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La Redazione

 

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Rumsfeld conosceva in anticipo i piani dell’11 settembre

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A cura di Truman
Il 15 Novembre 2004
195 Views
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Articolo di Reseau Voltaire tradotto da comedonchisciotte.net.

L’atto fondatore del regime Bush

Rumsfeld conosceva in anticipo i piani dell’11 settembre


Visionario o organizzatore? A più riprese, il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld aveva annunciato gli avvenimenti dell’11 settembre 2001. Due minuti prima del primo impatto a New York, preveniva i suoi visitatori dell’imminenza degli attentati. Appena dopo l’attacco al World Trade Center, annunciava il prossimo bersaglio: il Pentagono.
blankIl mattino dell’11 settembre 2001, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Donald Rumsfeld (l’Asso di Picche del Regime Bush) ricevette un certo numero di persone nel suo ufficio del Pentagono. Due minuti prima che il primo aereo si schiantasse sul World Trade Center, egli annunciò loro l’esito di una sua lunga riflessione: ne era certo, un attentato avrebbe avuto luogo in un tempo assolutamente ravvicinato.

Associated Press riporta le sue parole: “All’interno, il segretario alla Difesa, Donald H. Rumsfeld riceve alcune persone per parlare della difesa antimissile e del rischio del terrorismo al riguardo di ciò che è nel frattempo sopravvenuto. ‘Lasciatevelo dire – afferma – io ho fatto il punto della situazione in più riprese. Ci sarà un altro avvenimento’. Due minuti più tardi, un aereo si schiantava sulla prima torre del World Trade Center e provava che egli aveva ragione” (« Inside, Defense Secretary Donald H. Rumsfeld had some people in to talk about missile defense and the risk that terrorism seen in the past would happen again. “Let me tell ya,” he said, “I’ve been around the block a few times. There will be another event.” Two minutes later, a plane smashed into the first World Trade Center tower and proved him right. » Fonte: « A day beyond belief for all America », par Calvin Woodward, Associated Press, 16 settembre 2001).

Christopher Cox, presidente del comitato politico repubblicano alla Camera dei rappresentanti, era uno degli invitati. Qualche ora dopo gli attentati, fece una dichiarazione nella quale riportava le parole del segretario alla Difesa: “ ‘Se noi restiamo vulnerabili ad un attacco missilistico, un gruppo terrorista o uno Stato canaglia che si mostrasse capace di colpire gli Stati Uniti o i loro alleati da dei luoghi lontani avrebbe il potere di tenere il nostro paese intero in ostaggio del nucleare o di un altro ricatto’, disse lui. ‘Lasciate che ve lo dica. Io ho fatto il punto della situazione a più riprese. Ci sarà un altro avvenimento’. Qualche minuto dopo che egli ebbe finito di parlare, le parole di Rumsfeld si rivelavano tragicamente profetiche” (« “If we remain vulnerable to missile attack, a terrorist group or rogue state that demonstrates the capacity to strike the U.S. or its allies from long range could have the power to hold our entire country hostage to nuclear or other blackmail,” he said. “And let me tell you, I’ve been around the block a few times. There will be another event. ” He repeated it for emphasis : “There will be another event. ” Within minutes of that utterance, Rumsfeld’s words proved tragically prophetic. » « Chairman Cox’s Statement on the Terrorist Attack on America », Christopher Cox, 11 settembre 2001).

Visionario fuori dal comune, Donald Rumsfeld annunciò anche un altro attentato che sarebbe seguito a quello del World Trade Center. Precisò anche il bersaglio: il Pentagono. Il Daily Telegraph riportò il seguito della storia: “Donald Rumsfeld, il segretario alla Difesa, era nel suo ufficio che si trova nella parte Est dell’edificio, in riunione con Christopher Cox, il presidente della commissione della Difesa della Camera dei rappresentanti. Cox ricorda che Rumsfeld guardava gli avvenimenti di New York alla televisione e disse: ‘Credetemi, non è ancora finita. Ci sarà un altro attacco e sarà diretto contro di noi’ ” (« Donald Rumsfeld, the Secretary of Defence, was in his office on the eastern side of the building, in a meeting with Christopher Cox, the defence policy committee chairman of the House of Representatives. Mr Rumsfeld, recalls Mr Cox, watched the TV coverage from New York and said : “Believe me, this isn’t over yet. There’s going to be another attack, and it could be us.” » « Revealed : what really went on during Bush’s ‘missing hours’ », par William Langleyere’s, The Daily Telegraph, 16 décembre 2001).


