DI FRANZ ALTOMARE
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La premessa scontata è che il rossobrunismo è una bufala inventata dalla sinistra globalista e genuflessa al capitale finanziario, quella millantata sinistra che ha svenduto le ragioni dei lavoratori e dei ceti produttivi agli interessi dell’estremismo capitalista e della finanza speculativa, quella sinistra che ha colpevolmente confuso e incentivato a confondere l’inter-nazionalismo dei lavoratori con il cosmopolitismo del capitale, quella stessa sinistra incidentata e sinistrata che ha barattato i diritti reali delle persone con i diritti civili degli individui, la sinistra che oggi, con un pizzico di spudoratezza, manifesta contro un un governo certamente discutibile e contraddittorio anche se oggettivamente in discontinuità con i governi che lo hanno preceduto del corso della cosiddetta Seconda Repubblica.
Ma codesta “sinistra” è dimentica di aver bollato come plebee e cialtrone le istanze legittime di ceti popolari che invocavano semplicemente lavoro e giustizia sociale, mentre i carrieristi a tinte rosse, pasdaran del pareggio di bilancio, accumulavano patrimoni e posizioni di privilegio, e, in ossequio agli ordini del capitale, condannavano alla miseria e alla nullità esistenziale intere generazioni.
Ma andiamo al dunque, e al mio polemico riconoscermi nella definizione di revisionista rossobruno.
Sono ROSSOBRUNO perché lo fu Che Guevara, quando nel discorso all’Assemblea Generale dell’ONU dell’11 dicembre 1964 pronunciò il famoso motto “Patria o muerte!”.
Pochi sinistroidi sono a conoscenza del fatto che la Rivoluzione Cubana (oggetto della mia tesi di laurea) fu innanzitutto una rivoluzione nazionale, patriottica e anti-imperialista, pur riconoscendo il contributo del Partito Comunista Cubano, e che Fidel Castro diventò comunista successivamente alla presa del potere.
Sono ROSSOBRUNO perché l’AUTODETERMINAZIONE dei POPOLI, ovvero il diritto di un popolo a decidere del proprio destino nella propria terra, è la premessa della Sovranità Popolare, a sua volta premessa per lo sviluppo di una prospettiva di una società socialista, di libertà ed uguaglianza sociale.
Sono ROSSOBRUNO perché sono un populista, e affermo il populismo come una opzione, alternativa ad altre populiste, unica per la costruzione del politico verso il Socialismo.
Populista fu Che Guevara quando scrisse “La caduta di Peron mi tocca molto. […] Con lui l’Argentina svolgeva, per noi che localizziamo il nemico a nord, il ruolo di paladino del nostro pensiero.”
Populisti sono stati Chàvez, Evo Morales, Lula da Silva, ed io mi dichiaro populista insieme a loro.
Sono talmente ROSSOBRUNO da considerare la Costituzione Italiana del 1948 come il documento politico più evolutivo e ideologicamente pregnante di tutto il Novecento italiano, faro luminoso a indicare la rotta verso la democrazia e il socialismo, mentre i sinistri italiani agli ordini della finanza di JP Morgan hanno provato a rottamarla.
Sono ROSSOBRUNO come lo fu Pier Paolo Pasolini, quando la sua geniale e profetica diffidenza gli fece prendere le distanze dai sessantottini figli di papà schierandosi con i poliziotti proletari;
anni dopo i ribelli dell’illimitatezza del desiderio diventarono classe dirigente nella sinistra e nel Paese, contro il Paese e gli interessi nazionali e popolari e a difesa del capitale globalizzato.
Sono e resterò Rossobruno fin quando gli imbecilli in pantofole, al riparo dei loro privilegi, non comprenderanno le ragioni di una richiesta di giustizia sociale e di riscossa nazionale che passa attraverso la definitiva sepoltura, nel nome del socialismo e della democrazia, della sinistra che ha tradito e della oligarchia finanziaria a cui essa è asservita.
Franz Altomare
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30.09.2018