Da Nestor Halak per Comedonchisciotte.org
Mi pare che dalla caduta di Damasco avvenuta con così imprevedibile ed imprevista (anche da chi doveva prevederla) facilità, si possano trarre diversi insegnamenti.
Innanzi tutto direi che una guerra non è mai finita fin quando non è finita ed è vano cantare vittoria prima che lo sia.
Poi direi che è sciocco accettare di interrompere un conflitto quando si sta vincendo, perché al momento dell’eventuale futura ripresa le condizioni potrebbero essere completamente diverse.
Vano è inoltre contare sui patti e sui trattati stipulati: in diritto internazionale gli accordi vengono rispettati solo fino a quando ve n’è convenienza o fino a quando si è in grado di farli rispettare, che poi è una variante della stessa cosa.
I patti stipulati con gli Stati Uniti poi, sono noti per non valere la carta sulla quale sono scritti almeno dai tempi in cui il Grande Padre Bianco di Washington imbrogliava gli indiani facendo promesse, ovviamente menzognere, che avrebbero dovuto valere fin quando crescerà l’erba e i fiumi scorreranno.
Perciò mi sembra che ci fosse ben poco da star tranquilli a seguito di un accordo del “gruppo di Astana” firmato nientedimeno che dal quel gentiluomo di Erdogan. Eppure pare che fior di cancellerie ci abbiano fatto un certo affidamento. Probabilmente pensavano di avere più deterrenza, ma la deterrenza si consuma presto se ad una provocazione non corrisponde una reazione adeguata.
La Siria è persa e con essa tutta l’operazione russa di salvataggio e i suoi costi e con la Siria se ne va il corridoio terrestre tra l’Iran e il Libano che teneva in piedi Hezbollah: Israele, a cui era stato consentito di bombardare impunemente Damasco, ed è attualmente impegnata a massacrare i palestinesi a Gaza nell’indifferenza generale, può gongolare.
Mi auguro almeno che gli avvenimenti siriani portino consiglio per quanto riguarda la guerra in Ucraina, specie adesso che l’occidente, militarmente a mal partito, propone piani di congelamento sulle linee del fronte “promettendo” con grande generosità che per dieci o vent’anni l’Ucraina “non entrerà nella Nato”. Strana promessa: mi pare che dovrebbe essere oramai chiaro a tutti che non si tratta affatto di impedire all’Ucraina di aderire alla Nato, ma di convincerla ad uscirne: l’esercito ucraino, non è forse un esercito Nato? La guerra in corso non è forse tra la Nato e la Russia? Eppure ogni volta che parlano il presidente Putin o il suo ministro Lavrov il punto che più spesso viene ripetuto è che i russi “rimangano pronti e disponibili alla ricerca di un accordo”.
Ma un accordo con chi? Un accordo che prevede cosa? Che la Nato non si espanderà di un centimetro ad est? Tutte le intese precedenti si sono dimostrate carta straccia , tra i politici occidentali c’è persino chi ha candidamente confessato trattarsi di semplici espedienti per guadagnare tempo, volete che ve lo dicano più chiaramente di così? In realtà non c’è nulla da negoziare se non le modalità con le quali gli americani debbono lasciare l’Ucraina e, magari, tornare finalmente a casa loro. Cos’altro si può mai trattare con un nemico che dichiara in televisione che il suo fine è la sconfitta strategica della Russia e la sua distruzione come stato unitario?
In realtà i russi non possono realmente vincere questa guerra se non portando stabilmente quasi tutto il territorio ucraino sotto la loro egemonia, diretta o indiretta e possono farlo solo con mezzi militari giacché in quelli propagandistici sono surclassati: io ci vedrei più gli estremi per una guerra con tutti i crismi, la più intensa e breve possibile, piuttosto che per “un’operazione militare speciale” lunga anni, voi che ne dite?
Gli americani sono relativamente deboli sul piano militare, infatti hanno sempre bisogno di altri che combattono al posto loro a meno che non si tratti di invadere Grenada, mentre sono fortissimi (ancora oggi, incredibilmente), sul piano del soft power: in teatro sono imbattibili. Confrontate le imprese militari vere e proprie con le rivoluzioni colorate: quanto a risultati, non c’è paragone. Rambo funziona solo al cinema, nella realtà vale molto di più la corruzione, l’infiltrazione, la propaganda, l’inganno eccetera eccetera.
