Un interessante analisi di M. Barile: 11 settembre: l’inattendibilità della versione ufficiale e la tesi del complotto interno USA. (da censurati.it)11 settembre: l’inattendibilità della versione ufficiale e la tesi del complotto interno USA. (di Maurizio Barile 21/02/2002 )
La versione ufficiale data dal Governo USA circa i terribili attentati dell’ 11 Settembre, diffusa e amplificata dai media, presenta una serie impressionante di punti oscuri e di incongruenze.
I PREALLARMI
Secondo la versione ufficiale l’attentato terroristico con aerei dirottati, usati come bombe contro edifici in territorio Usa, ha colto impreparati i servizi di sicurezza (pagati circa 30 miliardi di dollari all’anno), che non potevano prevedere una cosa del genere, così assolutamente nuova. E’ falso: a Genova in preparazione del G8 l’ipotesi di attentati terroristici di quel tipo era stata attentamente considerata dai servizi di sicurezza Addirittura sin dai tempi della guerra fredda questo tipo di attacco terroristico era all’attenzione dei servizi di sicurezza Usa; ce ne parla ampiamente ad esempio il numero di novembre ’94 di Time Magazine. In realtà, i servizi di sicurezza Usa sono stati ripetutamente informati da diverse fonti circa l’imminenza di un attentato terroristico con dirottamento aereo avente per obiettivo edifici di interesse nazionale.
Ci sono state varie sagnalazioni nel corso dell’anno a più riprese a tal riguardo da parte dei servizi segreti di Israele, Germania, Egitto e Russia. Il presidente russo Putin ordinò ai suoi servizi segreti di allertare gli Usa nel modo più forte e convincente possibile circa la realtà e imminenza di tale pericolo. In agosto un istruttore di volo del Minnesota aveva avvertito l’FBI circa il suo sospetto che uno dei suoi allievi, Zacaria Moussaoui, preparasse un attentato utilizzando un aereo civile Boeing 747 pieno di carburante: Anche la polizia francese aveva segnalato all’ FBI Moussaoui, quale persona collegata agli estremisti islamici di Al-Qaeda.
Migliaia di put stock options sono state acquistate su United Airlines e American Airlines, i cui aerei sono stati dirottati l’11/09. Trattasi di operazione speculativa di chi scommette su di un forte ribasso delle quotazioni in borsa delle società in questione. Un’operazione del 600% oltre il normale. E i servizi CIA e FBI monitorano costantemente queste operazioni sospette di insider trading circa imminenti attentati aerei, con il sw Promise. I 2.5 milioni di dollari dell’operazione non risultano più incassati. Solo un morto israeliano tra le vittime dell’attentato del 11/09 alle torri gemelle, tra gli oltre 4000 abitualmente presenti: è più che fondato il sospetto che siano stati informati in tempo da qualcuno che sapeva, cioè la Mossad , i servizi segreti israeliani.
LA COLPEVOLE IMMOBILITA’ DELLE FORZE DI SICUREZZA AEREA
La versione ufficiale sostiene che le forze aeree si sono rese conto del pericolo quando ormai era troppo tardi: è falso. Secondo le procedure (NORAD) di intercettazione in vigore, nel momento in cui le torri di controllo rilevano un aereo fuori rotta senza possibilità di comunicazione, vengono allertate le forze aeree militari affinchè queste raggiungano l’aereo in questione, verifichino il motivo del cambiamento di rotta (malfunzionamento, meteo, malore, dirottamento, ecc..) e infine intervengano per ripristinare la rotta se possibile, il tutto secondo codici ( di operazioni di volo) e procedure ben precise. Nonostante la presenza di squadriglie di F-16 pronti al decollo in varie basi aeree a 10 – 20 minuti di volo dagli aerei dirottati, come ad esempio la base di Andrew a pochi chilometri dal Pentagono, bisogna aspettare 75 minuti, ormai troppo tardi, prima che la National Command Authority decida di far intervenire i jet F-16 della Air Force per l’intercettazione degli aerei dirottati. la suddetta procedura di intercettazione è stata tenuta bloccata per almeno 75 minuti, e solo un ordine dall’alto può bloccarla.