In diretta, Rumsfeld raccontò come andò la faccenda

Il mattino dell’11 settembre, il panico ebbe la meglio sulle amministrazioni statunitensi. Il presidente Gorge W. Bush, che si trovava a bordo del suo aereo, Air Force One, sembrava essere sparito. Alla Casa Bianca la situazione era confusa. Nessuno sembrava sapere che cosa fosse successo al Pentagono.

Lo stesso consigliere nazionale di Sicurezza, Condoleezza Rice, sapeva solamente che “qualche cosa” aveva colpito il Pentagono: “In queste prime ore di crisi, quando noi siamo usciti dalla sala di comando, le informazioni che ci venivano comunicate erano abbastanza straordinarie. Venivamo ad apprendere che un secondo aereo era penetrato nella torre del World Trade Center. E quando siamo usciti dalla sala ci è stato detto che qualche cosa aveva colito il Pentagono e che qualche altra cosa sembrava dirigersi verso la Casa Bianca” (« It was pretty remarkable in those first few hours, coming out of the Situation Room. We had just heard that there was a second plane [that flew] into the World Trade Tower. And coming out, we heard something had hit the Pentagon and that something was likely headed for the White House. » « Rice gained first-hand experience when front line of terror closed in », Chicago Tribune, 14 septembre 2001).

Il vicepresidente Dick Cheney non era meglio informato. Egli spiegò che “i primi rapporti sull’attacco del Pentagono suggerivano un elicottero o un jet privato” (« The first reports on the Pentagon attack suggested a helicopter and then later a private jet. » « Jets Had Bush OK to Down Airliners », Los Angeles Times, 17 septembre 2001).

Fu Donald Rumsfeld che spiegò quello che si stava svolgendo. Mentre tutti i responsabili politici venivano condotti in rifugi di sicurezza, il segretario alla Difesa uscì dal suo ufficio, fece il giro dell’edificio del Pentagono e prese visione di persona sul luogo dell’attentato. “Il segretario alla Difesa Donald H. Rumsfeld era al Pentagono al momento dell’impatto e è uscito dall’edificio per indagare e offrire il suo aiuto”, dichiara il porta-voce, Craig Quigley, contrammiraglio della marina (« Defense Secretary Donald H. Rumsfeld was in the Pentagon at the time of the crash, and he walked outside the building to investigate and offer help ». « DoD Official Provides Briefing After Pentagon Attack », di Gerry J. Gilmore, American Forces Press Service, 11 settembre 2001).

L’assistente del segretario alla Difesa, Vittoria Clarke (la donna di cuori del regime Bush) ricordava la sua attitudine in questi istanti di panico generale. “Il momento più terribile era piuttosto nella mattinata, verso le 8e40-8e45 quando noi abbiamo appreso che un primo, poi un secondo aereo si erano schiantati contro il World Trade Center. Il processo di Gestione delle Situazioni di Crisi fu immediatamente messo in atto”, spiegò lei. “Qualcuno tra noi andò immediatamente nell’ufficio del segretario alla Difesa Rumsfeld per avvertirlo che il processo di Gestione delle Situazioni di Crisi era stato messo in atto. Lui voleva fare qualche telefonata. Dunque i nostri sono andati dall’altro lato della hall, in quello che si chiama il National Military Command Center. Lui è restato nel suo ufficio”. Poi Rumsfeld si recò sul luogo dell’attentato. “Quando è rientrato nell’edificio, circa una mezzora dopo – raccontò Victoria Clarke – è stato il primo a dirci che era praticamente sicuro che si trattasse di un aereo. Egli fondava la sua opinione sul pezzo di relitto e sulle migliaia e migliaia di pezzi di metallo. E’ lui che ce l’ha detto, a noi, l’équipe che era sul luogo. E’ dunque lui che fu il primo a dirci che si trattava probabilmente di un aereo” (« Well, the terrible moment was actually earlier at about 8:40, 8:45 when we realized a plane and then a second plane had hit the World Trade Center. And immediately the crisis management process started up. A couple of us had gone into the secretary’s office, Secretary Rumsfeld’s office, to alert him to that, tell him that the crisis management process was starting up. He wanted to make a few phone calls. So a few of us headed across the hallway to an area called the National Military Command Center. He stayed in his office. We were in these rooms maybe 200 feet away where we felt the concussion. We immediately knew it was something bad. We weren’t sure what. When it first happened, we didn’t know what it was. But again, all the wheels were in motion. Everybody was doing what they were supposed to be doing. The secretary was in his office, really not that far away from the side of the building that got hit by the plane. He and another person immediately ran down the hallway and went outside and helped some of the people, some of the casualties getting off the stretchers, etc. When he came back in the building about half an hour later, he was the first one that told us he was quite sure it was a plane. Based on the wreckage and based on the thousands and thousands of pieces of metal. He was the one that told us, the staff that was in the room. So he was really the first one who told us that it was most likely a plane. » Retranscription officielle de l’interview de Victoria Clarke au WBZ Boston Saturday, 15 septembre 2001 : News Transcript, US Department of Defence).

