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L'AID$ di Bush

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A cura di Truman
Il 2 Marzo 2005
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Tratto da INDICIUS
di Naomi Klein. Articolo originale apparso su The Nation e in Italia su “Internazionale” n° 509 – 10 ottobre 2003

Si pensava che la lotta all’Aids
dovesse mostrare il lato più morbido di George W. Bush. «Di rado la storia ha
offerto un’occasione migliore di fare così tanto per così tante persone», ha
detto a gennaio nel suo discorso sullo stato dell’Unione. Da allora ci ha
ripensato, decidendo invece di offrire altre ghiotte occasioni ai soliti, pochi
privilegiati. Prima ha affidato la guida del progetto
Global Aids a un boss
dell’industria farmaceutica, poi si è rimangiato la promessa di concedere tre
miliardi di dollari per la lotta contro l’aids, e ora potrebbe sabotare un piano
per inviare farmaci a basso costo ai paesi devastati dalla malattia.


In agosto l’Organizzazione mondiale del
commercio ha annunciato un nuovo accordo sui brevetti farmaceutici che in teoria
avrebbe dovuto dare ai paesi poveri il diritto di importare farmaci generici. Ma
gli Stati Uniti sono riusciti a imporre tante di quelle condizioni che
l’accordo, da una semplice dichiarazione di 52 parole, è diventato un
guazzabuglio di 3200 parole, piene di ostacoli e forche caudine. E’ forse per
questo che Harvey Bale – direttore generale della Federazione internazionale
delle associazioni dei produttori farmaceutici – che si era opposto all’accordo,
ha detto alla Reuters che i nuovi emendamenti hanno prodotto un «testo
abbastanza equilibrato» che «fa
chiarezza».

Il Canada contro Washington
Ma ora sta
avvenendo qualcosa di nuovo. Sotto forti pressioni dell’Onu e di attivisti della
lotta contro l’aids, il governo canadese sta cercando di applicare l’accordo
della WTO. E a settembre ha annunciato di voler emendare la legislazione
nazionale sui brevetti per consentire la produzione di versioni generiche di
farmaci brevettati, solo per l’esportazione nei paesi poveri. I gruppi africani
impegnati nella lotta all’aids hanno salutato il piano come una svolta,
soprattutto se incoraggia altri paesi a sospendere le protezioni dei brevetti
per esportare farmaci generici nei paesi che ne hanno bisogno.

Improvvisamente Harvey Bale non è più
contento. L’accordo che prima elogiava adesso è un «vicolo cieco», una
«operazione di facciata» e una «macchia per il Canada». Bale
ha tirato fuori tutti i miti preferiti dell’industria farmaceutica: all’Africa
non servono farmaci a basso costo, ma infrastrutture ha
bisogno di entrambi); le grandi case hanno già
tagliato i prezzi per competere con i farmaci generici (le
versioni di marca scontate costano almeno il doppio);
indebolire i brevetti ridurrà gli utili e quindi gli incentivi a fare ricerca (l’Africa
incide appena per l’1 per cento nei 400 miliardi di dollari di vendite totali
dell’industria farmaceutica)

Ora che la lobby farmaceutica ha fatto conoscere la
sua opposizione, tutti gli occhi sono puntati su Washington. Gli Stati uniti
cercheranno di bloccare l’iniziativa canadese? E se sì, come? Funzionari
canadesi dicono di temere che l’arma dell’amministrazione Bush saranno alcune
clausole dell’Accordo di libero scambio nordamericano.

Ai governi
che stanno pensando di aderire all’Area di libero scambio delle Americhe (Alca)
dovrebbero fischiare le orecchie. Le protezioni dei brevetti nella bozza di
accordo dell’Alca sono ancora più severe di quelle previste dal Nafta; se
fossero adottate, come spera l’amministrazione Bush, gli USA potrebbero bloccare
le esportazioni di farmaci a basso costo in tutte le Americhe. In altre parole,
l’amministrazione sta preparando accordi commerciali bilaterali e regionali per
minare qualsiasi tentativo dei paesi poveri di esercitare i loro diritti
nell’ambito multilaterale. Il Canada potrebbe anche opporsi a Washington, ma non
è detto che Ottawa se la senta di dare battaglia.

La strategia di
Bush ora è meno ambigua. I tre miliardi di dollari promessi sono stati ridotti a
due miliardi, forse meno. E il 3 ottobre il Senato ha approvato la decisione del
presidente di nominare come responsabile del suo progetto Global Aids
Randall
Tobias
, ex amministratore delegato del gigante farmaceutico
Eli Lilly, socio
fondatore del gruppo di industrie che guidano l’attacco contro il piano
canadese.

Sarebbe un po’ come se l’amministratore delegato di Exxon Mobil guidasse il programma del governo per promuovere l’energia solare.
L’amministrazione insiste nel dire che Tobias, che si tiene le sue azioni Eli
Lilly, non userà l’incarico per eseguire gli ordini della grande industria
farmaceutica e sosterrà invece l’uso dei farmaci generici se sono più
economici.

Il primo banco di prova sarà vedere se Randall Tobias
si unirà al suo amico
Harvey Bale nel dichiarare guerra a un’iniziativa che
potrebbe salvare milioni di vite.

***********

Naomi Klein, vive a Toronto, in Canada. Ha scritto «No Logo» e “Finestre e
recinti” (Baldini&Castoldi). Questo articolo viene pubblicato su «The Nation».

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