Forse convincere dei fanatici religiosi ignoranti e praticamente psicopatici a fare la guerra per conto loro non è troppo difficile, ma a dire il vero sono riusciti anche a convincere un popolo istruito e con una certa coscienza del mondo come quello ucraino a morire per l’impero e badate che morire non è roba da poco.
Sembra davvero strano che nel ventunesimo secolo si riesca a persuadere un tizio che ha sempre parlato russo anche in famiglia e considera l’ucraino un buffo dialetto di L’Vov e che per giunta ha sempre seguito usanze russe e costumi russi come propri, ad andare a combattere contro i “russi” perché lui non e russo, ma ucraino. Specie alla luce del fatto incontrovertibile che la federazione russa aveva una popolazione cinque volte superiore ed il maggior arsenale atomico e convenzionale del mondo. Eppure bisogna ammettere che gli americani ci sono riusciti: non hanno convinto tutti, certo, ma buona parte. Sono o non sono bravi?
E’ tragico, ma anche grottesco e bizzarro, eppure i fatti dimostrano che sì, si può essere stupidi al punto di andare a morire per Black Rock. Sembra che basti tracciare una linea lungo la strada e dire che quelli dei numeri dispari sono tutti fottuti stranieri venuti a rubare la nostra terra. Magari anche riscrivere la storia sui libri scolastici aiuta.
Mi consola un poco la ferma credenza che in Italia questo non sarà comunque possibile, anche se, chi lo sa, ci potrebbero anche provare. Non che anche noi non ci facciamo prendere per i fondelli con irrisoria facilità, basti pensare a cosa è stata la “pandemia”, quando persone fino ad allora ritenute insospettabili, amici e parenti, hanno cominciato a credere alle più risibili panzane, ma mi piace pensare che l’esercito italiano si squaglierebbe con una velocità paragonabile a quello arabo Siriano ben prima di arrivare a contatto col nemico. Anzi, sapete che vi dico? Probabilmente il miglior modo per perdere velocemente la guerra in Ucraina sarebbe proprio quello di inviare truppe europee sul campo di battaglia. Vadano, vadano ad insegnare agli ucraini come si combatte.
Il disastro siriano dimostra chiaramente come si possa quasi vincere la guerra e poi perdere la pace e certo porterà altri infiniti lutti ad una popolazione già martoriata, ma forse potrebbe servire di insegnamento per le guerre ancora in corso più di quanto non siano serviti gli esiti degli accordi di Minsk, ma confesso che rimango dubbioso. Le risposte russe alle mosse occidentali continuano a sembrarmi piuttosto deboli e talvolta un poco naive, comunque insufficienti a scoraggiare i guerrafondai di Washington, gente talmente feroce da chiedere all’Ucraina di abbassare l’età di coscrizione per mandare a morire (per loro), anche i ragazzi (ucraini) più giovani: probabilmente i sacerdoti aztechi erano più empatici, questi sono fior di mascalzoni, centinaia di migliaia di morti non gli bastano ancora. Davvero non c’è alcun bisogno di scomodare lo straordinariamente abusato Hitler, sempre in bocca al main stream, quando abbiamo tali fulgidi esempi di filantropi, qui tra noi, ai nostri tempi, nella più grande democrazia del mondo.
Come volete che li sconvolga un missile ipersonico che prende di mira una fabbrica già tante volte bombardata a Dnepropetrovsk? Per di più senza neppure un adeguato bumm per far figura in televisione. Per quanto riguarda quei ricchi signori, i “negri della neve” possono anche crepare tutti. Anzi, sarebbe tanto di guadagnato.
Forse se un paio di questi missili avessero distrutto la nuova base americana in Romania, il messaggio sarebbe arrivato più chiaro. Quella è gente che non sente nulla che non li colpisca direttamente.
Certo, certo, lo so, i russi non vogliono un’escalation, ma non volevano neppure la guerra, eppure alla fine l’hanno subita lo stesso e a casa loro. Non rispondere adeguatamente all’escalation del nemico porta alla perdita di deterrenza ed equivale ad invitarlo ad osare un passettino più in la. La bollitura lenta non vale solo per le rane. O almeno così mi pare.
Chissà che una visione non appaia anche a loro sulla via di Damasco.