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Bisogna che “un avvenimento esterno, giudicato fino a quell momento ‘improbabile’, venga a forzare la mano dei burocrati reticenti”?

Dal suo arrivo al segretariato alla Difesa, Donald Rumsfeld combatte duramente per imporre il suo gigantesco piano di riorganizzazione delle armate. Dopo i due lunghi mandati democratici di Bill Clinton, Rumsfeldt, giunto infine al potere, deve combattere la sua stessa amministrazione, ostile ai cambiamenti che lui vuole imporre.

Qualche mese prima, Donald Rumsfeld aveva già espresso pubblicamente l’esito della sua relazione sulla maniera di “forzare la mano dei burocrati reticenti”. Fino a che non è divenuto segretario alla Difesa dell’amministrazione Bush, egli presiedeva una commissione ufficiale sulla “valutazione dell’organizzazione e della pianificazione della sicurezza degli Stati Uniti in materia spaziale”. Il rapporto conclusivo che egli presentò, l’11 gennaio 2001, col suo amico Generale Jay Garner, era già premonitore: “La storia è piena di situazioni in cui si è ignorato gli avvertimenti e si è resistito ai cambiamenti fino a che un avvenimento esterno, giudicato fino ad allora ‘improbabile’, non sia venuto a forzare la mano dei burocrati reticenti. La questione che si pone è di sapere se gli Stati Uniti avranno la saggezza di agire in maniera responsabile e di ridurre al più presto la loro vulnerabilità spaziale. Oppure se, come è già stato il caso per il passato, il solo avvenimento capace di galvanizzare le energie della Nazione e di forzare il governo degli Stati Uniti ad agire debba essere un attacco distruttore contro il paese e la sua popolazione, una ‘Pearl Harbor spaziale’. Noi siamo stati allertati, ma non siamo in allerta” (« History is replete with instances in which warning signs were ignored andchange resisted until an external, “improbable” event forced resistantbureaucracies to take action. The question is whether the U.S. will be wiseenough to act responsibly and soon enough to reduce U.S. spacevulnerability. Or whether, as in the past, a disabling attack against thecountry and its people-a “Space Pearl Harbor”-will be the only eventable to galvanize the nation and cause the U.S. Government to act.We are on notice, but we have not noticed. » « Report of the Commission to Assess U.S. National Security Space Management and Organization », 11 gennaio 2001).

La vigilia degli attentati, il 10 settembre 2001, egli pronunciò un discorso minaccioso davanti ai funzionari del dipartimento della Difesa: “L’avversario è qui. E’ la burocrazia del Pentagono. Non le persone, ma le procedure. Non i funzionari, ma il sistema. […] Alcuni dovrebbero domandarsi: perché diavolo il segretario alla Difesa attacca il Pentagono davanti ai suoi impiegati? Io rispondo loro: io non desidero attaccare il Pentagono; io voglio liberarlo. Noi dobbiamo salvarlo da lui stesso. Gli uomini e le donne di questo dipartimento, civili e militari, sono nostri alleati, non nostri nemici” (« The adversary’s closer to home. It’s the Pentagon bureaucracy. Not the people, but the processes. Not the civilians, but the systems. […] Some might ask, how in the world could the Secretary of Defense attack the Pentagon in front of its people ? To them I reply, I have no desire to attack the Pentagon ; I want to liberate it. We need to save it from itself. The men and women of this department, civilian and military, are our allies, not our enemies. » « Remarks as Delivered by Secretary of Defense Donald H. Rumsfeld, 10 settembre 2001).

