Un incontro segreto per pianificare la guerra?

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DI PHILIPH GIRALDI

americanfreepress.net

Il 5 giugno, 16 capi di organizzazioni ebraiche hanno incontrato 25 senatori Democratici in una riunione privata, evento che, a detta del Times of Israel, si verifica annualmente. Tutte le organizzazioni ebraiche, tranne una, si sono apertamente dichiarate a favore di Israele e della sua agenda politica. Tra i gruppi chiave presenti si annoveravano il Consiglio dei Presidenti delle Principali Organizzazioni Ebraiche, la Lega Anti-Diffamazione ed il Comitato per gli Affari Pubblici Israelo-Americani. Alcuni di questi hanno esercitato pressioni sul Congresso e sulla Casa Bianca a sostegno dell’uso della forza contro l’Iran, una posizione sostanzialmente identica alle richieste avanzate dal governo Netanyahu.

La delegazione senatoriale era guidata da Chuck Schumer (D-N.Y.), attuale leader della minoranza al Senato, il quale si è autodefinito ‘shomer’, guardiano di Israele al Senato. I 25 senatori presenti costituiscono un quarto dell’intero corpo deliberativo e più della metà di tutti i Democratici attivi in aula. A presiedere il raduno la senatrice Amy Klobuchar (D-Minn.), che ha enfaticamente collegato la propria candidatura per le presidenziali del 2020 agli interessi ebraici e israeliani.

Dopo l’incontro, Jewish Insider ha fornito un elenco completo dei partecipanti, nonché un diagramma di come si siano posizionati nella sala conferenze di Capitol Hill. I senatori si trovavano su un lato di un tavolo, con i leader ebraici su tutti gli altri tre. Chi esattamente abbia fornito l’ordine del giorno che la Klobuchar ha seguìto non è noto, ma si sospetta che possa esser stato uno sforzo congiunto di Schumer e di alcuni dei più eminenti membri delle organizzazioni ebraiche.

L’incontro non è stato un evento pubblico e, quantomeno fino ad un certo punto, era rimasto segreto. Quando e dove avrebbe avuto luogo, ed i suoi partecipanti, non era stato annunciato, la sua esistenza riportata solo sui media israeliani ed ebraici. Secondo la copertura post-evento a cura di Alison Weir, del sito web “If Americans Knew”, nemmeno gli impiegati degli uffici del Congresso erano a conoscenza del fatto che l’incontro si stesse svolgendo. Nessuna dichiarazione è stata rilasciata in séguito. Si ritiene tuttavia che l’argomento principale in discussione fosse come contenere ed invertire il sentimento pro-palestinese che sta montando tra gli elettori progressisti Democratici. Questi ultimi, con sommo orrore dei partecipanti, pare abbiano preso in considerazione la possibilità che i palestinesi siano esseri umani, con potenzialmente gli stessi diritti degli israeliani. Un focus particolare sarebbe stato rivolto al movimento nonviolento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), diventato una forza crescente nei campus universitari e nei circoli progressisti.

Altre questioni sollevate sono state menzionate più tardi nel servizio di posta elettronica “The Tell” di Ron Kampeas, della Jewish Telegraphic Agency (JTA). Tra queste, il sostegno ad Israele ed anche una maggior legislazione a livello federale per combattere l”antisemitismo’. Infine, naturalmente, questioni di denaro. Diversi gruppi vogliono che aumentino i finanziamenti da parte del Dipartimento della Sicurezza Nazionale (DHS) volti a garantire maggior sicurezza nelle strutture ebraiche. L’attuale governo sta considerando la possibilità di stanziare 70 milioni di dollari l’anno, ancorché vi siano richieste che l’ammontare venga aumentato a 90 milioni. Un articolo del 2014 di Jewish Forward riportava che le istituzioni ebraiche ricevevano il 94% del finanziamento discrezionale del DHS.

Si potrebbe ragionevolmente sostenere che l’incontro privato coi senatori Democratici rifletta una particolare preoccupazione, ovvero che la base del partito stia diventando notevolmente meno filo-israeliana. Tale motivazione potrebbe essere parzialmente vera, ma la realtà è che il governo federale che fa da lacchè ad Israele è bipartisan, nonché globale nella propria portata. Gli Stati Uniti sono gli unici ad avere un delegato che ha la missione di combattere l’antisemitismo, e tra i suoi poteri vi è anche la proposta di sanzionare quei paesi che sono critici di Israele.

