERGENDO

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DI ERIC LE BOUCHER
da Le Monde

Aveva ragione Lionel Jospin nel denunciare “una nuova casta dominante”, “un’aristocrazia” che “emerge da un’implicita alleanza tra i capi di grandi società, finanzieri, direttori di alto livello dei settori industriale e dei servizi, alcuni burocrati di alto livello ed esponenti dei mezzi di comunicazione privilegiati” ?
Questo gruppo, Lionel scrive nel suo ultimo libro, ((Le monde comme je le vois – Il Mondo come io lo vedo, Gallimard), “incita altre categorie sociali a fare sacrifici in nome della competizione globale o dell’equilibrio economico, ma per se stessa non accetta alcuno sforzo o rinuncia e non immagina nemmeno che una cosa simile possa realmente accadere”.
“La vecchia borghesia era patriottica, a volte nazionalista e, in Francia, comunque protezionista. La nuova casta si definisce internazionale, persino transnazionale. Lo spazio economico nazionale non è il suo riferimento naturale. Essa sposa piuttosto l’universo e l’ideologia della globalizzazione capitalista dal momento che è ciò che fornisce la giustificazione per la sua esistenza e le sue esigenze.”
Privilegi vergognosi

Lionel Jospin aggiunge che “questa casta deve tornare ad un’idea migliore delle relative proprie funzioni pratiche e nazionali sociali è una necessità urgente per l’equilibrio della nostra società, considerando che il suo comportamento e i sui privilegi scandalosi hanno cominciato a provocare grande paura nel nostro paese”

.

L’ex Primo Ministro non dice però come porre rimedio al problema.

Questa denuncia sta creando polemiche. Secondo alcuni, essa sa di populismo e il signor Jospin non ha proseguito nel capitolo successivo a rifiutare di opporre il popolo alle elite, qualcuno potrebbe facilmente credere che egli abbia ceduto a quella tentazione superficiale. Secondo altri, sembra ovvio che il signor Jospin abbia ragione e che l’elite globalizzata abbia divorziato dalla sua terra natia.

Cosa dovremmo pensare di tutto questo? Prima di tutto notiamo che Lionel Jospin usa parole come aristocrazia e casta per soddisfare gli elettori più socialisti. Non so se egli stia puntando tutto sulle elezioni del 2007, ma la strategia politica è ovvia. Questo capitolo, inoltre, è collegato ad un libro nel quale l’ex Primo Ministro denuncia i sottoprodotti del liberalismo e rifiuta “qualsiasi sintesi socio-liberale”. Lionel Jospin, come altri capi del suo partito, interpreta il vero socialista; egli porta la base militante del Partito socialista sulle molte idee di sinistra che gli sono familiari. Quindi: Abbasso i nuovi aristocratici!

Mezzo milione di euro

Ma questa analisi è corretta? Si, lo è. Alcuni capi e direttori di alto livello hanno sciolto il matrimonio con le loro nazioni. Si, il loro futuro sta nella globalizzazione. Si, avvocati, banchieri, direttori di alto livello di società multinazionali -non sono solo gli amministratori delegati di CAC 40 che guadagnano mezzo milione di euro all’anno [the French Fortune 500]. Parlare dell’affermarsi di questo gruppo è, in realtà, banale: i “nomadi” che Jacques Attali predice hanno interessi che divergono da quelli dei meno allenati, la gente meno mobile di cui il capitalismo non ha più bisogno, ma che resta fissa nella terra nazionale. La gente più dotata è richiesta; gli altri vengono abbandonati. La capacità, la volontà e l’abilità sono meglio pagati che mai prima d’ora. Noi stiamo vivendo una grande vittoria della meritocrazia sull’egualitarismo.

Qualcuno vorrebbe controbattere a Lionel Jospin affermando che l’intelligenza o il talento non sono trasmessi ai propri bambini e tuttavia non possiamo comunque parlare di un’aristocrazia.

Tuttora l’ex Primo Ministro vede le cose come sono realmente. Per chi considera le dure caratteristiche dell’attuale capitalismo “il vincitore prende tutto”. Ce ne accorgiamo in tutti i settori e ad ogni livello: soltanto il “bene” – coloro i quali il sistema giudica buoni – si afferma, e sono comunque pochi. Sono inoltre sostituibili, e ciò contribuisce a far aumentare il loro desiderio di diventare ricchi velocemente. Perciò l’aumento diretto dei salari, come quelli dei campioni di calcio.

Negli Stati Uniti le disuguaglianze che si erano stabilizzate durante i gloriosi anni ’30 stanno aumentando rapidamente. Il 5% più ricco acquista lo share maggiore dell’aumento della crescita familiare. Questa è la novità radicale: la ri-distribuzione, che rappresentava il meccanismo di trasmissione del capitalismo fordiano, ha perso nel capitalismo odierno la sua importanza. “L’integrazione delle classi basse non è più una necessità; le elite funzionano da sé”, riassume l’economista Daniel Cohen.

Ora -e questo rappresenta un’altra novità- il potere del denaro sta cominciando a creare un effetto dinastico. “L’educazione è diventata una risorsa rara, mentre il lavoro sottopagato è una risorsa ancora abbondante. L’accesso all’educazione sta diventando un determinante fondamentale di disuguaglianze”, spiega il professore di Harvard, Jacques Mistral. Continua: “negli Stati Uniti “la rata che gli studenti che provengono da una classe familiare bassa pagano per frequentare i corsi resta basso comunque e non corregge le disuguaglianze della situazione iniziale”.
La selezione in base al denaro posseduto comincia a prendere il posto della selezione per merito e noi dovremmo temere la nascita di una vera aristocrazia.

La Francia non sfugge da questo problema: i genitori provenienti da classi superiori mandano, o sognano di poter mandare, i propri figli alle università inglesi o americane perché le università francesi sono diventate corridoi dell’ufficio di collocamento.

Demagogia

Una nuova elite dunque, con tendenze aristocratiche. Ma in base a tutto ciò, essa è anti-patriottica, come il signor Jospin sostiene, o semplicemente anti-francese? Non c’è alcun dubbio che la sua analisi sfoci in demagogia. Bill Gates è anti-americano? Richard Branson è anti-inglese?
No. E neppure gli amministratori delegati di CAC 40 sono anti-francesi.

C’è soltanto una cosa: il Francese all’interno di questa elite globale scaglia fulmini contro la classe politica e la sua fissità. Non sono contro il governo, sono piuttosto inclini a favoreggiarlo, ma sono contrari alla sua inefficienza. Quando un Paese declina, la gente ricca ha l’influenza del borghese (per situare i loro interessi da un’altra parte). Non è moralmente corretto. Ma è economicamente razionale -ammette Lionel Jospin. Il loro mantenersi non dipenderà più dalle tasse o dalla dimostrazione di forza (a cui Dominique de Villepin come altri suoi predecessori ha fatto ricorso). Si comincia dal ristabilire un governo utile ed un’università che sia capace di tenersi i suoi studenti “migliori”.

Eric Le Boucher
Fonte: http://www.lemonde.fr/web/article/0,1-0@2-3232,36-704685,0.html
Link: http://www.truthout.org/docs_2005/103105H.shtml

Tradotto da LORY&STEFY per www.comedonchisciotte.org

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