Alastair Crooke
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Molti in tutto il mondo hanno notato come centinaia di milioni di europei abbiano votato alle elezioni parlamentari dell’UE di giugno. Le elezioni hanno portato a uno spostamento dei consensi a favore della Destra (e della Sinistra in Francia). Tuttavia, l’evidente messaggio delle urne non ha avuto alcun impatto sul modo di governare di Bruxelles. È stata semplicemente reintegrata la stessa leadership.
La facciata della partecipazione popolare attiva nel processo decisionale politico si è dissolta. Si ha la sensazione che tutto sia “sospeso”. Gli appigli dell’esperienza – persino la nozione di verità – su cui facevamo affidamento stanno scomparendo.
Che cosa è successo in Europa?
Dopo le elezioni, Georgia Meloni, premier italiano, uno dei pochissimi leader europei usciti dalle elezioni con sondaggi e credibilità elettorale rafforzati, si aspettava ragionevolmente di avere un qualche ruolo nell’ampia coalizione che governa Bruxelles.
L’establishment dell’UE ha invece scelto di ostracizzarla. “Il Partito Popolare Europeo ha raccolto i voti dei ‘plebei’ di destra che volevano un cambiamento, poi ha portato quei voti a sinistra per fare un accordo con le élite di sinistra che hanno un forte interesse a mantenere lo status quo“, ha spiegato Viktor Orbán in un lungo e importante discorso.
“Questo risultato elettorale porta delle conseguenze per l’Unione Europea. Sono stati fatti entrare in scena i ‘3P’: i proibiti, i permessi e i promossi. I nuovi arrivati del PPE sono stati arruolati nella ‘categoria dei fortemente promossi’. Ursula von der Leyen, con un programma simile a quello dell’ultima volta – un po’ meno verde, ma in definitiva non fondamentalmente diverso – è stata eletta” (dal Parlamento).
La Destra è stata spinta al di fuori del cordone sanitario – “oltre ogni limite” in termini di possibilità di avere una qualche influenza sulla politica dell’UE.
La Meloni ha cercato di modificare questo blocco strutturale – e ha fallito. Ha sbagliato i calcoli. Non è una moderata, ma la moderazione era una necessità tattica quando era diventata premier due anni fa. L’Italia è stata una grande beneficiaria dei fondi UE per la ripresa dell’era Covid. Ha anche ereditato un grande deficit. Perciò ha spiegato le sue vele al vento e ha pensato che questa concessione l’avrebbe “normalizzata” all’interno del “politburo” dell’UE.
Ma il suo stratagemma è stato messo a repentaglio.
Perché? Per colpa…dell’Ucraina. Il “sostegno all’Ucraina” è diventato il “prezzo d’ingresso” per qualsiasi velleità all’interno dell’UE. Senza questo, qualsiasi leader, a prescindere dalla forza del suo mandato, è un “intoccabile”.
Come cambiare l’UE? Il sistema di voto, notoriamente, è strutturalmente bloccato. È il fallimento della guerra in Ucraina che renderà inevitabile il cambiamento, sempre secondo Orbán:
“Cosa succederà dopo la guerra: nascerà un nuovo mondo o continuerà quello vecchio?
In queste ultime elezioni gli elettori hanno virato nettamente a destra, ma la politica è rimasta a sinistra. La conseguenza… è che Bruxelles rimane sotto l’occupazione di un’oligarchia liberale. Questa oligarchia la tiene in pugno”.
“Sebbene le elezioni abbiano lasciato che la Destra emergesse più forte – scrive Wolfgang Münchau – è stata meno unita. I due gruppi politici guidati dalla Le Pen e dalla Meloni si sono divisi in tre. La questione chiave che divide la Destra è l’Ucraina. La Meloni non ha mai vacillato sul sostegno dell’Italia all’Ucraina, a differenza della Le Pen e di Viktor Orbán“.
Gli eventi sul campo di battaglia ucraino, tuttavia, stanno chiaramente segnalando l’avvicinarsi della fine della guerra. L’esito dello scontro è ormai deciso e, come osserva Münchau, “la più grande fonte di disaccordo all’interno dell’estrema destra europea probabilmente scomparirà presto. Questo rappresenterebbe un’opportunità per la Destra di unirsi e di agire, almeno come un fronte unito di trasgressori delle regole. Orbán ha fatto vedere come si può fare. Usa il suo veto sulla politica estera come strumento di ricatto”. Secondo Münchau, se l’estrema destra riuscisse a mettere insieme una minoranza di blocco, l’UE potrebbe bloccarsi.
La guerra in Ucraina è il cuore della realtà dell’UE. Le conseguenze di questa realtà prima d’ora non erano facilmente visibili, ma adesso l’impatto della guerra è diventato evidente e centrale per il percorso futuro dell’UE.
