Resistenza, oggi come ieri: Istruitevi, Agitatevi, Organizzatevi!

Di Raffaele Varvara, per ComeDonChisciotte.org

Siamo tutti inseriti in decine e decine di gruppi social, pieni zeppi di link, notizie, video, inoltrati quasi in maniera compulsiva dalle nostre dita, che ci perdiamo di vista il percorso in atto. Siamo così immersi in questa infosfera che è necessario fermarsi, fare il punto della situazione e capire dove stiamo andando.

Per fare ciò, mi servo dei 3 celebri comandamenti di Gramsci, declinati ad oggi.

Istruitevi: ci siamo istruiti grazie ai contributi di autorevoli specialisti del campo medico-sanitario e del campo giuridico-legale che si sono alternati sui palchi delle manifestazioni in quest’ anno. Abbiamo capito che l’emergenza sanitaria è solo la sovrastruttura che schiude all’inizio di un nuovo modello di società e che l’emergenza è un metodo di governo per bypassare l’unico ostacolo al reset: le democrazie e le Costituzioni.

Agitatevi: ci siamo agitati. La prima a scendere in piazza assiduamente tutti i sabati fu Milano, da gennaio. Poi le assemblee di piazza si sono moltiplicate in tutta Italia ed ora si stanno svegliando anche le contrade del sud. Pian piano, da poche centinaia siamo passati a tante migliaia di manifestanti. L’aumento dell’affluenza nelle piazze è stato direttamente proporzionale all’aumento delle misure restrittive introdotte dai nemici. L’obbligo vaccinale per i sanitari e l’obbligo dell’infame lasciapassare per lavorare hanno provocato un innalzamento del livello della rivendicazione. Di contro, i nemici, come in una partita a scacchi, hanno giocato la loro mossa. Il potere, di solito, non usa reprimere il dissenso, poichè lavora molto più subdolamente e perfidamente affinchè i pensieri di rovesciamento dell’ordine dominante, non accedano neanche alla nostra mente, che risulta quindi sedata dall’ opera manipolatrice e anestetizzante del “politicamente corretto” e sedotta dagli effimeri piaceri che lo stesso potere ti mette a disposizione (netflix, amazon). Tuttavia adesso si ritrovano un Paese in fibrillazione, sull’orlo di una povertà dilagante, con un ritrovato patto tra coloro che sono stati marchiati a fuoco sottopelle e coloro che non lo sono, uniti nell’ intento di schiacciare questi parassiti e di spazzar via la piaga del neoliberismo dalla storia. Evidentemente qualcosa è sfuggito ai loro algoritmi e i nemici hanno dovuto ricorrere alla strategia della tensione reale (attacco alla CGIL) o potenziale (rischio di infiltrazione black block) con il risultato che l’hanno vinta loro: le piazze sono state neutralizzate.

Organizzatevi: siamo in ritirata strategica; nelle piazze il clima è di oppressione totale. Adesso serve vedersi in contesti aggregativi intermedi, più protetti, tranquilli, al riparo dove potersi vedere, conoscersi, parlarsi viso a viso e non chini sulla tastiera di un terminale; contesti aggregativi carbonari, ai limiti della clandestinità dove lavorare per trasformare la moltitudine caotica, eterogenea, spontanea e improvvisata che si è formata in questo anno in un blocco sociale rivoluzionario. L’unione auspicata da più parti e da più nomi, purtroppo è facile a dirsi ma difficilissima a farsi, poichè il prevalere dell’io-egoico, individualista e materialista è la controindicazione più grande ai processi aggregativi. I tentativi di aggregazione di pezzi a loro volta disgregati al proprio interno, non funzionano se il terreno dell’unione rimane superficiale: restando in superficie prima o poi rigurgitano le vecchie divisioni ancestrali destra/sinistra, fascisti/antifascisti; poichè questo potere ha metastatizzato le nostre anime e le nostre menti, e se è vero che l’oppressione del potere si materializza su un piano spirituale, allora il terreno dell’ unione si deve esperire molto più in profondità. Questa sintesi, inoltre, non la faranno certamente uomini reciclati della politica, abituati a replicare schemi vecchi in contesti nuovi; ci vogliono uomini vergini della politica, lungimiranti, dotati di un animo cristallino e del coraggio necessario per rendere i nemici neoliberisti cenere della storia.

Infine, oltre l’organizzazione dei moti contestativi, urge organizzare “reti sociosolidali”, come denominati dal comitato “Di Sana e Robusta Costituzione”, per non cadere nel baratro quando la povertà dilagherà. Serve costruire le strutture di un nuovo mondo che andranno “a regime” quando il blocco sociale rivoluzionario avrà tradotto in volontà politica questo processo; ma nel frattempo bisogna operare su due livelli diversi di temporalità: il tempo di sopravvivenza contingente di chi lavora alla rivoluzione è diverso dal tempo che impiegheremo per diventare nuovo potere costituente.

Se sono vere le parole del motivetto che impazza in queste settimane, “La gente come noi non molla mai”, allora prepariamoci alle prossime mobilitazioni nazionali di sabato 13 e 20 novembre. Convergete a Roma per tenere sempre acceso il fuoco sovversivo dello spirito!

Vi aspettiamo nella capitale!

Raffaele Varvara per ComeDonChisciotte.org

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