“LETTERA DAL MULLAH OMAR”

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blankDI MARCO TRAVAGLIO
Anno Zero

Chi scrive è il mullah Omar. Ho 44 anni, 4 mogli, vari figli, sono
di Kandahar, dunque non sono arabo: sono afghano. Nella mia vita ho
fatto un po’ di tutto: il combattente, il politico, la guida
spirituale, di nuovo il combattente. Ho conosciuto i più grandi
eserciti del mondo: a 20 anni combattevo l’Armata rossa (ci ho
rimesso letteralmente un occhio della testa), ora combatto gli Stati
Uniti, gli inglesi e i loro alleati della Nato. Solo che, quando
combattevo i sovietici, a voi occidentali piacevo tanto: le armi ce
le passavate voi. Ora, comprensibilmente, non vi piaccio più. Eppure
sono rimasto lo stesso.

Conosco Bin Laden dai tempi dell’invasione sovietica, quando anche
lui vi piaceva parecchio. Ma non abbiamo niente in comune: lui è un
arabo, un califfo saudita pieno di petrodollari. Ci aiutò contro
l’Armata rossa e dopo ci diede un sacco di soldi per costruire
strade,ponti, scuole e ospedali. Per questo era molto amato dagli
afghani e quando entrai in Kabul, nel 1996, lo lasciai lì. Ma
nel `98 fu accusato di aver ordito gli attentati alle ambasciate Usa
in Kenya e in Tanzania, e la sua presenza in Afghanistan divenne un
problema. Anche perchè Clinton cominciò a bombardare nel mucchio,
nella zona di Khost, pensando che lui fosse lì: invece morirono
centinaia di civili. Tra il mio governo e Clinton ci fu una
trattativa: ma sì, risulta dai documenti del Dipartimento di Stato,
anche gli americani trattavano con i talebani. Avevano il mio
numero. Mandai il mio braccio destro Wakij Ahmed a Washington, a
incontrare due volte Clinton: il 28 novembre e il 18 dicembre `98.
Clinton voleva che ammazzassimo Bin Laden, o almeno lo espellessimo.
Espellerlo non potevamo: era troppo popolare.Offrimmo di fornire le
coordinate del suo nascondiglio, così che gli Usa potessero
centrarlo a colpo sicuro. Purchè la smettessero di bombardarci.
Clinton, inspiegabilmente, rifiutò.Poi i nostri rapporti peggiorarono ancora, ma non certo per il burka
alle donne o per le tv distrutte o per le statue del Buddha
polverizzate: fu perché rifiutai di affidare la costruzione del mega
gasdotto dal Turkmenistan al Pakistan all’americana Unocal. Gli
americani se la legarono al dito, anche perché nell’Unocal erano
impicciati Dick Cheney, Condoleezza Rice e l’attuale presidente
afghano Hamid Karzai. Ora fingete di scandalizzarvi tanto per
l’oppio: ma nel ’98 e nel ’99 proposi più volte all’America e
all’Onu di bloccare la coltivazione del papavero in cambio del
nostro riconoscimento. Risposero picche. Nel 2000 bloccai
unilateralmente la coltivazione del papavero, tra le proteste di
centinaia di migliaia di contadini: ma il Corano vieta di produrre e
consumare droga, e per me il Corano è una cosa seria. Risultato: il
prezzo dell’oppio salì alle stelle. Un danno terribile per le grandi
mafie del narcotraffico mondiale. Sarà un caso, ma meno di un anno
dopo ci avete attaccati. Ora, nell’Afghanistan “liberato”
e “democratico”, si produce più oppio di prima: produciamo l’87%
dell’oppio mondiale.