Fino al momento dell’intercettazione le autorità militari non potevano sapere se si trattava di dirottamento terroristico o altro. Non è vero che non hanno potuto intervenire in tempo: sembrerebbe, piuttosto, che non lo abbiano voluto.
I PRESUNTI ATTENTATORI
Chi avrebbe effettuato quella che secondo tutti gli esperti di servizi di sicurezza del mondo e secondo tutti i più esperti piloti interpellati è stata un’operazione di terrorismo aereo straordinaria , che per organizzazione, precisione nei tempi e nel raggiungimento degli obiettivi deve aver richiesto una preparazione complessa portata avanti per più anni, da molte persone sul territorio Usa? L’FBI, senza l’evidenza di alcuna prova, ha individuato questa organizzazione così perfetta in Al-Qaeda, con centro di pianificazione degli attentati in Afghanistan; una rete di guerriglieri, soprattutto sauditi ed egiziani, inizialmente assoldati da Osama Bin Laden tra i reduci della guerra ai russi in Afghanistan, i quali lautamente pagati ed in nome della jihad islamica sono stati impiegati negli ultimi anni , in combutta con la Cia, a sostegno dei ribelli ceceni, dei Talebani, in Kossovo. A sentire i continui allarmanti comunicati dell’FBI, Al-Qaeda avrebbe una capillarità su scala mondiale, con migliaia di terroristi che pianificano micidiali attentati di ogni tipo.
Ma se guardiamo ai fatti, questa multinazionale del terrore si è dimostrata in realtà sino ad oggi ben poca cosa, nonostante i proclami di guerra santa ai Crociati d’occidente ed ad Israele. Leggendo la “Cronologia degli atti terroristici significativi, 1961-2001” del Dipartimento di Stato Usa, troviamo che nei 27 episodi principali di terrorismo nel mondo degli ultimi tre anni, solo in uno è citata Al-Qaeda, in Yemen, e solo come sospetto. Non solo; ogni loro trama (aquisizione di nuove armi biologiche , atomiche, ecc) o progetto terroristico sistematicamente verrebbe smascherato, grazie a dovizie di documenti, agende, video e tracce varie sempre incautamente e maldestramente lasciate sparse qua e la. In Afghanistan mai un contrattacco, sempre in fuga. Come terroristi sono un vero disastro, fino ad ora del tutto inconcludenti. Così come non quadra il fatto che sia mancato del tutto un elemento essenziale dell’atto terroristico: la rivendicazione.
Anzi, Osama Bin Laden, l’additato colpevole, si è premurato il giorno dopo di precisare che non fosse opera sua; memore evidentemente di quando, nel ’95, in seguito all’attentato contro Hosni Mubarak ad Addis Abeba, Osama, immediatamente indicato da Clinton come mandante, non smentì; dopo ci fu la rivendicazione da parte del gruppo terroristico egiziano Gama al-Islamija, cosicchè Osama fece la figura del millantatore, cosa assai grave nel mondo arabo-yemenita, da non permettersi di ripetere. 24 ore dopo gli attentati l’FBI ha presentato la lista di 19 attentatori . Dopo 10 giorni è emerso il fatto che 7 di questi in realtà sono vivi. I vertici dell’FBI non sono mai stati chiamati in causa dal governo per spiegare questa contraddizione. L’FBI ha dichiarato di aver rinvenuto il passaporto di uno degli attentatori nella zona delle torri. Miracolosamente intatto, fuoriuscito dalla tasca del proprietario e scampato all’esplosione dell’aereo, per poi atterrare sulle macerie. Assurdo.
E chi sarebbe il pilota suicida dell’aereo schiantato contro il Pentagono, che avrebbe effettuato una operazione di volo (virata e volo radente) giudicata unanimamente come opera di un più che navigato pilota di jet ? E’ stato identificato in Hani Hanjour, che però la scorsa estate risulta esser stato valutato dal suo istruttore di volo, Marcel Bernard, come incapace a guidare da solo anche un piccolo velivolo. Secondo l’FBI questa organizzazione terroristica che avrebbe pianificato e condotto l’attentato dell’ 11/09 in modo riconosciuto così perfetto avrebbe però lasciato tracce dietro di se “come una mandria di elefanti in fuga” (come ha detto l’ex-ministro tedesco Von Buelow): avrebbero effettuato pagamenti con credit cards con il loro proprio nome; avrebbero indicato il loro vero nome ai loro istruttori di volo ; avrebbero abbandonato auto prese in affitto con dentro manuali di volo in arabo, per un’ ultima ripassatina, e con lettere d’addio compromettenti contenute dentro valigie non caricate sull’aereo: avrebbero cioè fatto di tutto per far saltare il piano e farsi smascherare: peggio di sbadati dilettanti. Non quadra. Siamo sicuri che l’FBI stia seguendo la pista giusta? Qui c’è puzza di depistaggio.
