DI ANDREA ZHOK
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Ieri le maggiori sigle sindacali, capitanate dal segretario della CGIL Maurizio Landini, hanno unito le loro forze a quelle di Confindustria per sottoscrivere un comune appello.
In esso si esortano “i cittadini di tutta Europa ad andare a votare alle elezioni europee per sostenere la propria idea di futuro e difendere la democrazia, i valori europei, la crescita economica sostenibile e la giustizia sociale”.
L’appello è specificamente rivolto contro “quelli che intendono mettere in discussione il progetto europeo per tornare all’isolamento degli Stati nazionali, richiamando in vita gli inquietanti fantasmi del novecento”.
Chiosando l’appello, conclude Landini: “Noi pensiamo di aver bisogno di più Europa, di un’Europa diversa da quella dell’austerità, lontana dai cittadini e dai lavoratori. Indichiamo un’Europa capace di dare prospettive di lavoro ai giovani, aperta al mondo, fattore di stabilità e pace, che sa accogliere. Un’Europa capace di compensare e ridurre le diversità economiche e sociali che vivono al suo interno”.
Ci sarà un giorno in cui nei libri di storia si chiederanno come tutto ciò sia stato possibile.
Ci si chiederà come è stato possibile che la totalità dei rappresentanti dei lavoratori di un paese si siano uniti in un fronte comune a difesa di un meccanismo istituzionale, l’Unione Europea, che ha demolito per vent’anni la dignità del lavoro in Italia e in gran parte d’Europa.
Dopo vent’anni di dumping fiscale e sociale, di austerità, di monetarismo, di tutela del grande capitale, di concorrenza fiscale al massimo ribasso, di accoglimento di paradisi fiscali interni all’UE, di ricatti a colpi di spread, di macelleria sociale greca, dopo tutto questo e molto altro ancora ci voleva proprio il terribile sindacalista trinariciuto, quello che “non le manda a dire al padronato”, che firmasse un appello con la Confindustria per avere “più Europa.”
Ma naturalmente non un’Europa qualunque, beninteso, no, questa volta sarà un’Europa del tutto diversa, nuova, verginale, idealista, quella dei “valori europei” della “giustizia sociale”. Questa volta, perché questa è la volta buona, non sarà più l’Europa di Juncker e Moscovici, non più l’Europa degli impuniti surplus commerciali tedeschi, non più l’Europa che “gli aiuti di Stato non si possono dare” salvo che si tratti di Airbus, di banche tedesche, di agricoltura francese, e insomma non staremo a guardare il pelo nell’uovo.
No, questa volta ci ergeremo a tutela del mondo del lavoro alleandoci, in questo eroico sforzo, con i santi protettori del sistema finanziario e del sistema industriale, uniti nella lotta per un’Europa più giusta e nella protezione degli interessi dei lavoratori.
Questa volta sarà tutto diverso, credetemi, parola di Landini.
Andrea Zhok
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10.04.2019