Dopo l’11 settembre gli americani ci han chiesto di nuovo di
consegnare Bin Laden. Abbiamo chiesto le prove del suo
coinvolgimento. Non ce le han date. Noi non abbiamo dato Bin Laden.
E ci hanno attaccati. Anche se non c’era un solo afghano nei
commandos delle Torri gemelle, né un solo afghano è stato mai
trovato nelle cellule di Al Qaeda: c’erano sauditi, egiziani,
giordani, tunisini, algerini, marocchini, yemeniti. Non afghani nè
iracheni. Eppure avete invaso proprio l’Iraq e l’Afghanistan. Avete
mai pensato di bombardare la Sicilia per cinque anni per stanare
Provenzano? Eppure quello era latitante da 43 anni, Bin Laden solo
da un paio.
Noi non siamo un popolo di terroristi. Le prime autobombe sono
esplose nel 2006, dopo 5 anni di occupazione. Un po’ perché questi 5
anni hanno sconvolto e imbarbarito le nostre tradizioni. Un po’
perché molti terroristi vengono da fuori. Un po’ perché coi russi,
almeno, riuscivamo a fare la guerra: le loro truppe erano sul campo.
Con gli americani è impossibile: li vediamo sfrecciare sui loro B52
a 10 mila metri d’altezza. Un anno fa un Predator americano, senza
pilota né equipaggio, ha bombardato il piccolo villaggio pachistano
di Domadola, al confine con l’Afghanistan, pensando che io e Al
Zawahiri fossimo lì. Ha ucciso 18 civili, tra cui 8 donne e 5
bambini. Nessun americano, per il semplice motivo che gli americani
non c’erano: il Predator era telecomandato da una base del Nevada,
dove il pilota dirigeva le operazioni via satellite. E’ la “guerra
asimmetrica”, che è a costo zero, almeno per voi. Non per il nostro
popolo.

Badate, non voglio certo fare il santerellino. Io sono un guerriero
feroce e fanatico. Ma leale. Finchè ho avuto il controllo della
situazione, non abbiamo avuto sequestri di persona: una volta che
una giornalista inglese penetrò nel nostro paese travestita da uomo,
fu trattata bene e, accertato che non era una spia, rilasciata senza
contropartite tre giorni dopo. Che mi dite invece dei vostri agenti
che, nella libera Milano, han sequestrato un imam per mandarlo in
Egitto e farlo torturare?
Dite che teniamo le nostre donne troppo coperte. Può darsi. Ma voi
esagerate nell’altro senso: possibile che da voi una donna, per
andare in tv, debba mettersi in costume da bagno, magari col
crocifisso tra le tette? Non avete un posto più decente per mettere
il figlio del vostro Dio?
E’ vero, non riconosco lo Stato laico e la separazione tra religione
e politica. Ma proprio voi venite a dare lezioni? Mi risulta che
anche da voi molti politici prendano ordini da capi religiosi, tra
l’altro residenti in uno Stato straniero.

Ora vi devo salutare. Ma consentitemi di ringraziarvi per il
servigio che, involontariamente, avete reso a me e ai taliban: nel
2001, quando ci avete cacciati da Kabul, stavamo sulle palle a gran
parte degli afghani.Ora che gli afghani vi hanno conosciuti e han
visto all’opera il cosiddetto presidente democratico Karzai, siamo
diventati popolarissimi. Tant’è che io continuo a girare in
bicicletta e in sidecar. Sulla mia testa c’è una taglia da 50
milioni di dollari, ma nessuno ha mai pensato di tradirmi per
intascarla. Vi lascio con un pensiero di un vostro santo, che
dovreste conoscere bene, Agostino da Ippona. E’ tratto dal De
Civitate Dei: “Una volta fu portato al cospetto di Alessandro Magno
un famoso pirata fatto prigioniero. Alessandro gli chiese: `Perchè
infesti i mari con tanta audacia e libertà?’. Il pirata
rispose: `Per lo stesso motivo per cui tu infesti la terra; ma
poiché io lo faccio con un piccolo naviglio, sono chiamato pirata;
poichè tu lo fai con una grande flotta sei chiamato imperatore'”.
Meditate, infedeli, meditate.

Cordiali saluti, il Mullah Omar

Marco Travaglio
Fonte: “Anno Zero”
13/04/2007

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