Palamara e Renzi alla riforma della giustizia, Buscetta all’antimafia e jack lo squartatore alla Sanità…..

A Quarta Repubblica, la trasmissione condotta dal giornalista Nicola Porro si sono presentati finalmente insieme ed uniti Renzi e Palamara, per dire agli italiani come deve essere riformata la Giustizia. Chi meglio di loro ce lo può dire visto che sono stati a capo del "Sistema" che tutt'ora dichiarano in essere. Un pentito ha il diritto di presentarsi come vittima ed addirittura proporsi nel ruolo di "riformatore"?

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Di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani), ComeDonChisciotte.org

Chi mi legge sa che da tempo sostengo che Renzi e Palamara giocano nella stessa squadra la partita che si sta giocando, senza esclusione di colpi, tra magistratura e politica.

Nella puntata di Quarta Repubblica del 6 giugno us. condotta dal giornalista Nicola Porro, dove i due l’uno al fianco dell’altro, hanno avuto la “faccia tosta” di presentarsi e proporsi nel ruolo di “giusti” riformatori.

Ora facciamo un passo indietro seguendo le tracce a ritroso per capire quanto i due – seppur costretti a confessare alcune verità nel tentativo di rendersi accettabili – non abbiano nessun diritto, di parlare del sacro tema della Giustizia ne tantomeno quello di arrogarsi il diritto di riformarla.

In breve, Palamara è stato per lunghi anni, fino a quando non è stato scoperto (o meglio, fino a quando il “Potere” ha deciso che fosse scoperto), il “deus ex machina” di un “Sistema” di potere e di intrecci tra le fratellanze profonde che si annidano tra politica e magistratura.

E’ stato sufficiente installare un trojan nel suo cellulare per far venir giù tutto e far comprendere agli italiani come realmente funziona la giustizia nel nostro paese.

Quello che è venuto fuori, è che nell’attuale sistema di giustizia, di “giusto” non c’è assolutamente niente.

Le nomine e le carriere costruite sull’appartenenza, le sentenze pilotate o addirittura comprate, per non parlare delle indagini ad orologeria, dove da una “velina” si costruisce uno scandalo mentre al contempo si tengono nascosti fascicoli con montagne di prove, sono solo alcuni esempi della melma che giace nella palude.

Certo, chi ci vuol far credere che Luca Palamara fosse solo a gestire tale mole di potere, offende la nostra intelligenza; ma questo non giustifica il fatto che oggi l’ex magistrato possa proporsi nel ruolo del riformatore pentito.

Questa logica, tipica del nostro paese e sostenuta dalla stampa di regime deve finire. Una logica dove ai pentiti di gravissime malefatte, sono consentite infinite ospitate, dove parlano a loro piacimento senza contraddittorio nelle TV, sui social ed addirittura scrivendo libri.

In un paese civile dove ancora esiste lo Stato di diritto i pentiti parlano di fronte ai magistrati e rispondono di fronte alla legge.

Tanto per chiarire il concetto con un esempio forte: quando ancora la giustizia nel nostro paese poteva dirsi tale, il pentito per eccellenza, Tommasino Buscetta, non parlava liberamente nei talk show dei suoi presunti pentimenti e Giovanni Falcone non lo proponeva come autorevole membro in qualche commissione antimafia.

Tenendo ben presente che Sistema mafioso e Sistema così detto “Palamara”, si differenziano fra loro quasi esclusivamente per l’estrema violenza fisica presente nel primo ed assente nel secondo, non possiamo non evidenziare come l’ex presidente di ANM, è a tutti gli effetti e del resto lui stesso si dichiara così: un pentito.

Qualcuno potrebbe obbiettare che un’altra differenza fra i due sistemi, potrebbe essere l’assenza dell’arricchimento economico. Ma quando si mette in atto un sistema per cui un incarico prestigioso e quindi bene remunerato viene assegnato ad uno in spregio dell’altro, consentitemi di dire, che è più che evidente che qualcuno si arricchisce a danno di un altro.

Del resto che il sistema delle correnti, il quale segue la logica dell’appartenenza nelle nomine, messo in atto e/o gestito da Palamara, sia molto simile all’applicazione del metodo mafioso, lo ha affermato più volte l’autorevole magistrato del processo sulla trattativa Stato-Mafia, Antonino di Matteo. [1]

Ed ora veniamo al ruolo di Matteo Renzi all’interno del “Sistema”.

Per stessa ammissione del pentito Palamara, Matteo Renzi, in qualità di appartenente al potere politico e leader del “Giglio Magico”, era a tutti gli effetti un membro partecipante al sistema stesso.