L’11 settembre, alle 18e42, il segretario alla Difesa utilizzò l’avvenimento che cascò a pennello e produsse quel colpo di forza nei confronti di coloro che non desideravano “finanziare l’importante accrescimento del budget di difesa sollecitato dal Pentagono”. Donald Rumsfeld scelse di attaccare nel corso di una conferenza-stampa al Pentagono, alla quale si unirono i leader democratici e repubblicani della commissione senatoriale di Difesa alfine di manifestare l’unità dell’America in quel momento difficile. Si era ancora senza notizie del presidente Bush e il mondo attendeva con inquietudine la risposta degli Stati Uniti. Nel mezzo della conferenza, in diretta davanti alle telecamere della stampa internazionale, Donald Rumsfeld prese di mira il senatore democratico Carl Levin: “Voi, senatore Levin, così come altri rappresentanti democratici al Congresso, avete espresso il timore di non avere i mezzi per finanziare l’aumento dei budget di difesa sollecitati dal Pentagono, specialmente per quel che riguarda la difesa anti-missile. Voi temete di avere di attingere dai fondi della Sicurezza sociale per finanziare questo rafforzamento. E’ il genere di avvenimento che si è avverato sufficiente a convincervi che è urgente per questo paese aumentare le spese consacrate alla sua difesa e che, se occorre, bisognerà attingere dai fondi della sicurezza sociale per pagare le spese militari? – l’aumento delle spese militari?” (« Senator Levin, you and other Democrats in Congress have voiced fear that you simply don’t have enough money for the large increase in defense that the Pentagon is seeking, especially for missile defense, and you fear that you’ll have to dip into the Social Security funds to pay for it. Does this sort of thing convince you that an emergency exists in this country to increase defense spending, to dip into Social Security, if necessary, to pay for defense spending — increase defense spending ? » « DoD News Briefing on Pentagon Attack », 11 settembre 2001. Leggere anche l’articolo di Reseau Voltaire « Une “divine surprise” pour Donald Rumsfeld », Note d’informazioni di Réseau Voltaire, 14 dicembre 2001).


Chi ha scritto lo scenario dell’11 settembre?

Il mattino dell’11 settembre, “due minuti” prima del primo attentato, Rumsfeld annunciava che esso avrebbe avuto luogo. Ma il fatto più sorprendente è che il segretario alla Difesa sospettava anche che il bersaglio sarebbe stato il World Trade Center.

Sei mesi prima degli attentati, nel marzo 2001, ‘l’inimmaginabile’ scenario dell’11 settembre era, in effetti, stato descritto dalla Rand Corporation. Questo think thank finanziato dalla lobby industrial-militare era notoriamente diretto da Donald Rumsfeld. Il segretario alla Difesa ne era amministratore dal 1977 e benefattore per una somma dichiarata di oltre $50.000 (Consultare, sul sito della Rand Corporation: « Trustees » (documento in formato PDF) e « Policy Circle Members, Benefactors-$50,000+ »).
Indirizzandosi ad un pubblico di ufficiali superiori della US Air Force, il vice-presidente degli affari esteri della Rand Corporation, Bruce Hoffman, aveva spiegato: “Noi tentiamo di preparare le nostre armi contro Al Qaida, l’organizzazione – o, può essere, il movimento – associato a Bin Laden. […] Pensate un momento a quello che fu l’attentato con la bomba contro il World Trade Center, nel 1993. Ora, rendetevi conto che è possibile far crollare le torre Nord sulla Torre Sud e uccidere 60.000 persone. […] essi troveranno altre armi, altre tattiche e altri mezzi per colpire i loro bersagli. Essi hanno una scelta evidente di armi, tra cui […] i drones [cioè gli aerei telecomandati]” (« We try to get our arms around Al-Qaeda, the organization-or maybe the movement-associated with bin Laden. […] You have to pause here and think for a moment, go back to the bombing of the World Trade Center in 1993. Now, putting aside whether it was possible to actually topple the North Tower onto the South Tower and kill 60,000 people, consider the goal. […] They will find other weapons and tactics and means to reach their targets. And here is an obvious class of weapon choices : ultralights, UAVs, all types of distance and stand-off weapons, surface-to-air missiles, rocket-propelled grenades fired from a distance, remote control mortars, and Man-Portable Air Defense Systems (MANPADS). » « Twenty-First Century Terrorism »: http://www.usafa.af.mil/inss/foreword.htm, in The Terrorism Threat and US Government response : Operational and Organizational Factors, US Air Force Academy, Institute for National Security Studies, March 2001. Leggere anche l’articolo di Reseau Voltaire « Les prévisions “inimaginables” de la Rand corporation »: http://www.reseauvoltaire.net/article7623.html, Note d’informazione di Réseau Voltaire, 14 dicembre 2001. A proposito dei “drones” o « Unmanned Aerial Vehicles – UAVs », vedere il sito della FAS www.fas.org/irp/program/collect/uav.htm).

