PUO' LA SINISTRA CADERE COSI' IN BASSO ?

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“Unità” e “Progressista”: due parole in codice per una calunnia

DI CHRISTOPHER C. CONWAY

Senza alcuna ombra di dubbio non sono il più importante intellettuale
vivente. No, non sono Noam Chomsky, ma non sono neppure un deficiente
monosillabico a cui piace dare aria alla bocca.

Ho la più completa fiducia nelle mie capacità razionali e fin dalla
metà
degli anni di scuola (1979-80) ho fatto costantemente ricorso alla mia
predisposizione al pensiero critico. Così è che ho persino l’audacia di
prestare una considerazione “critica” nei confronti dell’urgente
consiglio
che ci viene offerto da compagni stimati. Il risultato che ne consegue,
purtroppo, è un livello di confusione che certo non è basso.

Per molti mesi fino ad oggi, sono stato sottoposto da parte di Z
Magazine,
CommonDreams.org e WorkingforChange.org ad ogni sorta di diatribe e
richieste, opinioni personali e analisi premurose predicate sulla base
di
false argomentazioni e sostenute da presupposti grossolani che non sono
mai
stati messi in discussione. Insincera, disonesta e soprattutto
chiassosamente sprezzante nei confronti di un Ralph Nader, la sinistra
è
caduta davvero in basso!La tendenza corrente all’interno della sinistra più celebre (ossia l’elite)
è un pasticcio di profondità sinuosa e iper – intellettualizzata che essenzialmente articola un credo familiare: vale a dire, il fine giustifica
i mezzi. È una spiegazione razionale che non ho mai apprezzato quando è stata la destra a farne uso ed è particolarmente fastidiosa quando viene
strombazzata ai quattro venti in maniera sublimale dai progressisti.

Io credo che se è giusto combattere per certe cose, allora certamente è giusto votarle.
Ma invece mi si vuole far credere che date le presenti circostanze questo
principio è semplicemente insensato e poco pratico.

Credo che dovremmo, per lo meno, essere disposti a conservare l’integrità, l’intenzione originale del diritto al voto — il voto è e dovrebbe
rimanere un’affermazione di valori e di principi personali. Se questo è un credo che ci appare essere legato ad un tempo passato, ossia un principio insensato e
poco pratico, allora non resta altro che ammettere che l’intero sistema è
poco più di un inganno grottesco, un meccanismo completamente corrotto.

Potrei votare per il male minore, andando contro la mia etica
personale, ma dovrei ammettere – fino ad un certo punto — la mia collusione con quella
stessa corruzione, il mio compromesso con un difetto sistemico, il mio contribuire alla perpetuazione della disfunzione.

Potrei votare secondo coscienza, sostenendo l’intenzione originale del diritto al voto, ma poi dovrei andare incontro – come poi ho già fatto

all’accusa di aver contribuito a far eleggere il peggiore dei mali.
(Esaminate solo per qualche momento quella costruzione astratta: se voto per un candidato perdente, in verità ho votato per il vincitore – premesso che il
vincitore è il peggior candidato possibile. ???)

No, lasciateci andare avanti e fateci ammettere che l’intero sistema è
poco
più di un inganno grottesco e di un meccanismo profondamente corrotto.
In tal caso, importerebbe un dannato accidente che cosa faccio o come voto? Non
sarebbe il caso che Norman Solomon, Michael Albert, Stephen Shalom, Paul Rogat Loeb, Naomi Klein… e tutti quei leader adesso tanto anti-Nader e
invece tanto pro Nader nel 2000 la smettessero di starmi alle spalle e di salirmi sulla schiena? Sono perfettamente in grado di prendere le mie
decisioni e sono perfettamente offeso dalla presunzione che io possa venire
soggiogato da un “Chi è chi della comunità progressista Americana”
(TheUnityCampaign.org) affinché voti andando contro alla mia miglior capacità di giudizio.

Durante questo ciclo elettorale quei progressisti che hanno
risolutamente
deciso di affermare con il voto i propri valori e i propri principi sono stati denunciati ed attaccati dai luminari della sinistra: pare che non ci
importi niente dei lavoratori e della gente povera, pare che non riusciamo a capire il pericolo rappresentato da Bush e saremmo caduti preda di un
infantile adorazione per un finto eroe. I nostri intelletti sono stati
contestati e veniamo accusati di essere troppo rigidi, assolutisti, puristi.
Hmmm.

E io che ho sempre pensato che la sinistra credesse in qualcosa (invece di
rigirarsi per qualcos’altro).
L’elite di sinistra continua ad appellarsi zelantemente e a
tiranneggiare intellettualmente affinché sacrifichiamo solamente un poco, un tantino,
una piccola, molto piccola briciola della nostra integrità. E a quale scopo? Per una presidenza Kerry?

Ma da dove è venuta fuori tutta questa fede evangelica per il senatore
del
Massachusetts? È venuta fuori grazie alla strategia utilizzata dai
democratici nella loro campagna, che ha alzato una bandiera per un
segmento
ignorante ed apatico dell’elettorato — un segmento che apparentemente
non
ha la più pallida idea di chi o di che cosa voglia. I leader
progressisti
possono anche razionalizzare questo sentimento del Chiunque-Ma-Non-Bush
da oggi fino al giorno del Giudizio Universale, ma quella non è, non può essere e mai sarà una strategia progressista.

Indipendentemente dal risultato di questa elezione, ci sarà molto da fare sulla via della guarigione. Bush non ha solamente diviso la nazione ma

con la surreale assistenza di Noam Chomsky e di altri — ha diviso la sinistra.

Che tempi strani sono questi!

Christopher C. Conway
è attualmente impegnato in una battaglia contro
la
rabbia, la frustrazione, la disillusione, l’alienazione e il corrotto,
corporativo duopolio della politica Americana. Residente a Houston,
Texas, rifiuta categoricamente il paradigma dello ‘stato sicuro / stato
swing”. Gli si può scrivere a: [email protected]

Tradotto da Melektro – A Cura di Peacelink
http://www.peacelink.it

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