Non solo, come confessa lo stesso Palamara nel suo libro (pag. 18 per chi vuole leggerlo), fu proprio una congiura messa in piedi dai due, l’atto battesimale con cui Renzi prese il comando dell’organo istituzionale dove risiede il potere più alto in magistratura, ovvero il Consiglio Superiore della Magistratura.

Chiarisco subito una cosa importante: a noi comuni mortali – molti anche vittime di questa giustizia – niente ci interessa e niente ci deve interessare (tanto meno impietosire) – del molto probabile teorema secondo il quale la fine di Palamara ed i problemi giudiziari di Renzi e famiglia, siano la conseguente ritorsione del potere a quella congiura.

I pentiti, quand’unque siano sinceri, rimangono sempre dei pentiti e non delle vittime. E qualora colpiti e giustiziati dallo stesso “sistema” al quale appartengono e per il quale si sono prodigati nel farlo proliferare, è bene essere chiari: le loro lamentele sono del tutto fuori luogo e moralmente non giustificabili.

Loro stessi e per scelta, siglando quel patto, hanno venduto la loro anima e gli occhi dei loro figli al “sistema”, essendo ben consapevoli che mai gli sarebbe stato concesso di riaverli indietro.

Che Matteo Renzi raggiunse in quegli anni l’apice del poter giudiziario, non lo dice solo Palamara e nemmeno è una fantasia di chi scrive.

Lo dimostrano i fatti e lo confessa più volte lo stesso senatore leader di Italia Viva, ricordando spesso di essere l’artefice delle nomine degli ultimi due vice presidente del CSM, Giovanni Legnini e Davide Ermini.

Le intercettazioni all’Hotel champagne mostrano chiaramente come gli uomini del “Giglio” erano tra i più presenti ed attivi nel gestire il “sistema”. Parlo di Luca Lotti e Cosimo Ferri.

OK, va bene “c’erano anche gli altri”, “il sistema funzionava e funziona ancora così”, si difende con il sorriso, Matteo Renzi – allora, vada dai magistrati e faccia i nomi, racconti tutto – non solo quello che gli fa comodo ed è funzionale alla sua parte di potere.

Perché un uomo possa dirsi pentito e qualificarsi tale, in modo concreto e senza macchia, occorrono due cose fondamentali: il pentirsi veramente e l’essere credibili.

Sinceramente sia Renzi che Palamara, mi pare che di strada ne abbiano da fare ancora molta per arrivare al Santuario del pentimento e ricevere la benedizione.

Per esempio – e lo possiamo ascoltare nel video della trasmissione di Porro che vi metto qua sotto – come può essere credibile Renzi, quando afferma che la nomina di Gratteri a ministro della giustizia fu bocciata da Napolitano su indirizzo di alcuni magistrati e nello stesso tempo tentare di giustificare la scelta di Re Giorgio, come una prerogativa costituzionale del Presidente della Repubblica.

Ma chi pensa di prendere in giro!

Si sta arrampicando sugli specchi, certo l’impresa è delle più ardue,  incolpare alcuni magistrati e rendere puro il “fratello” Giorgio, su questa vicenda, fa sì che il “bomba” raggiunga l’apice del ridicolo.

Certe affermazioni, le può fare e scrivere solo perché forte dell’attuale stato comatoso della magistratura e ben consapevole di come tutt’ora funziona il sistema. Sa perfettamente che nessun magistrato avrà l’autorizzazione dal sistema stesso ed il coraggio personale di aprire un fascicolo e chiamarlo a rispondere come persona informata dei fatti.

Se Renzi, che era lì presente, dice e scrive che Napolitano ha bannato il nome di Gratteri perché inviso alla magistratura, non esiste più un “ma”:

 Il Presidente ha violato la Costituzione. Punto!

Ma vediamolo il teatro che i due hanno inscenato su Rete 4 (cliccate sull’immagine):

“Questo sistema c’è sempre stato” dice Renzi “talvolta funzionava bene, perché quando davano le carte hanno anche messo magistrati bravissimi, mentre qualche volta non ha funzionato per niente”

Sembra di sognare, allora secondo Renzi il sistema va bene, secondo lui c’è solo da aggiustare il tiro, vale a dire eliminare quei magistrati che fanno errori.

Ma il punto è chi lo decide quando un errore è un errore? la convenienza del politico di turno? lo stesso “sistema di potere”?

Allora ho ragione, quando affermo che l’attuale riforma della giustizia ed i referendum sono solo funzionali a conservare il potere.

Quello che non va bene è proprio il “sistema” ed i principi di appartenenza e fratellanza su cui si fonda. Deve essere eliminato del tutto ed impedito nella maniera più assoluta che politici e magistrati abbiano contatti. Come deve essere vietato che avvocati ricoprano cariche politiche oppure cariche in magistratura mentre esercitano la loro attività.

