DI ALEX LANTIER
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Il governatore del distretto militare di Parigi ha dichiarato ieri a France Info che i soldati della missione antiterrorismo dell’Operazione Sentinella sono stati autorizzati a sparare ai “gilet gialli”. Alla domanda se fossero in grado di svolgere compiti di polizia, il Generale Bruno Le Ray ha risposto: “I nostri ordini sono talmente chiari che non ne siamo affatto preoccupati. Le regole di ingaggio verranno fissate in modo molto rigoroso”.
“Avranno plurimi mezzi per poter fronteggiare ogni tipo di minaccia”, ha continuato. “Il che include anche l’eventualità dell’apertura del fuoco”.
Le Ray ha aggiunto che per sparare ai manifestanti le regole di ingaggio sono uguali a quelle previste per i sospettati di terrorismo: “Lanceranno degli avvertimenti. Simili evenienze si sono già verificate in passato, basti pensare agli attacchi al Louvre o ad Orly. Sono perfettamente in grado di valutare la natura della minaccia e di rispondere in modo proporzionale”.
Queste minacce dovrebbero far riflettere i lavoratori, e non solo quelli francesi. Mentre proteste esplodono in tutto il mondo, le agenzie militari e di sicurezza dell’aristocrazia finanziaria si preparano a reprimerle spietatamente. Persino la Francia, con la sua lunga tradizione democratica borghese, si sta rapidamente muovendo verso una dittatura della polizia militare.
Dopo gli attacchi di Parigi del 2015, l’Operazione Sentinella ha inviato squadre di soldati per le strade di tutta la Francia, armati di fucili d’assalto e con indosso giubbotti antiproiettile. L’attuale crisi conferma gli avvertimenti di vecchia data di questo sito. In ogni paese, la classe dominante ha sfruttato la “guerra al terrore” come pretesto per rafforzare la repressione, rivolta soprattutto contro la classe operaia.
In occasione del summit UE di ieri a Bruxelles, Macron ha minimizzato la mossa. L’esercito non è “in alcun modo responsabile del mantenimento dell’ordine pubblico”, ha affermato, bollando le critiche al suo ricorso ad esso come un “falso dibattito”, alimentato da “coloro che giocano a spaventare sé stessi e gli altri”.
Anche il Ministro della Difesa Florence Parly ha rilasciato dichiarazioni, minimizzando anche lei la decisione. Senza esplicitamente contraddire il rapporto di Le Ray sugli ordini impartiti alle forze dell’Operazione Sentinella, ha dichiarato: “I nostri soldati non sparano mai sui manifestanti… Tutti coloro che parlano di aprire il fuoco viaggiano di fantasia, seminano solo confusione”.
È impossibile sapere in anticipo se e quante vite verranno perse durante le operazioni di oggi dell’esercito. Le affermazioni soporifere e storicamente inaccurate di Macron e Parly sono però apertamente contraddette da alcuni soldati, che stanno violando la disciplina militare pur di raccontare ai media della proprie rabbia per gli ordini ricevuti.
“Non siamo in grado di affrontare i “gilet gialli””, ha dichiarato in modo anonimo un soldato a France Info. “Non abbiamo l’attrezzatura necessaria. Abbiamo solo manganelli e quegli spray al peperoncino che anche le ragazze tengono nelle proprie borsette. A parte questo, abbiamo fucili d’assalto… Dovessimo quindi affrontare troppi manifestanti, con molta probabilità vi saranno delle vittime”.
Un altro soldato ha espresso la propria frustrazione: “È assurdo, è autoritario. Non siamo stati allenati a questo. In termini tecnici, noi siamo tenuti a combattere i militari nemici. Ed il nemico non può essere l’intera popolazione, non è possibile. Questa è la situazione nella quale stanno cercando di metterci”.
Il generale Vincent Desportes, ex capo dell’Accademia di Guerra, non dà per scontato che le polizie antisommossa siano sempre in grado di mettersi tra i dimostranti ed i soldati, per garantire che questi ultimi non sparino sui primi.
Ha affermato: “Fino ad ora le forze di sicurezza non si sono mostrate in grado di controllare grandi folle di manifestanti. Se gli estremisti dovessero entrare in contatto con i soldati, c’è il serio rischio che del sangue venga versato… L’ultima volta che l’esercito è stato schierato per compiti di ordine pubblico è stato in Algeria, più di 50 anni fa. Come ben sapete, in quel caso di sangue ne è stato versato, ed anche molto”.
L’ultimo intervento dell’esercito contro i lavoratori su quello che attualmente è il suolo francese avvenne negli attacchi insurrezionali del 1947-8 contro la Repubblica borghese stabilita da gollisti e stalinisti. Il risultato fu un massacro. Mentre 350.000 minatori protestavano, l’esercito occupò le miniere, con l’autorizzazione a sparare sui manifestanti. Gli scontri che ne derivarono provocarono sei morti, migliaia di feriti ed il licenziamento di 3.000 minatori, decisione legalmente riconosciuta come discriminatoria nel 2011.
In Algeria, l’uso dell’esercito per torturare gli abitanti che protestavano contro il colonialismo francese lasciò oltre 300.000 morti nella guerra del 1954-62.
Questi eventi storici dovrebbero servire da lezione. Danno inoltre ulteriore valore alla strategia proposta dal Partito dell’Égalité Socialiste (PES), formatosi all’interno dei “gilet gialli”, che ha chiesto la creazione di comitati di azione indipendenti.
Il progetto richiede la costituzione del PES come alternativa ai partiti piccolo-borghesi, che invece vogliono cercare un compromesso col potere.
Molti di questi ultimi – tra i quali il Partito Comunista Francese, il Nuovo Partito Anticapitalista, i Verdi, la France Insoumise di Mélenchon ed il Partito Indipendentista dei Lavoratori Democratici – si sono riuniti ieri per rilasciare un patetico appello “congiunto” a Macron.
Criticando “gli eccessi autoritari del governo”, hanno implorato il presidente di cessare di ignorarli e di negoziare di più con loro per cercare di calmare la situazione: “L’emarginazione dei movimenti sociali, ecologici e sindacali, ed il disprezzo per chi dice le cose come stanno, sono modi per prevenire ogni tipo di dialogo… L’appianamento delle tensioni richiede anche che il potere statuale risponda concretamente alle aspirazioni di giustizia sociale che sono ampiamente espresse nel nostro paese”.
Non c’è però alcunché da negoziare con Macron. Inviando l’esercito contro i “gilet gialli”, il presidente ha infatti fatto capire che l’élite non ha alcuna intenzione di realizzare le aspirazioni sociali della classe operaia. Vuole anzi schiacciarle, e, se del caso, affogarle nel sangue.
Nel corso delle elezioni del 2017, peraltro, tutti questi partiti si sono allineati alla propaganda ufficiale che presentava lo sfidante come un male minore rispetto alla candidata neofascista Marine Le Pen. Ora che Macron ha dichiarato la propria ammirazione per il dittatore fascista Philippe Pétain ed ha scagliato l’esercito contro i “gilet gialli”, appare evidente che il vero reazionario sia lui.
La risposta alla sfacciata minaccia contro i lavoratori è la costituzione di organizzazioni operaie indipendenti e di sezioni del Comitato della IV Internazionale come loro avanguardia rivoluzionaria.
Alex Lantier
Fonte: www.wsws.org
Link: https://www.wsws.org/en/articles/2019/03/23/fren-m23.html
23.03.2019
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG