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La Redazione

 

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Trump e il complottismo

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A cura di Nestor Halak
Il 23 Luglio 2024
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Nestor Halak per Comedonchisciotte, org

Immediatamente dopo il tentativo di assassinare Trump, ancora prima di conoscere esattamente cosa fosse successo, su internet già fiorivano decine di differenti ipotesi “alternative” che ci davano avviso di quanto le cose potessero essere diverse da come apparivano. Ancora prima che ci fosse una “teoria ufficiale” da smentire, già la smentivano.

Né sono stati da meno i media main stream che fin da subito hanno fatto il possibile per minimizzare l’accaduto, per ironizzare sull’accaduto, per insinuare dubbi sulla “realtà” dell’accaduto che poteva essere in fondo anche una “rappresentazione”. Meglio non parlarne affatto, ma se proprio un accenno vogliamo farlo, non chiamiamolo attentato, piuttosto incidente, non usiamo la parola assassinio, sottolineamo il lato umoristico: da subito sono cominciate a circolare vignette ironiche e prese in giro, tanto da far sospettare che ci siano professionisti pagati per questo.

A pochi minuti dall’”incidente” già circolavano tesi che si trattasse di un falso, magari organizzato dallo stesso Trump a scopo di propaganda, magari si era buttato per terra e aveva aperto una bustina di salsa di pomodoro per fare il drammatico: può essere, ma allora perché gli spari non erano a salve, perché ci sono morti e feriti? Ma, forse gli spari erano veri, ma si mirava al pubblico: un paio di morti aggiungono drammaticità e sapore di verità! Uno spettatore in più o in meno, che differenza fa? Be, per loro qualcuna ne fa. Maga lives don’t matter! Però il proiettile sembra essere passato pericolosamente vicino alla testa…  Ma no, era tutto calcolato! E poi certa gente si ucciderebbe pur di far sembrare vero un attentato!

Gli spari erano falsi. Gli spari erano veri. Tutta una messa in scena. Tutto reale. I servizi di sicurezza hanno subito coperto il protetto. I servizi di sicurezza non hanno presidiato neppure l’unico punto rialzato della zona dove poteva appostarsi un cecchino! Falso! Vero! Falso e vero allo stesso tempo! In fondo le realtà sono molteplici! Avete mai sentito parlare dell’interpretazione di Copenaghen? Ebbene, un fotone può percorrere due strade diverse allo stesso tempo! Un fotone forse, ma Trump non credo, mi pare decisamente più grosso di un fotone! Che c’entra, il principio è lo stesso! Ma non faceva la medesima cosa anche Padre Pio? Non stava in due posti allo stesso tempo?

I giornalisti seri, ammettono di mala voglia che si tratta davvero di un attentato e non di una specie di scherzo,  sostanzialmente non varrebbe la pena di parlarne, ma visto che si deve proprio  già si danno da fare per additare il probabile colpevole al pubblico incantato: gli iraniani gliela avevano giurata da quando fece neutralizzare (cioè assassinare), il pericoloso terrorista Soleimani (dunque qualcosa di buono aveva fatto perfino l’ irredimibile Trump)! Sono stati gli Ucraini perché lui vuole far vincere i russi! E’ stato Putin per creare un martire e innescare la guerra civile in America! No, i “suprematisti bianchi” perché li ha traditi! No, i nazisti dell’Illinois! Sono stati gli Svizzeri! Trump è un alieno! Nostradamus aveva previsto tutto! Le piramidi sono allineate con il naso di Trump!

Oggi è così, le certezze sono scomparse, la realtà si va facendo sfilacciata, virtuale, dubitevole: ci sono molte realtà possibili, almeno in certi casi, almeno quando i media non ci tengono a costruire un credo ufficiale, quando preferiscono intorbidare le acque, lasciare tutto nel vago: sta al singolo farsene un’idea, dopo tutto siamo o non siamo un paese libero?  I più svegli noteranno  tuttavia che in altre circostanze non si lascia altrettanta libertà di pensiero: in occasione del raffreddore assassino, per esempio, di verità ne esisteva una sola ed era imposta con la forza, con la minaccia e col ricatto: guai a chi non ci credeva!