Proprio mentre i Democratici si incontravano con i leader ebraici, i Repubblicani facevano la stessa cosa. Il Segretario di Stato Mike Pompeo ha probabilmente incontrato alcuni di quegli stessi leader, ed ha espresso loro preoccupazione per la possibilità che il leader laburista britannico Jeremy Corbyn possa diventare primo ministro. Corbyn è stato preso di mira dagli ebrei in Gran Bretagna in quanto primo politico nel Regno Unito ad aver parlato con toni empatici della difficile situazione dei palestinesi.

Hanno chiesto a Pompeo, “se Corbyn venisse eletto, sarebbe disposto a lavorare con noi per agire qualora la situazione dovesse farsi difficile per gli ebrei nel Regno Unito?”. La sua risposta: “È possibile che Corbyn riesca ad essere eletto. Dovreste però saperlo, non aspetteremo che agisca per iniziare a reagire. Faremo del nostro meglio. Sarebbe troppo difficile e rischioso farlo una volta salito al governo”.

Gli ebrei americani vogliono dunque unire le forze con le controparti britanniche per abbattere, o quantomeno contenere, un politico di alto livello, democraticamente eletto, sol perché riconosce la sofferenza dei palestinesi. Il Segretario di Stato statunitense incontra quegli stessi attivisti e concorda con loro sul fatto che qualcosa debba essere fatto. Ricordiamo che al momento la Gran Bretagna è l’alleato più stretto degli USA e tecnicamente ancóra una democrazia. Gli ebrei ovviamente occupano uno spazio piuttosto speciale, politicamente parlando, nel cuore degli Stati Uniti. Ci si potrebbe infatti chiedere: dove sono gli incontri privati ​​con i rappresentanti di organizzazioni irlandesi, italiane, polacche o tedesche, ognuna delle quali rappresenta una porzione ben più ampia nel mix etnico americano di quanto non costituiscano gli ebrei? L’ovvia risposta è che questi gruppi non operano in modo coeso e tribale, e non possiedono le risorse finanziarie delle quali invece godono i circa 600 gruppi ebraici che fanno attività di lobbying per Israele. In America, purtroppo, il denaro compra l’accesso al potere e, se c’è n’è abbastanza sul tavolo, può comprare anche politici.

Gli altri gruppi bianchi americani peraltro non sono guidati dal risentimento.

E c’è un’altra significativa differenza: ancorché altri gruppi etnici negli Stati Uniti sono protettivi delle proprie rispettive culture e lingue, non ha alcun senso che qualcuno di loro cerchi di sostenere politiche dannose per gli USA, a beneficio delle nazioni straniere con le quali essi si identificano. La pressione ebraica è qualcosa di completamente diverso, che costa ogni anno miliardi di dollari ai contribuenti americani e che coinvolge Washington in una serie di guerre volute da Israele, aiutato dalla sua potente lobby domestica.

Tra non molto, la legislazione che sta attualmente passando attraverso il Congresso criminalizzerà qualsiasi critica nei confronti di Israele. Nessun altro gruppo nazionale od etnico negli Stati Uniti cerca di smantellare il Primo Emendamento della Costituzione in modo comparabile.

Israele non è un paese amico, non lo è mai stato. I recenti resoconti dei media raccontano in dettaglio come l’oligarca ebreo-americano Paul Singer abbia lavorato col governo Netanyahu per trasferire in patria migliaia di posti di lavoro IT americani ben pagati. È reo di doppia lealtà? No, è realmente fedele solo ad Israele, come lo sono molti dei leader ebrei che hanno incontrato Pompeo ed i senatori. È una vergogna.

Ed è altrettanto una vergogna il fatto che Pompeo e 25 senatori del Partito Democratico si incontrino privatamente con organizzazioni ebraiche per attuare progetti che riguardano un altro paese.

Sì, c’è una cospirazione internazionale ebraica in atto. Mai prima d’ora nella storia una potenza così grande è stata così dominata da un minuscolo stato cliente e dalla sua quinta colonna domestica. È ora che finiscano per sempre gli incontri privati ​​per i quali un governo “del popolo, fatto dal popolo e per il popolo” si mette a disposizione di un unico gruppo.

 

Philip Giraldi

Fonte: http://americanfreepress.net

Link: http://americanfreepress.net/a-secret-meeting-to-plot-war/

6.07.2019

Traduzione  per www.comedonchisciotte.org ac ura di HMG

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