Si prepara il più feroce attacco ai lavoratori di tutti i tempi

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DI  SAVINO BALZANO

ilparagone.it

Siamo stati facili profeti, purtroppo, e quando ci sentivamo ripetere che “nulla sarebbe stato più come prima del Covid” sapevamo benissimo cosa volevano dire quelle parole.

Gianbattista Vico ce lo ha insegnato bene che la storia si ripete e i ricorsi storici sul mondo del lavoro suonano spesso come i rintocchi di una campana a morto.

Il Sistema, sorretto dagli alfieri del grande Capitale, ha sempre agito nello stesso modo e c’era ben poco da sperare circa l’ipotesi che questa volta le cose potessero andare diversamente: la crisi è un momento d’oro per sferrare un attacco micidiale al mondo del lavoro.

Gianbattista Vico

La propaganda di regime comincia a pasturare sempre con largo anticipo e gioca sulle parole: i diritti, ad esempio, diventano facilmente dei privilegi e si cerca di convincere la parte più debole del Paese (ahinoi sempre più rappresentativa del contesto generale) che chi gode di determinati diritti sia membro di una sorta di casta da espugnare, da abbattere.

“Certi privilegi non ce li possiamo più permettere” – tuonano – “è bene togliere un po’ ad alcuni perché tutti stiano meglio”.

E cantano come le Sirene di Ulisse, che poi a guardarle bene in faccia sono cozze che somigliano più a un incrocio tra Scilla e Cariddi, sperando di trascinare un Popolo ormai alla fame là dove vogliono loro.

Poi li vai a vedere questi privilegi e se provi ad osservarli con freddezza, scrollandoti di dosso questa retorica della crisi perpetua da combattere a suon di rinunce, ti rendi conto che è roba davvero molto molto normale: un lavoro semplice, con una prospettiva di stabilità che ti consenta di progettare un futuro dignitoso, condizioni di lavoro serene, una retribuzione equa e commisurata al tempo dedicato alla propria prestazione. Piccole cose, se ci pensi, ma determinanti a distinguere un’esistenza libera da una imprigionata dalle catene della ricattabilità.

Il Sistema è però ingordo e da sempre approfitta di questi momenti per strappare via pezzi di carne viva dalle nostre vite e di bocche ne ha tante, più dell’Idra e di Cerbero messi insieme, e attacca implacabilmente chi ha di meno, chi è più semplice e comodo da relegare al silenzio.

Charlie Chaplin in “Tempi moderni”

Tutto è Sistema, nessuna forza politica attualmente in Parlamento fa eccezione: dal Pacchetto Treu del 1997, alla Legge Biagi del 2003, al Decreto Sacconi del 2011, alla Legge Fornero del 2012, al Jobs Act del 2015. E sono solo alcuni esempi: tutte le forze politiche attualmente presenti in Parlamento sono complici di un processo assai ben definito di erosione dei diritti dei lavoratori italiani, in questo la tradizionale distinzione tra destra e sinistra non ha giocato alcun ruolo, e pian piano sono venuti giù tanti presidi di civiltà e di libertà che col sangue avevamo conquistato: il precariato è diventato la regola, il lavoro sottopagato se non gratuito una certezza, il trionfo della legge e dei contratti collettivi una leggenda, il controllo a distanza una premessa obbligatoria ad un rapporto che di fiduciario non ha più nulla, il demansionamento la nuova frontiera nei percorsi di carriera, il licenziamento illegittimo un atto senza alcuna conseguenza di rilievo.

E da questo contesto sono derivate tante, tantissime catastrofi: i lavoratori hanno rinunciato alla partecipazione politica, alla solidarietà tra categorie, dovendo ognuno di loro affrontare un lungo e tortuoso mare in tempesta per raggiungere un’Itaca sempre più lontana e disperata. Si è smesso di lottare per i propri diritti, per quelli della propria unità produttiva, per quelli della propria azienda o del proprio territorio, per quelli del proprio settore, per quelli della classe lavoratrice del Paese, figuriamoci per quelli del Popolo in generale.

E il Sistema ha vinto, ma non si accontenta.

Si diceva che nessuna forza politica oggi presente in Parlamento possa dire di essere innocente e lo confermiamo. Tuttavia, ce n’è una che in passato qualcosa aveva provato a fare ed è proprio il Movimento 5 Stelle. Il Decreto Dignità del 2018 ha davvero rappresentato un momento di svolta e di rottura: ha reintrodotto la causale ai contratti a termine, che non potevano più essere utilizzati senza un motivo oggettivo e concreto, ne ha ridotto durata massima, il numero di proroghe possibili nonché l’arbitrarietà dei rinnovi. Quando Luigi Di Maio dichiarava di aver archiviato il Jobs Act ovviamente mentiva spudoratamente, ma va riconosciuto il fatto che davvero per la prima volta un barlume di fiducia si accendeva nei cuori di chi crede nei valori della dignità del lavoro.

E il Sistema infatti reagì durissimamente, paventando un crollo dell’occupazione che ovviamente non si verificò, anzi: a crollare fu la precarietà, innalzandosi decisamente il tasso di stabilizzazioni verificatesi dall’entrata in vigore delle norme.

Il Decreto Dignità doveva essere l’inizio di un percorso da portare avanti con forza e decisione, supportati peraltro dai risultati positivi che tutti i dati stavano confermando, dimostrando che l’economia non soffre in caso di consolidamento dei diritti dei lavoratori, esattamente come non esplode quando essi vengono erosi. La storia però è andata diversamente: il M5S ha tradito il suo ideale e da forza antisistema è diventato parte integrante del Sistema, con Luigi Di Maio che come un coniglio scappava alla Farnesina sperando in un po’ di tranquillità.

E la colpevolezza del Movimento si consolida in queste ore tradendo palesemente se stesso, lo stesso Decreto Dignità che Luigi aveva osannato con tanto fervore, consolidando nel Piano Colao l’ipotesi di andare in deroga a quelle prescrizioni e tornando alla piena e totale liberalizzazione dei contratti precari. Chi aveva creduto in quello slancio di rinascita, in quella rivoluzione annunciata e poi tradita, dovrebbe oggi indignarsi con maggiore acredine e abbandonare alla solitudine una classe politica che oggi è parte della peggiore casta di sempre.

Ichino, poi Boeri, adesso Gualtieri: se la ridono e, come le Moire, tessono la tela del destino del lavoro. Godono e si gongolano con le loro lame in mano, pronti a sforbiciare e restaurare il trionfo del profitto di pochi sui diritti di molti.

E cosa aspettarsi dopotutto da una politica vassalla di Bruxelles? Quello che Monti fece nel 2012 rispondeva agli ordini di Draghi e dell’Europa che “ce lo chiedeva” a gran voce. C’era la crisi e oggi c’è la crisi: erano ordini da eseguire e lo sono anche questi.

Poseidone aspetta in mare, incazzato più che mai, e non possiamo permetterci di attendere che qualcuno intervenga a pararci il cosiddetto: urge più che mai l’intervento di una forza politica dirompente, nazionale, nuovamente antisistema, costituzionale e popolare.

La traversata è inevitabile: a noi il compito di scegliere la giusta rotta.

 

Savino Balzano

23.06.2020

Link: https://www.ilparagone.it/interventi/si-prepara-il-piu-feroce-attacco-ai-lavoratori-di-tutti-i-tempi/

 

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