[1] La citazione inglese sulla quale si basa l’autore dell’articolo è: «Israel must be wiped off the map», che ha lo stesso significato della traduzione francese.
[2] Ahmadinejad è stato eletto al secondo turno il 24 giugno 2005. E’ in carica dal 3 agosto 2005.
[3] Le maiuscole sono dell’autore.
[4] Il parsi, o persiano, è la lingua parlata in Iran. Si scrive con l’alfabeto arabo, ma è una lingua del tutto distinta dalla lingua araba. Si tratta ovviamente di una trascrizione in alfabeto latino ad uso del lettore occidentale. La fonetica adottata è in particolare ad uso del lettore anglofono. Ho scelto di non adattarlo alla fonetica francese, non conoscendo il persiano.
[5] «regime israeliano» senza qualificativo è ovviamente sinonimo di «regime politico israeliano».
[6] Per la semplice e buona ragione che un «regime politico» è una nozione vuota di ogni materialità geografica.
[7] Non so se la doppia attribuzione della preposizione «da» (in «scomparire da») nelle espressioni «az safheh-ye ruzgar» e «mahv shavad» è dovuta ad un’imprecisione dell’autore o invece ad un’ambiguità della lingua persiana.
[8] Gli anglofoni chiamano «Middle-East», cioè «Medio Oriente», quello che in italiano si chiama generalmente il «Vicino Oriente». Ho scelto di conservare la denominazione inglese, che è geograficamente meno restrittiva, e che mi è parsa in questo caso più vicina alla realtà, in particolare a causa della risonanza della questione palestinese in tutto il mondo musulmano (ivi compreso quello non arabo, perciò).
[9] Infatti, fu reinsediato nel 1953 con un colpo di Stato teleguidato dalla CIA statunitense e l’MI6 britannico.
[10] In francese nel testo [raison d’être].
[11] In questa traduzione in inglese, come nella frase in persiano, Gerusalemme viene indicata con il suo nome arabo, «Qods» (la denominazione araba completa è «Al-Qods al-Sharif»). Da notare che il nome ebreo Gerusalemme esiste in una forma arabizzata (Urshalim) testimone almeno in parte del processo sistematico di ebraizzazione della toponimia attuata da Israele dal 1948.
[12] Sottinteso: in maniera altrettanto inesatta, poiché si tratta di una formula ripresa dall’Ayatollah Khomeiny.
[13] Sostituito dal 1° gennaio 2007 da Ban Ki-Moon.
[14] Ex Primo ministro d’Israele dal 2001 al 2006, co-fondatore del Likud e del nuovo partito “centrista” Kadima.
[15] Ricordiamo al lettore distratto, al quale una tale esigenza non sembrasse incongrua, che Israele ignora quotidianamente e da decenni diverse decine di risoluzioni dell’ONU. Il 19 giugno 1967, Aba Eban, Ministro degli Affari Esteri israeliano dell’epoca, ha del resto dichiarato al New York Times: «Se l’Assemblea Generale [dell’ONU] dovesse votare con 121 voti contro 1 [quello d’Israele] il ritorno alle frontiere dell’armistizio (le frontiere prima del giugno 1967), Israele rifiuterebbe di piegarsi a questa decisione».
[16] Ex-Primo Ministro d’Israele dal 1984 al 1986, vecchio dirigente del Partito Laburista israeliano, attuale vice-Primo Ministro e Ministro dello Sviluppo Regionale, figura eminente del partito Kadima fondato da Ariel Sharon, alla testa del quale gli è succeduto Ehud Olmert.
[17] Ex Primo Ministro d’Israele dal 1996 al 1999, e attuale dirigente del Likud, il grande partito della destra israeliana.
[18] Io traduco qui «the Jewish state» alla lettera, con l’espressione «lo Stato ebraico». Consiglio in ogni caso al lettore rigoroso di far riferimento alla prefazione di Claude Klein alla sua traduzione dell’opera più nota tra quelle a fondamento del sionismo, «Der Judenstaat» («Lo Stato degli Ebrei») di Theodor Herzl (La Découverte, 2003). Vi si troverà un’importante discussione sulla traduzione in diverse lingue dell’espressione tedesca originale «Der Judenstaat» che si è diffusa come ben si sa.
[19] Co-fondatrice di Democracy Now! e carismatica giornalista della rete di radio indipendenti statunitensi Pacifica Radio.
[20] La “United Nations Special Commission” (Commissione speciale delle Nazioni Unite) è stata creata il 3 aprile 1991 con la risoluzione 687 del Consiglio di sicurezza dell’ONU, un mese dopo la fine della prima «guerra del Golfo» contro l’Iraq di Saddam Hussein. L’Unscom è stata incaricata prima di controllare, congiuntamente con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), lo smantellamento delle armi di distruzione di massa irachene, poi (dopo la risoluzione 715 dell’11 ottobre 1991) d’impedire, con un controllo permanente, ogni eventuale ricostruzione di un simile arsenale. Fonte: http://www.monde-diplomatique.fr/cahier/irak/presentation-unscom
[21] Ci si potrebbe legittimamente chiedere: «Quale pace mondiale? ».[22] La maiuscola è dell’autore. Il lettore potrà utilmente fare riferimento alla distinzione operata da Norman Finkelstein nel suo libro “L’industria dell’Olocausto: riflessioni sullo sfruttamento delle sofferenze degli Ebrei”, Ed. La Fabrique, 2001, ora tradotto anche in italiano ed edito da Rizzoli. Finkelstein distingue l’“Olocausto” come mito dall’“olocausto” come avvenimento storico (lo sterminio degli Ebrei da parte del regime nazista, che ha assassinato 5,1 milioni di Ebrei, secondo Raul Hilberg, “La distruzione degli Ebrei d’Europa”).
[23] L’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee – cioè il Comitato Americano a/su/per gli Affari Pubblici d’Israele) è la principale lobby pro-israeliana (e dunque pro-sionista) ebraica negli Stati Uniti. É questa la formulazione corretta, che non ha niente a che vedere con la nozione di «lobby ebraica», che presta il fianco alle accuse di antisemitismo. L’AIPAC si autodefinisce come «lobby pro-Israele». (http://www.aipac.org)
[24] In inglese, «Words of Hate: Iran’s escalating threats».
[25] Che è ovviamente un segreto di Pulcinella, conosciuto da tutti, ma i dirigenti israeliani si guardano bene dal rivelarlo. Ricordiamo che Mordechaï Vanunu, il tecnico nucleare israeliano che nel 1986 ha rivelato al Sunday Times l’esistenza dell’arsenale nucleare israeliano, ha passato diciotto anni in prigione (in isolamento totale). Ancora oggi è agli arresti domiciliari ed è strettamente sorvegliato.
[26] Il che non ha impedito in nessun modo ai governi israeliani succedutisi di attivarsi molto per procedere a quello che anche lo storico israeliano Ilan Pappe ha definito «pulizia etnica» (una forma di «annichilimento», fino a prova contraria!) nei confronti dei Palestinesi (e dunque della «nazione» palestinese).
[27] Intitolato «Iran president says Israel’s days are numbered», cioè: «Il Presidente iraniano sostiene che i giorni d’Israele sono contati».
[28] Intitolato «Iran President: Israel will be wiped», cioè: «Il presidente iraniano: Israele sarà annientato».
[29] The Zionist regime will be wiped out soon tbd
[30] tbd.