Stiamo ritornando servi della gleba

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CHRIS HEDGES

truthdig.com

Conoscete la statistiche. La disuguaglianza salariale negli Stati Uniti non è mai stata così elevata da oltre un secolo. Il 10% della parte alta della classifica si accaparra il 50% delle retribuzioni nazionali e il primissimo 1% ne incamera il 20%. Un quarto dei lavoratori americani tira avanti con paghe da meno di 10 dollari l’ora, cosa che li pone al di sotto del livello di povertà, mentre la retribuzione media degli amministratori delegati delle più grandi multinazionali è più di 300 volte il salario medio dei loro dipendenti, un incremento enorme, dato che negli anni ‘50 questa proporzione era solo di 20/1. Questa disuguaglianza salariale è un fenomeno mondiale. L’1% della popolazione agiata del mondo controlla il 40% delle ricchezze di tutto il pianeta. E diventa sempre peggio.

Quali saranno le conseguenze economiche e politiche di questa sperequazione? Quanto dovrà peggiorare la situazione, quando si impongono programmi di austerità e nuove regole di tassazione che abbassano le aliquote per le multinazionali e che permettono alle aziende di accumulare capitali o di ricomprare le proprie azioni, invece che di investire nell’economia? Come faremo a sopravvivere, quando il costo dell’assicurazione sanitaria aumenta costantemente e i servizi di previdenza sociale come Medicaid, Pell Grants e i buoni pasto subiscono dei tagli? Inoltre, in base alla revisione del regolamento fiscale firmata dal Presidente Trump a dicembre, le aliquote a carico dei lavoratori sono destinate ad aumentare, sul lungo periodo. Nel prossimo decennio, questa riforma sarà costata alla nazione circa 1,5 trilioni di dollari. Quando ne usciremo?

Noi viviamo in un nuovo feudalesimo. Siamo stati privati del potere politico. I lavoratori sono intrappolati in mansioni umili, costretti a debiti paralizzanti e a salari stagnanti o in calo. L’indigenza cronica e le condizioni lavorative di particolare sfruttamento in molte parti del mondo e, sempre di più, negli Stati Uniti, sono la replica dell’inferno patito alla fine del 19° secolo dai lavoratori del comparto industriale.

La totale conquista delle istituzioni di governo da parte delle multinazionali e delle loro elites oligarchiche, compresi i due principali partiti politici, il sistema giudiziario e la stampa, sta a significare che non c’è rimasto più nessun meccanismo con cui riformare il sistema o che ci protegga dagli abusi, sempre crescenti. Dovremo ribellarci o diventeremo i servi della gleba del 21° secolo, costretti a vivere in miseria e brutalmente oppressi da una polizia militarizzata e dai più sofisticati sistemi di sicurezza e di sorveglianza della storia dell’umanità, mentre gli oligarchi al potere continuano a crogiolarsi in opulenza e ricchezze inimmaginabili.

Il nuovo sistema di tassazione è un abuso esplosivo,” aveva detto l’economista Richard Wolff quando aveva parlato a New York. “Abbiamo avuto 30 o 40 anni in cui le multinazionali hanno pagato meno tasse del dovuto. Hanno fatto più soldi di quanti non ne avessero mai fatti prima. Sono riuscite a non far aumentare le retribuzioni mentre la produttività cresceva. Un altro grosso regalo, in questo momento, è l’ultima cosa di cui hanno bisogno, sopratutto se a pagarlo sono le stesse persone che hanno visto ristagnare le proprie paghe. Dare alle loro tasse una sforbiciata di questo genere, riducendole praticamente dal 35% al 20%, significa tagliarle del 40%. Questo genere di eccessi, assolutamente folli, mi ricorda la Francia prima della Rivoluzione, quando questi abusi erano arrivati ad una dimensione sociale esplosiva. Ecco dove siamo.”

Quando negli anni ‘30 il capitalismo era collassato, la risposta della classe lavoratrice era stata quella di dar vita alle organizzazioni sincali, scioperare e protestare. I lavoratori avevano contrapposto la forza alla forza. Avevano costretto gli oligarchi a rispondere con il New Deal, che aveva creato 12 milioni di posti di lavoro sovvenzionati dallo stato, la Social Security, il salario minimo e i sussidi per la disoccupazione. L’infrastruttura della nazione era stata modernizzata e manutenuta. I soli Civilian Conservation Corps (CCC), avevano impiegato 300.000 persone per la creazione e la gestione dei parchi nazionali. “Il messaggio della classe operaia organizzata era stato inequivocabile,” aveva detto Wolff. “O ci aiutate a superare la Depressione, o ci sarà una rivoluzione.”

I programmi del New Deal erano stati finanziati con la tassazione delle persone abbienti. Ancora negli anni ‘50, durante la presidenza Eisenhower, l’aliquota massima era del 91%.