Tutto questo deve essere impedito attraverso norme ben precise e pene estremamente severe per chi trasgredisce.

Le “porte girevoli” devono essere regolamentate al massimo. Un magistrato che entra in politica non lo può fare nella regione dove ha esercitato e quando è passato alla politica deve sapere che non potrà più rientrare in magistratura.

Le nomine devono essere fatte per sorteggio tra un vasto gruppo di candidati super selezionati tenendo conto solo del curriculum e della loro professionalità.

“E’ sempre stato così” torna a dire Renzi sui rapporti incestuosi tra politici e magistrati. Addirittura Renzi con Palamara che conferma, confessa il rapporto stretto tra il magistrato Donatella Ferranti ed il Vice del CSM Davide Ermini: “erano una sola cosa” sottolinea il senatore.

La Ferranti, prestata alla politica, divenne Presidente della commissione Giustizia nel governo Renzi.

Durante il suo incarico, addirittura confessano i due pentiti, che la stessa, nel rapporto con Ermini, era colei che comandava.

Insomma alla fine i due costretti da Porro arrivano alla verità: “quello che non funziona è il sistema delle correnti”.

Ma il sistema delle correnti non è mica scritto nella Costituzione italiana, è un sistema che è nato segretamente dentro il profondo delle istituzioni e quindi, di fatto i due pentiti di fronte a Porro, stanno confessando ed ufficializzando l’esistenza di un “deep state” all’interno della nostra Repubblica.

Non so se ci rendiamo conto della portata di queste confessioni. Renzi e Palamara devono parlare e raccontare tutto non solo quello che fa comodo alla parte del potere a cui appartengono. Perché è chiaro a questo punto, di fronte a certe evidenze, che siamo nel bel mezzo di una durissima battaglia all’interno dello stato profondo italiano.

“Quello che non è accettabile è che qualcuno faccia il moralista, i moralisti senza morale” sentenzia Renzi – ecco la conferma di quello che dicevo, siamo in presenza di una strenua lotta fratricida per il potere, e chi pensa di rimanere fuori, minaccia l’altro di tirarlo dentro: “muoia Sansone con tutti i filistei”.

Ricapitoliamo, abbiamo all’interno delle nostre istituzioni un “deep state” dichiarato che segretamente ha messo in atto un “sistema” di potere. Per ragioni a noi sconosciute hanno deciso di farsi la guerra fra loro e nel bel mezzo di questa guerra per conservare il potere, di fronte al popolo italiano per far finta di cambiare, si presentano distinti in due categorie: i moralisti senza morale ed i pentiti riformatori che vorrebbero riformare loro stessi.

Mi sembra che ci sia poco da stare tranquilli.

Ma una domanda mi viene spontanea e penso anche a voi:

da quando è entro in azione questo “Sistema”?

Sembra incredibile ma ci risponde proprio Palamara:

“L’attuale Sistema ha una data di origine ed è sicuramente il 1992, il rapporto tra politica e magistratura, anche lì si dovrebbero riscrivere un sacco di cose, penso andrebbero riviste alcune vicende che hanno riguardato, mi viene in mente il Gruppo Ferruzzi – capire come sono state sviluppate determinate situazioni – io penso che da lì è iniziata, come dire, il venir meno di una linea di confine ed il tentativo di utilizzare la magistratura per regolare le controversie politiche”

Ebbene sì… siamo arrivati alla conclusione tutto parte da quel fatidico e maledetto anno 1992 – da cui sono partite le interlocuzioni fra apparati dello Stato e le organizzazioni segrete tra cui le mafie.

Ripercorriamo insieme gli eventi di quell’anno: a Febbraio parte tangentopoli che aveva lo scopo di azzerare una certa classe politica, a Maggio viene ucciso Falcone che era sulle tracce del “Vero Potere”, pochi giorni dopo Mario Draghi sale sul Britannia per garantire ai poteri la sua lealtà nella svendita del paese, a Luglio viene ucciso Borsellino che aveva ereditato carte e memorie di Falcone ed a Settembre Soros sfruttando la gabbia del cambio fisso (lo SME) e la complicità di Ciampi fece la più grossa speculazione della storia sulla Lira.

Fu in quell’anno che i poteri profondi nazionali ed internazionali crearono le condizioni ed i presupposti per impossessarsi definitivamente delle nostre istituzioni democratiche e del futuro in divenire del popolo italiano.

Tutti noi sappiamo che non ci è stato raccontato tutto ed oggi Palamara ci dice chiaramente che dovremmo riscrivere la storia di quegli eventi…. magari lui ci potrebbe aiutare a farlo.

Di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani), ComeDonChisciotte.org

NOTE

[1] Di Matteo: “Correnti? Metodo mafioso seguire appartenenza per nomine” – ilGiornale.it

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