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di Nestor Halak
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La maggioranza delle persone ha la loro principale fonte di informazione nella televisione e, in misura minore, nei giornali e in internet. Come sappiamo il dominio della versione main stream su tutti questi mezzi è pressoché totale: chiunque voglia informazioni o opinioni alternative deve andarsele a cercare e sapere come farlo. E diventa sempre più difficile. Inutile dire che alla stragrande maggioranza non passa neppure per la testa.

L’informazione maggioritaria, che dati i numeri in gioco si può chiamare esclusiva, non si presenta affatto come un corpo unico e monolitico, pretende di avere al suo interno diversi punti di vista tra i quali il fruitore sarebbe libero di scegliere. Questa apparenza di varietà è necessaria per poter sostenere di essere democratica e pluralista. Il pubblico, che in generale si ritiene piuttosto scettico e scafato, e quindi a conoscenza del fatto che il potere tende a fare propaganda in favore di se stesso, non crede completamente a quanto gli viene raccontato, ma solo per una certa percentuale: insomma ci fa la tara, e con questo pensa di salvarsi dalla manipolazione.

In realtà questo modo di agire è efficace solo in certe condizioni che, ahimè, non sono più presenti ai nostri giorni. Poteva avere una certa efficacia fino agli anni novanta. Infatti all’epoca esistevano ancora differenze reali tra le forze politiche presenti in parlamento: semplificando, c’era una linea di maggioranza rappresentata dalla fazione democristiana – atlantista ed una di opposizione di matrice comunista più tutte le posizioni intermedie. L’informazione, di conseguenza, era parimenti divisa e le persone potevano ancora scegliere tra diversi punti di vista. Di solito lo facevano esercitando la prudenza sopra accennata, cioè conservando un margine di incredulità. Era la cosiddetta maggioranza silenziosa.

Diciamo che se rappresentiamo tutta l’informazione teoricamente possibile con il cento per cento, l’informazione offerta valeva il 75 per cento e ciascuno poteva scegliere la sua verità in questo ventaglio, non completo, ma comunque sufficientemente reale. Successivamente al 1990 ed alla fine della guerra fredda, tutte le forze politiche realmente rappresentate nel paese sono andate uniformandosi sul modello americano dei due partiti sostanzialmente equivalenti, tutti e due rigidamente fedeli all’ideologia neoliberista e atlantista. Questa è la “globalizzazione” nel suo aspetto politico istituzionale. Come diretta conseguenza, l’informazione offerta al pubblico perse gran parte della sua ampiezza. Adesso doveva rispettare i dogmi fondamentali del pensiero unico. Per continuare nel nostro esempio, diciamo che dal 75 per cento di rappresentazione delle opinioni, siamo arrivati al 20 per cento, (ovviamente questi numeri non hanno nessun senso se non quello di fornire un esempio). In queste condizioni, anche esercitando prudenza e non credendo completamente ai media, la possibilità di scelta è comunque molto piccola e la gamma di punti di vista in circolazione diviene assolutamente ristretta. La realtà si allontana e la sua rappresentazione virtuale ne prende il posto.

A partire dagli ultimi anni, direi che la vera cesura è stato il lancio mondiale della pandemia nel 2020, c’è stata una svolta molto brusca decisamente a favore della fiction e l’offerta informativa si è di nuovo contratta: orami il ventaglio rappresentato nei media entro il quale è possibile scegliere si limita, diciamo, al 5 per cento di quello teoricamente possibile. Di conseguenza le opinioni delle persone che rimangono nel main stream, anche se scelgono gli angoli opposti, diventano sempre più uniformi. Con la tendenza poi a “fare la tara”, la nuova maggioranza silenziosa finisce per avere esattamente la stessa opinione. A questo stadio non si può neanche più parlare di informazione, ma solo di propaganda: quasi tutta l’informazione con la quale sarebbe possibile formarsi un proprio giudizio alternativo, non è in pratica disponibile.

Se un tempo il cittadino medio poteva concludere che i comunisti avevano ragione quando predicavano la giustizia sociale, ma fino ad un certo punto, mentre i sostenitori dell’iniziativa economica privata sembravano fornire un mondo più ricco, più libero e meno grigio, ma ancora una volta fino ad un certo punto, perché poi ne andavano di mezzo la giustizia sociale e la democrazia, oggi siamo costretti a dividerci su piccole questioni secondarie, talvolta quasi comiche, perché i dogmi principali della società sono indiscutibili e incontrovertibili semplicemente perché nessuno dei veramente rappresentati in politica li contesta.