I ricchi, infuriati, erano entrati in guerra per smantellare questi programmi e ripristinare l’ineguaglianza sociale che li aveva fatti arricchire a spese nostre. Ed ora abbiamo chiuso il cerchio. I dissidenti, i radicali, gli oppositori del capitalismo, vengono nuovamente etichettati come spie delle potenze straniere ed estromessi dalle università e dai media. Il movimento dei lavoratori è stato smantellato, come anche le leggi sul cosiddetto ‘diritto al lavoro’, che proibiscono gli accordi [diretti] fra  sindacati e  datori di lavoro. Le ultime normative rimaste che frenano il saccheggio e l’inquinamento causato dalle multinazionali vengono rimosse. Anche se il governo è l’ultimo meccanismo a nostra disposizione che ci protegge dagli oligarchi predatori e dalle corporations, i ricchi ci dicono che il governo è il problema, non la soluzione. Ci assicurano che l’austerità e un bilancio della difesa gonfiato oltre ogni limite, insieme alla privatizzazione dei servizi pubblici e delle istituzioni, come le utenze e la scuola, sono la strada per la crescita economica. E, a comandare questo assalto e questa rapina incontrollata troviamo l’Imbroglione Capo e i suoi amici miliardari del carbone e dell’industria bellica di Wall Street.

Le elites forniscono false statistiche e mentono sulla ripresa che sarebbe avvenuta dopo il crack finanziario del 2008. Per quanto riguarda i dati sulla disoccupazione, i funzionari governativi fanno due domande alle persone: sei occupato? Se la risposta è ”si” vengono considerate impiegate, anche se hanno un lavoro temporaneo che li impegna solo un’ora alla settimana. Se rispondono “no”, viene loro domandato se sono alla ricerca di un posto di lavoro. Se non hanno cercato lavoro nelle quattro settimane precedenti l’intervista, sono magicamente cancellati dalle liste dei disoccupati. E poi c’è il lungo elenco di chi non viene conteggiato come disoccupato, come i carcerati, i pensionati, le casalinghe e gli studenti delle scuole superiori e delle università in cerca di lavoro. I “fatti alternativi” [diversamente veri], non sono iniziati con Donald Trump.

Non bisogna essere dei geni di statistica per comprendere che, negli ultimi dieci anni, un numero significativo di persone ha rinunciato a cercare perché la cosa è troppo rivoltante,” aveva detto Wolff: “I lavori offerti erano inferiori ai precedenti o talmente precari da rendere impossibile la loro vita familiare. Sono ritornate a scuola, sono entrate nell’economia sommersa o hanno incominciato a vivere pesando sugli amici, sui familiari o sui vicini di casa.”

“La qualità dei lavori, la sicurezza, i sussidi e l’impatto sulla salute fisica e mentale sono scesi a cascata verso il basso, mentre le retribuzioni sono rimaste stagnanti,” aveva continuato. “Noi non siamo in ripresa. Siamo in  costante declino, che è, tra l’altro, il motivo per cui è stato eletto il sig. Trump. Questo sta succedendo al capitalismo in Europa Occidentale, in Giappone e negli Stati Uniti. Questo è il motivo per cui una classe lavoratrice esasperata sta cercando il modo per farsi sentire e cambiare la propria condizione.”

La società ha una responsabilità verso sé stessa,” aveva detto Wolff. “Se il settore privato non può o non vuole farlo, allora deve subentrare quello pubblico. E’ ciò che aveva detto Franklin Roosevelt quando aveva parlato alla radio: ‘Se ci sono milioni di Americani che non chiedono nulla di più di un posto di lavoro, e il settore privato non può provvedere, allora tocca a me. Chi altri potrebbe farlo?’ Se tagliamo sul welfare, allora rendiamo la gente dipendente dal settore privato. Che cosa accadrà a quelle persone scaricate in un settore del capitale privato che non può e non vuole funzionare in maniera socialmente accettabile?”

“Invece di creare una classe media, tutto viene polarizzato,” aveva aggiunto, parlando delle ineguaglianze. “Questo permette agli alti dirigenti di avere delle retribuzioni completamente folli. Sono pagati oltre il ragionevole, ben oltre quello che percepiscono i loro colleghi capitalisti in altre parti del mondo. C’è un crollo nella capacità di spesa. Un’azienda che risparmia denaro grazie al taglio delle tasse del sig. Trump non spenderà i suoi soldi per assumere gente, acquistare macchinari e aumentare la produzione. Hanno già tutti i loro problemi a vendere quello che producono. Stanno impoverendo le stesse persone a cui cercano di vendere. Che cosa ci fanno con i soldi? Li prendono e se li tengono. Si danno delle retribuzioni più alte. Si ricomprano le loro stesse azioni, cosa che è legalmente consentita. Questo fa salire il valore delle azioni. I loro emolumenti personali sono collegati all’andamento delle azioni. Non vengono creati posti di lavoro. Non viene creata nessuna crescita. Il valore delle azioni sale anche se la redditività aziendale, per il crollo del mercato, si riduce.”