CUI PRODEST? LA TESI COMPLOTTISTICA
Se la versione ufficiale è quindi da ritenersi palesemente insostenibile, se non falsa ed in odore di evidente depistaggio, al contrario col passare del tempo sta acquisendo sempre più fondamento e verosimiglianza, per quanto sia inquietante, la cosiddetta “tesi complottistica”. Secondo tale tesi, il piano degli attentati dell’ 11 settembre sarebbe stato ordito da parte dei massimi poteri economici e militari Usa, cioè i plutocrati i cui interessi sono rappresentati dal governo Bush, quale colossale quanto disperato tentativo per salvare un sistema di potere in crisi che iniziava già da qualche tempo a scricchiolare: un sistema economico che starebbe per implodere e una supremazia militare, in crisi d’identità dopo la caduta del muro di Berlino, da riaffermare a livello mondiale contro un nuovo Impero del Male.
Un complotto interno, come l’Operazione Northwoods del ’62, allorchè alti ufficiali militari Usa pianificarono atti terroristici contro civili americani, per incolpare i cubani e giustificare la guerra (mesi dopo J.F.Kennedy fu ucciso dalla Cia per radicali dissidi su quella vicenda). Un lasciare uccidere propri connazionali, come a Pearl Harbor, allorchè il grande Roosevelt vietò di avvertire la base dell’imminente attacco giapponese, che così riuscì in pieno (e facendo 2600 morti, come nelle Torri Gemelle). Questa tesi prende le mosse da un’esame degli interessi in gioco. Ora, la domanda “a chi giova?” , la classica questione forense che si pone di fronte ad un crimine, nella fattispecie gli attentati dell’11/09 attribuiti a terroristi di base in Afghanistan, punta chiaramente nella direzione dell’amministrazione Bush e dei poteri economici e militari che rappresenta. Questa squadra di governo risulta composta da persone provenienti dalle file dei grandi petrolieri e dei magnati dell’industria bellica: Cheney , Ashcroft, Rumsfeld All’indomani delle elezioni vinte da Bush, vari commentatori politici dichiararono: con questo governo non possiamo che andare incontro ad una “guerra per il petrolio”.
Il governo Bush aveva un enorme, disperato interesse a poter condurre una guerra per il controllo dell’ Afghanistan per molteplici motivi, ciascuno dei quali da solo quasi sufficiente a giustificarla. Un motivo economico: il controllo economico, con relativo business, del petrolio e del gas della zona del Mar Caspio; ed in più, a braccetto, il business delle commesse belliche per milioni-miliardi di dollari. Un motivo geo-politico: il controllo strategico dell’ Eurasia. Un motivo di politica macroeconomica: una economia di guerra per fronteggiare la recessione economica. Esaminiamo allora i suindicati motivi che starebbero alla base del “complotto”, e poi come questo piano sia stato impostato.
IL QUADRO ECONOMICO-POLITICO
IL PETROLIO DEL MAR CASPIO
Per dare solo un’idea della proporzione della posta in gioco, basta ricordare che la stima delle riserve del Caspio è di circa 263mila miliardi di piedi cubici di gas naturale e di 60 miliardi di barili di petrolio, pari al 65% delle riserve mondiali.Un tesoro immenso che ha solo un handicap: la distanza dai mercati. A partire dal ’94 la società petrolifera Unolocal Corp. elaborò un progetto per lo sfruttamento di quelle risorse, che il vice-presidente John Maresca presentò ad un comitato del Congresso Usa nel ’98 : ” Noi dell’Unolocal – afferma Maresca – riteniamo che il fattore centrale nella progettazione di questi oleodotti dovrebbe essere la posizione dei futuri mercati energetici che verosimilmente assorbiranno questa nuova produzione”.L’India e, sopratutto, la Cina.