“La fermentazione è iniziata, afferma Orbán, e stiamo lentamente ma inesorabilmente passando da una politica europea a favore della guerra a una politica a favore della pace. È inevitabile, perché il tempo è dalla parte della politica di pace. Anche gli ucraini hanno capito la realtà“.
Viktor Orbán sostiene che è stato l’inizio della guerra in Ucraina a innescare il collasso della politica europea, con la rinuncia dell’Europa a difendere i propri interessi:
“Tutto ciò che l’Europa fa oggi è seguire incondizionatamente la linea di politica estera dei Democratici statunitensi, anche a costo della propria autodistruzione… in un atto di sottomissione”.
E, in secondo luogo, Orbán afferma:
“I valori occidentali – che erano l’essenza del cosiddetto ‘soft power’ – sono diventati un boomerang. Si è scoperto che questi valori occidentali, che si pensava fossero universali, sono dimostrativamente inaccettabili e vengono rifiutati in un numero sempre maggiore di Paesi in tutto il mondo”.
Improvvisamente, l’UE si è ritrovata derubata della sua risorsa chiave: il soft power liberale. “Il soft power occidentale è stato sostituito dal soft power russo, perché ora la chiave per la propagazione dei valori occidentali è il credo LGBTQ. Per quel che riguarda il mondo occidentale, chiunque non lo accetti fa parte della categoria degli ‘arretrati’“.
Orbán si sofferma poi su un cambiamento strutturale, meno evidente, che però ha dato il suo contribuito al crollo del processo decisionale europeo:
“Il processo decisionale europeo è crollato con l’inizio della guerra russo-ucraina, perché l’antico nucleo del sistema di potere europeo era stato a lungo l’asse Parigi-Berlino, che era ineludibile: Era il nucleo ed era l’asse. Dallo scoppio della guerra, tuttavia, si è creato un altro centro e un altro asse di potere. L’asse Berlino-Parigi non esiste più – o se esiste, è diventato irrilevante e suscettibile di essere aggirato. Il nuovo centro di potere e il nuovo asse comprendono Londra, Varsavia, Kiev/Kyiv, i Paesi Baltici e quelli Scandinavi.
Cambiare il centro di potere in Europa e aggirare l’asse franco-tedesco non è un’idea nuova – ma, soprattutto, è stato reso possibile dalla guerra. L’idea esisteva già prima. Si tratta infatti di un vecchio piano polacco per risolvere il problema della Polonia schiacciata tra un enorme Stato tedesco e un enorme Stato russo.
Facendo della Polonia la principale base americana in Europa. (Lo definirei un invitare gli americani lì, tra i tedeschi e i russi), i polacchi hanno intrapreso una strategia alternativa che ha eliminato l’asse franco-tedesco”.
La fine della guerra, dice il leader ungherese – in combinazione con il cambiamento del sistema globale – un processo che viene dall’Asia… “è destinato a [rendere quest’ultima] il centro dominante del mondo. E, dopo la guerra in Ucraina, avremo bisogno di una nuova riconciliazione con la Russia. Ciò significa che l’Unione Europea dovrà rinunciare alle sue ambizioni come progetto politico. L’Unione dovrà invece rafforzarsi come progetto economico e dotarsi di un progetto di difesa“.
“L’esperimento polacco fallirà, perché non hanno le risorse: dovranno tornare all’Europa centrale e ai Quattro di Visegrád. Aspettiamo quindi che i fratelli e le sorelle polacche ritornino.
Quindi, la grande strategia per l’Ungheria nel futuro prossimo… deve essere la connettività. Ciò significa che non ci lasceremo rinchiudere in uno solo dei due emisferi emergenti nell’economia mondiale e non ci faremo coinvolgere nella guerra contro l’Est. Non ci uniremo alla formazione di un blocco tecnologico che si opponga all’Est e non ci uniremo alla formazione di un blocco commerciale che si opponga all’Est”.
Münchau conclude:
“Loro [gli strati dirigenti dell’UE] non hanno valutato correttamente questa [strategia del cordone sanitario]. Una delle tragedie attuali dell’UE è che non ha ai vertici gente in grado di pensare in modo strategico. Si tratta di persone che vivono di relazioni e che si trovano a loro agio in compagnia degli altri. Non ci vuole molto per sconfiggerli, ma bisogna sapere come funziona l’UE. La Meloni ora lo sa”.
Alastair Crooke
Fonte: english.almayadeen.net
Link: https://english.almayadeen.net/articles/analysis/the-nakedness-of-eu–geo-political–ambitions-will-be-reveal
02.08.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Alastair Crooke CMG, ex diplomatico britannico, è fondatore e direttore del Conflicts Forum di Beirut, un’organizzazione che sostiene l’impegno tra l’Islam politico e l’Occidente. In precedenza è stato una figura di spicco dell’intelligence britannica (MI6) e della diplomazia dell’Unione Europea.