Come ha potuto avere Donald Rumsfeld una tale conoscenza dello scenario dell’11 settembre?
– Nel gennaio 2001, Donald Rumsfeld aveva dichiarato i suoi desideri di tali avvenimenti per “forzare la mano dei burocrati reticenti”.
– Nel marzo, la Rand Corporation, di cui egli era amministratore, aveva annunciato un probabile attentato terrorista aereo contro il World Trade Center.
– Il 10 settembre, egli minacciava i funzionari del Pentagono: “L’avversario è qui. E’ la burocrazia del Pentagono”.
– L’11 settembre, Rumsfeld annunciò gli attentati due minuti prima che essi avessero luogo.
– Poi annunciò che il Pentagono sarebbe stato il prossimo bersaglio.
– Quando questi avvenimenti si sono prodotti, il segretario alla Difesa li ha spiegati politicamente, fin dalle prime ore. Le accuse portate contro Osama Bin Laden nell’organizzazione degli attentati non sono state dimostrate. Importanti sospetti ricadono invece su Donald Rumsfeld. Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti d’America e il suo amico generale Jay Garner hanno organizzato gli attentati dell’11 settembre 2001?



Cronologia: Donald Rumsfeld l’11 settembre.

8e44: Donald Rumsfeld annuncia “un altro avvenimento” terrorista.
Christopher Cox, che era nel suo ufficio per parlare della difesa anti-missile e del rischio del terrorismo, riporta le sue parole: “‘Lasciate che ve lo dica. Io ho fatto il punto della situazione a più riprese. Ci sarà un altro avvenimento’. Due minuti più tardi un aereo si schiantava sulla prima torre del World Trade Center e provava che aveva ragione”.

8e46: attentato sulla torre nord del World Trade Center.

9e02: attentato sulla torre sud del World trade Center.

8e46-9e02 ? : Donald Rumsfeld “voleva fare alcune telefonate”.
Il suo assistente Victoria Clarke si ricorda: “Il momento più terribile era piuttosto nella mattinata, verso le 8e40-8e45 quando noi abbiamo appreso che un primo, poi un secondo aereo si erano schiantati contro il World Trade Center. Il processo di Gestione delle Situazioni di Crisi fu immediatamente messo in atto. […] Qualcuno tra noi andò immediatamente nell’ufficio del segretario alla Difesa Rumsfeld per avvertirlo che il processo di Gestione delle Situazioni di Crisi era stato messo in atto. Lui voleva fare qualche telefonata”.


9e02-9e37 ? : Donald Rumsfeld, che “guardava gli avvenimenti di New York alla televisione”, dichiara: “credetemi, non è ancora finita. Ci sarà un altro attacco e sarà diretto contro di noi”.

Secondo il Daily Telegraph, “Donald Rumsfeld, il segretario alla Difesa, era nel suo ufficio che si trova nella parte Est dell’edificio, in riunione con christopher Cox, il presidente della commissione della Difesa della Camera dei rappresentanti. Rumsfeld, si ricorda Cox, guardava gli avvenimenti di New York alla televisione e disse: ‘Credetemi, non è ancora finita. Ci sarà un altro attacco e sarà diretto contro di noi’”.


9e37: Attentato al Pentagono.

9e37 – 10e07 ? : Donald Rumsfeld esce per “fare indagini e offrire il suo aiuto”.
Il portavoce del Pentagono, Craig Quigley, spiega: “Il segretario alla Difesa Donald H. Rumsfeld era al Pentagono al momento dell’impatto ed è uscito dall’edificio per fare indagini e offrire il suo aiuto”.


Intorno alle 10e07: Donald Rumsfeld annuncia “che era praticamente sicuro che si trattasse di un aereo”.

“Quando egli è ritornato nell’edificio, circa una mezzora più tardi, racconta Victoria Clarke, è stato il primo a dirci che era praticamente sicuro che si trattasse di un aereo”.


18e42: Donald Rumsfeld prende di mira il senatore democratico Carl Levin perché accetti “l’aumento delle spese militari”.

Il segretario alla difesa se la prende col senatore Levin nel corso di una conferenza-stampa al Pentagono: “E’ il genere di avvenimento che si è avverato sufficiente a convincervi che è urgente per questo paese aumentare le spese consacrate alla sua difesa e che, se occorre, bisognerà attingere dai fondi della sicurezza sociale per pagare le spese militari? – l’aumento delle spese militari?”

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