“La costruzione dell’oleodotto attraverso l’Afghanistan, unico itinerario possibile, che abbiamo proposto non potrà cominciare finchè non si sarà insediato un governo riconosciuto che goda della fiducia dei governi, dei finanziatori e della nostra compagnia”. In più c’era anche un progetto per un gasdotto che, attraversando Afghanistan e Pakistan, si dovrebbe allacciare alla rete di distribuzione del gas in India. (E’ a tal riguardo che il governo Bush promise in estate 2001qualcosa alla Enron ?) Quando nel ’96 i Talebani presero Kabul, subito i loro capi volarono in Texas dall’allora governatore Bush, dove incontrarono i dirigenti della Unolocal per parlare di oleodotti. Le trattative però si interruppero nel luglio 2001 nel corso di un incontro allargato alla fine del quale l’ambasciatore americano Thomas Simons avrebbe detto, secondo l’ex ministro degli esteri del Pakistan Naif Naik lì tra i presenti, : “o accettate la nostra offerta di un tappeto d’oro, o sarete sepolti da un tappeto di bombe”. Ora il presidente nominato per il governo provvisorio afghano indovina chi è? Hamid Karzai, per anni consulente dell’Unolocal.
IL CONTROLLO STRATEGICO DELLE RISORSE IN EURASIA
Dalla “Guida per la Pianificazione della Difesa per gli anni 1994-1999″ Usa :”Dobbiamo operare per impedire che qualsiasi potenza ostile domini una regione le cui risorse (petrolio, gas) sarebbero sufficienti, se controllate strettamente, a generare una potenza globale. Queste regioni comprendono il territorio dell’ ex Unione Sovietica e l’Asia sud-occidentale ” . Si tratta quindi di controllare non solo le ex-repubbliche sovietiche, Uzbekistan, Tagikistan, Kazakistan, ecc., ma anche l’Afghanistan, unico corridoio possibile per gli oleodotti e gasdotti verso sud, escluse ovviamente per ragioni politiche le vie a nord (Russia) e ovest (Iran), e la via ad est (Cina) perchè troppo lunga e quindi costosa. Per destabilizzare la regione, indebolire e frantumare Russia ed ex-repubbliche sovietiche, gli Usa ingaggiarono i Talebani, secondo un piano elaborato dall’allora capo Della Sicurezza Nazionale statunitense Zbigniew Brzezinski: “la trappola afghana”, in chiave anti-sovietica. Con l’appoggio dell’ Intelligence militare pakistana ISI e, ovviamente, la CIA, sono stati spesi cumulativamente circa 6 miliardi di dollari per addestramento ed armamenti; nel 2001 ancora altri 124 milioni di dollari.
LA CRISI ECONOMICA E L’ECONOMIA DI GUERRA
L’economia Usa è entrata già da tempo in una profonda crisi; c’è chi sostiene sull’orlo di una grave recessione come quella del 1929: disoccupazione, fallimenti societari, investimenti fermi, raffica di diminuzioni dei tassi di sconto a vuoto. In più un debito di 18.000 miliardi di dollari (il doppio del pil). La ricchezza generata dalla new-economy degli anni ’90 è un enorme castello di carte, il quale si regge su di un pericoloso scollamento tra la crescita dell’economia reale e la crescita finanziaria. Questa crisi nasce dal fatto che il sistema economico capitalistico americano non è più capace di riprodursi. Ora, lo stato di guerra ha permesso un colossale programma mirante a rivitalizzare l’economia Usa, con grosse iniezioni di denaro pubblico, finanziamenti, contratti e sgravi fiscali alle imprese: 48 miliardi di dollari in più per il budget della Difesa, 18 miliardi di dollari in più al Servizi di Sicurezza (CIA, FBI, ecc.).