“Il capitalismo si sta eliminando da solo,” aveva detto. “I capitalisti si rifiutano di riconoscerlo perché stanno guadagnandoci, ancora per un po’. E’ la stessa logica dei re [francesi] prima della Rivoluzione, che avevano costruito la fantastica reggia di Versailles, senza rendersi conto che in quegli adorabili giardini si stavano scavando la fossa.”

Le elites cercano di distogliere l’attenzione dai loro saccheggi incolpando la Cina o i lavoratori in nero per il declino economico della classe lavoratrice.

“E’ il classico trucchetto dei politici corrotti alle prese con un problema creato da loro stessi, quello di darne la colpa a qualcun altro,” aveva detto Wolff. “Prendiamo i 10 o 11 milioni di immigrati poveri in questo paese, con una condizione legale discutibile, e li demonizziamo. Li facciamo diventare dei capri espiatori. Non sono assolutamente responsabili delle difficoltà di questa economia. Espellerli non cambia di una virgola le dinamiche dell’economia. E’ una cosa infantile asserire una cosa del genere. Ma è un bel teatrino. ‘Sto bastonando lo straniero.’

“I dazi sono un altro modo di bastonare lo straniero,” aveva continuato Wolff. “I dazi sono un sistema per punire gli altri. In questi giorni lo spauracchio è la Cina. Loro sono i cattivi. Sono loro che lo fanno. Vorrei ricordare alla gente due o tre cose riguardo ai dazi. Uno: storicamente non hanno mai funzionato molto bene. E’ molto semplice aggirarli. Per esempio, noi imponiamo un dazio sull’acciaio cinese. Che cosa fanno i Cinesi? Fanno un accordo con i Canadesi, o con i Messicani, o con i Coreani, o con gli Europei. Vendono a loro, che lo rivendono qui. Arriva sempre sulla stessa nave. Ha solo una bandiera diversa a poppa. Questo è un trucco da bambini. E lo sanno tutti.”

“Numero due: è un teatrino politico,” aveva aggiunto. “Non è molto differente. Per esempio, una buona metà delle merci provenienti dalla Cina arriva dalle filiali delle multinazionali americane che negli ultimi 30 anni hanno trasferito in Cina la produzione per il mercato americano. Le punisci chiudendo loro il mercato. Si arrabbieranno. Perderanno i loro investimenti. Cercheranno poi delle soluzioni correttive. Tutto questo è negativo per l’economia americana. E’ un’assurdità.”

“Alla fine, i Cinesi, dal momento che i loro uomini politici non sono poi così diversi dai nostri, dovranno decidersi a rispondere e si rivarranno,” aveva detto. “Stanno già prendendo di mira i nostri prodotti agricoli. E’ il caos. Gli Stati Uniti, quando erano ancora una nazione giovane, erano stati accusati dalla Gran Bretagna e dall’Europa di carpire le loro tecnologie e le loro proprietà intellettuali. Non è mai stato così facile come al giorno d’oggi trasferire la proprietà intellettuale. I Cinesi, con la loro economia intraprendente, hanno fatto la loro parte. Non è una novità. Non è una cosa che spaventa. Fa parte del funzionamento del capitalismo. Fare arrabbiare così di colpo la gente, come se stesse succedendo qualcosa di strano, è solo disonesto.”

Sugli organi di informazione non ci sono discussioni sugli effetti di un capitalismo corporativo ormai fuori controllo. I lavoratori che tirano avanti sotto il peso dei debiti, incapaci di pagarsi un’assistenza sanitaria sempre più costosa e gli altri costi basilari, intrappolati in lavori a basso salario che rendono la vita un’emergenza senza fine, sono resi invisibili dai media, che ci intrattengono con i pettegolezzi amorosi delle attrici porno e delle protagoniste dei reality show e che si concentrano solo sul culto della celebrità. Ignoriamo la realtà a nostro rischio e pericolo.

“Abbiamo dato il via libera ad un sistema capitalistico perché avevamo paura di dibatterlo,” aveva detto Wolff. “Quando si permette che una qualsiasi istituzione faccia quello che vuole, si creano le condizioni perché, al di là delle apparenze, arrivi fino al punto di marcescenza. Questo è ciò che sta accadendo.”

Chris Hedges

Fonte: truthdig.com
Link: https://www.truthdig.com/articles/becoming-serfs/
26.08.2018
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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