In sostanza, le opinioni che vengono esposte in TV tra le quali il pubblico è chiamato a scegliere sono solo una piccola frazione del totale. Le altre, in pratica, non esistono. Così ci possono ad un certo punto dire che il vaccino è sicuro al 99% ed efficace al 95% nel prevenire l’infezione: questo era senza alcun dubbio il messaggio che passava al pubblico all’inizio della campagna vaccinale. L’italiano, furbetto, si tutelava con la sua incredulità: sì, dicono il 95%, ma in realtà non raggiungerà il 70 per cento! E poi qualche cosina di male di certo la farà alla salute, come tutti i farmaci! E così credeva di fregare il Vespone.

In realtà, alla fin della fiera, si è constatato (ma non ufficialmente ammesso!), che il vaccino non preveniva affatto l’infezione, che forse attenuava modestamente la gravità della stessa, che esponeva a pericoli seri a breve termine e sconosciuti a lungo, che probabilmente aveva addirittura efficacia negativa nelle reinfezioni: che in sostanza il vaccino non era un vaccino. Tutte queste possibili opinioni, tutte le informazioni relative, non erano affatto presenti durante la campagna, erano state semplicemente soppresse. In altre parole, l’informazione data all’inizio della faccenda è risultata essere pressoché totalmente falsa.

Ciò nonostante, ancora oggi, la discussione verte sull’opportunità di eliminare il lasciapassare (super o normale, come la benzina), per gli alberghi, ma non per i ristoranti, se abbia un senso mettere la mascherina nel tragitto tra il tavolo e la cassa, ma non quando stiamo seduti, e altre simili questioni molto somiglianti a quelle teologiche discusse dalla scolastica medievale, mentre, ovviamente, l’unica cosa sensata da fare sarebbe abolire incondizionatamente e subito tutte le farneticanti misure pandemiche, licenziare il rettile, sciogliere le camere e indire nuove elezioni.

Del pari ci raccontano che l’Ucraina, paese libero e democratico in procinto di entrare nell’Unione Europea è stato attaccato senza alcuna ragione da un dittatore pazzo e sanguinario che fa sparare sui civili inermi dalle sue orde bestiali (ma non si sapeva già da decenni che i russi mangiano i bambini?), ragione per cui dobbiamo imporre sanzioni che palesemente distruggono la nostra economia più che l’altrui e fornire armi a costo di entrare in guerra. Ma non ci raccontano l’altra possibile versione, cioè che la Russia, messa con le spalle al muro dall’espansionismo della NATO e dalla determinazione occidentale a distruggerla come stato sovrano, è stata costretta a difendersi invadendo non un paese libero, ma una colonia americana retta da un regime fantoccio seminazista. Se lo facessero, l’italiano furbetto e tutt’altro che cuor di leone, magari scarterebbe entrambe le versioni e direbbe noi non c’entriamo, ci dichiariamo neutrali e compriamo il gas e il grano come prima. Come infatti sarebbe sensato fare e decidere disponendo di tutta l’informazione.

Del resto una persona anche solo vagamente pensante non può non constatare che se dovessimo fare sanzioni ad un paese che ne invade un altro avremmo dovuto essere in regime di sanzioni con gli Stati Uniti per quasi tutta la loro storia. Si tratta di una plateale verità. Invece, su ordine americano, il popolo italiano che nulla c’entra con la guerra in Ucraina, deve soffrire miseria e disoccupazione per … questioni morali!

I media vogliono apparire liberi e pluralisti e fingono di rappresentare molti punti di vista, mentre in realtà ne rappresentano una percentuale infima e tutti addossati alla tesi centrale che si vuol far passare. I dibattiti sono fuffa, la gente può tranquillamente scegliere tra i vari predicatori televisivi prezzolati che, con verve assolutamente fuori luogo, propongono versioni quasi uguali spacciandosi per nemici mortali e sentendosi liberi. Esattamente come fanno con i politici del sistema bipartitico. Le domande vere non vengono mai fatte perché la verità al popolo fa male. Dicono di volerla sapere, ma poi non la reggono. Per fortuna c’è nonno banchiere che ci protegge da essa.

Nestor Halak

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