Ma una guerra ai Talebani, ai fini del controllo delle risorse del Mar Caspio, non era sufficiente a giustificare di fronte all’opinione pubblica americana quel colossale piano di rilancio economico-bellico; ci voleva uno stato di guerra di lungo periodo, allargato contro più nemici in tutto il mondo: l’asse del Male. D’altra parte, il combustibile che ha sempre alimentato l’economia Usa è il flusso di capitali che vi vengono investiti dal resto del mondo, in quanto sostenuta dal ruolo di potenza globale, garantito dalla supremazia militare. Caduto il muro di Berlino, bisognava riaffermare questa supremazia in modo forte, “inventandosi” un nuovo nemico, un nuovo Impero del Male.
IL PIANO
Il piano degli attentati, secondo l’ipotesi “complottistica” sarebbe quindi partito dai piani alti del potere economico e militare con l’intento di scatenare la guerra in Afghanistan e poi per estensione in vari altri paesi, e per poter instaurare uno stato di polizia sia internamente che a livello mondiale. Fu deciso di colpire al cuore il popolo americano, nei suoi edifici-simbolo del proprio senso d’identità nazionale e della sicurezza, con duplice effetto: primo, con l’attribuzione degli attentati a Osama Bin Laden e Al-Qaeda la guerra in Afghanistan contro i terroristi risultava così più che sacrosanta e giustificata; secondo, veniva provocato un trauma emotivo generale terribile. Le masse sotto shock sono facilmente manipolabili, poichè un forte impatto emotivo, come sapevano bene Hitler e Goebbels, in grado di far scattare i meccanismi mentali che regolano l’istinto, la rabbia, l’aggressività, la vendicatività, rende cieca l’opinione pubblica ad ogni discorso razionale; e la paura rende più succubi nei confronti delle autorità (il governo, i servizi di sicurezza, le forze armate), alle quali ci si affida totalmente.
IL DIROTTAMENTO GUIDATO DA REMOTO
L’ipotesi che appare più convincente, nel contesto dei fatti noti e degli elementi raccolti, è quella secondo cui il dirottamento sia avvenuto senza (!) la presenza di piloti-dirottatori suicida. Fin dagli anni ’70 partì negli Usa un progetto, il DARPA, col fine di rendere possibile un controllo da remoto degli aerei civili per bloccare eventuali dirottamenti da parte di terroristi. Il sistema, noto anche come “Home Run”, consente di conseguire un assoluto controllo remoto del sistema computerizzato di bordo, e di guidare da remoto inibendo i comandi della cabina di pilotaggio. Si tratta di collaudata tecnologia militare. Il trasponder, che con la sua frequenza serve per l’identificazione dell’aereo e per la comunicazione con la torre di controllo, viene “catturato” da remoto e inibito a bordo.
Questo fatto spiega esattamente i vari problemi incontrati dalle torri di controllo nel seguire e comunicare con i 4 aerei dirottati. Si aggiunge poi l’ipotesi, supportata da immagini e testimonianze, che i 4 aerei sarebbero stati affiancati, invisibili ai radar, da 4 velivoli militari pronti ad abbatterli in caso di problemi. E l’abbattimento dell’aereo in Pennsylvania si spiegherebbe col fatto che i piloti sarebbero riusciti a riguadagnare il controllo del mezzo: testimoni da eliminare perchè avrebbero poi smascherato l’uso di Home Run.
LA PROPAGANDA
La politica statunitense passa interamente attraverso la televisione e in seconda battuta i giornali. Tutti i mezzi di comunicazione sono stati controllati, dall’ 11 settembre in poi, secondo i principi e le regole di una vera e propria propaganda di guerra: – identificazione di una Giusta Causa – slogan : la “guerra al terrorismo”; – demonizzazione del Nemico: Bin Laden e Al-Qaeda; ma anche Iraq-Iran-Sud Corea “l’asse del Male”; – spettacolarizzazione della guerra, da presentare come un pulito video-game; – non far vedere mai gli effetti delle proprie azioni di guerra sulle popolazioni civili “nemiche”, sempre da minimizzare (gli effetti collaterali); – accusare di collaborazionismo con il nemico che obietta qualcosa : chi non è con noi, è un amico dei terroristi.
