La parabola di Wojtyla
DI MASSIMO FINI
Le agonie di Pio XII e
di Paolo VI si svolsero
in un silenzio quasi
assoluto, rotto solo da qualche
scarno comunicato, che
dava una straordinaria
intensità all’evento che stava
per compiersi, la fine di
Papa Wojtyla è avvolta in
un frastuono e in una grancassa
massmediatica che
infastidiscono e disturbano
sottraendole ogni autentica
commozione. Ma non poteva
essere che così. Wojtyla è
stato un Papa Massmediatico
e qui sta la ragione del
suo immenso successo personale
e insieme del sostanziale
fallimento del suo pontificato.
Durante i 26 anni la popolarità
di Wojtyla non ha fatto
che aumentare nella stessa
misura in cui, nello stesso
periodo, crollavano le vocazioni
e in Occidente, soprattutto
quello cattolico, scompariva
il senso del sacro. Ciò
significa che papa Wojtyla
era percepito dalla gente
come una grande star del
firmamento internazionale,
come un Elton John o un
Bruce Springsteein di un
carisma quindi mondano,
privo di un’autentica autorità
morale.Tanto è vero che
quando Wojtyla tuonò
contro la guerra, la
cattolicissima Spagna
di Aznar non gli diede
alcuna retta.
Di un narcisismo quasi
patologico, tale da
indurlo a esibire impudicamemte
la sua sofferenza,
papa Wojtyla, nel
tentativo di conquistare tutti
ha finito per non affascinare
veramenmte nessuno.
paradossale la parabola
di questo Papa. Uomo dai
valori forti, antichi, tradizionali,
pretridentini, li ha
via via offuscati nell’ansia
di apparire e con l’uso a
tappeto degli strumenti di
comunicazione di massa, la
Tv, i jet, i viaggi, la creazione
di “eventi”, la stessa
papamobile”, ha finito per
trasmettere un messaggio di
mondanità e di modernità
(“Il mezzo è il messaggio”
diceva Mc Luhan) che di
quei valori sono l’esatta
antitesi.
Il suo stesso ecumenismo
religioso si rivela, a
ben guardare, perfettamente
funzionale alla globalizzazione
che è il trionfo proprio
di quel mercato che
Wojtyla, a parole, ma mai
veramente forti e decise,
condannava. Anche il fatto
di esere stato un Papa molto
politico”, che ha contriubuito
in modo determinante
alla caduta del comunismo
sovietico e alla dissoluzione
della Jugoslavia, col pesante
appoggio dato all’indipendenza
croata, non ha favorito
l’ascolto del suo messaggio
spirituale. È sceso troppo
nel mondo e ha usato
troppo i suoi mezzi per essere
distinto dal mondo. Per
cui la Chiesa di Wojtyla ha
lasciato un vuoto spirituale
che è stato riempito in vario
modo, dalle religioni orientali,
in particolare il buddismo,
dall’islamismo, dalle
sette e addirittura da quei
culti poveri, poverissimi,
così lontani dalla raffinatezza
psicologica del cristianesimo,
che sono l’occultismo.
il satanismo e persino l’astrologia.
L’uomo occidentale di oggi
non ha bisogno di mondo,
ne ha fin sopra i capelli,
ha un disperato bisogno
di spirito e credo che, in
questo senso, vedesse
più lontano monsignor
Lefebvre che proprio
Papa Wojtyla ha emarginato
e scomunicato.
E io credo che fra qualche
anno, lasciati alle spalle
l’entusasmo conformistico
e il narcisismo simbiotico
che hanno accompagnato
l’intera parabola di Wojtyla
e che in questi giorni vede il
mondo stringersi intorno al
suo capezzale, evitando
parole crude anche per il
rispetto che sempre si deve a
un uomo che muore (ma tutti
moriamo, non dovrebbe
essere uno scandalo, tantomeno
per chi crede in una
vita ultraterrena), quello di
Giovanni Paolo II sarà
ricordato, nonostante l’enorme
e anche generosa spesa
di sé che Karol Wojtyla
ha fatto per un quarto di
secolo, come il pontificato
che ha assestato il colpo
definitivo a una Chiesa
altrettanto morente.
Massimo Fini
Fonte:Linea
3.04.05
Segnalato da:”AAAriannaEditrice”