Di Raffaele Varvara, ComeDonChisciotte.org
Si infiamma il dibattito sui fondi stanziati alla sanità nella prossima legge di bilancio.
“Sento molte falsità in queste ore su sanità e legge di Bilancio. E allora facciamo ancora più chiarezza: +6,4 miliardi per la sanità in 2 anni (+2,37 miliardi nel 2025 e +4,12 miliardi nel 2026). Record della storia d’Italia per il Fondo sanitario nazionale: 136,48 miliardi nel 2025 e 140,6 miliardi nel 2026. Questi i numeri. Il resto sono mistificazioni”. Lo scrive su X il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni in risposta alle numerose critiche sullo stanziamento per la sanità in legge di Bilancio. Ma non si fa attendere la replica della segretaria del Pd, Elly Schlein che su facebook scrive: “Presidente Meloni, in tutto il mondo la spesa sanitaria si calcola sul PIL e non in valori assoluti. I numeri che ha pubblicato sui suoi social dimostrano che abbiamo ragione. Il fondo sanitario nazionale in rapporto al PIL scenderà nel 2025 e nel 2026 al 6,05%. È il minimo storico degli ultimi 15 anni. Se ne rendono conto i 4,5 milioni di italiani che hanno rinunciato a curarsi perché non possono permetterselo. Le metto qui una pratica tabella così può rendersi conto anche lei, e finitela una volta per tutte con il gioco delle tre carte sulla salute degli italiani” (1).
Come ogni anno, di questi tempi, va in scena il solito, stucchevole teatrino propagandistico: da un lato le posizioni governofile di chi sostiene che mai nessun esecutivo aveva fatto meglio, dall’altro quelle governofobe di chi sostiene che mai nessun esecutivo aveva fatto peggio. Il copione della messa in scena è fornito sempre dagli oligarchi sovranazionali che dispongono per noi in un Paese a sovranità soppressa. Nelle pagine di quel copione si rinnova l’assoluto primato dell’economia sulla politica: così il dibattito sulla tenuta del nostro Servizio Sanitario Nazionale si riduce unicamente a “quanti soldi destinare al fondo sanitario nazionale”.
Avete mai sentito un programma di rilancio della nostra conquista sociale più grande? Da quanto tempo manca un confronto su un’idea di sanità?
Bisogna andare indietro al 2018 per ritrovare qualcosa di simile. La commissione igiene e sanità congedandosi dalla 18° legislatura, lascia in consegna una precisazione riguardo al concetto di sostenibilità del sistema sanitario: “Non si tratta di un problema economico (quante risorse sono necessarie)”, perché “la sostenibilità del diritto alla salute è prima di tutto un problema culturale e politico”
In sostanza – dice la Commissione – la sostenibilità della spesa può e deve essere affrontata come una sfida di pubblica priorità nella riallocazione delle risorse per soddisfare al meglio i bisogni della popolazione”. Le domande che devono guidarci per il futuro sono: “Fino a che punto siamo disposti a salvaguardare i principi fondanti del nostro sistema sanitario nell’interesse della collettività, garantendo a tutti coloro che ne hanno bisogno un’elevata qualità di accesso alle cure, nonostante la crisi economica? Quali cure il nostro sistema può riuscire a garantire nel modo migliore ai cittadini?” E in termini ancora più chiari, citando Roy Romanov (che presiedette una commissione analoga in Canada nel 2003), la Commissione conviene sul fatto che “il sistema (sanitario, ndr.) è tanto sostenibile quanto noi vogliamo che lo sia”. (2)
Troppo spesso il termine “sostenibilità” è stato confuso con compatibilità, definanziamento e razionalizzazione, secondo l’interpretazione che ne danno gli economisti. Tornando a fornire un’ esegesi politica del termine, la “sostenibilità” di un sistema complesso, come la sanità, invece, è la sua capacità di mantenere un’omeostasi: riuscire a trovare un equilibrio che perduri nel tempo. La “crisi di sostenibilità” della nostra sanità è uno stato di squilibrio tra il soddisfacimento dei bisogni di salute della popolazione e le risorse culturali e materiali che servono per garantire questo soddisfacimento.
Oggi dunque il dibattito politico sulla sanità è totalmente scomparso e sostituito dallo starnazzare attorno alle questioni di gestione economica del maggior capitolo di spesa, la fetta più grande di PIL, con la politica ridotta ad amministrazione delle briciole concesse da banchieri e detentori di capitali.
Ma se la salute viene prima di tutto, viene prima anche dei parametri di bilancio poichè la natura incrementale della spesa sanitaria fa presupporre che per rilanciare davvero la sanità pubblica urgono finanziamenti a pioggia del fondo sanitario nazionale. Invece le misure del governo per la sanità in manovra finanziaria sono, per usare una metafora clinica, come un antibiotico sottodosato per un paziente in sepsi conclamata, irrisorie rispetto al fabbisogno.
In attesa di riappropriarci della sovranità monetaria, è tempo di operare politiche redistributive per togliere a chi in questi anni ha moltiplicato i profitti (bigpharma) e dare risposte ai 4,5 milioni di italiani che rinunciano alle cure.
Il comitato “Di Sana e Robusta Costituzione” opera per restituire il primato al dibattito politico sulla sanità con l’obiettivo di salvare la natura pubblica e universalistica del sistema sanitario:
- Bloccando i processi di dissoluzione della sanità pubblica, fermando le derive privatistiche del welfare aziendale, delle mutue sostitutive, del privato convenzionato, dell’intramoenia, delle agevolazioni fiscali ai sistemi privati;
- Restituendo allo Stato il pieno controllo esclusivo della Salute, abrogando la modifica del titolo V, in assoluta controtendenza rispetto alla deriva dell’autonomia differenziata,
- Investendo sul personale del SSN, per fermare l’emorragia di medici e infermieri verso l’ estero o il privato, per smaltire le liste d’attesa e garantire pronte risposte ai bisogni di salute della popolazione.
Alla messa in scena di questi giorni, rispondono cittadini liberi, sanitari e attivisti, uniti nei motti “La sanità non si vende, si difende” e “Umanità in sanità: questa la priorità“; autentiche parole di chi ha strenuamente resistito in questi anni, di chi si è guadagnato sul campo la credibilità per difendere la nostra eccellenza italiana nel mondo e di chi, non potendo contare su alcun portavoce delle nostre istanze a tutti i livelli di rappresentanza, si organizza in un fronte sociale extraistituzionale per difendere la sovranità sanitaria e determinare le scelte politiche locali, nazionali e sovranazionali.
Di Raffaele Varvara, ComeDonChisciotte.org
21.10.2024
NOTE
1.https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=125093
2.https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=57776&fr=n