IL RUOLO DI OSAMA BIN LADEN
Faceva parte del piano l’opera di demonizzazione del nemico impersonato in Osama Bin Laden, come pure il silenzio sulla storia di quest’uomo che, al contrario, è un “amico”, a tutti gli effetti una vera e propria “creazione” della Cia, elemento chiave funzionale alla strategia militare Usa in Asia medio-orientale. Il suo ruolo è stato quello di catalizzatore degli elementi estremisti del fondamentalismo islamico, per poi impiegare tali forze nelle guerre (pro-Usa) in Afghanistan, Cecenia e Kossovo in nome della jihad, e con i soldi, armi e addestramento forniti dalla Cia e dall’Isi pakistana, lontano dai paesi d’origine (soprattutto Egitto, Kuwait e Arabia Saudita) dal regime filo-statunitense. Non è del tutto chiaro quale sia, invece, il tornaconto di Osama.
Suo intento è evidentemente quello di ergersi a paladino indiscusso della Jihad islamica in tutto il mondo arabo, e la politica della tensione giocherebbe in questo senso a suo favore. Eppure, nonostante tutti gli sforzi dell’apparato militare Usa in Asia medio-orientale tesi a provocare in tutti i modi i popoli arabi e ad alzare al massimo la tensione, non c’è stata ancora alcuna reazione significativa da parte degli integralisti estremisti.
ATTACCO AI DIRITTI FONDAMENTALI
La guerra al terrorismo si è tradotta internamente agli Usa in un violento attacco ai diritti costituzionali. L’US Patriot Act emanato all’indomani degli attentati prevede la detenzione indefinita dei non cittadini, la facoltà del governo di condurre perquisizioni segrete, la concessione al Segretario di Stato e al Ministro di Giustizia il potere di definire determinati gruppi quali organizzazioni terroristiche, il potere alle agenzie di sicurezza di indagini finanziarie, senza essere posti sotto inchiesta, e di sorveglianza e controllo delle comunicazioni telefoniche e via internet.
Inoltre è passato un decreto firmato da Bush che consente di processare i presunti terroristi in tribunali militari, con l’obbligo della presenza di agenti fbi durante i colloqui tra condannati per terrorismo e legali. Fondamentalmente c’è una violazione del principio di separazione tra potere esecutivo e potere giudiziario: uno stato di polizia. A livello sopranazionale, si va verso una militarizzazione dei rapporti tra gli stati nazionali, con una negazione dello “stato di diritto internazionale” attraverso una successiva delegittimazione delle istituzioni che lo rappresentano: l’ONU, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la Corte internazionale, ecc. Washington ha rifiutato di considerare qualsiasi soluzione diplomatica, secondo quanto previsto dal diritto e dagli accordi intrernazionali , e comunque di assoggettare ogni azione militare al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Da un punto di vista giuridico questa “guerra al terrorismo” è illegale ; è una flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite; paradossalmente condotta dall’unico paese ad oggi condannato dalla Corte di Giustizia Internazionale per terrorismo( la guerra in Nicaragua, 50000 morti), gli Stati Uniti!
IL CROLLO DELLE TORRI
Le torri gemelle non sono crollate, per effetto dell’impatti degli aerei e per la fusione delle travi di acciaio, ma sono implose per effetto di cariche esplosive, esattamente come accade nelle demolizioni controllate. Era necessario ottenere il crollo totale delle torri simbolo degli States per ottenere un massimo devastante effetto psicologico, cosa che il solo impatto degli aerei dirottati non avrebbe potuto provocare. A tal proposito risultano lapidarie le parole di Van Romero, uno dei massimi esperti in materia, vice-presidente del New Mexico Tech Institute, già direttore del “Energetic Materials Research and Testing Center” che studia gli effetti delle esplosioni su edifici, parole pronunciate poche ore dopo gli attentati :” La mia opinione è che dopo l’impatto degli aerei con le torri ci sono state alcune cariche esplosive piazzate all’interno degli edifici che hanno provocato il collasso delle torri”. Non regge la versione ufficiale secondo la quale sarebbe stato il combustibile degli aerei che bruciando avrebbe indebolito le travi di acciaio fino alla fusione ed al cedimento strutturale.