Pensate, se avessero sparato a Biden invece che al nostro istrionico miliardario quanto tutto sarebbe stato preso più sul serio, quanto i media avrebbero insistito sui tasti del tragico e del patetico, interviste alla mamma di Biden in lacrime (fa nulla se è morta da tempo), e nessun giornalista si sarebbe mai sognato di insinuare, pur senza dirlo apertamente, che in fondo sarebbe stato meglio per tutti se l’attentato fosse riuscito a salvare la democrazia più grande del mondo. Frotte di pennivendoli col volto di circostanza avrebbero “sottolineato la gravità del fatto”, una fila di politici in grigio, affittati dal vero potere, ci avrebbero “indirizzato” i “sensi della loro più profonda costernazione di fronte al fatto gravissimo”, del loro orrore per un atto “inqualificabile” per una “violenza bestiale” che non colpisce solo un “uomo onesto e buono”, ma tutti noi, colpisce la “ democrazia e la civile convivenza” , va da sé che “i colpevoli devono al più presto essere assicurati alla giustizia”.

Naturalmente, nel caso di un attentato (proditorio) a Biden, non ci sarebbero dubbi su chi fossero i mandanti. Ma quale Iran, quale Ucraina, i colpevoli, anche se non hanno premuto materialmente il grilletto, sono quelli “che hanno creato un clima d’odio nel paese, che hanno tentato di sovvertirne con la forza le istituzioni democratiche, coloro che hanno diviso gli americani!” Eh, sì, un attentato a Biden sarebbe stata tutta un’altra cosa, Bruno Vespa si sarebbe fatto fare un plastico e il capo dello stato ci avrebbe gettato in faccia un paio di “ alti moniti” in prima serata. Il Santo Padre avrebbe pregato per lui e per noi tutti.

Eppure, chiunque abbia un minimo di sale in zucca e segua gli eventi, non poteva non aver immaginato che prima o poi qualche “pazzo solitario” sarebbe saltato fuori e avrebbe provato ad uccidere Trump: era forse una previsione difficile? Ma se  stava già tutto scritto, detto e suggerito! Avevate mai visto prima i giornalisti italiani main stream parlare di un presidente americano nei termini in cui parlano di Trump? Di solito un presidente americano è intoccabile, poco meno di un Dio in terra. La gang di Washington, invece, ne parlava come del nuovo Hitler (un classico), del male assoluto, del distruttore dell’America e infatti ha fatto tutto quanto era in suo potere pur di toglierlo di mezzo, è ricorsa a tutti i mezzi del repertorio, dal continuo linciaggio mediatico, alla censura, dalla falsificazione dei risultati elettorali, alla persecuzione giudiziaria. L’FBI ha costruito dal nulla un caso di “intelligenza col nemico” (i russi, naturalmente), completamente falso pur di riuscire a incastrarlo, innumerevoli puttane gli sono state messe nel letto, ma nulla sembra aver funzionato in via definitiva.

Quante volte Biden e i suoi accoliti hanno dichiarato che non si trattava di sconfiggere un avversario politico con i dee diverse dalle proprie (che poi, a quanto ci dicono, è l’essenza del gioco democratico), ma di eliminare una “minaccia esistenziale agli Stati Uniti” e per eliminare una minaccia esistenziale agli Stati Uniti non è forse lecito usare qualsiasi mezzo? Se non funziona la minaccia, l’imbroglio, il ricatto, la corruzione, cos’altro si può usare? Cosa vi viene in mente? In fondo l’assassinio politico ha una certa sua rispettabile tradizione nel sistema americano, almeno quanto a Palermo, e non solo per quanto riguarda i nemici esteri, campo nel quale i casi sono innumerevoli, ma anche nella buona vecchia lotta politica interna: solo nel corso della mia vita ho visto uccidere in diretta tv due Kennedy, Lee Oswald, Martin Luther King, Malcom X e sparare a numerosi altri, Regan compreso e me ne dimentico certo qualcuno. Dunque, prima di fare ipotesi più o meno fantasiose o di tirare in ballo la solita teoria del lupo solitario non sarà il caso di esaminare l’ipotesi più  ovvia cui nessuno vuole accennare, prevedibile e prevista, quella, cioè, che i suoi nemici politici abbiano tentato di farlo fuori, nel più classico e hollywoodiano dei modi quando tutti gli altri sistemi si sono rivelati inefficaci? Possibile che a nessun “giornalista” main stream sia passata per la testa questa ipotesi? Troppo surreale? Troppo improbabile? Vi dirò di più: se fossi Trump continuerei a non dormire tranquillo.

Il problema vero è che ad indagare sarà proprio l’FBI che, come abbiamo detto, è esattamente l’agenzia che a suo tempo ha montato un caso farlocco, chiamato Russian Gate, a carico dello stesso Trump. Come direbbe Andreotti, abbiamo piena fiducia negli inquirenti.