Il combustibile, data la sua volatilità, è bruciato totalmente al momento dell’esplosione dell’aereo, all’esterno. Dentro gli edifici, poi, c’era comunque troppo fumo e troppo poco ossigeno per alimentare la combustione degli arredi e di quant’altro fino alla temperatura di fusione dell’acciaio (1538°),per non parlare dei potenti sistemi antincendio in azione. Se l’acciaio si fosse veramente fuso, le colonne si sarebbero piegate , distorte , a cominciare dal lato della torre colpito, ma non spezzate; e non si sarebbero frantumate nel modo in cui si è visto. COPERTURE E DEPISTAGGI Bush e il suo vice Cheney ripetutamente hanno richiesto ai membri del Congresso di non indagare in merito agli attentati del 11/09.
I servizi di sicurezza nonostante la dimostrata grave incapacità a proteggere lo spazio aereo nazionale, non hanno subito alcun provvedimento disciplinare, anzi , si sono visti quasi raddoppiare il budget e gli stipendi. John O’Neill, vice-direttore FBI fino al luglio 2001, si dimise in segno di protesta a causa degli insabbiamenti e dei bastoni tra le ruote da parte del Dipartimento di Stato Usa alle sue indagini sulla pista Saudita dei finanziamenti della rete di Al Qaeda. L’FBI rigettò richieste di approfondimento delle indagini su Moussaoui , il presunto 20° dirottatore, presentate da agenti di Minneapolis, dopo la sua cattura ad agosto, nonostante già segnalato dai servizi di sicurezza francesi quale persona collegata ad Al Qaeda.
Omissione dalla lista nera delle banche sospette di finanziamenti ad Al Qaeda dfi due banche kuwaitiane, connesse con la società Harken Energy, implicata in scandali di insider trading ed altro, in cui operò Bush. Da parte dei media non è mai stato evidenziato il fatto notevole che la famiglia Bin Laden e la famiglia Bush siano rimaste a lungo strette in affari; basti pensare al colossale business delle commesse militari della società Carlyle Group, di cui sono state per anni azionisti di maggioranza. Osama Bin Laden ricevette una visita da un ufficiale della Cia mentre era ospite dell’ospedale americano di Dubai, lo scorso luglio. Vari testimoni tra il personale ospedaliero. Presunte chiamate dai cellulari dei passeggeri dirottati, riportate dall’ FBI e diffuse dai media, in realtà non risultano dai tabulati delle società telefoniche. Gli ingegneri specialisti dei vigili del fuoco Usa hanno denuciato il fatto che nella storia delle investigazioni sulle cause degli incendi e dei crolli degli edifici mai così rapidamente sono state rimosse le macerie ed ogni altra evidenza utile per le indagini ancora in corso ( Fire Engeneering Magazine).
Caso antrace: alla fine si è scoperto che proveniva dai laboratori delle forze armate. Le lettere all’antrace furono inviate a giornalisti ed a senatori democrarici: per allineare i primi, e per “convincere” i secondi dell’opportunità di una approvazione celere della legge antiterrorismo “US Patriot Act”, come poi è stato.
UN COMMENTO CONCLUSIVO
Ci troviamo di fronte ad un momento di crisi storica, e di potenziale catarsi, del sistema economico-militare statunitense ed occidentale in generale, che ha dominato il mondo dal dopoguerra ad oggi. E’ in crisi il suo sistema economico incapace di sostenere un livello di consumie un conseguente livello di debiti che è stratosferico, al di sopra delle proprie possibilità. Gli Stati Uniti e, in cascata, gli altri paesi occidentali, si sono ripiegati in uno sfrenato consumismo edonistico, per sostenere il quale hanno dovuto instaurare una egemonia militare mondiale per garantirsi il controllo di tutte le necessarie risorse naturali e finanziarie. Se Bush si guarda allo specchio vede il volto di Osama Bin Laden: il terrorismo è endogeno e funzionale ad un capitalismo senza senso, senza un “dove” andare; e i fondamentalismi ed integralismi di origine religiosa ne sono lo specchio, il contraltare, l’ “ombra”. Non è vero, Franco ?
“Vuoto di senso crolla l’Occidente. Soffocherà, per ingordigia e assurda sete di potere. E dall’Oriente, orde di fanatici…” (Franco Battiato, “Zai saman”, da Fisiognomica”, 1988)
Maurizio Barile