L’aspetto più umoristico della faccenda è che né Trump né i suoi deplorevoli sembrano avere alcuna delle caratteristiche necessarie per essere “nemici dell’America”, per suscitare un odio così implacabile da parte del  potere statunitense (e, per la verità, anche da parte dell’immonda leadership europea), non è certo un personaggio antisistema, né un intellettuale idealista e meno che mai, mi si consenta la parolaccia, un comunista, anzi, pare incarnare fin nel midollo lo spirito ultra capitalista americano: stiamo parlando di un narcisista, un poco rozzo, miliardario, furbo, ignorante, conservatore e praticone che “si è fatto da sé”, che è arciconvinto della superiorità americana e ti imbroglia negli affari. Più americano di così, neanche il ranger Walker. Evidentemente la degenerazione del sistema politico è oramai arrivata ad un punto tale che non riesce più a tollerare e digerire la seppur minima deviazione dal sentiero imposto dagli oligarchi: nell’America di oggi è sufficiente non appartenere al   ristretto circolo neocon per essere non solo inaccettabile, anche se si fa parte di una parrocchia appena dietro l’angolo, ma addirittura “un pericolo esistenziale per l’America”. La sclerotizzazione del sistema sembra aver raggiunto livelli da Unione Sovietica prima del crollo.

Il complottiamo, come sappiamo, è una categoria inventata appositamente per screditare e ridicolizzare le spiegazioni alternative alle traballanti teorie ufficiali su determinati fatti storici, pare sia stato tirato fuori per la prima volta dalla Cia in occasione dell’uscita di ricostruzioni dell’attentato in cui fu ucciso il presidente Kennedy che negavano le conclusioni della commissione Warren, ma indubbiamente ha conosciuto la sua stagione di gloria con l’avvento di internet: un veicolo perfetto per ogni sorta di ciarlatani, adatto a diffondere le sciocchezze più improbabili. Anzi, più strane sono, più attirano pubblico proprio perché sono strane. Del resto è una bella soddisfazione per un’intelligenza mediocre sentirsi accettata tra i pochi a “sapere” mentre i più credono alle favole.

In un tempo in cui le fotografie e i filmati possono essere facilmente falsificati praticamente da chiunque rendendo evanescente il concetto di verità, il potere stesso si serve oramai a piene mani del complottismo non solo per accusare gli avversari di praticarlo, ma anche per usarlo esso stesso, quando è il caso, per confondere le idee mettendo subito in circolazione teorie improbabili contenenti brandelli di vero in modo da rendere sempre più difficile la ricostruzione di un fatto.

Inoltre proprio la presenza di sciocchezze madornali è funzionale a screditare anche le ricostruzioni più serie che gli vengono associate. L’undici settembre non potrebbe essere un lavoro interno? Ma dai, lo dicono quelli che pensano che la terra è piatta e vanno in giro col cappello di latta!

Se il complottismo è cosa piuttosto recente, la diffusa credenza in teorie incredibili, c’è sempre stata, basta considerare la religione per rendersene conto, solo che una volta si trattava di poche teorie per così dire sociali,  condivise, a cui tutti credevano o fingevano di credere, oggi la scelta è molto più ampia e su molti argomenti ognuno finisce per essere costretto a fabbricarsi la propria verità. Siccome la maggior parte delle persone non arriva alle conclusioni esaminando i fatti e poi scegliendo la ricostruzione più probabile sulla loro base, ma al contrario compie il classico errore di scegliere prima le conclusioni che più gli piacciono e poi cercare i fatti che le suffragano ignorando il resto, si arriva ad una situazione di grande frammentazione delle credenze dove chi si convince incrollabilmente che la luna, avendo i buchi, non può che essere fatta di gruviera, pretende con un certo sdegno la stessa dignità di chi mette in dubbio che Osama Bin Laden sia stato ucciso in un’azione dei Navy Seal nel famoso “compound” di Abbotabad.

In occasione del recente attentato a Trump, abbiamo assistito ad un buon esempio dei metodi usati dal potere su una notizia da “attenuare”: immediato proliferare di teorie fantasiose accompagnato dalla costante sottovalutazione dell’accaduto per cercare di rimediare alle conseguenze più o meno disastrose dell’errore compiuto nel non essere stati in grado di portare a compimento l’attentato.

In realtà, se Trump fosse effettivamente morto, parleremmo tutti in tono ben diverso. Molto probabilmente ci sarebbero stati gravi, ma superabili disordini in buona parte degli Stati Uniti, ciò nonostante il fatto compiuto avrebbe tolto le castagne dal fuoco alla gang al potere a Washington assicurandole altri anni per portare avanti le proprie politiche con un’opposizione interna quanto meno decapitata. Il fallimento, ovviamente, apre a scenari ben diversi e i media fanno il possibile per cercare di rimediare.

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